Un itinerario sfizioso tra i villaggi bianchi dell'Andalusia. Un tuffo nel passato alla scoperta dell'impronta che hanno lasciato gli arabi durante la loro dominazione del Paese. Un viaggio singolare che porterà il visitatore a conoscere una cultura diversa da quella europea, ma comunque affascinante e di forte richiamo
La dominazione araba in Spagna non ha lasciato in eredità solamente città magnifiche come Granada, Siviglia e Cordoba, ma anche una serie di piccoli villaggi chiamati “pueblos blancos” dal bianco delle case, così tinteggiate per difendersi dai raggi del sole che in questa regione sono piuttosto cocenti. Questi villaggi sono tutti situati nell’Andalusia, in provincia di Cadice, e chi avrà la fortuna di visitarli si chiederà spesso se si è in Spagna o nel nord Africa, tanto è riarsa la terra è tanto è abbacinante il sole. Il circuito che proponiamo in questo articolo è di circa 300 chilometri di lunghezza, per cui non troppo impegnativo. Certo, c'è da considerare che i chilometri che dividono l’Italia dall’Andalusia sono parecchi. Aggiungiamo poi che, dato il clima piuttosto torrido del sud della Spagna, si consiglia di effettuare questo viaggio in primavera o in autunno.
La prima tappa
Castellar de la Frontera è su un promontorio roccioso da cui si gode di una vista magnifica sul bacino del Guadarranque, sulla baia e sulla Rocca di Gibilterra. L’origine del villaggio risale all’età del bronzo, anche se la sua identità si sviluppò durante la dominazione araba, periodo nel quale era conosciuto come Al-Qars. Il villaggio, dominato dalla fortezza araba del XII secolo, si presenta con un intrico di stradine, di scale e di piazzette su cui si affacciano le case, rigorosamente tinteggiate di bianco, a cui fanno da contrasto i colori dei fiori che ne ornano le facciate. Nel 1971 i pochi abitanti che ancora abitavano il vecchio villaggio vennero trasferiti nel nuovo nucleo urbano di Castellar che dista otto chilometri dal centro storico originale. Dopo il trasferimento, il vecchio villaggio venne dichiarato “Monumento Storico Artistico” dal governo centrale e fu speso l’equivalente di centomila sterline per la ristrutturazione del vecchio borgo e della fortezza. Oggi la vecchia Castellar è diventata una località turistica con negozi di souvenir, ristoranti e bar. Oltre alla già citata fortezza, vanno visitati il palazzo del Marchese di Moscoso, il convento barocco dell’Almoraima del XVII secolo e la chiesa del Divino Salvador, anch’essa del XVII secolo. Attualmente gran parte del territorio di Castellar è sito nel “Parque Natural Los Acornocales”, ricco di animali selvatici.
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Sempre nel parco naturale
Jimena de la Frontera è situata a circa venti chilometri a nord di Castellar, anch’essa all’interno del “Parque Natural Los Acornocales”. Nel 1983 venne dichiarata “Monumento Storico Artistico” allo scopo di preservare la tipica architettura andalusa. Di origini antichissime, fu infatti abitata dagli Iberi, dai Fenici, dai Cartaginesi e dai Romani. Divenne nel 750 un centro di commercio estremamente importante per i dominatori musulmani che la usarono anche come punto militare strategico. Il villaggio è dominato dal castello (secoli VIII-XV) e dalla chiesa della Misericordia (secoli XV-XVI) che si raggiungono attraverso un dedalo di tortuose stradine pavimentate a pietra e bordate da fiori multicolori. Giunti sulla sommità, la vista si apre sulla baia di Algeciras e su Gibilterra. Tra gli altri monumenti degni di nota, vanno ricordati “La Cueva de la Laja Alta” al cui interno si possono ammirare alcuni esempi di pittura preistorica, “la necropoli romana di Buceite” e “el Baño de la Reina Mora” (secoli IX-X) che tradotto significa “il bagno della regina araba”. In realtà si tratta di una fonte battesimale utilizzata per il battesimo a immersione. Ultimo monumento a carattere civile sono “las Reales Fàbricas de Artilleria” del secolo XVIII. Tra i monumenti religiosi, oltre a quello già citato, è bene ricordare il “Santuario de Nuestra Señora de los Angeles” (secoli XV-XVI), il ”Campanario de la Iglesia de Nuestra Señora Coronada” (secolo XVII) e la “Iglesia de Nuestra Señora de la Victoria” del 1600.
