Australia in camper

DIARIO DI VIAGGIO “14.000 KM. IN CAMPER ATTRAVERS0  L'AUSTRALIA”

Più che un resoconto dettagliato dei nostri 47 giorni,( tanti sono stati di viaggio, compresi i voli aerei), voglio raccontare ciò che mi ha più impressionato di questo tour, e fornire qualche informazione che potrebbe essere utile a chi desidera visitare questa lontana nazione.

Siamo partiti da Malpensa il 27 Aprile e rientrati il 12 giugno: questo periodo è stato da noi scelto perchè considerato il migliore per affrontare un viaggio sia nel sud del paese, quando ancora il clima è favorevole,sia al nord quando sta per finire la stagione delle piogge, e gli allagamenti di molte zone.

Arrivati a Sydney dopo un lungo viaggio aereo con scalo ad Abu Dhabi raggiungiamo l'hotel in pieno centro, dove avevamo deciso di sostare 4 notti prima di ritirare il camper, cosi possiamo visitare Sydney spostandoci a piedi od in bus, tra l'altro vi è una linea gratuita (555) che percorre un itinerario adatto alle visite turistiche. Sydney è una bellissima metropoli,con grattacieli e case d'epoca di stile vittoriano e coloniale che convivono in armonia.

Il centro si può visitare anche senza utilizzare mezzi pubblici, poiché non è enorme e se si ha voglia di camminare non ci sono problemi; da visitare: un parco pubblico molto ben tenuto con piante esotiche, la zona del porto con molti locali e un grande acquario, il ponte , l'Opera House , la torre da cui si vede la bellissima baia e poi avendo tempo c'è la possibilità di vedere diversi musei; noi siamo andati in quello di cultura e natura australiana.

Un aspetto positivo che mi ha colpito subito è la gentilezza e la disponibilità degli australiani, più di una volta, vedendoci consultare una cartina si fermavano e ci chiedevano se avevamo bisogno di aiuto, altra particolarità, l'altissimo numero di asiatici presenti, quasi superiore ai bianchi.

Lasciato l'hotel (un 4 stelle con la stanza completa di cucina, lavastoviglie, lavatrice ed asciugatrice) ritiriamo finalmente il camper per iniziare il tour. Prima di lasciare Sydney ho acquistato una SIM della vodafone australiana da usare nel tablet per circa 30 dollari con 3 giga e ricaricabile, con il quale comunicherò giornalmente in Italia tramite Skipe, spendendo nulla o pochissimo, salvo nelle zone desertiche dove manca il segnale.

Il camper è una specie di furgone, tutto finestrato su Volswagen lungo più di sette metri ma molto mal suddiviso internamente, inoltre manca il riscaldamento e manca pure il lavabo in bagno!

La compagnia di noleggio è la più grande del paese, con migliaia di mezzi, ma molto poco funzionali, un armadio ridicolo ed ogni sera dovremo formare il letto abbassando il tavolo e componendolo con vari cuscini, una vera scocciatura.

Prima tappa, dopo le calde giornate di Sydney, veramente freddina, sono le Blue Mountains ad oltre 1000 mt di altitudine con pioggerellina che cade ma ciò non ci distoglie dal percorrere i vari sentieri che permettono la visita alla foresta pluviale camminando sotto felci gigantesche ed alberi di tutte le specie di dimensioni e radici enormi. Abbiamo anche fatto percorsi in funivia per ammirare la formazione rocciosa delle “Tre Sorelle” ed utilizzato la funicolare più ripida al mondo; bei posti ma non è ancora la vera Australia.

Lasciamo questa zona e ci dirigiamo verso Canberra, la capitale, città moderna con ampi spazi che mi ricorda per questo motivo Washington, ma molto meno intrigante. Visitiamo il moderno Parlamento ed una costruzione che ricorda i caduti delle varie guerre alle quali hanno partecipato gli australiani, con annesso museo delle armi, compresi navi ed aerei.

Prossima meta Melbourne, ma ci aspetta un lungo percorso. In Australia si viaggia a sinistra, il traffico è scorrevole, vi è da parte di tutti una grande attenzione a rispettare i limiti di velocità, 60 km/h in città, 100 o meno sulle statali, vicino alle scuole 40 o 30 solo in determinate ore, ma sono tutti molto osservati.

