Il turismo porta ricchezza ma al contempo crea dei danni dovuti alle masse che si riversano nelle città d’arte e nei siti naturalistici. Si può evitare di far scempio del patrimonio culturale e della natura di un paese?
Per rispondere alla domanda va innanzitutto stabilito cos’è il turismo di massa. I grandi viaggi come quelli intrapresi dai giovani della nobiltà europea fra Settecento ed Ottocento (il cui scopo era di insegnare a vivere) salvo rarissime eccezioni sono terminati e, con la facilità con cui si viaggia oggigiorno, si può tranquillamente dire che oramai tutto il turismo è di massa.
Ed è assolutamente comprensibile, anche se non giustificabile, che con l’aumento di persone viaggianti, aumenti anche la concentrazione di individui dal comportamento non sempre ortodosso.
Cito il caso del Colorado di Rustrel (località francese conosciuta per le sue colline scenografiche, dette anche il Colorado della Provenza, vedi foto a fianco, ndr) che riceve annualmente duecentomila visitatori fra i quali molti che portano a casa, come souvenir, pezzi d’ocra e percorrono il sito fuori dai percorsi segnati, provocandone un graduale deterioramento.
Tutto questo è evitabile? In teoria sì, ma in pratica salvo prendere provvedimenti drastici come il contingentamento dei visitatori, sembra un problema di difficile risoluzione.
Certo, bisognerebbe che ogni viaggiatore o visitatore fosse preparato ed educato, ma è impensabile fare l’esame di maturità a ogni persona che entra in una città d’arte o in un complesso naturalistico.
La scuola può quindi offrire una grossa mano per educare i giovani al rispetto dell’ambiente e del patrimonio artistico, ma questo è un processo che richiede tempo e purtroppo non ne abbiamo molto a disposizione, anzi in molti casi siamo addirittura in ritardo.
Un’altra soluzione, comunque non esaustiva, è la regolamentazione, ma regolamentare significa anche proibire e, al di là del senso civico individuale, ci sarebbe una levata di scudi perché il turismo porta quattrini e limitarne l’afflusso significherebbe ridurne i benefici, con tutte le implicazioni che questo comporta.
Stiamo tutti toccando con mano il disastro economico provocato dal lockdown, e se vogliamo conservare intatte le bellezze del mondo per i nostri figli, dobbiamo tutti collaborare per fare sì che il turismo in generale non sia un danno, ma una risorsa, ricordandoci però che il turismo di massa non è solamente costituito da coloro che sbarcano da una nave da crociera o da un autobus, ma da tutti coloro che viaggiano, compresi noi amanti del plein air.
È solamente acquisendo la coscienza che tutti noi possiamo far danni, che riusciremo a limitare il disastro in corso d’opera, per cui: chi viaggia deve comportarsi sempre con senso civico ed educazione, e gli operatori turistici dovranno accettare di offrire un turismo meno esasperato, anche se ciò significa limitare gli incassi.
Buon viaggio a tutti!