www.jimenadelafrontera.es
Un gioiello di centro
Grazalema si trova ad un centinaio di chilometri a nord est del pueblo che abbiamo appena visitato. Situata all’interno del parco naturale che prende il nome proprio dal villaggio, è il comune più elevato e montuoso della provincia di Cadice, oltre ad essere il più piovoso. Il villaggio venne fondato all’epoca della dominazione araba da un gruppo di colonizzatori berberi che vi trovarono un ambiente montano molto simile a quello della loro madrepatria. Di particolare pregio è il nucleo urbano che è stato dichiarato “Bene di Interesse Culturale” e ha ottenuto il “Premio Nazionale di Turismo” per l’Abbellimento e il Miglioramento dei Paesi Spagnoli. In effetti è un vero gioiellino fatto di viuzze, piazzette e angoli spettacolari il cui salotto buono è costituito dalla piazza principale su cui si affaccia una miriade di locali pubblici, dove è estremamente piacevole sedersi per una sosta rinfrescante e per godere di una vista strepitosa sulla sierra. Oltre al suggestivo centro storico fatto di case imbiancate a calce e su cui fanno bella mostra di sè finestre ornate da inferriate in ferro battuto e da una vera cascata di fiori multicolori, Grazalema offre un’ampia offerta legata al turismo rurale, all’artigianato tradizionale e a edifici di pregio come la chiesa di “Nuestra Señora de la Aurora” (secolo XVIII) e la parrocchia della “Encarnacion” (secoli XVII-XIX).
www.grazalema.es
Uno dei pueblos più belli
Circa quindici chilometri separano Grazalema da Zahara de la Sierra, uno dei più bei villaggi bianchi della provincia di Cadice e forse di tutta l’Andalusia. Il pueblo si annuncia già da lontano grazie al castello, con la sua “Torre del Homenaje” che si specchia nelle acque turchesi di un laghetto, invitando i visitatori ad immergersi immediatamente tra le bianche case del centro storico. Anche a Zahara la plaza mayor costituisce il sancta sanctorum e la sua architettura invoglia a sedersi al tavolino di un bar per ammirare la variegata umanità che percorre il casco antiguo. Diversi edifici storici popolano il villaggio: da visitare la chiesa di “Santa Maria de la Meza” del XVIII secolo o la porta cittadina del XV secolo, che si trova all’estremità di Calle Fuerte. Salire al castello, edificato nel secolo VIII, è un must come lo è entrare nella “Iglesia Mayor” del 1407 che si incontra nel corso della salita, piuttosto ripida per la verità. Un ultimo sguardo va dedicato alle tre fontane di Zahara: “El Altabacar”, “La Higuera” e “La Calera”.
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Nel paese delle chitarre
Il viaggio continua per ventisei chilometri in direzione nord sino a raggiungere Algodonales, un pittoresco villaggio famoso per la scuola di parapendio e per la produzione di chitarre. La storia di questo pueblo inizia nel neolitico del cui periodo si possono trovare tracce nelle grotte di Castillego, Santa e Chamusquina. Anche i romani lasciarono segni del loro passaggio, che si identificano con le antiche mura cittadine che si sono preservate intatte e con le cisterne usate per raccogliere l’acqua piovana. Tuttavia, essendo stati gli arabi a colonizzare per ultimi il villaggio di Algodonales, la loro influenza è quella che balza di più all’occhio. Il monumento più importante della cittadina, oltre naturalmente al centro storico con le sue viuzze pittoresche, è la chiesa di Santa Ana, un edificio consacrato nel 1784 che si combina in diversi stili architettonici. Altro monumento storico interessante è l’Eremo di Gesù Nazareno da cui iniziano le processioni e i pellegrinaggi. Come abbiamo detto prima, il villaggio è anche famoso per la produzione di chitarre e gli appassionati potranno visitare il laboratorio di Valeriano Bernal.
