Andrea al suo 1° Tour de France

Andrea al suo 1° Tour de France

di Luigi Bartezaghi







Questa è la storia di Andrea (3 mesi), raccontata dal nonno, al suo primo viaggio in Francia accompagnato dai genitori e dai nonni paterni, viaggiatori di terra sui loro splendidi Laika Kreos. L’idea originale era un’altra: i neo genitori ed il piccolo Andrea avrebbero trascorso le vacanze sulle Alpi francesi mentre i nonni avrebbero intrapreso il viaggio nel sud dell’Inghilterra fino a raggiungere il west-end. I viaggi erano stati studiati e programmati nei minimi particolari, ma un inaspettato passaggio dal dentista per problemi inderogabili ed una telefonata di Davide il giovedì precedente la partenza ha stravolto i programmi, convincendoci a raggiungerli ed insieme trascorrere le vacanze andando a zonzo per la Francia, con unica meta imprescindibile una visita alla Bretagna.




Così venerdì 4 agosto, dopo una stressante giornata di lavoro ed il corri corri per ultimare gli ultimi sospesi(riempire le bombole del gas, caricare il kreos, chiudere casa ecc) alle 7 di sera ci mettiamo in marcia, imboccando la Milano Torino.

Per cena ci fermiamo nel piazzale di un autogrill sulla tangenziale di Torino. Davide ci telefona dandoci appuntamento a Bourg de l’Ourseil dove ci stanno aspettando da un paio di giorni. Riprendiamo la marcia dopo una parca cena - sempre in autostrada per ridurre i tempi di trasferimento - avendo come meta l’AA del Monginevro, ma il caso ci ferma a Cesana. In una curva si apre il portello delle bombole del gas e perdiamo il cavo elettrico. Gentilmente un automobilista francese che ci segue ci segnala il fatto - avevo sentito una botta ma dagli specchietti non avevo notato nulla e questo la dice lunga sulla stanchezza che mi attanagliava - Il tempo di chiudere lo sportello, invertire la marcia e tornare indietro ed il cavo è già sparito.

Sulla statale il traffico è intenso, specialmente di camper, inoltre è notte ed è buio come solo in montagna può essere. Molto amareggiati decidiamo di fermarci qui. Domani col sole riproveremo a cercare. Speriamo che questo inconveniente - l’ennesimo- non sia un segno negativo del destino. Ci addormentiamo in un’area di parcheggio bordo strada accanto a tanti altri colleghi viaggiatori con il dubbio di aver fatto la cosa giusta rinunciando al viaggio in Cornovaglia per accompagnare Andrea ed i suoi , ripromettendoci di non essere invadenti e augurandoci che il viaggio sia per tutti una buona esperienza positiva.




5 agosto 2006 - sabato




Alle 6 siamo già svegli. Una rapida fiammata alla stufa per rialzare la temperatura esterna che nella notte è scesa e scaldare l’acqua per lavarci, e alle 7 siamo di nuovo in strada. Non è stata una buona notte di sonno ristoratore, anzi è trascorsa nell’agitazione per la perdita del cavo e del possibile danno che avremmo potuto causare e causarci. Un cielo sgombro da nubi preannuncia una bella giornata, anche se fredda.

La corona dei monti intorno a noi è fantastica e contribuisce a rasserenarci, chilometro dopo chilometro , lo spirito. Scavalchiamo il Monginevro e a Briancon giriamo a destra per Grenoble, su strade da qui nuove e sconosciute per noi. La strada che porta al col de Lautaret - con i camper che riempiono tutti gli spazi disponibili a bordo strade - è molto bella, larga e panoramica, tanto che non sembra neanche di essere in montagna. Attraversiamo bei paesaggi che contornano la Romanche (il fiume) e arriviamo - brutti solo gli ultimi chilometri con il tempo che intanto si è guastato - a Bourg de Oissans.

Andrea, Sabrina e Davide ci attendono in un parcheggio a fianco della piscina e dopo i convenevoli, trascorriamo la mattinata visitando il mercato e acquistando la nostra prima baguette. Ci rimettiamo in marcia prima di mezzogiorno: rifornimento di carburante all’Intermarché di Uzille (con un risparmio di oltre 10 centesimi il litro rispetto all’Italia), attraversiamo Grenoble (caotica come tutte le grandi città, ma con traffico scorrevole) e sosta per il pranzo in una piazzola a bordo strada a La Fratte perché non abbiamo trovato niente di meglio lungo la via.

Su strade provinciali l’attraversamento di Lyon è caotico; la mia navigatrice personale si smarrisce e dopo aver sbagliato strada arriviamo a St. Etienne sull’autoroute (gratuita) e poi a Balbigny (questo pezzo a pagamento) dove usciamo e per RN arriviamo a Roanne , dove abbiamo deciso di trascorrere la notte dopo un primo giorno abbastanza faticoso per Andrea, che tra l’altro ha le sue giuste esigenze di allattamento. Dopo una veloce perlustrazione decidiamo di sostare nel parcheggio gratuito St. Louis, sullo sterrato, all’imboccatura dell’imbarcadero della Loira.

Una passeggiata in città ci farà ricredere sulle prime impressioni che abbiamo avuto: è una cittadina molto graziosa, con facciate di case dipinte e discreti monumenti, tranquilla e non una replica di Quarto Oggiaro come ci era sembrato a prima vista.




6 agosto 2006- domenica




È stata una buona notte e parzialmente abbiamo recuperato le forze. Anche Andrea che in serata aveva un po’ di diarrea e appariva disturbato, probabilmente dal vento e dal cambiamento di abitudini, ha recuperato.

Dopo la poppata mattutina lo portiamo a spasso sul molo per farlo digerire e prendere conoscenza con le novità. È una giornata grigia, Roanne appare sonnacchiosa e solo le campane che richiamano i fedeli alla messa, danno un minimo di vivacità.

Partiamo alle 10, con la preoccupazione di una perdita d’acqua nel lavello della cucina, sul Kreos di Davide, che momentaneamente tamponiamo con stracci e scottex. Attraversata Lapalisse (è proprio la città natale di monsieur Lapalisse - una statua in piazza lo ricorda) e Montlucon ci fermiamo per il pranzo in uno dei tanti paesini provvisti di AA, dove ne approfittiamo tra l’altro per vuotare i serbatoi e fare rifornimento di acqua fresca (un bambino piccolo ne consuma!).

Approfittando della sosta Davide è riuscito a porre rimedio alla perdita - forse un po’ di silicone che evitava il perfetto aggancio dei tubi - e quindi ci rimettiamo in strada molto più tranquilli. Attraversiamo Culan, con uno splendido ed inaspettato castello che ci avvista da lontano, La Chatre , caratteristico paese dove ancora una volta sbagliamo strada e dobbiamo impegnarci in una rischiosa inversione di marcia, Argenton sur Creuse ed entriamo nel parco regionale de la Brenne. La meta designata è La Blanc, dov’è segnalato un PS che però troviamo occupato dal mercato.

