Immacolata-tra-Laghi-e-Cascate-della-Sardegna-1a parte

“Canudu Gennargentu primu fizzu de custa terra digna”….. così cantavano i pastori, perché è anche da questa montagna - primo figlio di una terra orgogliosa - che pare una brulla, enorme collina solcata oramai solo da serpeggianti lacrime verdi, lussureggianti gallerie ad ontani, fra cui scivolano, a tratti placide più spesso turbinose, le acque che lentamente in milioni di anni hanno disegnato la fisionomia dell’isola.


Questa straordinaria terra, troppo vecchia, troppo rugosa e ripida per sopportare il peso di quelle piogge che ormai di rado la bagnano, che fuggono rapide ed impetuose, spesso improvvise, lungo i suoi fianchi selvaggi e ribelli, ammantati di rigogliose foreste e frastagliate balze.


In Sardegna forse più d’ogni altro luogo d’Italia il rapporto con l’acqua ha avuto ed ha un valore così sacro, rituale che vede nei numerosi monumenti archeologici alla dea acqua, i pozzi sacri, la realizzazione di quella devozione al bene primo per tutti gli esseri viventi.


Forse è proprio per questa atavica “sensazione” di siccità, di “rassegnazione idrica” che sino ad oggi, fatta qualche rara eccezione, ci si stupisce quando si parla di “cascate” in Sardegna. Eppure proprio la sua morfologia, priva di vere e proprie montagne, è tanto aspra da farla sembrare più montagnosa di tutte le altre regioni messe insieme.