Turismo in libertà. I Giardini all'italiana: Equilibrio tra la Follia

Villa Farnese e il Sacro Bosco di Bomarzo. Alla scoperta dei giardini all'italiana del Rinascimento, con le sue eccezioni straordinarie. E poi storie di cardinali e condottieri, che hanno fatto dei loro giardini un simbolo di potere

Siamo andati nella Tuscia, a scoprire i giardini del Rinascimento, in particolare quelli di Villa Farnese e di Bomarzo, in provincia di Viterbo. Sì perché il Rinascimento, con i suoi luoghi a misura d'uomo e la sua semplicità un po' sfarzosa, si associa bene all'ideale del turismo facile, agli spazi piccoli ma giustamente proporzionati. Un po' come il nostro camper di sette metri e mezzo, durante quelle notti stellate tutte da guardare attraverso l'oblò. E partiamo in strada. 

Villa Farnese 

Villa Farnese, nel comune di Caprarola, ci offre di colpo la vista di uno dei cinque segmenti che compongono la sua pianta pentagonale. Così bello è il palazzo che, osservato dall'alto, sembra sfidare il Pentagono americano. Un po' per gli stessi motivi di difesa, nel 1557 nacque infatti Villa Farnese, fortificazione di carattere militare poi tramutata in residenza su ordine di Alessandro Farnese, duca di Parma e di Piacenza, nonché noto generale italiano. Un uomo di guerra dunque, battezzato da una decina di cardinali e dal papa in persona, Alessandro, che scriveva in latino già all'età dieci anni. Divenuto a sua volta cardinale, Farnese aveva dato incarico all'architetto Jacopo Vignola perché si donasse forma al mirabile progetto intrapreso dal nonno. Il risultato è stato ineccepibile: Villa Farnese è ciò che viene definito dagli storici dell'arte come un capolavoro del manierismo nel Rinascimento. 

Con i suoi due giardini (uno a sud-ovest e l'altro a nord-est), la Villa è incantevole, così bella che anche il presidente emerito della Repubblica, Luigi Einaudi, la utilizzava come residenza estiva. Einaudi trascorreva infatti parte del suo tempo nella segreta Casina del piacere, un palazzino appena distaccato dalla Villa, che il cardinal Farnese aveva fatto edificare per ospitare gli amici di corte. 

Alla Casina del piacere si accede dalla doppia rampa di scale, dove le fontane di bocche di delfini zampillano ritmicamente sulle numerose vasche sfalsate. Queste si susseguono in un canaletto culminante nella vasca principale, e qui infine si liberano i getti arcuati delle cornucopie

Il flusso delle acque, come se fosse uno solo, pare accompagnarci attraverso i percorsi del giardino d'estate verso quello d'inverno, detto anche giardino "basso". L'acqua è dominante, e Farnese la volle anche scherzosa, con getti nascosti che sapevano sapientemente stupire gli ospiti di corte.

Oltre i terrazzamenti, dietro alla Palazzino, terminano gli incantevoli "giardini di sopra", che si caratterizzano per il loro aspetto tardo rinascimentale e le geometrie pure. Il verde del bosso incornicia gli spazi dentro enormi losanghe, segnando numerosi sentieri e labirinti. L'emozione che si prova è di essere immersi in un magico equilibrio dell'universo. C’è il nuovo senso del bello rinascimentale, quello che aveva saputo imporsi sul lugubre Medioevo, utilizzando semplicemente i vecchi canoni estetici dell'epoca classica. Insomma: il passato che si fa nuovo. 

Durante il periplo dei giardini bassi, nel retro del palazzo, scopriamo l'immobilità rassicurante delle Cariatidi. Paiono sorvegliare la quiete del verde, avvolte dai profumi del bosso, che dalla terra inebriano l'aria circostante le siepi. Scopriamo poi la grotta di tufo, riempita di concrezioni calcaree. E ammiriamo per un istante le fattezze della fontana di "Venere che sorge dal mare", disposta agli occhi del visitatore in tutta la sua innocente bellezza. Ecco invece la fontana dei Satiri, dove lo scherzo si fissa nella materia del granito meravigliosamente scalpellato. 