Percorriamo zone verdissime con molti laghetti e molte mucche al pascolo; la temperatura si è alzata di molto e il tempo è bello, e così sarà fino alla fine del nostro viaggio. Prima di arrivare a Melbourne deviamo per Phillip Island, dove c'è un Centro di Conservazione dei Koala, purtroppo soggetti ad un lento processo di estinzione della specie, causato dai rischi dovuti al traffico ed all'abbattimento degli alberi di eucalipto, con questi centri si cerca di evitare questi pericoli per la specie.

Qui vediamo i primi canguri ed i primi koala, sono entrambi simpaticissimi; i canguri si lasciano avvicinare a pochi metri, mentre i koala dormono quasi tutti tranquillamente avvinti agli alberi. Andiamo poi a visitare il circuito della moto GP e delle belle scogliere dove avrebbero dovuto esserci delle foche, ma non ne vediamo manco una.

Arrivati a Melbourne abbiamo qualche difficoltà a trovare il campeggio perchè l'indirizzo che abbiamo non è molto ben specificato e vi sono diverse zone della città con lo stesso nome della via, una è in pieno centro, ed è dove finiamo, dopo aver controllato uno per uno i vari luoghi riusciamo a capire dove si trova il camping e lo raggiungiamo.

Rimane un po' distante dal centro, alla reception ci danno un tesserino che va caricato presso la catena 7up, per poter utilizzare i mezzi pubblici, il negozio è distante più di un km e poi occorre farne un altro per raggiungere il capolinea del tram Fra una cosa e l'altra impieghiamo quasi un'ora per raggiungere la city al primo giorno.

Anche a Melbourne vi è una linea di tram gratuiti, riconoscibile dal colore beige- bordò e dal fatto che sono vecchi mezzi, che effettua un percorso circolare con fermate nei punti più turistici,.Questa città ha uno stile più europeo, ha una zona con altissimi grattacieli ed un bel lungofiume pieno di localini, oltre ad un grandissimo parco raggiungibile con un bus turistico (questo a pagamento) , vi è poi una piazza molto strana progettata da un famoso architetto, frequentatissima dai giovani, dove c'è uno schermo gigante su cui ti vedi in diretta.

A Melbourne siamo andati su consiglio di amici da “Brunetti” un bar pasticceria gestito da italiani, molto elegante e molto grande, dove abbiamo pranzato ed abbiamo avuto modo di dialogare con qualche giovane connazionale laureato finito lì a causa della scarsità di possibilità lavorative del nostro paese. Abbiamo visitato il museo dell'immigrazione dove vengono illustrate le varie fasi dell'immigrazione della nazione con filmati e reperti vari, molto interessante, siamo poi stati ad un Hotel - Casinò che ricorda molto per il lusso quelli di Las Vegas e visitato varie zone della città per ammirare i vari palazzi e naturalmente (purtroppo per me) i lussuosi centri commerciali.

Lasciata Melbourne con un giorno di permanenza in più rispetto al previsto, ci dirigiamo verso la Great Ocean Road , definita la strada oceanica più bella del mondo, cosa che mi lascia piuttosto scettico. Per me niente di particolare, il mare non si vede molto,la strada passa per lo più all'interno ed ogni tanto si intravedono spiaggette frequentate da surfisti. Purtroppo su questo percorso ho l'opportunità di constatare la severità della polizia australiana: in fondo ad una discesa vi era un limite di 60 km/h a causa di un incrocio con una strada poco trafficata, non avendo notato il cartello procedevo alla folle velocità di 72 km/h, , inseguito dalla police e fermato mi è stata contestata una multa di 289 dollari pari a circa 200 € , capisco il motivo per cui tutti sono così osservanti dei divieti, una volta tornato in Italia l'ho pagata anche se avrei potuto evitare di farlo, ma nel caso di un ritorno in australia sarebbe sicuramente saltata fuori.