www.algodonales.es
Un balcone panoramico
El Gastor, che si trova a trentacinque chilometri a sud di Algodonales, è anche conosciuto come “Il Balcone de los Pueblos Blancos”, in virtù della sua posizione da cui si ha una vista magnifica sugli altri villaggi e sul territorio circostante. La zona è stata abitata sin dalla preistoria, come testimoniano i dolmen e le sepolture megalitiche, la più famosa delle quali è quella di “El Charcon”, anche conosciuta come la “Tumba del Gigante”. Oltre al suggestivo centro storico, vale la pena di trascorrere un po’ di tempo visitando la chiesa di San Josè del XVIII secolo e l’antico torchio per la spremitura delle olive, la “Cueva de Fariña”, utilizzata come nascondiglio dai numerosi briganti che infestavano la zona, il più famoso dei quali si chiamava “El Tempranillo” e al quale è stato anche dedicato un museo. Altra grotta da visitare è quella del Susto nel “Parque Natural Sierra de Grazalema” dove, superata l’entrata posta su di una parete a cinque metri di altezza, si trova un grande salone dove fanno bella mostra di sè un gran numero di stalattiti. Proseguendo nella visita, si incontra un lago sotteraneo immenso che fornisce acqua ai villaggi di Zahara e di El Gastor. Tra gli oggetti di artigianato tipico segnaliamo la “Gaita Gastoreña”, uno strumento a fiato realizzato con un corno di vacca o di toro la cui origine risale addirittura agli iberi, i primi colonizzatori della zona. Benché Olvera sia stata abitata sin dal paleolitico, fu trasformata in città prima dai fenici e successivamente dai romani che la chiamarono Hippa o Hippo Nova. Come molte parti della penisola iberica, anche la zona di cui ci stiamo occupando fu occupata dai Visigoti provenienti dai Paesi Baltici. Nel IX secolo furono scacciati dagli eserciti berberi provenienti dal nord Africa che diedero ad Olvera la fisionomia attuale. Oltre alle sue casette con la tipica disposizione, la cittadina ci presenta alcuni monumenti degni di nota. Tra questi citiamo il castello del XII secolo e la chiesa dell’Incarnazione del 1822. A due chilometri si trova il Romitorio di Nuestra Senora de los Remedios del XVIII. L’edificio è unico e vale la pena visitarlo per i suoi ex voto che si trovano al primo piano. Un insieme di oggetti più disparati satura completamente l’ambiente. C’è di tutto: dalle fotografie agli abiti da sposa, da trofei sportivi a bastoni da passeggio e chi più ne ha più ne metta.
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Il pueblo "saggio"
Solo undici chilometri separano Olvera da Torre Alhàquime il cui toponimo deriva dalla famiglia araba Al Hakin che significa il saggio o l’erudito. Oltre al “casco antiguo” di chiara impronta araba, il villaggio possiede un patrimonio monumentale che non va assolutamente ignorato. È vero che nei “pueblos blancos” si viene soprattutto per ammirarne l’impronta araba, ma è pur vero che nei viaggi di questa portata è assolutamente doveroso riempirsi gli occhi e la mente di tutto ciò che c’è a disposizione. Pertanto, oltre al citato centro storico, completiamo la visita di Torre Alhaquime recandoci ad ammirare l’imponente castello musulmano, costruito tra il XIII e il XIV secolo e che il governo spagnolo ha dichiarato di interesse turistico. La chiesa de “Nuestra Señora de la Antigua” del 1775 è un altro bell'edificio dalla facciata barocca che, con la vecchia fortezza nazari, le rovine della casa del bandito “El Tempranillo” di cui abbiamo già parlato e il torrione arabo da cui si ha una vista mozzafiato sul territorio circostante, esauriscono il percorso monumentale.
