Puntuale e giustamente calda, l’estate è arrivata. La cellula del camper può diventare un girone infernale quando resta parcheggiato a lungo sotto il sole. Come difenderci?
Le previsioni del tempo hanno ormai derubricato le normali funzioni e sono diventate dei veri e propri bollettini di guerra. Una pioggia autunnale un po’ più abbondante del solito diventa una “bomba d’acqua” con allarme arancione della Protezione Civile, scuole chiuse e sacchetti di sabbia lungo gli argini dei fiumi. Allo stesso modo, ma rovesciando la prospettiva in versione estiva, temperature oltre i 30 gradi – diciamo normali in mezzo al Mediterraneo nella bella stagione – diventano sciagure bibliche, con interviste ai passanti che boccheggiano e stucchevoli suggerimenti quali "meglio non uscire nelle ore più calde della giornata" o "bere molta acqua, specie per anziani e bambini". Per buona misura poi, sottolineare la temperatura percepita (il mix infernale tra gradi centigradi e umidità che aumenta la sensazione di caldo), anziché quella reale, accresce il sensazionalismo della notizia, riuscendo così a far passare come eventi da TG, su cui ricamare storie e lucrare in visibilità mediatica, quelle che sarebbero delle normali giornate estive. Ma tant’è. A "discolpa" dei TG in cerca di scoop c'è però la reale esistenza, di tanto in tanto, di giornate davvero torride. Per cui, a meno di non spostare il baricentro delle nostre vacanze in montagna, bisogna prendere dei provvedimenti per rendere vivibile al meglio la cellula del nostro camper.
Coibentazione della cellula
Come si dice in gergo calcistico “primo, non prenderle”: la migliore strategia iniziale per sentire meno caldo è quindi quella di tenerlo, possibilmente, fuori dalla porta. Una notevole differenza di base da camper a camper la fa una buona coibentazione della cellula, che protegge dal freddo ma anche dal caldo. Nei veicoli ricreazionali più moderni le pareti, ma soprattutto il pavimento (dove arriva maggior freddo) e il tetto (dove ovviamente l’irraggiamento solare è più forte) dove gli spessori sono più alti, sono costruiti con coibentazione affidata nella maggioranza dei casi a polistirene estruso a cellula chiusa (meglio noto come Styrofoam) o materiali simili per struttura e concezione, isolanti come il polistirolo ma strutturalmente più rigidi e tecnologicamente più moderni e performanti in termini di resa termica. Il legno, ormai quasi sparito dalle strutture delle cellule ma ancora molto presente nei camper più anziani, resta comunque uno dei migliori isolanti naturali e permette anche una certa traspirabilità riducendo i fenomeni di condensa, problema più sentito nei veicoli più recenti che sono a prova di assoluta impermeabilità e insensibilità all’acqua.
È utile, ancorché lapalissiano, affermare pertanto che rinfrescare un ambiente che ancora non sia surriscaldato sarà più semplice e richiederà minori consumi elettrici e potenza dell’apparecchio che usiamo per abbattere la sensazione di caldo, permettendo allo stesso tempo di farlo lavorare nelle condizioni ottimali per la massima resa.
Condizionatori e climatizzatori
Nella cabina di guida il condizionatore, quello manuale, è entrato di diritto tra gli accessori di serie o forniti come optional (spesso obbligatorio o comunque già previsto di fatto sul nostro esigente mercato); il climatizzatore, ossia il tipo su cui è possibile impostare anche la temperatura magari anche separatamente come sulle auto più rifinite, è meno diffuso, dato anche un costo decisamente superiore. Per la cellula il climatizzatore, dato che è sempre dotato di regolazione in gradi centigradi della temperatura, non è praticamente mai compreso, a meno di non guardare ad allestimenti con rifiniture al top, rarissimi e costosissimi. È diventato quindi, negli ultimi anni, uno degli accessori più richiesti dato che spesso, a causa della crisi, i camper godono di sempre maggiori rifiniture già comprese e molti accessori già montati per invogliare all’acquisto, per cui frequentemente è uno dei pochi dispositivi che manca per completare davvero la cellula.
