SNOW TREK
Un tempo, le prime nevicate d’inverno segnavano la fine della stagione escursionistica a favore di quella sciistica. Per fortuna non è più così e con il diffondersi delle ciaspole, le racchette da neve di Jack Londoniana memoria, la montagna è diventata accessibile davvero in tutte le stagioni. La domanda che pongono spesso i neofiti è: le ciaspole sono difficili da usare? La risposta è: Ni. Tecnicamente non serve un corso di preparazione: si calzano e via andare, si cammina abbastanza normalmente, purché non si prendano modelli troppo grandi rispetto al proprio peso corporeo. Quello che non permette di rispondere con Sì pieno è il fatto che il tipo di fondo, la neve, rende più faticosa l’escursione. È sufficiente, però, entrare nell’ottica che dislivelli e lunghezze da percorrere vadano ridimensionati e quindi se si è tipi da 400 metri di dislivello all’ora… beh, allora vorrà dire che in un’ora se ne faranno al massimo 250! Chiarito questo punto, la Val Vigezzo è perfetta sia per i neofiti che per gli esperti perché per la sua conformazione presenta percorsi praticamente pianeggianti ed altri più ripidi, tutti comunque sempre panoramici e mai troppo lontani dal fondovalle, così che sia semplice raggiungere il punto di partenza. Inoltre, a differenza di altre località, la presenza di impianti di risalita non crea problemi, perché l’accesso ad essi non è riservato ai soli sciatori ed è quindi possibile utilizzarli per raggiungere facilmente quote altrimenti non accessibili, godendo in tal modo di panorami grandiosi in grado di riconciliarci con il Creato.
PIANA DI VIGEZZO, ANELLO PANORAMICO
Dati totali: dislivello 200 metri (non continuativi) - distanza 3 km - tempo di percorrenza 1h15’
La Piana di Vigezzo è un altopiano dal grandioso respiro e facilmente accessibile grazie alla cabinovia che la collega direttamente dal fondovalle, dalla località Prestinone. L’escursione che ruota attorno a La Cima è facile, adatta a tutti e poiché è spesso battuta non sempre sono necessarie le racchette da neve, mentre i panorami che si aprono verso la Val Grande e verso la massiccio del Monte Rosa sono davvero mozzafiato. Scesi dall’ovovia (1.726 m/slm), si tiene la destra per aggirare l’edificio della stazione superiore e imboccare la traccia che in leggera discesa passa al di sotto dei cavi della cabinovia, portando di fronte alla bella chiesetta. Da qui la traccia prosegue in falsopiano verso alcune abitazioni (1.710 m/slm): una volta raggiunte, si devia a destra passando appena a monte del piccolo centro abitato e proseguendo su traccia, meno battuta ma intuitiva (cartello “M25 Colma di Fuori”). Si prosegue in maniera sempre graduale, senza bivi, con scorci panoramici a sinistra sulla Val Vigezzo e le principali cime della Val Grande, pur mantenendosi spesso tra gli alberi. Quando si raggiunge una zona aperta si arriva anche al primo bivio (1.740 m/slm): a sinistra, in basso, si vede un alpeggio ed a destra un ripido sentiero porta a La Cima, mentre il nostro percorso prosegue dritti, pianeggiante (cartello “Col - ma di Dentro”). Ma prima di proseguire è obbligatorio fermarsi e ammirare il panorama che abbraccia tra, le altre cime, anche il maestoso Massiccio del Monte Rosa. Si continua in un bosco che si fa più fitto; poco dopo questo incrocio si incontra l’unico bivio dubbio: si deve tenere la sinistra, in leggerissima discesa (poco prima piccolo cartello MTB). Si gira interamente la cresta tornando di nuovo al sole e arrivando agevolmente alle baite sparse di Colma di Dentro (1.720 m/slm). Si prosegue poi in direzione del più vicino pilone dell’impianto di risalita, dove si trovano alcuni cartelli bianco/rossi; non si prende nessuna di queste indicazioni, ma si deve imboccare la pista graduale, non segnalata, che si allontana pianeggiante. Il tracciato, più stretto e meno panoramico del prece - dente ma sempre suggestivo, si dilunga mantenendosi sempre graduale e privo di bivi, aprendo scorci questa volta in direzione della Cima Trubbio, passando al di sotto dei cavi della seggiovia che raggiunge le piste da sci di Cima 2, visibile alzando lo sguardo a destra. Quando il sentiero s’impenna brevemente, si sbuca al bordo della pista che arriva da Cima 2. Prestando attenzione, la si attraversa, tornando così alla stazione dell’ovovia