Dopo un breve conciliabolo, decidiamo di tornare indietro per 7 km e fermarci nel camping municipale de l’Ile a Ruffec le Chateau. È una nostra precisa scelta di optare per campeggi natura, fuori dai grandi centri turistici, dove oltre risparmiare offriamo ad Andrea la possibilità di riposare meglio e più tranquillo. Il campeggio dell’Ile è il classico esempio di campeggio natura, immerso nel verde, sotto alberi di grande fusto, su un isolotto della Creuse nel dipartimento dell’Indre, con ampie piazzole, senza grandi servizi ma l’impagabile vantaggio della tranquillità. Dopo esserci sistemati aspettiamo l’addetto comunale che verso sera fa il giro. Paghiamo &euro 6,00 senza corrente, ma con possibilità di doccia e carico/scarico acqua. Al tramonto, mentre il cielo assume un bel colore rosso, ci concediamo una tranquilla passeggiata, visitando il paese (davvero quattro case) e la nostra isoletta, poi Andrea reclama l’ultimo pasto della sera, così rientriamo tutti e trascorriamo la serata in compagnia e tranquillità. Nella piazzola vicino a noi una coppia di belgi in tenda si coccolano Oscar - di solo un mese - che ogni tanto piange e non possiamo che rallegrarci per la fortuna di poter viaggiare sui nostri lussuosi camper e rammaricarci di constatare che altri sono ancora più arditi di noi.




7 agosto 2006 - lunedì




Notte di riposo nel silenzio più profondo. Partenza come al solito verso le 10, dopo aver rabboccato le acque. A Le Blanc ci fermiamo al Champion a fare la spesa. Scopriremo che Vodafone non ha copertura ed il mio telefono non sarà in uso sino a quando non torneremo sulle rive della Loira. Tanto per non smentirci a Le Blanc sbagliamo direzione e per vie secondarie torneremo a Fontgaumbault (dove c’è una splendida abbazia) rimettendoci sulla via prestabilita.

Attraversando Descartes manchiamo la circonvallazione e passeremo proprio nel centro del paese - davanti al monumento al suo illustre concittadino Cartesio - infilandoci in viuzze col cuore in gola per la paura di ulteriori restringimenti o per l’incontro con mezzi che procedono in senso opposto. Tutto bene sino a Chinon, dove vorremmo fermarci per il pranzo; ma non trovando alcuna segnalazione di parcheggi adatti a noi, ci vediamo costretti ad attraversarlo senza fermarci e sulla strada per Saumur, ci fermiamo in un’area di sosta a bordo strada sotto gli alberi.

La nostra meta finale è la Bretagna che vogliamo raggiungere con tappe comode, visitando posti nuovi, così saltiamo tutti i castelli della Loira - che scopriamo in secca - ma ci rallegriamo l’animo con la vista del paesaggio che diventa subito molto più attraente e gradevole. Viaggiando in questa parte di Francia già visitata riscopriamo il piacere di ripercorrere strade già viste, ricordando le visite precedenti alle cantine dei vini e alle grotte dove si coltivano i funghi champignon. A Saumur, approfittando della sosta ad un centro commerciale per rifornimento carburante, acquistiamo le spine ed il cavo perso, mentre il mio telefono ha ripreso a funzionare e purtroppo il lavoro irrompe con prepotenza in questo spicchio di vacanza.

Per ritemprarci lo spirito proseguiamo il viaggio costeggiando la Loira lungo la strada panoramica che congiunge Saumur ad Angers, passando per Les Roziers. La strada è stretta ed in alcuni punti a senso alternato, ma merita una deviazione. Attraversata Angers raggiungiamo Chateaubriant, fermandoci nella piazza Charles de Grulle, sotto il castello, defilati e in posizione tranquilla. Non scorgiamo divieti per trascorrere qui anche la notte, ma dopo una capatina all’ufficio del turismo dove veniamo riforniti di documentazione per una visita della città famosa per la bistecca ma ricca anche di monumenti e con un bel centro, soppesati i pianti di Andrea, disturbato forse dalla durata del viaggio, forse dal vento, decidiamo di metterci più tranquilli, raggiungendo il campeggio municipale.

All’ingresso in un parcheggio asfaltato servito da eurorelais è possibile sostare gratuitamente, ma noi decidiamo comunque di entrare e godere dei servizi offerti. Il tutto per un costo di &euro 6,45. Va anche detto che non tutti i camperisti sono persone educate e che la sosta all’esterno sarebbe stata comunque difficoltosa in quanto alcuni camper avevano ecceduto con lo spazio a loro assegnato, occupando con tende e parcheggi selvaggi spazi utili per la sosta di altri. Tra questi, purtroppo, noi italiani ci distinguiamo sempre. Devo dire comunque che non rimpiangiamo affatto la scelta fatta. Anche questo è un campeggio modello, che sfrutta gli spazi liberi ed i servizi degli impianti sportivi presso cui è situato.

Tra l’altro un bel boschetto che lo separa dalla città è stato attrezzato per le passeggiate da farsi in bicicletta o a piedi come nel nostro caso, spingendo la carrozzina di Andrea che forse rilassandosi un po’ trascorrerà una buona nottata lasciando riposare anche i suoi genitori.




8 agosto 2006 -martedì




All’alba si preannuncia una bella giornata che inizierò passeggiando nel bosco con Andrea, mentre gli altri si occupano di pulizie e messa in ordine dei mezzi. Ce la prendiamo comoda come al solito, anche se oggi arriveremo finalmente in Bretagna a vedere il mare. Su strade larghe e scorrevoli che ci consentono medie di oltre 100 km, attraversiamo Rennes e a mezzogiorno siamo a Dinan, dove acquistiamo pane e dolci che si riveleranno squisiti. La città è divisa in due parti: quella vecchia in alto e quella sul porto alla fine del fiordo che da St-Malo si addentra sin qui.

Optiamo per la città storica seguendo le indicazioni per i parcheggi che si riveleranno stracolmi di auto e camper. Quando ormai abbiamo perso le speranze e stiamo uscendo dalla città, la fortuna ci assiste e riusciamo a parcheggiare a lato della via che costeggia la ferrovia.

Mangiamo e per la prima volta da quando siamo partiti usciamo per una visita pomeridiana. Dinan è una cittadina molto graziosa superando le aspettative che ci eravamo creati nell’attraversarla. Il centro storico pedonale è ricco di case a graticcio ed in muratura bretone, con angoli molto caratteristici. Dopo le foto di rito ci rimettiamo in strada per Dinard (saltiamo St.Malo che Sabrina e Davide avevano già visitato trovandola brutta e caotica) che si rivelerà molto lussuosa e trafficata, non offrendoci alcuna possibilità di sosta (del resto chi viaggia con altri camper sa bene i problemi di sosta quando si è in gruppo) così proseguiamo costeggiando la costa Smeralda.  Attraversiamo St. Lunaire e St. Briac sur Mer (belli ma sovraffollati per i nostri gusti) prendendo confidenza con la bassa marea del nord che lascia le barche in secca e puntiamo direttamente su Cap Frehel , un obiettivo irrinunciabile di questo nostro viaggio. Un affollamento considerevole e strade strette ci accolgono, ma il paesaggio è decisamente all’altezza delle nostre aspettative. Parcheggiamo anche noi a bordo strada (sarebbe stato bello arrivare al faro e lì dormire, ma il nostro piccolo viaggiatore ha anche lui le sue esigenze) e a piedi attraversiamo la brughiera seguendo i sentieri che ci portano sulle scogliere e da lì al faro. Collezioniamo fotografie facendoci largo tra la folla.