Questo tipo di apparecchi richiede una buona quantità di energia elettrica, seppur meno di quella richiesta dai dispositivi domestici, cosa che ne limita l’uso o richiede un approvvigionamento elettrico prestante. I condizionatori lavorano sfruttando lo stesso principio di quelli di casa: l’aria calda aspirata dalla cellula viene spinta a passare attraverso serpentine percorse da gas gelidi, caricati in pressione da un compressore (quello che determina il consumo maggiore di potenza elettrica), e poi reimmessa nell’ambiente portata a temperatura molto fredda. Allo stesso tempo l’umidità dell’aria, per effetto di condensa, si deposita sulle serpentine ghiacciate, scaricando all’esterno l’acqua di risulta: lo stesso principio fisico che succede quando tiriamo fuori un bibita ghiacciata dal frigo d’estate: immediatamente sulla superficie della bottiglia o della lattina si deposita la condensa che man mano diventa un rivoletto d’acqua formato dalle gocce. Come ben sappiamo, è infatti l’umidità dell’aria a giocare un ruolo decisivo per il comfort quando fa caldo. Ridurre e stabilizzare l’umidità relativa interna alla cellula è infatti il principio su cui si fonda la percezione di caldo insopportabile dovuto all'afa: quando l’aria è troppo carica di umidità, condizione tipica delle giornate estive poco ventilate, l’evaporazione del sudore (il nostro sistema endogeno di regolazione della temperatura corporea) è ridotta, aumentando la percezione di grande caldo. Con scarsa umidità nell’aria è facile sopportare anche le alte temperature, mentre se l’umidità è elevata il calore diventa davvero fastidioso anche in presenza di temperature relativamente non troppo alte, come ben sanno gli abitanti delle pianure poco ventilate. Fastidi che possono arrivare a provocare disturbi della circolazione e insonnia nei casi più gravi.
Il condizionatore risolve queste situazioni grazie alla potenza refrigerante dei suoi circuiti e sfruttando in modo efficiente il processo convettivo, principio naturale della fisica: l’aria calda che sale viene aspirata e raffreddata, mentre l’aria fredda riscende naturalmente verso il basso, innescando un ciclo del tutto simile a quello che avviene con le grandi masse d’aria in natura. È per questo motivo che i – rari – modelli di condizionatore da montare nella dinette devono essere collegati a un ottimo sistema di canalizzazione dell’aria verso l’alto, altrimenti si corre il rischio di ritrovarsi i piedi ghiacciati e la testa che gronda sudore! I climatizzatori per camper sono pertanto nella maggioranza dei casi costruiti e ottimizzati per il montaggio sul tetto, sfruttando uno degli oblò (di solito quello centrale da 40 x 40 cm) che viene sacrificato come punto luce/presa d’aria salvo che nel modello Dometic Freshlight che conserva l’apertura dell’oblò verso il cielo. Strutturalmente, sono costituiti da due parti: il motore (compressore e motore elettrico) che resta fuori sotto il carter plastico che lo protegge da sole e intemperie e il diffusore interno, con bocchette orientabili e alette (generalmente previste sui quattro lati) per una migliore diffusione dell’aria fredda. L’altro tipo di condizionatori, quelli appunto da incasso già citati, si montano invece in basso, generalmente nei gavoni della dinette: lo standard di funzionamento è assolutamente simile ma consente, come vantaggio tecnico rispetto a quelli da tetto, di contribuire a tenere basso il baricentro del veicolo: il peso dei condizionatori da tetto non è esagerato, tra i 25 e i 40 kg in genere, però la posizione così in alto può contribuire ad alzare il fulcro di stabilità del veicolo.
Tutti i condizionatori hanno il telecomando che ne rende comodo e intuitivo il funzionamento, con l’impostazione della temperatura desiderata o del timer, e quasi tutti dispongono anche dell’utile pompa di calore per il riscaldamento invernale. I modelli più recenti sono tutti collegati o collegabili a sistemi di gestione esterni connessi alla rete telefonica/web che comunicano con lo smartphone, da cui impostare le funzioni anche quando siamo lontani con apposite app: tra quelli più conosciuti l’iNet della Truma o l’Hub della Teleco. I marchi produttori di condizionatori specifici per camper sono davvero pochi, ma tutti con prodotti validi e vari modelli, generalmente accomunati da una richiesta energetica più contenuta rispetto a quelli casalinghi. Comunque per funzionare hanno bisogno di una quantità di corrente non indifferente che parte da un minimo di almeno 6/700 watt per i modelli più piccoli (5/6.000 BTU) a salire, per finire a potenze di 1-1,5 kW e più dei modelli più grandi e potenti.