DRUOGNO, ALPE CAMPRA
Dati sola andata: dislivello 570 metri - distanza 3,5 km - tempo di percorrenza 3h
Escursione abbastanza impegnativa, ma che regala un passaggio tra magnifici faggi, una magica gola ghiacciata e panoramici pianori che si estendono ai piedi del Pizzo Ragno. La partenza è da Orcesco (814 m/slm), frazione del comune di Druogno, dalla stazione ferroviaria Gagnone-Orcesco. Ci si dirige verso il centro abitato attraversando la linea ferroviaria e proseguendo dritti in Via Adorna. Seguendo la bella selciata, ci s’inoltra sempre in salita, passando davanti all’oratorio dedicato a San Carlo. Al termine del centro abitato, si confluisce sulla via aperta al traffico e dopo pochi passi ecco un parco giochi nei pressi di un edificio isolato (località Crotta): da questo punto è possibile indossare le ciaspole. Appena dopo l’area giochi si prende a sinistra in salita (cartello “A. Campra M06”), mantenendosi lungo la striscia priva di alberi che sale ripida fino ad intersecare una strada. La si oltrepassa proseguendo dritti (cartello) ed inoltrandosi in un meraviglioso bosco di faggi assai evocativo. Non vi sono moltissimi segni, quindi occhi aperti! Raggiunta una panchina, il tracciato devia verso sinistra, ben delimitato da un mancorrente poiché costeggia il rio Lupo portando ad un bel ponte di legno (930 m/slm). Un punto magico dove il ghiaccio invernale crea sculture spontanee. Dopo il ponte, continua la salita costante e continua, sempre tra faggi che lasciano passare luce e ampio respiro, andando a sfiorare una curva della strada per poi attraversare una zona dove purtroppo una tempesta ha abbattuto molti alberi. Si attraversa una pista forestale per proseguire in salita ripida che porta sulla strada. La si segue sempre in salita verso sinistra e giunti all’altezza di una panchina (1.210 m/slm) la si abbandona per il sentiero ancora a sinistra, salendo di nuovo nel bosco fino a raggiungere un edificio isolato recentemente recuperato (1.310 m/ slm). Lo si supera per salire lungo il prato aperto che porta ad una panoramica balconata verso la Val Vigezzo e agli edifici in rovina dell’Alpe Motta (1.345 m/slm). Il tracciato si pianifica verso sinistra e superato un cancello porta agli ampi pianori, al cui centro si trovano gli edifici dell’Alpe Campra (1.379 m/slm) divisi in due gruppetti, con un piccolo oratorio isolato tra di essi. Alzando gli occhi si scopre la mole del Pizzo Ragno, mentre dalla parte opposta si aprono le cime dal Monte Leone al Monte Cistella. Il ritorno è sulla medesima via dell’andata ma, volendo, è possibile seguire quella che in estate è una strada sterrata: in questo caso, tornati all’Alpe Motta, si ignora la discesa su prati percorsa in salita per tenersi in piano, superare gli edifici e raggiungere la strada. Seguendo questa, si affronta una pendenza inferiore che risparmia le ginocchia anche se si allunga il percorso di circa due km.
N.B. Attenzione: per raggiungere il punto di partenza, alcuni satellitari tendono a far passare direttamente dalla statale all’altezza di un oratorio e per la frazione Gagnone dove si trova, però, una strettoia impraticabile con vr (è difficoltosa anche con le macchine!). Meglio prendere la strada più lunga, ma più ampia che si imbocca dopo, in Druogno (cartelli blu “Gagnone-Orcesco e Circonvallazione”) e parcheggiare prima della stazione ferroviaria Gagnone-Orcesco.