Il tempo è bello, con sole caldo temperato dal vento teso. Ci riempiamo gli occhi di questo paesaggio selvaggio ma rilassante e vorremmo che il tempo rallentasse il suo scorrere per darci più tempo per gustare sino in fondo la bellezza del posto. Ma al tramonto la realtà ci richiama all’ordine: rientriamo in camper e torniamo a Plevenon per trascorrere la notte in un parcheggio, vicino alla chiesa, notato all’andata. I ragazzi ne approfitteranno per una ricca cena a base di ostriche e cozze in un locale vicino e Andrea li accompagnerà senza disturbare. La sua parte l’avrà nell’ultima poppata che Sabrina gli concede prima di andare a letto.




9 agosto 2006 - mercoledì




Notte tranquilla nonostante fossimo in un parcheggio a bordo strada. Partenza come al solito al rallentatore e con Andrea e Paola faccio in tempo a visitare il paese -oggettivamente piccolo, ma anche questo provvisto di eurorelais, che ieri sera non avevamo visto - acquistare baguette e croissant, scambiare quattro chiacchiere con una vecchietta che incontriamo nella chiesa del villaggio. Solo quando il parcheggio si è svuotato e tutto il popolo dei camperisti si è rimesso in moto partiamo anche noi.

Il tempo è nuvoloso ed il vento freddo,ma i paesaggi che scorrono davanti ai nostri occhi sono davvero belli. Costeggiamo il mare attraversando Sables d’Or des Pins, Erquy e le Val Andre: tutti meritevoli di una sosta, poi con una strada a scorrimento veloce aggiriamo St. Brieuc e al primo Intermarché - nuovo e molto bello - ci fermiamo a rifornire la cambusa. Pranziamo nel piazzale, sotto una pioggerellina sottile che acuisce la voglia di un riposino digestivo, ma ci facciamo forza per rispettare le esigenze del nostro ospite più importante; così riforniti di carburante ci rimettiamo in marcia.

Lungo la strada la pioggia diventa più insistente ed il tempo peggiora come è da mettere in preventivo da queste parti. Attraversiamo Binic, St- Quai-Portrieux, Hillion (gemellata con Ballabio il paese in cui ho trascorso le mie vacanze in gioventù) e Plouha. Appena prima di Paimpol, ci fermiamo a visitare l’abbazia di Beauport, o meglio le sue rovine, da cui si gode una vista meravigliosa sull’oceano.  Ne approfittiamo per far prendere un po’ d’aria ad Andrea, tra uno scroscio d’acqua e l’altro, e camminare sul bordo del mare a quest’ora in bassa marea. Siamo nel punto più a nord del nostro viaggio. La vista spazia sul mare e gli isolotti che all’orizzonte delimitano l’oceano. Un bel contrasto di verde intenso, azzurro del cielo e blu del mare. Intenso il profumo che una leggera brezza spinge verso di noi.

Ci rimettiamo in moto, sempre costeggiando il mare sulla sinistra e attraversiamo belle ed eleganti cittadine come Paimpol, Treguier e Perros-Guirec che invitano a soste per fotografare un paesaggio che non stanca mai. Uno scorcio di sole improvviso illumina Ploumanach e ci spiace non trovare un punto sosta presso cui sostare. Ci fermeremo poco oltre all’ingresso di Tregastel Plage, in un’area di sosta già affollata che si colloca tra la strada principale ed i campi di tennis, prima delle spiagge. Ci sistemiamo e ci avviamo verso il mare, con Andrea che reclama la sua poppata in spiaggia. È un contesto essenziale ma molto ben tenuto e curato. La spiaggia è costellata di massi di granito rosa grezzo e prima di rientrare in camper per cenare, assistiamo al montare della marea. Un fenomeno affascinante che è possibile verificare a occhio nudo e rapidamente.

Personalmente mi sono gratificato molto, dopo un lungo pomeriggio di sofferenza per i calcoli che mi hanno perseguitato, limitandomi nell’apprezzamento dello spettacolo della natura bretone. Verso sera passa una gentile signora ad incassare il costo di &euro 5,00, rilasciandoci un tagliando rosa da apporre sul parabrezza. In serata, grazie all’impianto di tv satellitare di Davide, riusciamo anche a vedere la partita del Milan contro la Stella Rossa. Un confortante gol di superPippo ci fa da buonanotte ben augurante.




10 agosto 2006 - giovedì




Già fin dalle prime ore del mattino i camper si rimettono in marcia, e noi che siamo vicini al carico e scarico delle acque siamo i primi ad accorgicene. Così ci alziamo presto anche noi e dopo le solite abluzioni, visto che Andrea dorme e lascia riposare i suoi, ci allunghiamo in paese a prendere pane, croissant e Kougn Amann, un dolce locale che ci costa &euro 9,00.

Io che ho fatto la scelta, sono molto criticato sia per il costo che per l’aspetto: sembra una mattonata, ma alla prova del gusto di mezzogiorno “il vecchio” avrà la sua rivincita perché si rivelerà molto buono, anche se estremamente pesante per il carico di burro e caramello di cui è particolarmente ricco. Riprendiamo la strada costiera sempre ricca di bei paesaggi, ma in particolare il tratto tra St. Michel en Greve e Plestin les Greves è da lasciarci il cuore.

Su di una spiaggia a scimitarra in cui due camper sostano in libertà ho giurato che prima o poi qui sarei tornato e mi sarei fermato:anche qui c’è bassa marea e la gente si sperde sulla battigia in cerca di mitili o solo per stare in maggior contatto col mare. Più avanti auto a vela sfrecciano sulla spiaggia immensa, mentre altri camper sostano lungo il bordo strada. Fossimo stati soli ci saremmo sicuramente fermati e avremmo trascorso almeno una giornata di relax al mare; ma Andrea soffre un po’ troppo il vento dell’oceano del nord ed è curioso di vedere altro.

A mezzogiorno siamo a St. Thegonnec, dove parcheggiamo nella più bella area di sosta vista sin qui: in centro al paese, con le siepi a delimitare gli spazi, alcuni con tavolo in legno e panche su cui pranzare. E tutto gratuito. Ovviamente il piatto forte e motivo della sosta è la chiesa con il suo “calvario di statue di pietra” sul sagrato antistante l’ingresso. Davvero qualcosa di suggestivo e meritevole di visita. All’esterno, in un classico negozio di souvenir, acquisteremo un originale quadretto con la denominazione dei nostri nipoti. Purtroppo non riusciamo a pranzare fuori, anche qui il vento è fastidioso per Andrea, pur non essendo teso e freddo come sul mare. Aspettiamo Davide che deve - ancora una volta - rabboccare l’acqua; ma capita a chi fa la doccia una volta al giorno.

