In questa seconda parte dell'inchiesta di Camperlife.it analizziamo le peculiarità degli antifurti meccanici sistemi keyless che vanno protetti per la sicurezza dei propri camper. Inoltre troviamo consigli e sagge osservazioni degli esperti.
La prima parte la trovate qui, e qui iniziamo con i sistemi “keyless”
Se il mezzo è di ultima generazione, ha una chiave codificata, ma non pensate di essere al sicuro, anzi è il sistema preferito dai ladri, insomma pare uno dei più facili da aggirare. Ne esistono di due tipologie, quelle con un microchip all’interno della chiave, che va inserita nel blocchetto per avviare il mezzo, e quelle Keyless, che basta avere a bordo la chiave (che può essere una scheda) per avviare il mezzo attraverso un pulsante.
Nella prima tipologia la chiave inserita nel blocchetto deve trasmettere un codice al trasponder, che dà il consenso all’avviamento: i ladri possono tranquillamente avviare il motore attraverso una chiave vergine, ricavando il codice necessario al momento utilizzando la presa OBD, presente in ogni veicolo per eseguire la diagnosi elettronica.
E per questo genere di sistema il ladro professionista si adeguerà alle nuove tecnologie adottate dalle case automobilistiche, in una corsa infinita verso l’infallibilità.
Per le chiavi Keyless, i ladri sfruttano la tecnologia in loro favore, perché ricordatevi sempre che sono dei professionisti. Con due ripetitori di segnale radio, uno piazzato all’esterno della casa, in prossimità della porta d’ingresso, perché solitamente la chiave elettronica si trova nei pressi, e l’altro appoggiato al mezzo.
In questo modo il segnale radio della chiave raggiunge il mezzo, che quindi crede che la chiave sia vicina al mezzo e risponde trasmettendo il proprio segnale codificato, che viene ritrasmesso tale e quale al mezzo. In questo modo il mezzo si apre, mettendo poi il ripetitore nell’abitacolo, il motore si avvia e a questo punto si parte.
Se, mentre i malviventi si allontanano, il mezzo perde il collegamento con la chiave, per motivi di sicurezza stradale non succede nulla, a parte un fastidioso cicalino, i ladri possono continuare a guidare, a patto di non spegnere il mezzo. Per questo motivo sul mercato si trovano delle cassette portachiavi, da tenere in casa, che schermano totalmente le onde radio trasmesse dalla chiave; esiste anche la variante a borsetta, per riporre la chiave mentre siete al bar, perché i ladri operano anche con questa tipologia di situazione, ovvero voi parcheggiate e vi seguono, replicando il sistema utilizzato a casa.
Antifurto meccanici
Quando l’elettronica e i sistemi digitali erano ancora poco sviluppati e i telefonini di là da venire, la scelta per l’antifurto ricadeva quasi esclusivamente su prodotti che assicuravano una protezione di tipo meccanico: la categoria più antica di antifurto, in comune per tanti prodotti con il mercato auto o con quello moto.
Ancora oggi, seppur piuttosto desueti – vedere ad esempio quei bizzarri e massicci blocca-volante rossi, tanto diffusi un tempo, in un’auto parcheggiata suscita una certa curiosità - ne esistono talmente tanti che diventa difficile anche solo riassumerli. In comune, hanno tutti lo scopo di bloccare qualcosa e rendere inutilizzabile il veicolo.
Si va dai classici blocca-pedali che impediscono la funzione dei pedali, ai bloccasterzo di vario tipo anche integrati di blocca-pedali collegato, ma esistono anche le ganasce che bloccano le ruote all’esterno, neanche avessimo preso un multa per divieto di sosta! Tutti questi tipi di antifurto hanno, tra le caratteristiche più importanti, l’elevata visibilità, proprio per sfruttare l’effetto di dissuasione.
Sempre nel settore degli antifurto di tipo meccanico, alcuni sono totalmente invisibili ma molto efficaci, come quelli che bloccano, mettendoli sotto chiave speciale, uno dei circuiti idraulici del veicolo (ad esempio quello della frizione) rendendolo inutilizzabile (il pedale va a vuoto e non si riescono ad innestare le marce, impedendo di muovere il veicolo).
I deterrenti
Un tipo indiretto di antifurto, che però deve essere tassativamente abbinato ad un altro meccanico o elettronico, è quello che crea un effetto deterrente, marchiando in modo più o meno visibile e più o meno diffuso qualche parte del veicolo, rendendo – almeno teoricamente - inopportuno o antieconomico per il ladro rubare il veicolo “marchiato”.
In commercio, oltre al conosciutissimo, e forse oggi un po' obsoleto, sistema di marchiatura dei vetri, ne esistono di vari tipi, come quelli che consentono di riportare un codice alfanumerico (rilevabile con una speciale luce ultravioletta in dotazione alle Polizie di mezzo mondo) in varie parti del camper, nelle posizioni che decide il proprietario.
Anche la totale riverniciatura non garantirebbe al ladro di escludere la possibile rilevazione del codice, che potrebbe essere stato nascosto anche in punti non riverniciati.
