Eh sì, dobbiamo ammetterlo: il mistero ci affascina e così, dopo esserci occupati di antiche abbazie e degli enigmi che circondano i Templari, non potevamo non rivolgerci anche al mondo del paranormale. Puntiamo la nostra attenzione ai castelli del Trentino, regione ricca di manieri antichi e maestosi, la cui storia è spesso intrecciata con quella di presenze misteriose, dei vecchi signori che li abitarono e che ancor oggi – almeno secondo chi crede a queste voci – tornano a visitare sale e stanze che li videro protagonisti della storia. Parleremo quindi di fantasmi che spesso e volentieri hanno l’abitudine di manifestarsi all’occhio umano, come dicono quanti affermano di averli visti.
Castel Romano, posto nel territorio comunale di Pieve di Bono, fu costruito nel XII secolo come casatorre per il controllo della valle del Chiese. Fu prima feudo degli Appiano e poi degli Arco, ma nel XIV secolo passò definitivamente ai Lodron e fu proprio sotto il dominio di questa famiglia che l’originale struttura venne ampliata con l’aggiunta di alcuni edifici residenziali decorati da pregevoli affreschi, come dimostra quello rimosso ed oggi conservato nel Museo Diocesano di Trento. Durante il primo conflitto mondiale, Castel Romano venne pesantemente bombardato dalle artiglierie italiane che lo ridussero praticamente ad un rudere, tuttavia, è stato recentemente restaurato in modo da permettere una buona fruizione da parte del pubblico. I bombardamenti non impedirono però allo spirito di Dina Lodron, moglie del conte Ettore, di vagare indisturbato per il castello.
Vi sono infatti due leggende legate alla nobildonna, che però traggono origine dalla realtà in quanto la contessa Dina divenne famosa per le sue innumerevoli storie d’amore con i ragazzi di Pieve di Bono. La prima leggenda vuole che, essendo ella bellissima e passionale, assecondava le sue voglie invitando al castello i più bei giovani del paese. Dopo le notti di passione, i giovani venivano condotti dalla dama sino al pozzo situato nel cortile del castello e spinti nella fossa, restando uccisi dalle lance acuminate poste al suo interno. La seconda leggenda narra invece che la nobildonna fosse piuttosto scialba in fatto di bellezza e per questo motivo, invidiosa oltretutto delle graziose ragazze di Pieve di Bono, si vendicasse di quella che riteneva un’ingiustizia, obbligando i ragazzi a giacere con lei, uccidendoli dopo averne condiviso il piacere, appunto gettandoli nel pozzo delle lance. A porre fine ai delitti perpetrati da Dina, pare che sia stato un frate o un prete, il quale uccise la donna con un colpo di archibugio. Qualunque sia la realtà dei fatti, visitando Castel Romano, non mi avvicinerei al pozzo... www.comune.pievedibono-prezzo.tn.it
Il luogo in cui sorge Castel Drena è stato abitato sin dalla preistoria, come testimonia il ritrovamento dei resti di un castelliere dell’età del bronzo. I primi proprietari del maniero di cui si abbia notizia furono i Sejano, i quali si scontrarono con i conti d’Arco in quanto quest’ultimi anelavano a conquistarlo, data la posizione strategica sulla strada che collega Trento al lago di Garda. Gli Arco ebbero la meglio e nel 1174 il castello divenne di loro proprietà. Nel 1703 l’edificio, come accadde ad altri della zona, fu distrutto dalla furia del generale francese Vendome durante la guerra di successione spagnola. Oggi, in seguito ai restauri effettuati dalla provincia di Trento, il castello non solo è visitabile, ma è diventato anche sede di un interessante museo archeologico. Essendo stato teatro di numerosi scontri che sfociarono in altrettanto numerosi massacri, non è quindi una sorpresa scoprire che tra le sue mura risiederebbero molti fantasmi che manifestano la loro presenza con urli, passi e cigolii vari. Pare, infatti, che siano gli spettri dei soldati uccisi durante gli scontri dei secoli passati; tuttavia, la leggenda non si ferma ai fantasmi ed infatti si narra che Castel Drena nasconda un enorme tesoro custodito dal diavolo in persona e che nessuno ha ancora avuto la ventura di poter portare alla luce. www.comune.drena.tn.it
Il castello di Arco si erge su di uno sperone roccioso che si erge sulla piana del fiume Sarca ed è formato da numerose fortificazioni che in passato si pensa facessero parte di un corpo unico, inglobando anche il borgo sottostante. Il castello risale all’anno Mille circa, ma il luogo su cui è stato costruito il maniero fu abitato da varie tribù sin dal 300 a. C. La fortezza resistette a diversi tentativi di assalto, in particolare da parte dei Sejano e dei Lodron; tuttavia a partire dal Settecento conobbe una fase di decadenza, a causa dei bombardamenti da parte dell’esercito francese, capitanato dal già citato e famigerato generale Vendome. Nel 1986 il castello fu sottoposto ad un energico restauro da parte della Provincia di Trento che consolidò le torri principali e riportò alla luce un pregevole ciclo di affreschi. Il maniero è oggi visitabile e si raggiunge con una passeggiata di circa venti minuti attraverso l’uliveto che lo circonda. Al di là del valore storico monumentale, vi è anche un’altra ragione che rende interessante la sua visita, in quanto è da sempre legato a leggende e credenze popolari.