La strada panoramica sale sino a Roc Trezevel da dove si domina, dall’alto di un’altura di 300 metri, tutto il parco dell’Armorique. Il cielo pulito dal vento consente davvero una vista panoramica. Arrivati a Pleyben, valutiamo di avere ancora tempo a disposizione per qualche chilometro, così allunghiamo sino a Locronan, dove per &euro 3,00 ci parcheggiamo all’ingresso del paese, nella zona opposta all’area di sosta per camper. Qui è tutto ben studiato per accogliere il turista, mantenendo intatto il paese. Un tipico e brillante esempio di conservazione dei villaggi da parte dei francesi.

I ragazzi escono con Andrea a cena, dove si abbufferanno come solito. Noi vecchietti usciamo dopo aver cenato “a casa nostra” per visitare il mercato sotto le stelle che viene apparecchiato tutti i giovedì. Ovviamente è molto a uso turistico, con tante bancarelle che sembrano la diretta emanazione di un centro sociale, ma il contesto in cui il tutto si inserisce è magico e brevi echi di musica celtica fanno sognare anche noi cinici e smaliziati.




11 agosto 2006 - venerdì




È stata una notte di grande umidità, tanto che alle 4 svegliandomi per un bisogno fisiologico ho sentito la necessità di accendere la stufa. Al mattino il camper era coperto da una densa rugiada e dal nostro terrazzamento faticavamo a vedere i camper che stavano due terrazze sotto, immersi nella foschia. Le finestre gocciolavano mentre il panorama era scomparso. Anche i ragazzi hanno potuto dormire meno e alle 9,30, non ultimi, ci rimettiamo in marcia.

Sin qui abbiamo viaggiato “a braccio”, improvvisando e avendo come unico obiettivo di arrivare in Bretagna. Lo stare sul mare però ci sembra disturbi Andrea, così decidiamo di provare a dirigerci verso l’interno, non senza prima aver visto almeno passando le città sul mare di cui vantano le bellezze .

Ci dirigiamo su Douarnenez, con l’intenzione di andare a Point du Raz, ma un ingorgo ci dissuade, e quindi su di una superstrada ci portiamo a Quimper, che aggiriamo, per toccare Pont l’abbey. La strada per Point de Penmarch è intasata dal classico “bouchon”, per cui cambiamo ancora itinerario e andiamo nella direzione opposta dirigendoci su Benodet. Ci auguriamo di poterci gustare almeno il paesaggio viaggiando, ma la strada corre lontano dal mare e aggira tutti i paesi con tangenziali esterne.

Alcuni scorci però sono memorabili, specie il ponte sull’Odet, prima di entrare in Benodet. Concarneau la raggiungiamo percorrendo la route de la Coté, che però non ci consente alcuna vista mare e a mio avviso allunga solo i tempi di percorrenza. Prima di entrare in paese, a causa di una mia svista, imbocchiamo una strada vietata ai camper. È solo un breve tratto di strada molto stretta, dove persino due auto devono alternarsi negli slarghi per poter passare. Un turista tedesco ci insulterà pesantemente. Non rispondo nemmeno tanto sono impegnato a guidare. Una volta superato la strettoia Davide mi rimprovererà per la mia incoscienza - dice che il cartello di divieto era molto grande e che ha provato anche a chiamarmi al cellulare - ma giuro che non l’ho visto (e nemmeno Paola che siede al mio fianco). Il pericolo scampato ci rende più prudenti e giriamo al largo dalla città evitando anche di fermarci.

Proseguendo sulla provinciale arriviamo a Pont-Aven (avrebbe meritato una sosta, ma anche qui traffico e difficoltà di parcheggio) e quindi non ci rimane che fermarci al solito Intermarché alla periferia di Quimperle. È un immenso parcheggio, già affollato da auto e camper. Acquistiamo del pollo arrosto con patatine che mangeremo tutti insieme in camper (ci aspettavamo tutti di più, invece l’eccesso di spezie finisce per nauseare).

Rifornimento anche di gasolio (dev’essere la mia giornata fortunata perché facendo manovra per uscire dal distributore per il classico pelo non tocco la colonnina della pompa rovinandomi il kreos) e di nuovo in marcia. Pranzando abbiamo concordato di addentrarci verso l’interno (augurandoci meno traffico) e andare a visitare la foresta di re Artù e i luoghi della leggenda della Brocelandia, sulla scorta di un articolo letto su Plein Air.  Imbocchiamo quindi la RN24 di grande scorrimento veloce e raggiungiamo il castello di Trecesson, fotografabile dall’esterno ma non visitabile. La strada per arrivarci è decisamente stretta e gli spazi di manovra e sosta per i camper sono limitati. Sul posto c’erano già tre camper italiani, anche loro attirati dall’articolo del giornalista, ed è stata molto dura manovrare per invertire la rotta, dal momento che la strada lì finisce. Inoltre ci aspettavamo tutti qualcosa di più e questa è una valida ragione per discutere “con tutti i chilometri che abbiamo fatto” ecc. ecc. Ma visto che sin qui siamo arrivati e l’ora della sosta è giunta decidiamo di fermarci.

Cerchiamo quindi il campeggio di Campeneac segnalato nell’articolo, ma in paese il campeggio è stato sostituito da un eurorelais ed una bella area di sosta.

Le donne danno i primi segnali di insofferenza “ io l’avevo detto che…”, “dobbiamo fare il bucato” “non abbiamo più niente da metterci” ed io mi sento messo un po’ al banco degli accusati. In queste occasioni poi - non so se capita anche agli altri - si tende a discutere e non a costruire, perdendosi in inutili rimpianti.

Così in qualità di capo tribù, entro nella Mairie e mi informo dall’impiegata dove sia possibile trovare un camping con lavatrici nelle vicinanze. Con una mezza cartina topografica in mano, dopo aver costeggiato il lac du duc ed esserci inoltrati non poco nella campagna, tanto da supporre più volte di aver sbagliato strada, raggiungiamo il camping de la valleé du Ninian , nella periferia di Taupont, dove ci sistemiamo in una signora piazzola al costo di &euro 14,30 avec eletricité.

C’è anche una piccola piscina d’acqua calda ed una graziosa area di giochi per bimbi. Ci documentiamo sulle leggende della zona e ci riposiamo dopo una bella e interminabile doccia calda.

Intrattenendo a turno Andrea, riusciamo anche a lavare i panni, asciugarli e stirarli.

In serata parteciperemo alla conferenza tenuta dal gestore di come si prepara il sidro. Interessante (e buono)




12 agosto 2006 - sabato




Anche stanotte abbiamo acceso la stufa. Dopo aver proceduto alla pulizia dei camper e relativi rabbocchi d’acqua, per le 11 siamo in strada. Ripercorriamo la strada di ieri e verifichiamo che il campeggio effettivamente dista qualche chilometro da Taupont e lungo la strada - secondaria e di campagna - abbiamo qualche problema nell’incrociare un carro di fieno.

Appena in paese ci fermiamo al primo artisan boulangier patissier per far rifornimento di pane e dolci. Sarà all’unanimità eletto come il miglior pasticciere della nostra vacanza. Solo Paola ha qualche problema per la quantità - davvero elevata - di burro; ma vuoi mettere il piacere di sentire le paste, i croissant e il pan brioche sciogliersi in bocca lasciandoti tutto il calore del burro??? Vista la cattiva risultante di questa digressione all’interno della Bretagna, cambiamo ancora programma e decidiamo di ritornare sul mare.