C’è da dire che questi sistemi devono per forza essere abbinati a “evidenziatori” (cartelli, adesivi ben visibili) che riportino a chiare lettere l’esistenza di questa marcatura invisibile, pena l’inefficacia della sua funzione deterrente.
Antifurto per le porte
La porta di ingresso alla cellula costituisce una terza via di accesso oltre alle porte della cabina. Spesso è dotata di serrature che, per quanto buone, non sono certo a prova di effrazione. Conviene quindi investire qualcosa sulla difesa di quella che resta una delle principali vie di entrata dei ladri.
Uno degli accessori più venduti sul mercato dell’after-market è infatti la protezione antifurto integrativa per le porte della cellula o per i portelloni posteriori dei van.
Sullo stesso concetto, ossia la difesa delle porte, anche la Duo Safe Pro di Fiamma, robusta barra di sicurezza in alluminio anodizzato (nella prima foto in alto) che blocca dall’interno le porte anteriori del camper e gli antifurto meccanici per l’interno delle stesse (una sorta di chiavistello).
Esistono poi in commercio lucchetti supplementari – molto massicci e ben visibili - da installare sul portellone posteriore e laterale del van, che non modificano la struttura ma utilizzano le stesse viti originali presenti, presi a prestito dal mondo commerciale degli spedizionieri dove difendere il prezioso contenuto dei furgoni è tassativo.
Qualche trucco
I vecchi trucchetti da camperista sono ancora validi? Sicuramente possono mettere in difficoltà il ladro che non se li aspetta, ma non credete che siano la soluzione finale, potrebbero essere utili però per integrare ad un sistema di allarme.
Il classico interruttore nascosto, che può togliere alimentazione elettrica a dei componenti come al quadro di accensione, al motorino di avviamento, ecc., può risultare ancora utile ed economico da realizzare, per chi non vuole investire soldi di antifurto per un camper datato.
Un rubinetto che interrompe il flusso di carburante è un altro vecchio trucchetto, facile da installare, ma scomodo da attivare, perché va posizionato nel tragitto serbatoio-motore, e occorre o aprire il cofano o chinarsi, forse più utile per chi lo parcheggia in strada.
Un altro rimedio del fai da te è quello di inserire un lucchetto, di quelli da saracinesca, per intenderci quelli rettangolari, nello snodo del piantone dello sterzo, una volta inserito non si muove più lo sterzo ed è molto resistente da scassinare.
Per le porte della cabina, un sistema semplice ma efficace, un tempo molto usato, è quello che lega le due porte tra loro con robuste cinghie a cricchetto passate tra le maniglie interne.
Un trucchetto utile invece per l’individuazione del mezzo, una volta sottratto, è quello di riportare sul tetto del mezzo la sigla della targa, potete farlo con lettere adesive, nastro o ancora meglio verniciato.
Questo permette di risalire al mezzo dall’alto, ovvero durante un sorvolo delle forze dell’ordine con l’elicottero nelle tratte autostradali, molte volte sostituiscono anche le targhe con altre “pulite”, ovvero che non compaiono nei database di veicoli rubati, perché smontate da veicoli rottamati per esempio, e passano ai caselli senza lasciare traccia.
La targa sul tetto può servire anche con un semplice drone che sorvola la zona dove magari si pensa possa essere stato trafugato il camper.
Il buon senso
Nelle righe di questo paragrafo vogliamo spendere due parole su quello che spesso è un po’ la causa stessa del maggior rischio di furto: il nostro comportamento. Senza voler fare noiosi e non richiesti predicozzi, bisogna sottolineare che qualche volta ci troviamo ad agire un po' frettolosamente e superficialmente, specie magari durante le vacanze quando il cervello tende a staccare un po’ dallo stato di perenne tensione che viviamo tutti i giorni, e l’euforia del momento ci fa – involontariamente – abbassare la guardia.
I ladri, invece, sono invece sempre molto vigili e pronti a colpire sfruttando una nostra debolezza o le nostre dimenticanze, e questi momenti sono occasioni d’oro per loro. La riduzione del rischio furto parte quindi soprattutto dal nostro modo di agire. Ovviamente, non si tratta di vivere con il coltello tra i denti, ma semplicemente ricordare tante piccole azioni che mettono il ladro in condizione di difficoltà o disagio, facendogli abbandonare l’obiettivo che diventa più difficile per il suo scopo, preferendo allontanarsi e cercare altrove.
Molte delle accortezze che abbiamo per le nostre abitazioni, applicando lo stesso buon senso, tornano utilissime anche per la vita in camper, fatte salve le dovute differenze tecniche.
Dall’eliminazione di facilitazioni all’accesso (ad esempio, gradini che permettano di entrare comodamente dalle finestre), al tipo di serrature, al posizionamento degli allarmi, all’illuminazione con sensori di movimento delle zone d’ombra, alla rimozione di oggetti preziosi che possano ingolosire, solo per citarne alcune.
Quindi, il primo e più valido antifurto siamo noi stessi, con le nostre scelte e la conoscenza del nostro veicolo, aspetti che ci consentono una difesa preventiva migliore che può far desistere il ladro dal tentativo.