Tanto per cominciare le finestre del complesso sono trecentosessantacinque, esattamente come i giorni dell’anno e questa identicità fa supporre l’esistenza di un significato esoterico. Tuttavia la leggenda più suggestiva riguarda la comparsa improvvisa di torri e bastioni edificati in una sola notte, che per questo all’epoca si ritenne fossero stati costruiti dal diavolo. Molti uomini hanno perso la vita all’interno della struttura e sembra che alcuni di essi non abbiano mai lasciato le mura che difesero strenuamente; quindi non sorprende apprendere dell’esistenza di spettri dimoranti all’interno. Tra questi, c’è di sicuro Antonio d’Arco, che perpetrò un alto numero di atrocità, tanto da essere giustiziato dal popolo nel 1389 e le cui apparizioni improvvise e terrificanti sono state documentate più volte. Altro famoso fantasma che sembra si aggiri tra i corridoi del castello di Arco è quello di Ottavio Avogadro, un brigante che utilizzò il maniero come nascondiglio dove riporre gli ingenti bottini frutto delle sue razzie e che fu anch’esso giustiziato dal popolo in rivolta. www.comune.arco.tn.it
Le prime notizie certe riguardanti Castel Beseno, in quel di Besenello, risalgono al XII secolo. All’epoca faceva parte del feudo degli Appiano ed era abitato da una famiglia loro vassalla, i De Beseno appunto. Tuttavia, nel corso dei secoli cambiò sovente di proprietà finché, verso la metà del Quattrocento, Marcabruno II Castelbarco entra nella storia del castello. Ed è proprio in questo periodo che la fortezza si trova invischiata nelle diatribe tra le truppe di Venezia e quelle del Tirolo che sfociano, nel 1487, nella battaglia di Calliano, in cui millecinquecento veneti furono uccisi o fatti prigionieri ed il loro comandante, Roberto Sanseverino d’Aragona, finì annegato nell’Adige. Un altro fatto d’armi contribuì ad accrescere la fama di Beseno come fortezza inespugnabile: verso la fine del Settecento, infatti, fu protagonista di un feroce assedio da parte delle truppe napoleoniche che malgrado la preponderanza di forze, non riuscirono ad espugnarlo e vennero poi sconfitte da una colonna di truppe austriache giunte in difesa del castello. In seguito allo stabilizzarsi della situazione politica ed alla perdita d’importanza come struttura difensiva, Beseno passò attraverso un lungo periodo di trascuratezza, finendo abbandonato nell’Ottocento, non prima di esser scoperchiato per non pagare le imposte sulla proprietà.