OLTRE LE PASSEGGIATE: SANTA MARIA MAGGIORE
La Val Vigezzo è l’unica valle ossolana che si estende da ovest ad est. Con un’altitudine media di 800 metri, si presenta molto ampia e dolce e ben si presta agli sport “orizzontali” come lo sci di fondo o le corse con i cani da slitta. È chiamata “valle dei pittori” per la tradizione ben radicata di artisti del pennello che a partire dalla seconda metà del XVII secolo fino al XIX secolo partivano da questi comuni per andare a dipingere in tutta Europa, come ben attesta la storia ben illustrata dalla presenza, in Santa Maria Maggiore, della Scuola d’Arte fondata dal pittore Rossetti Valentini che la volle gratuita per insegnare a chiunque le basi della pittura. Ma Santa Maria Maggiore racconta anche di fatiche fisiche non indifferenti, come quelle degli spazzacamini che proprio da questa valle partivano, moltissimi ancora bambini, per svolgere questo pericoloso lavoro e che sono ricordati nell’interessante Museo della Spazzacamino, (www.museospazzacamino. it), proprio a Santa Maria Maggiore. Tramite il comune di Malesco e la Val Loana, infine, è anche una delle porte della Val Grande, l’area wilderness più grande d’Europa, selvaggia e isolata i cui sentieri è bene affrontare solo se ben allenati ed esperti. (www.parcovalgrande.it).
DOMOBIANCA, ALPE CASALAVERA
Dati sola andata: dislivello 550 metri - distanza 3 km - tempo di percorrenza 3h
Escursione ai grandiosi panorami di Alpe Casalavera, perché il mondo invernale non è solo tavole e sci, ma la presenza degli impianti di risalita permette di adattare il percorso alle proprie esigenze. Tecnicamente non siamo in Val Vigezzo ma Domodossola e l’Alpe Lusentino sono proprio davanti all’imbocco della valle, diventando, di fatto, quasi la continuazione l’una dell’altra. Si raggiunge dunque il parcheggio di Alpe Lusentino (1.089 m/ slm), dove si trova il comprensorio sciistico di Domobianca 365, davvero a poca distanza dalla città di Domodossola. Si tiene quindi la sinistra, verso la partenza della seggiovia Motti: aggirato l’edificio del bar, tenendolo alla propria destra, si prende la pista alle sue spalle che comincia a salire passando tra alcuni edifici, per poi tagliare in diagonale un tratto aperto dove si trova la pista di lancio per i parapendii. Si aggira un edificio isolato, passando poco a monte per salire in diagonale verso i piloni della seggiovia fino a raggiungerla e superarla. Una volta oltre, si prosegue in salita tenendo i cavi della seggiovia alla propria sinistra, seguendo vaghi, vecchi cartelli gialli e pochissimi segni bianco/rossi. Giunti su una strada pianeggiante, la si attraversa, per proseguire sempre lungo la linea della seggiovia fino ad arrivare sulla spianata di Foppiano, poco a valle dello snow park e del ristorante che si trova all’arrivo della seggiovia. Tenendo la sinistra, si aggirano le piste da sci risalendo in direzione di un edificio in rovina; appena oltre, si punta verso il pilone della seggiovia Prel, per poi deviare a sinistra verso la traccia che si inoltra nel bosco (cartello bianco/rosso “Ski Alp”). Si comincia a salire con stretti zig zag, immersi nel bosco e lontano da impianti di risalita e piste, in un ambiente suggestivo e affascinante. Quando il bosco si dirada, il tracciato si allunga seguendo il corso di un rio e sbuca nei pressi del suggestivo laghetto di Casalavera. Aggirandolo verso sinistra si arriva ad un grandioso punto di vista verso la Val Vigezzo dove soffermarsi, prima di tornare per la medesima via dell’andata. Volendo, si può abbreviare il tragitto salendo con la seggiovia Motti fino a Foppiano, risparmiando così 170 metri di dislivello, 1,2 km di percorso e circa 50 minuti di cammino; oppure, se si ha poco tempo o le forze scarseggiano, salire ancora con la seggiovia Prel fino all’Alpe Casalavera, e affrontare il percorso nella sola parte in discesa.
OLTRE LE PASSEGGIATE: ALLA SCOPERTA DI DOMODOSSOLA
La città di Domodossola si presenta con un armonioso centro storico, fortunatamente pedonale, che permette di visitarla tranquillamente, così da scoprire la sua anima medioevale formata da piazzette e vicoli percorrendo i quali si va alla scoperta dei principali monumenti, come la Settecentesca Collegiata dei SS Gervasio e Protasio, i bei porticati del Quattrocento che attorniano la principale Piazza Mercato, i palazzi storici che ornano le vie, alcuni facilmente visibili, altri da scoprire girovagando nei vicoli più stretti e appartati. In questa città c’è la stazione di partenza del treno turistico Vigezzina-Centovalli che la collega a Locarno, in Svizzera, attraversando tutta la Val Vigezzo, per un romantico viaggio indimenticabile (www.vigezzinacentovalli.com).
