Un viaggio in camper è una scelta legata all’essenza del viaggiare; viaggiare è la geografia del vissuto, è la conoscenza che si allaccia le scarpe e che passo dopo passo si fa albero, roccia, spuma del mare, urla di gabbiano, silenzio profondo o fragore meccanico: conoscenza che diventa consapevolezza.
Si viaggia assorbendo con tutti i nostri sensi quel continuo cambio di paesaggio e di prospettiva che solo la guida, soprattutto se non affannata, riesce a procurarci.
Un viaggio spesso inizia nelle lunghe serate invernali, quando si fissano le prime mete e si calcolano le grandi distanze e poi continua, continua oltre il ritorno; un viaggio si interseca spesso con altri viaggi come anelli che intrecciandosi si fondono in un unico grande anello “ il nostro viaggio”. Soste e pernotti, come e al pari del viaggio vero e proprio, sono anch’esse cammino, strada; per questo quando è possibile cerchiamo di evitare le sbarre dei campeggi, le file alla reception o vincolanti prenotazioni. Il vento e la pioggia su una scogliera dell’Atlantico, l’alba sulla puszta Ungherese, la luce di Pont Aven in un pomeriggio di nebbia, le barche rovesciate come gusci di noci dalla bassa marea costituiscono solo alcuni dei quadri sensoriali che ci portiamo dietro.
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