Tutta l'acqua che irriga canali, canaletti e fontanelle di villa Farnese, proviene dalle sorgenti delle colline adiacenti (a discapito della città di Caprarola NDR), grazie a un mirabile progetto d'ingegneria idraulica. Una curiosità: stando alle ricerche degli esperti botanici, i giardini all'italiana del Rinascimento erano senza fiori. 

L'ordine, che si lega al simbolismo e alla bellezza estetica di questi luoghi, pare vincere ancora tutt’oggi, quasi a testimoniare un'imperitura resistenza del dominio della dinastia Farnese. Ma, va detto, che a questo dominio si è infine frapposto nel 2015 lo Stato, divenendo proprietario della tenuta.

Villa Farnese, si sa, è ispirata ai motivi classici di Villa Adriano, imperatore latino dei più famosi, che per sfarzo e piaceri scelse invece Tivoli, città peraltro poco distante da Viterbo.  Il tempo di un week-end è breve, ma qualche informazione su questa villa imperiale è d'obbligo, se non altro per collocare gli ideali architettonici dei giardini del Rinascimento italiano. A Villa Adriana la tanta acqua dell'antica Tibur (Tivoli) ci era arrivata con un acquedotto. L'acqua serviva a simboleggiare il potere di Adriano, che intanto si era già esteso fino al confine con la Scozia (dove ricordiamo il famoso Vallo di Adriano). L'imperatore voleva raccontare attraverso la Villa i suoi viaggi da condottiero, e così avrebbero fatto altri generali del rinascimento, come Farnese e Orsini. Un esempio dei souvenir imperiali di Adriano è proprio la vasca del Canòpo, elemento centrale della Villa, che vuole raffigurare un braccio del Nilo. E anche qui, come a Villa Farnese, troviamo elementi ricorrenti, fra cui le statue delle cariatidi e una sala dei filosofi.

Bomarzo e il Parco dei Mostri

Epoca classica, Rinascimento e Neoclassicismo romantico sono certamente legati da un filo conduttore, perciò abbiamo scelto come ulteriore tappa del nostro weekend in camper i vicini giardini di Bomarzo, noti anche come Il Parco dei Mostri. Perché anche i romantici? Perché nell'arte dei giardini di Bomarzo si scopre un Rinascimento che, a quell'epoca, pareva già preannunciare il futuro Romanticismo. Bomarzo è l'eccezione alla regola (quella stranezza che peraltro fa bella l'Italia): luogo dove l'equilibrio rinascimentale si rompe, e la misura d'uomo degli spazi si volge al misticismo e al meraviglioso, che insieme mutano in forme di incubo e orrore. Bomarzo è così: con le statue assurde, le bislacche fontane, la casetta pendente e i suoi mostri immaginari.

Realizzato con l’opera dell’architetto Pirro Ligorio nel 1552, oggi chiamato anche sacro Bosco o Villa delle Meraviglie, il giardino di Bomarzo (in provincia di Viterbo) era stato voluto, a fine Cinquecento, dal principe Orsini. Anche lui guerriero internazionale e al contempo uomo di chiesa, al pari di Alessandro Farnese, cercava più visibilità e la trovò, con questo bosco dei mostri che, chissà perché, dedicò alla moglie Julia Farnese. 

Dei mostri di Bomarzo c'è anche un celebre documentario, girato da Antonioni. Il noto cineasta descriveva questo posto come "un giardino incantato dei giganti" dotato di un "primitivismo un po' ironico". E anche Salvador d'Alì, celebre pittore della follia, aveva voluto farsi immortalare per un reportage fotografico all'interno del parco. 

Orsini, personalità eccentrica, desiderava un luogo dove il meraviglioso incontrasse la materia. Un parco per stupire la nobiltà dell'epoca. E ci era riuscito. 