www.torrealhaquime.es
Tracce dalla preistoria
Anche se Alcalà del Valle è di chiara origine araba, non si può negare che la zona sia stata abitata sin dalla preistoria, come dimostrano le tracce della cultura megalitica riscontrabili nel “Dolmen del Tomillo” che, assieme al “Cortijo de la Cacerìa”, una casina di caccia del secolo XVI e la “Fuente Grande” (un antico lavatoio recentemente restaurato), costituiscono i monumenti civili del borgo. Tra le architetture religiose è invece da menzionare la chiesa parrocchiale di Santa Maria del Valle dei secoli XVII e XVIII, dedicata alla santa patrona di Alacalà. Altri reperti importanti sono il “Monasterio de Caños Santos” del secolo XVI e la “Ermita del Señor de la Misericordia”, una cappella molto cara agli abitanti del villaggio che, nel XX secolo, è stata da loro stessi completamente ricostruita.
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Le case nella roccia
Setenil de las Bodegas, che conclude la nostra esplorazione dei pueblos blancos è, a nostro parere, uno dei più sorprendenti tra tutti quelli visitati sinora. La sua caratteristica principale sono le case costruite sotto una balma che segue il fiume Guadalporcùn. Alcune abitazioni hanno il tetto di roccia mentre altre sono coperte da piantagioni di ulivi. E infatti è proprio questo particolare centro storico, dichiarato “Conjunto Historico”, che costituisce l’attrattiva più importante del villaggio. Seguendo il corso del fiume, che scende a valle con un gradiente abbastanza ripido, gli abitanti hanno costruito le loro case, sin dai tempi remoti, sotto la balma formatasi nei secoli. Si tratta di un esempio di abitazioni chiamate in spagnolo “abrigo bajo rocas” che, al contrario di altre costruzioni troglodite dell’Andalusia, sfrutta la parete di roccia senza scavarla, ma limitandosi a circondarla con dei muri. È inutile puntualizzare che si tratta di un luogo certamente affascinante al quale va dedicato tutto il tempo necessario per una visita approfondita delle sue “calles” e dei suoi “barrios”. Ma non solo: Setenil offre ai visitatori anche un’interessante fortezza “Nazari” del secolo XIII, senza dimenticare la chiesa di “Nuestra Señora de la Encarnaciòn” dei secoli XV-XVII e numerosi altri monumenti sia di carattere civile che religioso.
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Come abbiamo anticipato, Setenil de las Bodegas mette la parola fine a questo affascinate itinerario dal sapore arabeggiante. Tuttavia i “pueblos blancos”, che fanno parte di un vero e proprio circuito, sono molti di più e li elenchiamo qui di seguito: Alcalá del Valle, Algar, Algodonales, Arcos de la Frontera, Benaocaz, Bornos, El Bosque, El Gastor, Espera, Grazalema, Olvera, Prado del Rey, Puerto Serrano, Setenil de las Bodegas, Torre Alháquime, Ubrique, Villaluenga del Rosario, Villamartín, Zahara de la Sierra. L’itinerario più breve e rapido per raggiungere il punto di partenza del circuito è quello che passa per la costa: da Ventimiglia sono circa 3500 chilometri tra andata e ritorno. Purtroppo è anche il percorso più costoso perché implica l’utilizzo delle autostrade. Il costo totale dei pedaggi con partenza e arrivo a Ventimiglia è di circa 220 euro, una cifra abbastanza considerevole (vedi anche prima tabella). Tuttavia esiste un percorso alternativo, da noi sperimentato, che ci evita l’utilizzo delle autostrade ed è quello che abbiamo illustrato nella seconda tabella. È vero che si allunga il percorso di 500 chilometri, ma utilizzando le strade statali e dipartamentali francesi e le autovias spagnole (strade a grande scorrimento con due corsie per ogni senso di marcia e completamente gratuite) non ci sono costi di pedaggi e inoltre è noto che sulle autostrade i carburanti sono notevolmente più cari che non altrove, per cui, con questo percorso, si ottiene un ulteriore risparmio.
Informazioni utili per il camperista
Dove sostare in camper in Andalusia
- Castellar de la Frontera: AA, Calle Las Rosas, Castellar de la Frontera GPS: N 36° 16' 59.812'' O 5° 25' 17.486'', area comunale attrezzata per la sosta camper con 12 piazzole su fondo pavimentato. Sempre aperta, sosta massima 72 ore.