Quasi tutti montano dispositivi elettronici di “soft-start”, ossia sono in grado di superare la fase di avvio, quella che necessita di maggiore energia, con potenze inferiori rispetto al massimo spunto previsto, in modo da poter funzionare anche in campeggi o aree di sosta dove l’amperaggio fornito dalle colonnine di allaccio elettrico sia relativamente basso (caso purtroppo più che normale): generalmente infatti non è facile trovare più di 1 kW disponibile come ben sappiamo. Certo, la corrente possiamo anche portarla con noi, fornendoci di gruppo elettrogeno, ma la faccenda si complica un pò, specie sul fronte dei costi e soprattutto dei pesi in gioco: tra condizionatore, accessori, gruppo elettrogeno e varie, si fa presto a trovarsi con quasi un quintale in più sul camper! Cosa quindi da valutare attentamente con il risicato margine di carico utile che abbiamo quasi sempre sui camper guidabili con patente B. Esistono poi alcune soluzioni per raffreddare la cellula mentre siamo in viaggio, come il Webasto Blue Cool Drive: prendono il freddo e l’energia direttamente dal condizionatore della cabina, ma sono adatte appunto solo durante i trasferimenti e non possono essere usate in maniera stanziale. Inoltre, alcuni condizionatori, tramite un trasformatore/inverter come il DC Kit di Dometic, possono essere usati anche a 12v, ma solo ovviamente con il veicolo in movimento a motore acceso: la batteria dei servizi non reggerebbe il carico a veicolo fermo.
Non chiamateci condizionatori
Sono i conosciuti “raffrescatori evaporativi”, che sfruttano il principio di raffrescamento tramite l’evaporazione sulla pelle, come – semplificando un processo che è molto più tecnologico – i nebulizzatori di fronte ai tavolini esterni dei bar o da giardino che irrorano acqua nell’aria circostante e la diffondono con grandi ventilatori: la sensazione di fresco e il benessere relativo sono immediatamente percepibili. Sono sempre più diffusi (la Viesa, principale azienda del settore, ha concluso il 2017 con un'importante crescita delle vendite) per l’innegabile e grande vantaggio del consumo elettrico davvero minimo (vanno a 12 v e consumano pochi ampere) che hanno rispetto ai condizionatori classici, efficienti ma assetati di energia non sempre disponibile, che li rende facilmente utilizzabili anche a veicolo fermo e non collegato alla rete elettrica. Disponibili in diversi modelli (fissi da tetto, a parete, portatili), utilizzano la tecnologia detta appunto evaporativa e si basano sul principio dell’abbattimento della temperatura percepita, cioè il calore avvertito dal nostro corpo, sfruttando come accennato l’evaporazione dell’acqua che abbassa la temperatura e la percezione di afa. Questi apparecchi immettono nella cellula aria con umidità a bassa densità (acqua nebulizzata prelevata dal serbatoio delle acque chiare o da un serbatoio apposito) attraverso una ventilazione forzata in modo da garantire una percezione di fresco sulla pelle. La tecnologia dei condizionatori evaporativi è del tutto naturale, sfruttando lo stesso principio del corpo umano quando suda per abbassare la temperatura, non crea correnti troppo fredde e non secca l’aria; inoltre consuma, come accennato, pochissima energia, non ha bisogno di gas speciali per il funzionamento e il rumore è praticamente assente insieme ad un consumo di acqua minimo. Altro vantaggio tecnico è dato dal peso generalmente molto più contenuto di quello di un condizionatore. Sono molto comodi ed efficaci con caldo intermedio ma come grande limite c’è da dire che non possono competere con i condizionatori in situazioni di afa estrema.