Guerra & pace


GUERRA E PACE


 


Prima di partire per un viaggio in camper, si cerca di avere un minimo di informazioni relative al posto che si intende visitare: il percorso, le strade panoramiche, i luoghi di particolare interesse, dove e cosa mangiare, dove fermarsi a dormire. Insomma, cosa aspettarsi.
Spesso le notizie che riusciamo a reperire da conoscenti, riviste e siti internet hanno la capacità di condizionare le nostre scelte, facendoci optare per una destinazione piuttosto che altre.


Ma il vero viaggiatore è anche capace di farsi prendere dalla curiosità e affidarsi all'incognita di un posto poco noto o poco rinomato.


Con queste premesse la nostra fantasia può creare delle aspettatve che purtroppo a volte risultano disattese. Ma non sempre.


Quest'estate mio marito ed io, con i nostri bambini di 9, 8 e 3 anni, durante le ferie in Croazia, abbiamo deciso di andare a visitare Mostar, in Bosnia.


Le uniche informazioni che avevamo erano inerenti alla recente guerra. Al confine abbiamo provato a chiedere informazioni relative alla sosta dei camper, se la città era "tranquilla", se vi era la possibilità di sostare liberamente, se esistevano aree attrezzate o campeggi...


Per tuta risposta, abbiamo ricevuto un "Non so, provate!" in un inglese piuttosto abbozzato.


Le premesse non erano le migliori! Percorriamo le poche decine di chilometri che separano la Croazia dalla città che tanto abbiamo tristemente sentito nominare.


Il paesaggio è piuttosto brullo: molti ruderi di case isolate, campi incolti e cimiteri. Insomma, nulla che ci motivasse ad andare avanti.
Poco prima dell'ingresso in città troviamo un cartello artigianale che indica "Autocamp 7 Km Blagaj": ci sembra una distanza eccessiva, per poter visitare il centro spostandoci a piedi. Decidiamo di passare prima per la città e di cercare qualche informazione. Il primo poliziotto che incontriamo non conosce altro che la propria lingua, ma riusciamo ad intenderci e ci indica un parcheggio poco fuori dal centro.
Seguiamo le indicazioni, ma alla vista delle auto abbandonate e semi smantellate che ci si pone davanti, desistiamo.
Attraversiamo nel frattempo un quartiere in cui la metà degli edifici è palesemente danneggiata da proiettili ed in stato di abbandono.
Poi i cimiteri: ovunque... addossati a chiese, minareti, case e negozi. L'autocamp ci sembra l'unica soluzione "forse" possibile. I km dal centro città al paese di Blagaj sono 10 e le nostre perplessità aumentano: costeggiamo la pista di una specie di aereoporto, quindi terra brulla, case distrutte e ancora cimiter.


Finalmente un cartello: Auto camp Wimbledon.


Un fazzoletto di terra arida, con qualche alberello giovane, due tende e una roulotte. Ma chi ce lo fa fare?
All'ingresso due campi da tennis regolamentari su erba, un'erba verde intenso, rigogliosa e perfettamente curata. Ci ricev una ragazza giovane, con un discreto inglese e molta disponibilità ci fornisce le varie informazioni di cui avevamo bisogno, e ci mostra il tariffario, circa € 18 a notte.


L'accoglienza è buona, e dicidiamo di fermarci una notte. Sistemato il camper, ci raggiunge il padre della ragazz, "Ibro" il titolare, con un piatto strabrdante di fichi. Il suo inglese è decisamente migliore del mio! Ci illustra gli orari del bus per raggiungere il centro, ci procura una piantina della città con le varie informazioni turistiche (anche in italiano) e ci illustra quali sono le zone più belle da visitare.


La mattina dopo perdiamo l'autobus, torniamo quindi in campeggio, dove la simpaticissima moglie di Ibro si offre di chiamarci un taxi, ed al suo arrivo contratta per noi: circa 10 €, ma si calcola con tassametro. Durante il viaggio vediamo il tassametro salire, e arriviamo in pieno centro che segna 19,90. Un po' avviliti consegnamo una banconota da € 20 e ci allontaniamo. Il conducente ci richiama e ci restituisce 10 €: il conto era in moneta locale, 2M=1€. Ignoranti noi, onesto lui!


Cominciamo il giro dal famoso ponte sulla Neretva: completamente distruto durante la guerra per separare etnie e religioni differenti, è stato magistralmente ricostruito e ora ne rappresenta simbolicamente la riunificazione. Una pietra posta ambo i lati riporta la scritta "Don't forget".


Tutto il quartiere attorno a questo monumento è divenuto patrimonio dell'Unesco, e la gente che lo percorre rappresenta davvero la multirazzialità.
Incontriamo persone, vestiti e costumi che sembrano distanti tra loro anni luce: turisti provenienti da ogni dove; lingue che neanche sappiamo riconoscere.
E' fantastico! Perfino i profumi cambiano di strada in strada: dai cibi, alle essenze, alle piante. Il nostro giro ci porta a visitare moschee, minareti, chiese, case turche, bazar di tutti i tipi. Pranziamo ottimamente in un ristorantino vicino al ponte: spendiamo circa 20 € in cinque.
Ci spostiamo nei quartieri un po' più periferici e ricadiamo nella desolazione post-bellica: le case sono in parte ricostruite ed in parte sventrate o danneggiate. I segni dei proiettili ovunque.
Ma la cosa che più copisce è il fatto che i parchi cittadini siano stati trasformati in cimiteri e i dati anagrafici riportati sulle lapidi fanno rabbrividire.
Forse è tutto questi insieme di aspetti fantastici e drammatici che fanno di Mostar una città speciale.


Tornati all'Auto camp decidiamo di fermarci un'altra notte, e la mattina dopo visitiamo Blagaj e la sorgente di un affluente della Neretva: un sito molto particolare e spettacolare.


Prima di lasciare l'Auto camp facciamo due chiacchere con il titolare, il quale ci spiega che lui lavora in polizia, ma tra poco andrà in pensione e, pensando al futuro suo e della famiglia, dua anni fa decise di intraprendere questa nuova attività, sperando in un prossimo sviluppo turistico.
La struttura, ancora in fase di completamento, offre tutto l'indispensabile, con servizi igienici nuovi e impeccabili, acqua calda e fredda, docce singole o per famiglia, corrente elettrica, lavatoi, bar, campo di calcio. INoltre afitta camere per il periodo invernale. Ma ciò che colpisce è l'intraprendenza, la gentilezza e la disponibilità di questa famiglia, che senza gesti eclatanti ma con molta semplicità ci ha fatto trovare un po' di pace in un paese devastato dalla guerra.
Questa lettera è un ringraziamento alla simpatia e all'ospitalità che ci hanno offerto.


N.B. Per una corretta informazione invio i dati completi dell’auto camp: Auto Camp Wimbledon Mostar - Blagaj Tel. Fax ++387 36 572 582 Mob. ++387(0)61 204 300 E-mail: ibrozalihic@hotmail.com Web: www.wimbledon.ba