A parte questo contrattempo che mi rovina un po' la giornata, procediamo senza intoppi e raggiungiamo i famosi 12 apostoli, ormai ridotti di numero a causa dell'erosione prodotta dal mare, ma sempre spettacolari, località molto frequentata e piena di bus di giapponesi come sempre molto invadenti con le loro macchine fotografiche. Da qui in avanti è un susseguirsi di luoghi interessanti con faraglioni e grotte di vari nomi e molto belli, con percorsi segnalati e passerelle per poterli vedere bene.

Dopo aver passato la notte in un camping della zona il giorno dopo decidiamo un'escursione non prevista dal mio piano di viaggio verso una foresta pietrificata in riva al mare; era mattina ed abbiamo fatto una bella camminata lungo la scogliera sferzata dal vento, con onde altissime che si infrangevano contro le rocce(ogni tanto occorre sgranchirsi le gambe). Poi decidiamo poi di proseguire visto che dovremo percorrere circa 600 km per arrivare nei pressi di Kangaro Island.

Poco prima dell'imbarco vi è un campeggio, è ormai notte, sono circa le 20,00 e ci fermiamo lì dove ci danno anche il depliant dei traghetti con l'orario. Al mattino ci rechiamo all'imbarco, ma ci dicono che solo il giorno successivo sarà possibile partire visto che è tutto prenotato, infatti il traghetto sta partendo strapieno e costa tra A.e R. sui 400 € .

Prenoto per il giorno successivo e mi sposto su una collinetta sovrastante dopo ho la visione del porticciolo. Alle 11 vedo arrivare un altro traghetto che scarica e carica auto, camper e camion e vedo che, terminate le operazioni, rimane ancora un po' di spazio sul ponte,allora mi precipito giù e chiedo se possono caricarmi , accettano e così non perdo un giorno. Più o meno succede lo stesso per il ritorno, e riesco a tornare quando decido io.

Kangaro Island è un'isola naturalistica, buona parte è parco nazionale ed occorre recarsi al centro visitatori, registrarsi e pagare una quota, anche se non vi è alcun controllo, ma si fidano della correttezza dei loro connazionali. Vi sono vari campeggi ed agriturismi dove puoi trovare canguri che girano tranquillamente, purtroppo qui, come in tutta l'australia ci è capitato di vederne a decine morti lungo le strade investiti dalle auto e sopratutto dai camion nelle ore notturne.

Nell'isola visitiamo le” Remarquable Rocks” formazioni rocciose di una bellezza e colori impressionanti, una zona con centinaia di foche, molte di queste lontane anche un centinaio di metri dal mare per raggiungere delle aree con vegetazione e qui ci è stata data la possibilità dalla ranger di avvicinarsi a pochi metri, facendo attenzione a non disturbarle troppo. Sono riuscito durante il viaggio sull'isola ad evitare con una pronta sterzata l'investimento di un echidna, una specie di riccio dal lungo naso e pare in via di estinzione.

E' stato buffo la sera del rientro al porto per essere imbarcati vedere un canguro percorrere il marciapiede saltando tranquillamente.

Ritornati nel continente sostiamo per la notte nello stesso camping dell'andata ed il mattino successivo ci dirigiamo verso Adelaide, un giro veloce in camper in centro, ma non ci è parsa una città con grandi attrattive e decidiamo di proseguire verso l'interno e verso nord.

Arriviamo nel pomeriggio a Port August ,l'ultima città prima dell'outback , facciamo rifornimenti di acqua e viveri e naturalmente il pieno di gasolio, visto che da qui in avanti non saranno molti e distributori e tutto sarà più caro.

Il mattino successivo partiamo in direzione di Uluru distante circa 1300 km ed incominciamo a trovare sul nostro percorso gli “Road Trains” camion a tre o quattro rimorchi lunghi 53 mt che viaggiano a circa 100 km/h ;meglio non averli dietro, ma superarli non è facile, non vi è grande traffico, ma occorre avere una lunga visuale della strada per evitare di trovarsi qualcuno che arriva in senso contrario, vista la velocità e la lunghezza di questi bestioni. (questo è stato il motivo che mi ha fatto scegliere un veicolo integrale e non un mansardato: volevo un mezzo scattante e leggero per effettuare questi sorpassi con maggiore sicurezza.)