Sulla superstrada 166 raggiungiamo Vannes, dove avevamo preventivato di sostare per il pranzo, ma purtroppo non troviamo niente di idoneo. La città è grande, caotica, con tanti acquartieramenti militari, ma neanche un buco per sostare in tranquillità, magari con vista mare. Decidiamo di spingerci più a sud, in cerca di un PS segnalato su un vecchio portolano. Ma è sabato ed il traffico intenso. Proviamo a svicolare un paio di volte, senza successo, e alla fine riusciamo a fermarci all’ingresso del camping municipale di Muzillac.

I ragazzi che non hanno voglia di cucinare, si concedono una digressione in rosticceria per acquistare una paella, che non si dimostrerà per nulla all’altezza. (ma la paella in Bretagna poteva essere buona??) Ci rimettiamo subito in marcia. C’è ancora traffico, ma adesso è molto più scorrevole e senza problemi raggiungiamo Guerande (che con Paola e nostra figlia Marta visitammo anni fa) Seguendo i segnali raggiungiamo l’area di sosta Kerbinion, vicina agli impianti sportivi, gratuita, che ha l’unico difetto di essere molto decentrata. Ci sistemiamo e ci incamminiamo verso il centro.

Lungo la strada, Andrea, che alla carrozzina preferisce le braccia dei nonni o dei genitori, reclamerà il suo pasto e Sabrina aprirà il ristorante e sazierà l’ingordo. Comunque Andrea, lontano dal vento, sta molto meglio e da meno preoccupazioni. Dopo una bella e gratificante passeggiata all’interno delle mura della città medioevale di origine celtica ed esserci concessi un tè nel bar alle spalle della chiesa, rientriamo per riposarci e preparare gli itinerari per l’indomani.




13 agosto 2006 - domenica




Partiamo presto per evitare il traffico e decidiamo anche di non attraversare la Baule (ce la ricordiamo caotica già anni fa e vogliamo evitare ingorghi estivi). Da segnalare che non vediamo le saline (l’altra volta c’erano…) e che attorno a La baule, località alla moda, hanno costruito una circonvallazione esterna molto scorrevole. In breve siamo a St. Nazaire e sul maestoso ponte che scavalca l’estuario della Loira. Un monumento alla grandeur francese.

Entriamo nella Vandea, un’altra regione che ci mancava, e subito il paesaggio muta. Case basse, meno belle, ed un paesaggio più austero. Il vento teso dell’oceano increspa i rigagnoli e piega gli steli d’erba. Anche il camper ne risente quando viene raggiunto trasversalmente dalle raffiche di vento. A Beauvoir sur mer il traffico si intensifica e ne approfittiamo per un’ennesima tappa all’Intermarché dove rabbocchiamo il gasolio e la cambusa.

Ci rimettiamo in marcia e subito siamo in coda per l’isola di Noirmoutier seguendo la strada che porta al ponte. È un incedere lento e faticoso. È domenica e probabilmente stanno tutti andando fuori a pranzare; così decidiamo di fermarci in una piazzola e metterci a tavola anche noi. Dalla dinette controlliamo che la lunga fila indiana si diradi un poco e quando questo avviene ci rimettiamo in marcia.  Scopriamo così di esserci fermati poche centinaia di metri prima del ponte che alto e maestoso scavalca il mare per portarci sull’isola. Passando memorizziamo anche alcuni possibili punti sosta, dove già altri camper si sono fermati, pensando che al ritorno dalla nostra visita dell’isola potranno esserci utili. Invece, percorsi pochi chilometri, sulla destra scorgiamo un assembramento di camper, probabilmente in sosta sulla riva del mare.

Ci dirigiamo lì e scopriamo “il Passage du Gois” , con la sua chassé submersible. Dalle nostre carte topografiche non avevamo individuato né immaginato di trovarci in presenza di un simile fenomeno naturale. Colpa anche della nostra ignoranza del francese e della assoluta mancanza di programmazione nel nostro abitar viaggiando. La strada che torna a Beauvoir sur mer è sommersa dal mare in occasione delle alte maree e diventa invece percorribile quando il mare si ritira. Cartelli luminosi all’inizio del tratto interessato segnalano gli orari delle maree.

Ci addentriamo in questo paesaggio insolito, attoniti nello scoprire la quantità di auto posteggiate ai bordi della strada lastricata a sampietrini, in mezzo al fango, e a quante sono le persone che percorrono la battigia armati di paletta, rastrello e secchiello in cerca di mitili. Una folla da stadio, comprese donne con la carrozzina. Tutto ciò per gli oltre 5 km che delimitano questo tratto.

Ammesso che ci fosse spazio, non so se mi sarei mai arrischiato a parcheggiare il camper sulla terra emersa - e ce n’erano - Forse ne avrei approfittato per scattare qualche fotografia migliore, ma è stato come essere compressi in una ressa dove anche se non vuoi vieni spinto fuori. E fino al paese, distante qualche chilometro non abbiamo trovato alcuna possibilità di sosta che ci consentisse di tornare indietro e gustarci questo spettacolo unico con più calma.

Da solo il Passage du Gois valeva il viaggio, soprattutto per il modo inatteso e inaspettato che ce l’ha fatto ammirare. Irritati per non esserci potuti fermare andiamo avanti bordeggiando il mare, superando les Sables-dOlonne , caotica oltre ogni dire, la Tranche sur Mer e l’Aigullion sur mer (non c’era posto nemmeno nei campeggi, mentre dei PS neanche l’ombra) e come ultima risorsa ci addentriamo nella campagna e troviamo ospitalità nel camping municipal di Triaize, al costo di &euro 8,20. Andrea ovviamente ha risentito di questo nostro viaggiare senza sosta e a sera reclamerà i suoi diritti.

La povera Sabrina, dopo cena, dovrà armarsi di tutta la sua pazienza, coprirsi per bene perché nel frattempo è scesa un’aria fredda, e spupazzarselo non poco per tutto il campeggio, dove farà conoscenza con tante altre persone che le esprimeranno tutta la loro solidarietà. Andiamo a letto stanchi.




14 agosto 2006 - lunedì




Anche stanotte abbiamo dovuto accendere per trovare un ambiente confortevole al mattino, quando con Andrea ce ne andiamo a spasso per Triaize, cogliendo anche l’occasione per acquistare pane e croissant. Il paese non offre molto; case basse, mal tenute ed in genere un’aria meno ospitale che nel resto della Francia. Se ne accorge anche Andrea che, avendo poco da ammirare, si stufa e strilla. Così lo riportiamo alla mamma e ripartiamo con meta la Rochelle.

Oggettivamente mi aspettavo di più dal Parco naturale regionale du Marais, ma probabilmente non abbiamo saputo coglierne i lati migliori. Arrivati alla città fortificata e non trovando subito un punto sosta soddisfacente, dirigiamo verso il ponte per l’Ile de Rè, dove verremo fermati dal costo del pedaggio - &euro 27,00 a camper - visto che non abbiamo in mente di fermarci per la notte. Ne approfittiamo però per una sosta sul piazzale, fare quattro passi e dal terrazzo scattare qualche foto.