Nel 1973 fu donato alla Provincia di Trento, che intraprese subito opere di restauro per farne una delle sedi distaccate del museo del Castello del Buonconsiglio. Due le leggende che interessano la fortezza: la prima narra che un cavaliere nero comparve in una notte di tregenda, tra lampi e tuoni, in sella a un destriero nero come la pece, scortato da una masnada di sgherri e sotto la minaccia delle armi, obbligò gli abitanti a costruirgli un castello sulla sommità della collina. Insediatosi nella fortezza, cominciò da subito ad opprimere la popolazione di Besenello con tasse inique finché quest’ultima, esasperata dai soprusi, assaltò la roccaforte e scacciò il tiranno di cui si persero le tracce. Tuttavia non scomparve il suo fantasma: infatti nelle notti di luna piena, si può scorgere una fiammella aggirantesi tra le mura dell’antico palazzo. Non è altro che lo spirito del cavaliere nero, condannato a vagare in eterno per espiare le malefatte commesse. La seconda leggenda parla di un assedio durato sette anni che stremò gli abitanti di Castel Beseno: questi, oramai vinti dalla fame, vennero tuttavia salvati da una vecchia mercante, che convinse gli assediati a lanciare oltre le mura le ultime vacche ed i residui sacchi di grano rimasti, per far credere agli assedianti di avere ancora tantissime scorte alimentari. Costoro, rimasti increduli davanti allo spettacolo degli animali e delle cibarie buttati oltre la cinta del castello, furono così portati a pensare che l’assedio sarebbe durato ancora per molto tempo e quindi rinunciarono all’impresa. ritirandosi nel giro di poche ore e liberando gli abitanti di Castel Beseno dal pericolo di morte. Mentre tutti festeggiavano, l’astuta mercante scomparve nel nulla e di lei si perse ogni traccia, anche se qualcuno ancora afferma di vederla girare, nelle notti senza luna, nei dintorni del Castello…
MA I FANTASMI ESISTONO DAVVERO?
È praticamente da quando esiste l’homo sapiens sapiens che ci si pone questa domanda. In molti hanno cercato di dimostrarne l’esistenza, alcuni con metodi empirici e altri con teorie scientifiche. Tra quest’ultime ce n’è una che si avvale dell’elettromagnetismo: secondo il team di psicologi britannici capitanati da Richard Wiseman esiste una relazione tra avvistamenti spettrali e campi magnetici. Gli studiosi hanno analizzato alcuni luoghi in cui sono state denunciate presenze di fantasmi: orbene, questi luoghi sono soggetti, secondo il team di ricerca, a variazione dei campi magnetici più elevate rispetto alla norma. Il fenomeno è stato altresì confermato da altri studi. Che dire quindi? Così è, se vi pare.
FORSE NON TUTTI SANNO CHE...
...anche tra i fantasmi esistono i Vip che in qualche modo hanno caratterizzato la storia e le leggende italiane nei secoli. Eccone alcuni esempi Cecilia Gallerani, amante di Ludovico Sforza (il Moro) immortalata da Leonardo da Vinci nel dipinto “La dama con l’ermellino“, è uno dei fantasmi più celebri di Milano ed appare la sera in vestaglia bianca nel palazzo Carmagnola, in via Broletto. Gabriele d’Annunzio, maestro di dissolutezza da vivo, si aggirerebbe in Piazza Unità d’Italia a Trieste, vestito in modo impeccabile, alla ricerca della strada per Fiume. Olimpia Maidalchini Pamphilj compare nella notte in una carrozza nera dalle parti di Ponte Sisto a Roma. Cognata di Papa Innocenzo X, era famosa per la smania di accumulare ricchezze e denaro. Poche ore prima del decesso del Papa, cui doveva la sua fortuna, fuggì su una carrozza con due casse di monete d’oro e per questo motivo ancor oggi è considerata dai romani persona spregevole.
PER LA SOSTA
• Castel Romano: Area sosta camper al parcheggio Cologna
Indirizzo: presso Ufficio turistico Valle del Chiese - Pieve di Bono GPS: Lat. 45.9309 - Long. 10.63809 • Castel Drena: Camping Resort Drena Indirizzo: Via al Castello, 1 – Drena GPS: Lat. 45.97149 - Long: 10.93946
• Castello di Arco
Indirizzo: Via Paolina Caproni Maini - Arco GPS: Lat. 45.92193 - Long. 10.88984 • Castel Beseno: Parcheggio comunale Indirizzo: Via Pietro Vanzetti Besenello GPS: Lat: 45.94216 - Long: 11.10931