Vi sono anche molti incendi della vegetazione, sempre più secca e scarna, ma a quanto pare non vi è nessuno che provveda a spegnerli, infatti molte zone sono completamente distrutte da incendi passati, probabilmente visto che si tratta di zone semidesertiche senza abitazioni od altro non ci sono rischi particolari, sono destinati ad estinguersi da soli.

Arriviamo dopo 535 km a Coober Pedy ,cittadina dall'aspetto lunare, centro minerario per l'estrazione dell'opale, in pieno deserto, un caldo terribile sui 40 gradi, d'estate arriva ai 50 gradi, molte abitazioni sono sottoterra, quando sei all'aperto devi continuamente allontanare le mosche che ti assalgono,( è buffo vedere la gente che agita le braccia senza un attimo di sosta, oppure usare un cappello con la retina, noi abbiamo acquistato un repellente ma è servito a poco.)

Il luogo è unico, migliaia (dicono siano un milione) di cumuli di terra a dimostrare quanto si sia scavato per estrarre il prezioso minerale. Vivono in questo posto desolato etnie di ogni parte del mondo, avventurieri alla ricerca della fortuna,.Giriamo un po' a piedi nel paese ma poi decidiamo di fare un tour con un pulmino che ci porta su strade sterrate e private a vedere questi centri di estrazione ed in posti collinare dove vi sono colori stupendi, sia del cielo che delle terre circostanti. Vediamo anche la rete lunga ,se ricordo bene, 5.000 km messa a protezione dai dingo, specie di cani selvatici che assaltavano in branco il bestiame per procurarsi il cibo.

In Australia vi sono moltissime strade non asfaltate e non è permesso ai mezzi a noleggio , se non fuoristrada, di percorrerle, infatti un paio di volte abbiamo dovuto rinunciare a vedere luoghi che ci interessavano per questo motivo, sopratutto a Kangaro Island.

A Cobeer Pedy vediamo i primi nativi aborigeni: fanno un po' pena, si capisce chiaramente che sono emarginati, vivono di sovvenzioni statali e non sono interessati ad attività lavorative, molti si ubriacano e passano le giornate stesi nei parchi o seduti sulle panchine.

Naturalmente vi è anche che si è integrato e lavora, ma non sono molti.

Dopo due notti a Coober Pedy proseguiamo il viaggio diretti alla meta forse più agognata del viaggio : Uluru – Ayers Rock , il monolite simbolo dell'Australia.

Dopo 700 km raggiungiamo la meta, vista già a 100 km di distanza con la sua forma particolare, arriviamo poco prima del tramonto e ci rechiamo subito a vedere le varie tonalità di colore che ha durante il calare del sole. Vi è molta gente, alcuni con tanto di sedie o postazioni di riprese fotografiche montate su grossi pickup. Il luogo è veramente suggestivo, fuori dal mondo, e merita ampiamente il viaggio.

Il mattino successivo lasciamo il camper in un ampio parcheggio e decidiamo di fare il percorso a piedi attorno al monolite, oltre 10 km sotto un sole cocente e quasi senza zone ombrose, ma meritava senz'altro farlo. Da vicino noti ogni avallamento della roccia e le differenze di colorazione dal giallo arancione al rosso vivo, poi grotte, anfratti, e pitture rupestri, mentre alla sera è di un colore ocra rossastro. Queste variazioni pare siano dovute alla composizione del materiale roccioso.

Vi è un centro visitatori molto interessante, dove, oltre a fornire informazioni, vendono quadri, boomerang, didigeroo, ed oggetti vari tutti di artigianato prodotto dai nativi, infatti vediamo due donne aborigene pittrici impegnate nella realizzazione di bellissimi quadri. All'ora del tramonto ci apprestiamo nuovamente a godere di questo spettacolo della natura prima di ritornare al camping.

Il mattino successivo ci dirigiamo verso Kata Tjuta, altra gruppo di montagne chiamate“Monti Olgas” sacre per i nativi, distante qualche decina di km, questo massiccio montuoso ha una forma molto particolare ed anche qui percorriamo, sotto un vento molto forte, dei sentieri per diversi chilometri che ci permettono di raggiungere delle gole e dei piccoli laghi.