Decidiamo di tornare a La Rochelle in cerca di un parcheggio dove pranzare, ma dopo molte code e visite infruttuose ai vari parcheggi - straboccanti di camper e auto - ci rassegniamo e facciamo rotta su Aytre, dove sempre sul vecchio portolano è segnalata una area di sosta. Ma anche qui incappiamo male, oggi non è giornata, inoltre ha cominciato a piovigginare, così ripieghiamo sul solito supermercato - questa volta un Carrefour da oltre 1000 posti - dove per gratificarci acquistiamo pollo arrosto con patatine arrosto di formato rotondo ed un piccolo stinco. Purtroppo il gusto non è all’altezza dell’aspetto e quelle patate condite con aglio e spezie ci tormenteranno per tutto il pomeriggio.  Sempre sulla RN 137 e diretti a sud, superiamo Rochefort (famosa per il suo formaggio che ovviamente assaggeremo), attraversiamo Marennes e da qui superiamo il ponte che ci porta sull’Ile d’Oleron. Ci dirigiamo subito a la Chateau d’Oleron e troviamo posto in una bella area - segnalata su internet - ai piedi del forte, tra altri camper e con l’aiuto della faccia tosta di Sabrina che ha fatto spostare un automobilista. Ci concediamo così un bel giro sugli spalti del forte - molto bello - con vista del fondale marino scoperto dove in tanti cercano le vongole tra le sabbie argillose, e rientro in camper perché Andrea è pieno come un uovo e bisogna cambiarlo (anche per evitare inquinamenti dell’aria).

Mentre siamo lì ci accorgiamo che stanno chiudendo il nostro parcheggio con le sbarre. Ci informiamo e scopriamo che non è possibile restarci per la notte - contro le nostre aspettative - ed una vigilessa ci indirizza al campeggio municipale, essendo interdetta la sosta notturna ai camper per tutto il resto del territorio.

È ancora primo pomeriggio e riusciamo a trovare posto al camping municipal “Les ramparts” che come dice il nome è situato proprio sugli spalti del castello, in magnifica posizione strategica, ma in pessima sistemazione notturna. Oltretutto ci assegnano alla dependance che altro non è che un pezzo di terreno sterrato, ricco di avvallamenti e alberi, tra lo svincolo principale e le prime case. Praticamente siamo in strada.

Facciamo fatica a sistemarci e scopriamo che i servizi sono indecorosi con un livello di frequentazione di basso livello, a parte qualche altro camperista come noi. Il tutto al maggior costo sin qui pagato di &euro 17,90. Comunque sia, terminate le recriminazioni e dopo un primo giro del paese rilassante, ci rimettiamo di buon umore e con Davide procediamo ad un paio di piccole riparazioni (lampadine bruciate e controlli sotto scocca) mentre Paola e Sabrina accudiscono Andrea e lo fanno divertire.

Improvvisamente siamo disturbati dal suono delle sirene della gendarmerie che dopo un sommario controllo, arrestano un ragazzo in tenda vicino a noi, probabilmente per furto, visto che gli hanno fatto rovesciare tutto il contenuto dei bagagli e poi l’hanno trascinato via tenendolo per i polsi dietro la schiena. L’episodio ci fa decidere di non restare anche il giorno di ferragosto come avevamo progettato. Invece dopo cena ci concediamo un lungo giro sulle mura del paese che è in festa ed è illuminato in modo molto strategico. Meritava.




Ferragosto 2006




La traversata dell’isola di Oleron non è per nulla panoramico. Si ha sempre l’impressione di essere su terraferma. L’orizzonte è lo stesso. Campi a foraggio per il bestiame, paesi piccoli poco attraenti, case incredibilmente basse a un piano con tetto spiovente.  Ma arrivati al faro di Chassiron dimentichiamo tutto perché il viaggio ne valeva la pena. La vista spazia sull’oceano e le maree sono appariscenti. Oggi giornata di riposo. Qualche passeggiata intorno al faro. Sabrina e Davide si concedono un altro pranzo a base di crostacei (a loro dire meritevole) con aggiunta serale di crepes. Andrea vuol sempre stare in braccio così partecipa meglio e può vedere molto di più che non dal passeggino. È una giornata poco ventosa, col sole che ogni tanto viene coperto dalle nuvole. Paola si è comprata un paio di calzoni di cotone tailandese alla pescatora.

Ci siamo concessi un’ora di sole sulla sdraio all’interno del punto sosta, su terra e assolato. Noi abbiamo apprezzato molto il “pain all’ancienne” che siamo andati appositamente ad acquistare, mettendoci regolarmente in coda, da un artigiano panettiere molto rinomato. Dopo cena, nell’incanto del tramonto ci concediamo una lunga passeggiata intorno al faro. La marea ha ricoperto quella parte di mare su cui abbiamo camminato nel pomeriggio.

Il vento è assente a terra, mentre il cielo viene ricoperto da nuvole dense e scure.

Improvvisamente l’oscurità è totale, il silenzio assoluto.

Camminiamo senza parlarci ascoltando il respiro del mare e annusando gli odori dell’oceano.




16 agosto 2006 - mercoledì




Un cielo grigio preannuncia l’inizio dell’ultima parte del nostro viaggio. Inizia il rientro. Andiamo a Boyardville per strade tortuose per scattare qualche foto al forte Boyarde, isolato in mezzo in mare, monumento all’inutilità dei presidi difensivi e della guerra in genere.

Purtroppo non riusciamo a trovare un posto dove parcheggiare in sicurezza. L’AA predisposta è piena da far paura. Così ci rimettiamo in marcia e lasciamo l’isola di Oleron a passo d’uomo mentre inizia a piovere.

Attraversiamo il ponte dopo Marennes e sbaglio il bivio che avrebbe dovuto condurci a sud attraverso la strada panoramica. Percorriamo così la solita strada francese, scorrevole ma anonima, e a mezzogiorno appena superato Cozes, ci fermiamo a mangiare in una piazzola bordo strada, mentre il traffico davanti a noi è bloccato da un incidente che ha richiesto l’intervento di più ambulanze. Cinicamente non ci facciamo mancare l’appetito e riprendiamo la marcia solo quando la strada è tornata scorrevole. Sempre sulla RN 730 attraversiamo Mirambeau, Montendre, La Roche Calais quindi su strade secondarie Montport Monasterol dove imbocchiamo la RN89 che ci conduce al Perigord blanc nostra meta odierna.  Mostrare il Perigord ad Andrea (ed i suoi genitori) è stata una mia idea, forse perché il Perigord a mio avviso è una delle zone francesi più ricche di cultura e belle di tutta la Francia. Per la sosta notturna ci indirizziamo a Neuvic sur Isle, al campeggio En Plein Air Neuveucoise, dove ci piazziamo in due splendide piazzole su erba al costo di &euro 14,00 compresa la corrente. È il classico e giustamente rinomato campeggio natura, che si sviluppa sulle due rive del fiume Isle. Un gioiellino che mi sento di raccomandare a chi ama questo genere di cose. Ne approfittiamo per farci una ricca e corroborante doccia, in un ambiente pulito e splendidamente organizzato.