IL GUSTO
Trattandosi di una zona prettamente montana, la tradizione gastronomica è legata al territorio alpino con la predominanza di formaggi e farine soprattutto di segale, come il tradizionale pane nero prodotto ancora oggi a Coimo, oppure il credenzin, tipico di Trontano, formato da una pagnotta con la farina di segale cui vengono aggiunte noci e mele. Il “vassoio“ dei dolci è completato con gli stinchett, i runditt e gli amiasc, tre nomi per una specialità simile nell’aspetto: sottili sfoglie a base di acqua e farina (di frumento per i primi due, tipici di Malesco; di grano saraceno per gli amiasc, tipici di Coimo), cotte su una piastra rovente e poi insaporite con burro d’alpeggio e sale. E poi la torta pan, fatta con pane raffermo lasciato a bagno nel latte e unito a uvetta, rhum, zucchero, uova e limone, oppure la fiacia torta di pasta frolla ricchissima di burro. Tra i primi ricordiamo gli gnoch da la chigiàa, ossia “gnocchi al cucchiaio”, marchiati De.Co. (Denominazione Comunale di Origine): niente patate nell’impasto, ma farina di frumento, fatti poi scivolare in acqua bollente a cucchiaiate; solitamente sono poi conditi con lardo e formaggio, ma anche con asparagi e salsiccia, o verza e pancetta. La pasta e bagian rustì, della zona di Masera, consiste in pasta saltata con grasso d’alpeggio e fagiolini lessati mentre la polenta dei Buratt, ossia dei boscaioli, consiste in palline di polenta di grano saraceno con all’interno pezzetti di formaggio, abbrustolite sotto la cenere. Una citazione la merita poi la pasta rustida, dalla trafila tipo a mezza penna unita a patate, formaggio, cipolle e pancetta per un piatto assai calorico, ma anche molto gustoso. Le carni vedono un’ampia gamma di affettati come la mortadella di fegato, da mangiare subito cotta o cruda dopo una stagionatura di almeno sei mesi; il prosciutto crudo affumicato con legno di ginepro, e il violino di capra, che deve il nome sia alla forma sia alla tradizione di tagliarlo a fette sottili appoggiandolo alla spalla. Ricette e piatti gustosi e deliziosi, da accompagnare annaffiandoli con la birra locale prodotta proprio in valle, a Malesco (www.birrificioossolano.it); per chi è astemio, troverà ottima l’acqua minerale Vigezzo che sgorga nel Parco della Val Grande (www.fabriellagroup.it/prodotti/ acqua-vigezzo/).
PER LA SOSTA
Camping la Pineta: a quota 810 metri, è vicinissimo al centro di Santa Maria Maggiore con tutti i servizi, e alla stazione ferroviaria; dispone di cento piazzole, con corrente elettrica, carico e scarico acque
Info: tel. 0324.907782 - 335.8394350 - www.campinglapineta.eu Indirizzo: via Belcastro Pittore 13 - Santa Maria Maggiore GPS: 46°07'54.8"N 8°27'10.7"E
Area Camper attrezzata Portaluppi: a quota 300 metri, nei pressi dell’area naturalistica del Lago di Tana; dispone di sette piazzole con corrente elettrica, carico e scarico acque
Info: tel. 0324 239100 - protocollo@comune.crevoladossola.vb.it Indirizzo: via Edison 20, Crevaldossola GPS: 46°09'24.7"N 8°18'23.9"E
INFORMAZIONI UTILI
Distretto Turistico dei Laghi: www.distrettolaghi.it www.santamariamaggiore.
info: www.comune.santamariamaggiore.vb.it www.lagomaggiorexperience.it
Le descrizioni di queste e altre ciaspolate sono presenti nell’ebook “Snow Trek - Guida ai percorsi con le ciaspole per tutta la famiglia”, realizzato in collaborazione con il Distretto Turistico dei Laghi: www.distrettolaghi.it/it/ebook