Terminata la camminata ci avviamo in camper verso Alice Spring, cittadina che vive di turismo,grazie alla vicinanza con Ayers Rock, anche se si trova a 360 km dal monolite, ma da queste parti, viste le distanze tra un paese e l'altro si può considerare vicina, infatti sia l'aeroporto, sia le agenzie turistiche si trovano in questo luogo..

Noi facciamo acquisti di viveri ed anche shopping, durante il viaggio da Uluru ad Alice Spring in un centro turistico abbiamo comprato un didigeroo , uno strumento musicale a forma di tronco,tutto decorato e due boomerang sperando di riuscire poi a sistemarli nelle valige quando sarà ora del rientro in Italia.

Lasciata Alice spring ci fermiamo per la notte in un campeggio in pieno deserto a 370 km dalla città, molto strano, tutto improntato agli extraterrestri con murales e razzi vari dislocati all'interno. Il mattino successivo arriviamo a “Devis Marbles” le biglie del Diavolo, rocce di forma particolare e unica, facciamo rapida passeggiata sotto il sole e proseguiamo il viaggio, visto che avremo da perccorrere in totale oltre 750 km prima di arrivare alla prossima città per la sosta notturna.

Giungiamo a Katrine verso l'imbrunire, sono circa le 17,30 tutti i negozi sono chiusi e si vedono solo aborigeni ubriachi ,sia uomini che donne, dall'aspetto poco raccomandabile; facciamo solo rifornimento di contanti presso un bancomat e ci avviamo al camping distante qualche km.

La mattina riprendiamo il viaggio con destinazione Darwin, la meta nord del viaggio. La vegetazione comincia a cambiare e si vedono palme e cespugli sempre più verdi. Arrivati nei pressi della capitale del North Territory ci rechiamo a visitare il” Crocodile Center”

, ma rimaniamo piuttosto delusi, fa un caldo tremendo molto umido sui 40 gradi e questo centro non è che uno zoo, dove oltre ad esserci coccodrilli ed altri animali in gabbia, c'è pure un ristorante dove si mangia ...carne di coccodrillo!! Da voltastomaco!!

Lasciato il centro ci rechiamo nella city, moderna, con bei palazzi ed in riva al mare che non è praticabile, come quasi tutti i luoghi marini da queste parti, a causa di coccodrilli e meduse velenose. Nel pomeriggio ci siamo recati in un parco cittadino dove, due volte la settimana a partire dalle 17, si svolge un mercato particolare: bancarelle con i cibi più strani, sopratutto asiatici, se qualcuno vuol mangiare vermi o cavallette questo è il posto giusto, c'è moltissima gente,tutti a mangiare, noi molto prevenuti, solo a guardare.

Verso le 19 ci rechiamo ad un camping appena fuori dalla città ma troviamo tutto chiuso, qui alle 18 chiudono le reception e non si entra più, dopo essere andati in altri tre ci rassegniamo a dormire in libera, il problema è il gran caldo e la non possibilità di utilizzare l'aria condizionata , vista la mancanza di corrente.

Il giorno successivo, dopo una passeggiata ad un capo nei pressi di Darwin ci dirigiamo verso il Parco Kakadu, da tutti considerato una tra i più belli della nazione.

Arriviamo verso le 16 e ci dirigiamo subito al camping, memori del giorno precedente, prenotiamo il giro in battello sull'Alligator River.

Facciamo una piccola escursione prima del tramonto, arriviamo ad un molo dove siarebbe vietato andare a causa pericolo di coccodrilli saltatori, pronti ad afferrare il malcapitato di turno, ma con molta circospezione lo percorriamo senza notare pericoli imminenti; il luogo è intrigante: lo scorrere lento del fiume, qualche scia di probabili coccodrilli al largo, il canto degli uccelli, la vegetazione tipica delle zone tropicale, ci fanno sentire un po' Indiana Jones!!