Con Paola vado in paese dove acquistiamo patè di vari tipi e altre specialità locali come cosce e stomaco d’anatra precotte nel loro grasso. L’occasione è troppo ghiotta per non cenare all’aperto sotto la tenda. Ma com’è giusto che accada, riusciamo a cenare appena in tempo, prima che si aprano le cataratte del cielo e si scateni la pioggia che ci costringe a rientrare nei mezzi, riponendo tutte le attrezzature bagnate. Andrea non gradisce e lo fa capire, ma stasera non è possibile fare il solito giretto. Cercheremo di intrattenerlo, tenendolo in braccio a turno, camminando all’interno del camper; ma è solo la voce e la dolcezza della mamma che infine lo tranquillizza e gli consente di trascorrere una buona notte.




17 agosto 2006 - giovedì




Le vacanze volgono al termine, ma c’è ancora tempo per scoprire un po’ di Perigord. Dopo il solito giro mattutino in paese per l’acquisto di pane, dolci e specialità locali da portare a casa in ricordo, compreso l’invio di cartoline ricordo ad un numero sempre più ristretto di destinatari (sta proprio per finire la consuetudine di inviare cartoline ricordo) ed il sempre necessario rabbocco delle acque, ci rimettiamo in marcia, sotto un cielo grigio che non promette niente di buono.

Su strade secondarie e poco trafficate prendiamo confidenza con la regione, mettendo a dura prova le capacità del navigatore (Paola con il passare dei giorni si è dimostrata sempre più in grado di distinguere sulla cartina la differenza tra un fiume ed una strada) e dei piloti che devono destreggiarsi con strettoie e curve a gomito. Sulla D43 raggiungiamo Vergt, poi sulla D45 e D2 a St.Alvaire e quindi a Tremolat. Qui ci fermiamo nell’A.A. e dopo esserci documentati al sindacate d’iniziative, riprendiamo il camper per salire al Cingle. È un punto panoramico da cui si vede un’ansa della Dordogne coi campi coltivati a farle da contorno. Canoe e barche elettriche solcano il fiume in un silenzio tranquillizzante. Magnifico ed appagante.

Pranziamo nel piazzale di sosta e alle due - dopo che Davide e Andrea hanno fatto il riposino - ci rimettiamo in strada. Prima Limeuil, uno dei più belli villaggi di Francia alla confluenza della Vezere con la Dordogna, che costeggiamo sulla veloce D29 attraversando Le Buisson de Cadouin, Siorac en Perigord, St Cyprien. Tutte località molto belle e attraenti ma che scompaiono di fronte a Beynac et Cazenac, col suo castello in cima alla rocca e La Roque Gageac, dove sostiamo qualche minuto nell’AA in cui dormimmo anni fa. La meta è Domme.

Un altro villaggio stupendo di questa zona in cui ho lasciato il cuore. Un trenino a motore ci porta per &euro 2,00 a testa dal parcheggio (AA) al centro. Il tempo non è dei migliori e Andrea poco coperto, così scattiamo solo qualche foto dal balcone panoramico e col primo trenino rientriamo (altri 2 euro a testa), gustandoci comunque il giro di questo stupendo paese.

Per visitare le grotte ed il paese con calma, mi sono ripromesso di tornare in futuro. Mentre cadono le prime gocce di pioggia ci dirigiamo verso Sarlat la Caneda. L’obiettivo è di far conoscere questa splendida località ai nostri figli e con l’occasione consentir loro di concedersi un’altra cena, dove assaggiare le specialità del Perigord noir. Ma all’ingresso del paese un ingorgo spaventoso ci fa desistere dal nostro proposito e così alla prima rotatoria utile imbocchiamo la RN703 mentre comincia anche a piovere in modo sempre più forte.

Raggiungiamo Souillac e la sua area attrezzata, che si trova in una via parallela a quella principale, ma comunque tranquilla. Ci sistemiamo negli ultimi spazi liberi (anche se in serata arriveranno altri camper che non so come ma troveranno modo di sostare) e approfittando di una schiarita usciamo a far quattro passi, verificando la posizione e i menù proposti dai locali di zona, seguendo il suggerimento di una gentile signora locale.

Il paese è molto bello, esteso e degno di visita, ma improvvisamente riprende a piovere e quindi dobbiamo rientrare precipitosamente, riparando alla belle meglio Andrea e rinunciando così all’uscita notturna per cenare nei nostri mezzi, cullati per tutta la notte da una pioggia ora sottile, ora scrosciante che concilia il sonno.




18 agosto 2006 - venerdì




Partenza di buon’ora (ore 9,30) per una lunga tappa di trasferimento. Ovviamente Paola ed io abbiamo tutto il tempo per andare in paese ad acquistare baguette e croissant e visitare l’abbazia di Souillac, maestosa ed austera nella sua pietra beige; fascino che viene incrementato dalla solitudine in cui la visitiamo. Personalmente non concepisco tappe di mero trasferimento, percorrendo solo chilometri su chilometri, senza concedere nulla allo spirito e al piacere della scoperta.  Per oggi ho in programma altri siti da visitare, strada facendo. Percorsi solo pochi chilometri imbocchiamo una stradina secondaria panoramica che ci fa scoprire Pinsac (nemmeno riportata sulla nostra cartina) dove un ponte stretto, ma segnalato, scavalca la Dordogna. Da un idilliaco campeggio lì vicino partono con canoe invidiati colleghi che percorrono il fiume in tranquillità. Ed eccoci a Rocamadur. Una splendida giornata di sole ci accoglie e la città verticale è là ad aspettarci in tutta la sua imponenza. Stupenda, anche se ripeto lo stesso aggettivo tutte le volte che la vedo. Il tempo di scattare qualche foto e mostrare dall’hospitalet le principali attrattive ai ragazzi e ci rimettiamo in marcia per raggiungere Gramat, St Ceré (per portare Andrea a visitare le gouffre de Padirac dovremo aspettare ancora qualche anno), Bretenoux, Beaulieu sur Dordogne (il paese delle fragole) e quindi a Tulle. Tutto il tratto di strada sin qui percorso, seguendo il dorso delle colline, è panoramico, rilassante e da lasciarci il cuore, ma il tempo fugge ed una volta sulla RN89 corriamo via spediti. L’unica sosta è per il pranzo a Egletons dove facciamo un’ultima sosta al supermercato Champion.

Attraversiamo Ussel, St: Angel e dal colle della Ventose atterriamo a Clermont Ferrand. Attraversiamo la città senza soverchi problemi, nonostante le preoccupazioni preventive, e come programmato, prima di Thiers, imbocchiamo la D906 in cerca dell’area di sosta di Lac d’Aubusson, reclamizzata da un anonimo nostro predecessore come una delle più aree da lui visitate nel contesto della zona. La strada corre stretta e tortuosa non lasciando presagire nulla di quello che si troverà alla fine. Devo anche aggiungere che la località non è nemmeno riportata sulle nostre mappe e che per tutto il tempo avevamo la preoccupazione di avere sbagliato direzione.

Una volta arrivati scopriamo un angolo di natura, ricavato in un posto dimenticato del mondo, sfruttando il lago artificiale su cui ci concediamo un’escursione in pedalò, mentre Sabrina allatta Andrea. Sembra che il tempo scorra diversamente in questo silenzio contrastante la frenesia quotidiana.

