Il quesito dei lettori di CamperLife con la risposta dell'esperto. Le difficoltà nel parcheggio per i camper.
Spettabile redazione,
Premetto che sono un turista munito di camper e che mi reco sempre nelle strutture adibite a tale scopo. Sabato 2 Novembre, passeggiando per Imperia, sono rimasto a bocca aperta quando sul Lungomare di Diano Marina, totalmente deserto di persone e di veicoli nei parcheggi, una pattuglia della Municipale ha avvertito i pochi camper che stazionavano regolarmente entro gli spazi delimitati. Ciò nonostante nulla potesse essere additato al bivacco, ovvero parliamo di camper chiusi, porte chiuse e finestre chiuse, e, ci tengo a sottolinearlo: parlo di veicoli a tutti gli effetti entro i 35 quintali che pagano bollo e assicurazione. La polizia Municipale intimava quindi ai camperisti di abbandonare il suddetto deserto Lungomare.
Inevitabile è stata la mia domanda alla pattuglia che mi ha risposto dell’esistenza di un’ordinanza che vieta la sosta specifica ai camper. E perdonatemi lo sfogo: ma quando mai le Amministrazioni si metteranno in testa che i camperisti del ventunesimo secolo portano soldi alle città? Quando si toglieranno dalla testa che i camperisti non sono più quel tipo di turisti che si mangia la minestrina nel proprio mezzo, che sporca e che deturpa l’ambiente? Siamo camperisti che partecipano come tutti al benessere della società.
L’economia è in ginocchio, anche a Imperia c’erano vetrine chiuse e negozi vuoti. Invece di incentivare il turismo fuori stagione che porterebbe e muoverebbe denaro, veniamo sempre discriminati, rimbalzati, allontanati.
Perché la Liguria a questo punto non vieta il turismo su ruota risolvendo una volta per tutte quel fastidio atavico verso i camper? Bah...Traspare troppa intolleranza verso coloro i quali portano moneta sonante. Per esempio a Diano, con il ridimensionamento forzato dell’Oasi Park, i commercianti sono andati in ginocchio (chiedetelo ai commercianti locali).
I camperisti fanno spesa, mangiano nei ristoranti, acquistano nei negozi, ma pare non interessi a nessuno, se non a quei pochi campeggi che a fronte di un ponticello di novembre aumentano senza scrupoli da 20 a 35 euro la sosta quotidiana. Quando le altre regioni d’Italia impareranno da romagnoli e veneti come si tratta e si gestisce il turismo sia quanto a strutture che a modi di accoglienza?
Se ho voglia di parcheggiarmi in una strada deserta, in mezzo ai parcheggi vuoti, fuori stagione, quali sono i motivi per cui devo sentirmi battere nel vetro perché una ordinanza comunale lo vieta senza alcun senso?
Bene, termino allegando da povero camperista, “zozzone, inopportuno, che non spende un euro, che dà fastidio alla vista e al panorama, che mangia la sua minestrina nel suo piccolo camper e che non compra mai nulla nelle città”, questa foto a prova di ciò che ho lasciato volentieri, nonostante tutto, ai commercianti di Imperia, succubi anche loro di una gestione turistica fuori stagione davvero alle soglie della fantascienza.
Dante B.
Caro Dante,
Il problema che ci rappresenta è annoso probabilmente quasi quanto la storia stessa dei camper, e si ripete puntualmente in tantissime località d’Italia (ma talvolta ci arrivano segnalazioni anche dall’Europa).
Sulla situazione che ci espone non possiamo prendere una posizione certa perché sarebbe necessario esaminare sia l’ordinanza di divieto di sosta per i camper e le indicazioni locali, cose che non conosciamo.
Certo è che sono purtroppo tante le Amministrazioni comunali che agiscono in tal modo, spesso andando addirittura contro la legge in quanto le ordinanze non sempre rispettano il Codice della Strada oppure violano altre norme.
Il problema più grande però è che, in questi casi, sono davvero pochi coloro che se la sentono di intraprendere una lunga azione legale, costosa e dagli esiti incerti, per sollevare la contestazione dinanzi ad un giudice.
A ciò si aggiungono tutti i fastidi del caso, soprattutto se al momento dello spiacevole inconveniente ci si trovava per caso in quella località e tornare in loco più volte, solo per seguire un procedimento presso il Tribunale locale, sarebbe un dispendio di energie davvero sproporzionato al problema.
Esistono alcune associazioni che agiscono per contestare puntualmente tutti i divieti e le anomalie segnalate dai soci.
Tra queste, l’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti, che ne ha fatto una vera crociata, intenta lunghe vertenze giudiziarie contro tante amministrazioni comunali ma anche provinciali, spesso vincendo i ricorsi presentati proprio perché le ordinanze non sempre rispettano tutte le regole, vanno contro norme e regolamenti, oppure perché magari viziate da errori di forma o di sostanza nei contenuti.
Ovviamente, ogni caso è una storia a sé, con tutte le sue complessità, dove entrano in gioco una tale miriade di fattori e valutazioni che solo un giudice, ferrato in materia e competente di tali problemi, può dirimere con certezza.
Da un punto di vista meramente pratico, siamo d’accordo con lei che restrizioni come quella da lei segnalata, per di più in luoghi isolati e in periodi di bassa stagione, siano davvero fastidiose e non facciano bene al camperismo in generale, per cui il consiglio è sempre il solito: se quella amministrazione non gradisce i camperisti, meglio cambiare località e portare il nostro contributo altrove in località più “camper friendly”.
Concordiamo con lei che la storia che i camperisti non spendano è in buona parte una favola vecchia, lontana dalla realtà.
D’altra parte ci lasci spezzare una lancia, seppur generica, verso Amministrazioni comunali che si sono trovate a dover fronteggiare in qualche modo assembramenti spontanei di camper in riva al mare, o altrove, che formavano di fatto dei campeggi dove non era giusto che ci fossero.
Purtroppo, l’inciviltà di alcuni camperisti, e ce ne sono ahinoi, fa sì che spesso a pagarne il prezzo con ordinanze simili a quelle che ci ha riportato lei, sia la stragrande maggioranza di coloro che vivono il turismo in libertà disciplinatemente e non abusando dei luoghi.
Concordiamo sulla incomprensibilità di certi divieti, dovuti spesso a valutazioni frettolose e superficiali, fatte da assessori o sindaci che del mondo dei veicoli ricreazionali sanno davvero poco.
Ci lasci ricordare un episodio capitato anni fa ad uno dei nostri redattori. In una regione baciata dal sole e dal mare, meta di vacanze estive, un solerte assessore chiarì, piuttosto malamente, che finché si parlava di turismo in barca o in hotel (cioè di soldi, ricchezza e lusso, e teorici grandi incassi per l’area) si poteva trattare di tutto; come fu solo ventilato un discorso legato alle moto, le cordialità si interruppero bruscamente. Poiché i motociclisti, erano per questa persona da intendersi come una specie di ceffi brutti sporchi e cattivi, magari anche violenti e sicuramente senza un soldo in tasca, addirittura che dormivano in tenda! E perciò da evitare come la peste.
Nel frattempo siamo sicuri le cose si siano evolute, ma i rigurgiti di tale modo di vedere il turismo, ed oggi le crociate contro i camper sono all’ordine del giorno, purtroppo continuano ad essere più frequenti di quello che vorremmo sentire.