La gita in barca sarà fra due giorni e la mattina successiva ci avviamo nel bosco o meglio nella giungla in sentierini e facciamo molta attenzione a dove mettiamo i piedi, non sia mai capiti di pestare la coda a qualche serpente! Arriviamo al centro visitatori e facciamo qualche altro acquisto; al pomeriggio con il camper ci rechiamo a circa 30 km di distanza a visitare dei siti rupestri e dei billabong , zone stagnanti dovute al ritiro delle acque dopo la stagione delle piogge.

Il giorno dopo, 25 maggio, (è ormai quasi un mese che ci troviamo in Australia) alle 9 partiamo per la gita in barca. Il molo di approdo, dove occorre passare per salire a bordo, è protetto da alte reti al fine di evitare di essere il pasto di qualche “croc” (così li chiamano) affamato. Il giro è molto interessante, migliaia di uccelli , tra i quali predatori visti mentre banchettavano, alligatori enormi e sornioni ad un metro dall'acqua,immobili come statue ,altri in acqua , vegetazione lussureggiante, mangrovie, ninfee, la natura incontaminata libera di agire senza interventi dell'uomo.

Al pomeriggio altra escursione in camper ad un centinaio di km di distanza per visitare siti preistorici ed altre lunghe camminate , in questa zona l'acqua delle stagione delle piogge non si è ancora ritirata del tutto ed abbiamo dovuto fare due guadi con il camper. Per fortuna l'acqua non era alta più di una trentina di cm e si poteva passare , la temperatura sempre fra i 35 ed i 40 gradi, umidità altissima e zanzare affamate.

Ripartiamo dal camping per la prossima meta, questa volta ci aspettano circa 2800 km quasi tutti nel deserto, arriveremo a Cairns, capitale del Queinsland. Avevo calcolato 4 giorni per questo tratto, ma ne impiegheremo solo 3, siamo in anticipo sulla tabella di marcia di tre giorni, che sfrutteremo in seguito.

In questo tratto abbiamo avuto modo di vedere delle cascate, le Edith Falls, una città mineraria, e notare come ci sia gente che vive sperduta a gestire un ristorante ed una pompa di benzina in pieno deserto, distante diverse centinaia di km dal più vicino centro abitato, gli unici contatti che hanno sono con la gente di passaggio.

Peggio ancora per le farms sperdute, raggiungibili solo con fuoristrada, qualche proprietario di queste aziende si sposta con piccoli aerei od in elicottero.

Ci si accorge di essere quasi arrivati al mare, non solo per i km percorsi, ma per la vegetazione,che a poco a poco torna a diventare rigogliosa,la prima città incontrata, dove facciamo tappa èTownsville, camping molto bello, visto che è una località turistica .

Abbiamo ormai superato i 10.000 km dalla partenza.

Da qui in avanti sarà un susseguirsi di piantagioni di canna da zucchero, di banane, di caffè. Vi sono binari a scartamento ridotto che attraversano la strada molte volte, ogni tanto vediamo vagoncini utilizzati per il trasporto della canna da zucchero, e caratteristiche stazioncine, vi è poi anche un'industria che lavora questi prodotti.

Arriviamo a Cairns, città moderna, con ampie strade,questa come altre città mi ricorda quelle americane sia per le vie sia per l'ambientazione. C'è un bel lungomare con piscina enorme comunale gratuita a pochi metri dalla riva, vista l'impossibilità di fare il bagno in mare per i pericoli già descritti.

Facciamo una lunga passeggiata sia in centro che sul lungomare e vediamo un albero pieno di pipistrelli appesi , uno di questi vola via e notiamo l'apertura alare che sarà stata di oltre un metro, impressionante!.

Lasciamo Cairns la mattina successiva ed andiamo ancora a nord, a Port Douglas, ridente cittadina, dopo una primo veloce giro in centro, notiamo la presenza di un sito di elicotteri turistici , decidiamo di fare un giro e prendiamo accordi con gli addetti per un tour di 45 minuti con volo sulla foresta pluviale e successivamente sulla barriera corallina distante 70 km dalla costa , prima però dovranno andare all'aeroporto a rifornirsi di carburante e poi torneranno a prenderci. Infatti verso le 13 arrivano e saliamo a bordo dopo aver indossato una specie di salvagente, le cuffie con microfono ed ascoltato le spiegazioni di rito in caso di emergenza. Il viaggio è abbastanza emozionante con panorami eccezionali, discesa tra le gole della montagna con appoggio dei pattini su una roccia a livello di una cascata e successivo volo sino alla barriera corallina, dove nei pressi vediamo un isolotto molto bello.