A sera cena tutti insieme, un po’ di televisione per riprendere contatto con la quotidianità ed una lunga passeggiata in solitudine, già sapendo che questi momenti li avremmo rimpianti.




19 agosto 2006 - sabato




La notte è trascorsa nel silenzio più profondo. Un cielo grigio e nuvoloso ci aspetta al risveglio, con solo qualche squarcio di azzurro verso sud. Mi concedo un’ultima passeggiata con Andrea in riva al lago nero ed è già ora di rimetterci in marcia.

Torniamo sulla D906 e imbocchiamo la direzione sud. La strada panoramica costeggia la Doré e sale in quota attraverso il parco regionale du Livradois Forez. Attraversiamo bei paesini di cui i più rimarchevoli sono Ambert, Arlanc ma soprattutto La Chaise-Dieu. La strada è molto bella scorrevole e larga, di tutto riposo. Succede sempre che quando meno te l’aspetti vieni sorpreso. E così capita a noi, già intristiti dall’avvicinarsi della fine delle vacanze e dalla fase di rientro.

Prima di Puy en Velay restiamo folgorati dalla visione di Polignac ed il suo castello diroccato che ricopre un grosso spuntone di roccia a dominio del paese e della valle.  Ho letto molto della Francia e dei suoi luoghi, ma non ho difficoltà ad ammettere la mia ignoranza di quanto scoperto. Da rivedere. Anche Puy en Veley sarà per me una gradita sorpresa. Arrivando da nord si scende sulla città e se ne ha una visione bellissima con le sue case ed i suoi picchi che sembrano conficcati nel terreno da una forza soprannaturale e si innalzano verso il cielo strette e diritte. L’uomo ha aggiunto di suo le chiese e le statue che poggiano su ideali piedistalli. Troviamo un ottimo punto sosta dove pranzare, all’ombra di uno spuntone su cui domina una chiesa. Molto scenografico. Siamo anche fortunati nel trovare un ottimo boulanger patissier, anche se il personale è scostante e antipatico. Un pranzo da ricordare, ma è ora di riprendere la strada. Ci dirigiamo su Valence, aspettandoci una strada panoramica che in realtà non è.

Al contrario la RN15 fino St. Agreve e la RN533 fino a Valence sono estremamente tortuose, brutte e direi anche noiose. A mio avviso sconsigliabili in quanto stancanti e paesaggisticamente brutte. Con Davide avevamo anche vagheggiato l’idea di fare un salto a Tournon a vedere gli stabilimenti di Chausson e Challenger, ma le donne ci hanno vivamente sconsigliato essendosi annoiate e stancate.

Inoltre ci capita di attraversare Albourriere dove hanno avuto la brillante idea di organizzare un mercato, occupando anche la strada principale che attraversa il paese, senza predisporre transenne o percorsi alternativi. Ci troviamo così a percorrere qualche centinaio di metri, procedendo centimetro su centimetro, sfiorando persone e bancarelle, affumicando salumi e formaggi messi in vendita, mentre incrociamo auto, camper e camion i cui conducenti, come noi, sono allibititi di fronte a quello che vedono e stanno vivendo. E pensare che appena fuori dal paese ci sono spazi immensi che hanno adibito a parcheggio auto.

Abbiamo così modo di fare alcune considerazioni poco piacevoli sui francesi ed il loro modo di essere e vivere, mentre tutti i nostri programmi vanno in fumo in questi ultimi 100 km percorsi in oltre 3 ore. Appena a Valence imbocchiamo l’autostrada per Grenoble (&euro 12) che mi ero ripromesso di non percorrere in Francia e tutto in un fiato torniamo a Bourg d’Oissans dove solo pochi giorni prima avevamo iniziato il nostro viaggio. Cerchiamo di vincere la tristezza che ci assale all’idea che tra poche ore ci separeremo (i ragazzi hanno ancora qualche giorno di vacanza che intendono trascorrere tra questi bei monti) facendo un lungo giro del paese e cenando insieme per l’ultima volta questa estate. Sarà un’occasione per rivisitare i luoghi visti, ridere delle gaffe fatte, scherzare e fare programmi per il futuro. Un futuro di viaggi che vedrà Andrea diventare sempre più protagonista della nostra mini-struttura e che avrà le sue curiosità, le sue necessità e interessi.

Spero solo sarà sempre bello così stare tutti insieme.

All’alba di domenica, mentre i ragazzi dormono, Paola ed io rimettiamo in moto il Kreos sotto una pioggia fine per il ritorno in Italia e al lavoro.




Salut douce France, patrie de les campeurs. A la prochaine.




Questo diario è stato redatto da Luigi, nonno e guida (oltre che del Kreos) del gruppo. Con lui hanno partecipato: Paola, moglie, nonna, addetta ai rifornimenti e al buon mantenimento del mezzo; navigatrice a tempo perso; Sabrina, nuora e mamma speciale tuttofare (detta Duracel); Davide, figlio, meccanico e ottimo cuoco; e naturalmente la partecipazione straordinaria di Andrea, 3 mesi, animatore del gruppo, centro del nostro interesse e futuro viaggiatore di terra a tempo pieno. Le tappe in breve, con le zone di sosta, qui di seguito.






   
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
       
           
           
           
           
           
       
   
Novate - VanzagoROanneKm. 617Parcheggio di St. Louisgratuito
RoanneRuffec le chateauKm. 285Camping municipal de l’ile&euro 6,00 senza corrente
Ruffec le chateauChateubriantKm. 272Camping municipal&euro 6,45 senza corrente
ChateaubriantPlevenonKm. 196Parcheggio vicino alla chiesaGratuito
PlevenonTregastelKm. 140Area attrezzata&euro 5,00
TregastelLocronanKm. 149Parcheggio all’ingresso del paese&euro 3,00
LocronanTaupontKm. 242Camping de la vallée du Ninian&euro 14,30 con elettricità
TaupontGuerandeKm. 131Area sosta camper KerbinionGratuita
GuerandeTriaizeKm. 238Camping municipal&euro 8,20 senza corrente
TriaizeLe chateau d’OleronKm. 121Camping Les ramparts&euro 17,90 con elettricità
Le chateau d’OleronFaro di ChassironKm. 28Punto sosta per camperGratuito
Faro di ChassironNeuvic sur IsleKm. 240Camping En Plein Air Neuveucoise&euro 14,00 con elettricità
Neuvic sur IsleSouillacKm. 162Area attrezzataGratuita
SouillacLac d’AubussonKm. 308Area attrezzata&euro 5,00 senza corrente
Lac d’AubussonBourg de Oissanskm. 373Punto sosta della piscineGratuito
Bourg de OissansNovate - VanzagoKm. 354  





Per quanto riguarda i costi sostenuti non abbiamo tenuto un conto dettagliato. Va solo detto che non hanno superato i &euro 1.000,00 ad equipaggio e che più della metà sono per spese di carburante. Se lo stesso viaggio lo avessimo fatto in Italia, temo avremmo speso molto di più. È pur vero che non ci siamo concessi vizi, visite ai musei o altri diversivi, ma garantisco che ci siamo divertiti il giusto. Qualcuno dovrà pur riflettere su questo fatto se vogliamo rilanciare il turismo anche nel nostro meraviglioso Paese.