Succede che si esprimano giudizi superficiali sul Paese che si sta visitando: ma è opportuno evitare affermazioni troppo categoriche per non fare brutte figure ed innescare false leggende metropolitane.
Qualche anno fa ho conosciuto a Figeac, una cittadina francese situata nel dipartimento del Lot, un procuratore della Repubblica. Questo signore possedeva una seconda casa nella Valle dell’Ubaye, quasi al confine italiano del Colle della Maddalena. Parlando, mi ha molto magnificato le bellezze dell’Italia, almeno nella zona confinante, ma contemporaneamente ha denigrato la cucina italiana che secondo lui non regge il confronto con quella francese. Questa sua affermazione ha fatto cadere una delle mie più granitiche certezze: ho sempre sentito grandi elogi al riguardo. Alla fine mi sono reso conto che questo signore, data la sua posizione, frequentava abitualmente ristoranti stellati, ma quando sconfinava in Italia si serviva delle trattorie poste lungo la strada che, effettivamente, non possono reggere il confronto con ristoranti di un così alto livello.
In pratica non aveva fatto un confronto omogeneo e aveva assunto che tutta la cucina italiana fosse di bassa qualità. Questo succede spesso quando le persone si comportano in modo superficiale e giudicano di conseguenza. Se c’è una cosa che mi irrita particolarmente sono le affermazioni gratuite che non trovano riscontro nella realtà. Quante volte sentiamo dire, da persone che ritornano dall’estero, “in Italia si mangia meglio” o “le opere d’arte italiane sono più belle”? Ciò, permettetemi, denota un’assoluta mancanza di conoscenza del Paese straniero che si sta frequentando. La mia esperienza in quanto a viaggi mi ha fatto capire che non c’è Paese al mondo che non possa reggere il confronto con il nostro. Certamente c’è diversità di qualità e di prezzo tra un ristorante e l’altro e ci sono alimenti che non si adattano al nostro gusto.
A me, per esempio non piace né il fegato né il rognone per cui evito sempre i piatti che li contengono, tuttavia la prima volta che sono stato in Gran Bretagna, conoscendo allora poco la lingua inglese, mi sono fatto attrarre da un piatto chiamato “steak and kidney pie”, non sapendo che “kidney” significa appunto rognone. È stato un vero incubo portare a termine quel pasto, la colpa non è però della cucina inglese, ma della mia ignoranza della lingua che mi ha indotto a fare una scelta sbagliata. Ciò che è successo a me succede giornalmente ad altre persone, alcune obiettive, altre un po’ meno, per cui non c’è da stupirsi se nascono così tante leggende metropolitane sulle varie cucine. Qualche tempo fa girava la voce che in Germania si condissero gli spaghetti con la marmellata.
Io sono stato diverse volte in quel Paese e ci ho pure vissuto, ma nelle pochissime volte che ho ordinato spaghetti non ho visto sughi cucinati con la marmellata. Probabilmente chi ha divulgato questa notizia ha confuso gli spätzle con gli spaghetti. Gli spätzle, sorta di pasta fresca fatta con acqua e farina, è un piatto tipico di tutti i Paesi a cultura tedesca e viene utilizzato come contorno, al posto del pane, per piatti di carne in umido, in particolare di selvaggina. I cuochi tedeschi per togliere il gusto di selvatico utilizzano la marmellata di ribes che, detto per inciso, forma un abbinamento strepitoso. Ecco dunque svelato l’arcano: spätzle e confettura di ribes han dato vita alla leggenda metropolitana degli spaghetti con la marmellata.Quando si viaggia in altri Paesi è necessario un minimo di preparazione, altrimenti, come da esempi, si corre il rischio di dare giudizi superficiali che non fanno certamente onore a chi li dà. Piuttosto, se si hanno dei dubbi, è certamente meglio tacere.
Buon viaggio a tutti!