Sulla guida Lonely Planet avevamo letto di un ristorante gestito da un'associazione di pescatori e ci rechiamo per due sere a cena in questo locale sul mare, ottimo cibo e prezzi bassi.

Dopo due notti a Port Douglas partiamo per Cape Tribulations, altra zona di natura incontaminata, una settantina di km di viaggio con traghettino a corda su fiume infestato da coccodrilli, tanto da essere vietato di scendere dall'auto durante i pochi minuti del percorso.

Strada tortuosa e stretta per raggiungere l'estremità del capo e vedere spiagge enormi e deserte, qui il clima è tipico dei tropici sole e pioggia si alternano, ma la pioggia non è fastidiosa e dura pochi minuti, ci sono cartelli ovunque che indicano i pericoli della balneazione, e vi sono bottigliette con l'antitodo per l'eventuale contatto con meduse velenose.

Abbiamo fatto varie soste e vari percorsi a piedi su pedane in legno che permettono di percorrere l'interno della giungla, cosa che altrimenti sarebbe impossibile vista la presenza di acqua e di animali poco raccomandabili , tipo serpenti ecct.Vi è anche un grosso gallinaccio molto aggressivo in zona, si chiama casuario, il parente cattivo dello struzzo con un bitorzolo blu in testa. Per fortuna non abbiamo incontrato nulla di pericoloso.

Questo è stato il punto estremo del nostro viaggio in australia. Siamo ormai al 1° giugno e iniziamo la discesa verso sud dove arriveremo a Sydney.

Modifichiamo un po' l'itinerario previsto per andare all'interno verso Athernon, una cittadina dove c'è un museo di minerali, durante il viaggio ritroviamo prati molto verdi, allevamenti di bestiame, e siamo sempre sui 700/800 metri di altitudine, finalmente fa un pochino più fresco.

Arriviamo al museo ,( è un po' un'americanata come è fatto), lì ci danno un casco da minatore con tanto di lampada, ed iniziamo la visita,, la grotta è artificiale si estente sotto le strade del paese, però i minerali sono belli e ben presentati e per di più vi è un geode grandissimo di ametista di oltre tre metri di altezza.

Il viaggio continua in direzione di Brisbane, vi sono molte coltivazioni di caffè e di canne da zucchero, questa non è una zona turistica, infatti, arrivato il buio verso le 18, non riusciamo a trovare un campeggio. Chiedo allora al gestore di un distributore se posso sostare da loro per la notte, me lo concedono e mi sistemo sul retro, al mattino nel prato accanto vi sono una decina di canguri che mi guardano sospettosi, ma senza allarmarsi più di tanto, li fotografo e ripartiamo.

Arriviamo a Brisbane ,grazie al navigatore troviamo il campeggio senza problemi, dopodichè con il bus ci rechiamo in centro, bella e moderna città, un po' come tutte le grandi metropoli australiane. Visitiamo un museo di reperti di animali preistorici, oltretutto gratuito, e notiamo, come già successo da altri parti, giovani studenti vestiti tutti uguale, ogni istituto scolastico ha la propria divisa,tra queste una è molto buffa, con tanto di cappello di paglia,i ragazzi sembrano dei suonatori di New Orleans. Altro giro nella city e ritorno al camping. A pochi km dalla città vi è un parco riserva, abbiamo deciso di andarci dopo aver letto le ottime recensioni, si tratta del Currumbin Wildlife Sanctuary ,ed è stata un'ottima decisione, non è uno zoo, molti animali sono liberi e te li trovi davanti, è enorme, vi è anche un trenino che lo percorre tutto ed è molto ben tenuto, a determinate ore vi sono dimostrazioni con animali, dalla tosatura delle pecore, al salto del coccodrillo che si mangia un pollo tenuto dai rangers ad almeno due metri sopra l'acqua, ed altri ancora.

