Al volante di un camper formato maxi | Le interviste di CamperLife

Questo mese vi parliamo di Ivano, che è un neocamperista nel senso più stretto del termine. Tuttavia la sua prima esperienza al volante di un veicolo itinerante risale all’inizio degli anni 2000. Quando ha portato una band internazionale in tournée in Europa e persino negli USA

Ivano ama guidare mezzi pesanti fin da quando è bambino. Abbandonati i trattori e i mietitrebbia dei nonni, è passato alle ambulanze e ai camion dei Vigili del Fuoco. Poi, dopo aver conosciuto una dottoressa musicista, si è lanciato in una nuova avventura. E si è trovato ad accompagnare una band internazionale al volante di un camper Rimor 688 per una tournée europea. Prima di sbarcare addirittura oltre oceano per un tour americano, questa volta a bordo di un esagerato Fleetwood Bounder da 32 piedi.

Ciao Ivano, iniziamo con una tua breve presentazione.
Sono camperista da poco, anche se sono sempre stato appassionato di camper. Fino a poco fa comunque ho girato mezza Europa in vacanza ammirando i veicoli degli altri!

camper rivista camper camperlife intervistaCom’è cominciata la tua passione per la guida?
Come capita a tutti i bambini, i camion mi hanno sempre affascinato. I miei nonni trascorrevano buona parte dell’anno in campagna e quando andavo a trovarli le mie giornate si dividevano tra trattori e mietitrebbie. Per cui i mezzi di grandi dimensioni sono sempre stati parte della mia immaginazione. E anche del mio vissuto, in età infantile e poi anche “da grande”.

In che senso?
Da anni lavoro come autista soccorritore di ambulanze, sono entrato anche nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e anche lì ho intrapreso il percorso per diventare autista. I mezzi pesanti mi danno soddisfazione. Non per niente il sogno mio e della mia compagna Debora è quello di avere un bel camper Argos 747.

Come hai fatto a passare dal volante di un camion per pompieri a quello di un camper?
La storia è un po’ stravagante. Ho conosciuto una dottoressa che lavorava come Flying Doctor, per cui prestava servizio all’estero in zone remote. Quando rientrava con dei pazienti, la maggior parte delle volte andavo a prenderla personalmente con l’ambulanza. Ovviamente durante il tragitto chiacchieravamo e così ho scoperto che anche lei come me è una musicista. Era solita suonare con un famoso artista americano, Sugar Blue. Vedendomi capace e attento nella guida, mi ha proposto di accompagnare tutta la band nelle varie tournée in giro per l’Europa. Così ho iniziato a fare quello che nel mondo musicale si chiama tour manager. Con un camper Rimor 688 di proprietà della band stessa abbiamo fatto due tour tra Romania, Ungheria, Francia, Italia e Slovenia. Poi nel 2008 mi è stato proposto di fare da autista per un tour in America. Non sono riuscito a dire di no!

Parlaci di Sugar Blue.
Tutti lo chiamano Blue, anche se il suo vero nome è James. È una persona fantastica, un grande musicista e compositore, con un’umiltà davvero incredibile. Per anni ha fatto tournée con i Rolling Stones e ha persino vinto vari Grammy Award. Eppure ogni volta che arrivavamo nei luoghi dove si sarebbe dovuto esibire, trasportava da sé i suoi bagagli e finiva sempre ad aiutare gli altri membri della band a scaricare il necessario. Un uomo che ha sempre un sorriso per tutti e una parola buona per ogni fan. La prima volta che l’ho incontrato eravamo da soli, senza il resto della band. Sono andato a recuperarlo all’aeroporto di Malpensa per portarlo a Lugano dove avrebbe dovuto suonare. In quel viaggio non parlammo molto, ma poi venni a sapere che era rimasto ben colpito dalla mia serietà alla guida. Probabilmente era abituato a tour manager più spericolati!

Arriviamo al tour americano. Quali sono state le tappe fondamentali della tournée?
In primis io e Sugar Blue siamo andati a Denver, in Colorado, per ritirare il camper acquistato. Da lì abbiamo percorso esattamente 1000 miglia per tornare a Chicago a prendere gli altri componenti della band. Poi siamo partiti. Le tappe principali del Tour sono state Cincinnati (Ohio), Wheeling (West Virginia), Philadelphia (Pennsylvania), New York, Ocean Beach (California), Portland (Oregon) e infine Chicago. Lungo il tragitto ci siamo fermati in vari paesini e villaggi.

Cosa ricordi dell’inizio di quella avventura?
Sicuramente la cosa che mi ha sconvolto al primo impatto è stata la dimensione del camper: è lungo circa 10 metri! Le prime manovre sono state un po’ insidiose, soprattutto perché l’asse sterzante è proprio sotto al sedile guida, mentre lo sbalzo posteriore è predominante. Una volta presa la mano però, complici le larghe strade americane, è stato tutto più semplice.