- Jimena de la Frontera: Campeggio Los Alcornocales, Carretera Cruz Blanca, Jimena de la Frontera GPS: N 36° 26' 34.084'' O 5° 27' 36.187'', +34 956 64 00 60, campeggio con bungalows e con piccola area per camper su fondo in ghiaia. Sempre aperto.
- Grazalema - El Gastor: PS, A-372, Grazalema, GPS: N 36° 45' 42.977'' O 5° 21' 44.1'', punto sosta nel parcheggio sterrato a circa 500 mt dal paese. Sempre aperto, gratuito.
- Zahara de la Sierra - Algodonales: PS, Camino de Madrigueras, s/n, Lugar Finca el Tejar, Algodonales, GPS: N 36° 52' 22.152'' O 5° 25' 44.857'', punto sosta nel parcheggio attrezzato con camper service dell’azienda agricola. A pagamento, sempre aperto.
- Olvera - Torre Alhaquime - Alcalà del Valle - Setenil de las Bodegas: Camping Pueblo Blanco, Dirección Ctra N-384, km 69, Olvera, GPS: N 36° 56' 19.176'' O 5° 13' 0.659'', +34 956 13 00 33, campeggio Pueblo Blanco, dispone di 100 piazzole camper e caravan, aperto tutto l’anno.
Dove sostare durante il trasferimento dall'Italia
Qualsiasi potrà essere il tragitto di avvicinamento alla zona dei villaggi bianchi, è sconsigliabile trascorrere la notte nelle aree di servizio e nei parcheggi delle autostrade e delle autovias, per cui è vivamente consigliato lasciare le vie di grande comunicazione e servirsi delle strutture che si incontrano nei paesini prossimi alle grandi arterie. Ecco alcuni suggerimenti.
Iitinerario autostradale
Arles (Francia): Parking La Martine, Rue de la Martine, Arles, GPS: N 43° 40' 54.71'' E 4° 37' 54.26'', parcheggio con CS sulla riva del Rodano, vicino al centro della città.
Peñiscola (Spagna): Campeggio “El Sol d’Or”, Avenida Estaciòn n° 137, Peñiscola, GPS: N 40° 22' 49.836'' E 0° 23' 9.455'', +34 964 480 653, nella periferia del paese, piazzole per camper e caravan. Sempre aperto.
Crevillent (Spagna): Camping Las Palmeras, Carretera de Alicante-Murcia KM 45. N340, Crevillent, Alicante, GPS: N 38° 14' 24.504'' W 0° 48' 43.855''.
Iitinerario alternativo
Arles (Francia): Parking La Martine, Rue de la Martine, Arles, GPS: N 43° 40' 54.71'' E 4° 37' 54.26'', parcheggio con CS sulla riva del Rodano, vicino al centro della città.
Vic (Spagna): Area Attrezzata, Carrer de la Fura, Vic, GPS: N 41° 56' 3.984'' E 2° 14' 24'', area camper con circa 10 posti, sosta max 48 ore, CS a pagamento. Dietro l'osservatorio meteorologico.
Madrid (Spagna): Parking Valdebernardo, Bulevar de Jose Prat, Madrid, GPS: N 40° 23' 47.544'' O 3° 37' 10.74''. Ampio parcheggio pavimentato, soleggiato, gratuito, nei pressi di un centro commerciale e di una clinica medica. Metro a 300 m.
Talavera de la Reina (Spagna): Area di parcheggio in Calle de los Alfareros, Talavera de la Reina, GPS: N 39° 57' 23.832'' O 4° 48' 51.3'', parcheggio gratuito con CS situato vicino alla caserma dei pompieri, sosta max 72 ore.
Zafra (Spagna): Area Attrezzata, Ctra Santos, Zafra, GPS: N 38° 25' 32.441'' O 6° 24' 37.018'', possibilità di sosta all'interno del recinto della fiera internazionale. Sulla via per Mérida. Servizi minimi ma gratis. Nelle vicinanze si trovano supermercati e bar con WiFi free.