Poi una rappresentazione di danze aborigene con i loro strumenti tipici.

Alla sera, poco prima della chiusura, un'invasione di pappagallini multicolori che ti vengono in mano ed in testa per prendere il cibo che offri loro.

Riprendiamo il viaggio e ci rechiamo a Cape Byron, estrema punta est dell'Australia, anche qui una buona camminata su passerelle per raggiungere l'estremità del capo, luogo molto suggestivo, altra meta Port Mcquarie, località turistica marina dove siamo rimasti un giorno intero a goderci l'amenità del luogo, considerato anche che non avevamo fretta trovandoci ormai molto vicini alla meta finale.

Infatti l'8 giugno raggiungiamo Sydney alle 12 e ci rechiamo al camping comunale, posto accanto al cimitero della città, a parte quello, tutto sommato accettabile come logistica, le gentili signore della reception mi spiegano per filo e per segno come arrivare in centro e come utilizzare i servizi pubblici.

Il pomeriggio lo passiamo a preparare i bagagli, mentre il giorno successivo andiamo ancora in giro per Sydney, con gita in battello in mattinata. Rientriamo presto per terminare la preparazione dei bagagli e la pulizia del camper, visto che la mattina successiva lo riconsegneremo, purtroppo queste ultime operazioni sono sotto una pioggia battente che ci ha dato abbastanza fastidio.

La mattina del 10 Giugno ,riconsegna del mezzo, come previsto, impieghiamo quasi un'ora per raggiungere la sede della Maui ,distante 21 km per il traffico della città e per evitare di fare strade a pagamento, cosa complicata visto che non vi sono caselli ma occorre registrarsi via internet almeno due giorni prima, naturalmente indicando una carta di credito, questo non solo a Sydney, ma pure a Melbourne e Brisbane, io per evitare queste rogne ho inserito nel navigatore l'indicazione “no strade a pagamento” ed è stato tutto ok.

Molto gentili e simpatici gli impiegati del noleggio, tra l'altro vi sono ragazzi svizzeri e tedeschi che lavorano lì, si sono stupiti del chilometraggio fatto e mi hanno fatto i complimenti, io ho scritto sul tablet una relazione sui vari difetti riscontrati e l'ho fatta leggere dicendo a voce che il telaio e motorizzazione erano eccellenti mentre la cellula una vera “ciofeca”, e di dire ai loro capi di comprare mezzi europei, moolto meglio dei loro costruiti lì.

Arrivati in hotel in taxi, meno costosi dei nostri, chi ci accoglie, un indiano molto simpatico , si ricorda di noi che eravamo lì 40 giorni prima e del giro che avremmo fatto ed anche lui si complimenta, si vede che sono molto più abituati a spostarsi in aereo, date le distanze, ma io ho preferito così.

Ultima notte australiana ed ultima giornata nella città in attesa di partire alle 21,45 con il volo Etihad via Abu Dhabi – Malpensa, ultimi acquisti ,visita ad un grande magazzino in stile vittoriano, poi verso le 18 ritiro bagagli e taxi per l'aeroporto.

Il viaggio australiano è terminato, bella avventura con tante emozioni e tanti ricordi.

Città molto ordinate e pulite, bagni ovunque, gratuiti e pulitissimi quasi tutti, nei parchi vi sono postazioni per fare il barbecue funzionanti a moneta , pure il mezzo che avevo a noleggio aveva il barbecue estensibile esternamente, mai usato.

Come già scritto ,tutti molto gentili ed affabili, sempre ci chiedevano da dove arrivavamo e nei campeggi volentieri colloquiavano, pure con difficoltà di comprensione, dovuta in parte al loro modo di parlare inglese ed alla mia non perfetta conoscenza della lingua, ma ci si riusciva a capire ugualmente.

Grandissimo numero di roulotte , camper privati pochi, quasi tutti a noleggio, impressionante il numero di animali morti lungo le strade, addirittura mucche, probabilmente investite dai roads train, costo del gasolio molto variabile, dai 1,20 € al litro a 1,70 circa , nel deserto tutto più caro.

Spero di non aver annoiato i lettori, data la lunghezza del diario, ma il viaggio era lungo.

 

Marino