Ti ricordi il tuo primo tragitto al volante di questo maxi camper?
Fidandosi della mia esperienza, Sugar Blue mi mandò da solo a Denver a visionare il camper e fece praticamente decidere a me se fosse il caso di acquistarlo. Mi ricordo che l’allora proprietario me lo fece guidare in una strada secondaria priva di traffico e rimase allibito di ciò che si poteva fare, con un po’ di accortezza, in curva. Ad ogni modo mi trovai benissimo a bordo di quel bolide così la band lo acquistò senza batter ciglio. Ancora oggi i musicisti lo usano per i tour americani.

La band aveva personalizzato il veicolo?
Era un camper usato ma quando lo abbiamo ritirato era esattamente come uscito di fabbrica. Considerando le dimensioni, non erano necessarie modifiche. Era già grande abbastanza per contenere le varie attrezzature che servivano alla band e i bagagli di tutti. Compresi quelli del fotografo del gruppo.

A proposito, da chi era composto l’equipaggio?
Io in qualità di autista con il fotografo ufficiale Riccardo Abbondanza. Poi c’erano i musicisti: Ilaria Lantieri al basso elettrico, Sugar Blue armonica e voce, Rico McFarland alla chitarra, Darvonte Murray alla batteria e James alla tastiera.

Cosa significa essere l’autista di un grande musicista americano?
Devo essere sincero, non mi sono sentito un autista, ma un amico in vacanza con un gruppo “fuori di testa”. I vari spostamenti sono state occasioni di gioco e scherzo. Sono poi stato coinvolto in varie attività in tutti i festival ai quali abbiamo partecipato. Insomma, sono stati due mesi di puro divertimento.

Il camper si è rivelato un mezzo comodo per l’occasione?
È stata di certo la scelta più azzeccata. Oltre alla comodità di non dover cercare bar o stazioni di rifornimento per usufruire della toilette, il gruppo si poteva riposare anche stando seduto in quanto sia i divani che le poltrone erano gigantesche. Poi avevamo a disposizione una tv che non dava fastidio a chi guidava. Ovunque ci fermassimo, posizionavo il camper il più vicino possibile ai palchi, così da poterlo utilizzare come “camerino”.

Qual è stato il momento più memorabile a bordo del veicolo?
Forse quando un poliziotto mi ha fatto i complimenti perché sono passato in retro in un punto dove lui diceva non sarei riuscito a entrare. È stata una bella soddisfazione e tutto il gruppo mi ha applaudito. È stato divertente.

Quale invece quello peggiore?
Fortunatamente in quei due mesi non abbiamo avuto guasti importanti da dover fermare il camper, solo un problema alla valvola di sicurezza del bombolone del gas. Ma è bastato smontarla e pulirla e tutto si è rimesso a posto.

Cosa non rifaresti se potessi tornare indietro?
Non tornerei in Italia! O per meglio dire, ci tornerei con un bel camper americano. Si è capito che adoro i camper grossi?

camper rivista camper camperlife intervistaSei ancora in contatto con Sugar Blue?
Sì, ci sentiamo via internet soprattutto con la sua compagna, Ilaria, che compone musica e suona nel gruppo. Ma oramai sono diventato papà e le tournée all’estero rimangono solo un ricordo.

A proposito, dicevi che il veicolo alla fine della tournée non è andato in pensione?
No, è ancora “in servizio” in America. Invece il camper che abbiamo usato per i tour in Europa lo sto tenendo io. Se vi capita di passare per Chicago, zona Lincoln Park, vicino al lago, potreste trovarlo parcheggiato con a bordo proprio Sugar Blue. Bussate, in quel caso: vi offrirà di sicuro il caffè, rigorosamente fatto con la caffettiera.

Cosa farai in futuro? Qual è il prossimo viaggio in agenda?
L’anno scorso a bordo del camper usato con la band in Europa ma insieme alla mia famiglia ho visitato la Francia. Siamo arrivati fino a St. Malò. Quest’anno invece siamo stati in Puglia. Comunque il camper per noi è l’ideale di vacanza, soprattutto adesso che abbiamo anche un bimbo di due anni. La mia compagna Debora si è innamorata della vita camperistica e abbiamo già deciso di comprarci nel giro di un annetto il nostro primo veicolo itinerante. Sicuramente ci orienteremo su un mansardato, il problema è che io lo sogno di dimensioni considerevoli, ma per i campeggi i camper oversize sono sempre un problema.

Cosa ti ha più colpito di questa avventura?
Sicuramente i luoghi fantastici che ho avuto la possibilità di vedere. La Romania mi è piaciuta tantissimo, è un paese che vale la pena visitare. Indescrivibile poi tutta l’esperienza americana. Tra il 2005 e il 2006 ho studiato in America tra Fresno (California) e Chicago (Illinois) ma aver attraversato gli USA on the road è stato decisamente tutt’altra musica.

 

Redazione Camperlife