Passeggiando fra il muschio che esplode nelle zone d'ombra, riempiendo le statue e colorandole di verde, e attraverso il bosco piantumato a dovere, il giardino ci invita per un viaggio davvero alchemico e metafisico. Ed ecco il grande Elefante nel campo di granoturco, che pare sollevare con la sua proboscide un guerriero romano. Volgiamo lo sguardo su Echidna, donna serpente mentre osserva i due leoni. La balena e la maestosa tartaruga. Entriamo poi nell'enorme bocca dell'Orco, dove la voce dei visitatori si fa mostruosamente distorta. C'è Cerere, con il cesto di spighe e la cornucopia. Ercole e Caco, intenti in una lotta fra giganti. Le sfingi, e Proteo che porta sul capo il globo e la torre, simbolo degli Orsini. 

Sono tutte enormi statue di basalto che segnano il percorso verso il Mausoleo, imponente masso simile a una tomba etrusca. Cambiamo direzione, verso un ulteriore luogo sacro che si scosta dal percorso dei giganti: il Tempio di Julia, seconda moglie del cardinale Orsini. Questo tempietto, al contempo un po' classico e un po' rinascimentale, era stato progettato dallo stesso architetto di Villa Farnese, il Vignola. 

E' impossibile non scorgere nel parco la casa pendente, il cui pavimento è volutamente inclinato, come a volerci imporre nuovamente l'abbandono della ragione per un ennesimo sovvertimento dei sensi, così, proprio come gli piaceva al principe Orsini. 

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Appunti di Viaggio

Per arrivare

Dal centro nord, dall’Autostrada Firenze-Roma, uscire a Magliano sabina, proseguire sulla SS3 via Flaminia in direzione Roma, svoltando poi sulla strada provinciale 74 in direzione di Fabrica di Roma e da lì proseguire verso Caprarola che è a pochi chilometri. Oppure, venendo da Roma è possibile percorrere la SS 2 via Cassia fino all’altezza di Monterosi, dove si esce sulla SS 311 direzione Nepi, per poi proseguire a sinistra su SP 1 in direzione Ronciglione, lasciano poi questa strada e proseguendo sua SP 36 e SP 69 in direzione Caprarola. 

Bomarzo dista 4 km dal casello di Attigliano della A1, da Viterbo 20 km, da Montefiascone 33 km, da Roma 68 km, da Firenze 200 km.

PER LA SOSTA

Parcheggio della Chiesa di Santa Teresa, viale Santa Teresa a Caprarola, parcheggio gratuito che dista meno di 1 Km da Villa Farnese, GPS: N 42.326964, E 12.235977 (si consiglia di arrivare dalla strada provinciale 69 esternamente dall’abitato e non passare nel centro di Caprarola, molto stretto)

Parco dei Mostri in località Bomarzo (VT): nel parco c'è possibilità di sosta per camper e caravan con carico e scarico € 5,00; per la sosta di un giorno € 8,00. Appena fuori dal parco c'è l'area di sosta comunale (non attrezzata)

Informazioni utili

Orari di apertura Palazzo Farnese di Caprarola (VT): da martedì a domenica ore 8.30–19.30 (la biglietteria chiude alle ore 18.45)

Il parco è visitabile dal Martedì al Sabato dalle 8.30 a un’ora prima del tramonto, solo in condizioni meteo favorevoli.

Chiusura: lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre salvo aperture straordinarie su progetto.

Non sono ammessi animali domestici.

La villa è solo parzialmente accessibile alle persone disabili.

Biglietto intero: 5,00 euro

Biglietto ridotto: 2,50 euro

Orari Parco dei Mostri in località Bomarzo (VT): 08.30-19.00 dal 01/04 -al 31/10 

Biglietto: adulti o bambini oltre 13 anni: Euro 11,00. Bambini fino a 4 anni gratis, da 4 a 13 anni Euro 8,00

Info:

Web www.parcodeimostri.com 

GPS 42.491858 – 12.247747

Con la sola eccezione dei cani guida per le persone non vedenti, nessun animale è ammesso nel Parco.

Andrea G. Cammarata