Spesso, in un viaggio, si dà troppa importanza alle strutture di accoglienza, con il rischio che la vacanza venga rovinata da aspetti secondari. La risposta di un amico ci apre gli occhi e induce il lettore a comprendere che la curiosità ed il desiderio hanno più valore di qualsiasi altra ragione.
Nel mese di agosto la redazione del nostro giornale ha lanciato un sondaggio sulla pagina Facebook di “Quelli di CamperLife”, chiedendo agli iscritti quale fosse, secondo il loro giudizio, la nazione europea più camper friendly.
Ci aspettavamo tante risposte, magari anche improbabili, e invece abbiamo ricevuto riscontri molto intelligenti e ben motivati. Uno in particolare ci ha colpito e qui ne riportiamo la parte più significativa: “In tutte le nazioni europee ci sono aree camper friendly ed aree ostili. Molte città hanno limiti per la tipologia della classe di inquinamento, ma anche bellissime zone turistiche senza nessuna restrizione.
Comunque scegliamo di viaggiare dove la curiosità ed il desiderio ci spingono ad andare ed abbiamo sempre trovato il modo di godere del piacere di portare a termine la -missione- senza particolari problemi.” Ecco, in questa risposta c’è tutta l’essenza dell’arte di viaggiare, infatti non è la presenza, o meno, di strutture di accoglienza che induce ad apprezzare il viaggio, ma, come dice il nostro amico, sono la curiosità ed il desiderio; poiché se questi due stati mentali sono forti, non ci saranno mai limiti al godimento del viaggio.
Ciò che conta nella vacanza non è la periferia ma il suo “sancta sanctorum”, perciò ha meno importanza se non si trova l’area sosta con tutti i confort, o se è necessario compiere qualche chilometro in più per ottenere una sistemazione, conta “in primis” che ci sia ciò che attrae la nostra curiosità e il nostro desiderio.
Naturalmente non ragioniamo tutti allo stesso modo e per tanti colleghi camperisti la sistemazione riveste quasi più importanza che non l’oggetto del desiderio stesso. Prova ne è l’assiduità con cui i camperisti elogiano spesso paesi come la Francia e la Germania che, per quanto riguarda la qualità dell’accoglienza nel turismo itinerante, sembrano vincerla sull’Italia. Un fondo di verità c’è e assieme va aggiunto che questi Paesi hanno certamente un approccio più concreto verso il turismo in libertà. Al buon risultato d’Oltralpe contribuiscono forse gli abitanti, la cui mentalità nei riguardi del turismo outdoor, pare più disciplinata della nostra.
Non è elegante, e sa molto di ipocrisia, lodare gli altri non prendendo atto del nostro comportamento nel Belpaese, che contribuisce al mediocre risultato di cui in molti vanno lamentandosi. Insomma, è inutile prendersela con la qualità delle strutture di accoglienza, delle aree di sosta o addirittura stilare una lista delle improbabili ostilità di chi ci accoglie, quando noi turisti fai da te siamo i primi a non rispettare le regole. La situazione italiana, che poi non è così nefanda come qualcuno vuol far credere, è direttamente proporzionale all’indisciplina ed all’opportunismo di molti di noi; purtroppo questo atteggiamento ci aliena le simpatie, fra cui anche quelle dei viaggiatori più educati.
Proviamo a comportarci con rispetto dell’ambiente e rigore verso quelle poche regole di base della vita in plein air, e poi vedremo che le cose cambieranno; ma ricordiamoci che le strutture di accoglienza sono solamente una parte infinitesimale dell’accoglienza nel suo significato più ampio. Esattamente come ben ci aiuta a comprendere l’autore della risposta citata in apertura.
Buon viaggio a tutti