Affacciata sul versante occidentale della Sardegna, Oristano ha radici medievali e un canovaccio di tradizioni legate al passato che affascina e sorprende il turista. La città, con il suo patrimonio architettonico e artistico e un passato prezioso, rappresenta una delle realtà più importanti della Sardegna. Accogliendo gli abitanti dell’antica città di Tharros, in fuga dalla minaccia saracena, il villaggio bizantino di Aristanis divenne intorno all’anno Mille il nuovo capoluogo del Giudicato d’Arborea. Tale istituzione risulterà la più longeva tra le quattro giudicali che caratterizzarono la Sardegna medievale. In circa cinquecento anni di storia, dal X al XV secolo, il Giudicato di Arborea ha accumulato un enorme patrimonio culturale giunto fino ai giorni nostri. Preziosi documenti testimoniano la ricchezza e la raffinatezza di questa città medievale, ancora oggi riflessa nei monumenti dell’architettura civile e religiosa. L’antica città, cinta di mura e di torri alla fine del Duecento ad opera del giudice Mariano II d’Arborea, i cui resti sono visibili nel cuore cittadino, per diversi decenni ha rappresentato il simbolo della lotta contro la conquista catalano-aragonese dell’isola.
Gli albori della Sartiglia
È però ai primi decenni del Quattrocento che risalgono le prime testimonianze della Sartiglia, evento storico ancora oggi messo in scena dalla domenica prima del Martedì Grasso fino all’ultimo giorno del Carnevale. Con la conquista catalana di Oristano, infatti, si formarono i “Gremi”, associazioni di mestiere che ancora oggi si occupano dell’organizzazione della giostra equestre. La più antica tradizione, tramandata oralmente dagli oristanesi e in particolare dai partecipanti alla manifestazione, siano essi vecchi componenti dei gremi o anziani cavalieri, vuole che, dall’origine, la Sartiglia non abbia conosciuto interruzione. Si dice che ogni anno, con buone o cattive condizioni climatiche, sia in tempo di guerra che di pace, la Sartiglia sia stata corsa e “su Componidori” abbia guidato il cerimoniale della corsa. Da cinquecento anni la manifestazione caratterizza la storia della città e permea nel profondo la cultura e la società di Oristano, con la magia di offrirsi in ogni edizione rinnovata e ricca del suo antico passato.
Il Carnevale oggi
Quest’anno la Sartiglia andrà in scena domenica 3 marzo (Sartiglia del Gremio dei Contadini) e martedì 5 marzo (Sartiglia del Gremio dei Falegnami): uno sfarzo di colorati cavalieri si esibisce nella Corsa della Stella, estasiando il pubblico con acrobazie al galoppo sfrenato. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le fasi di questo straordinario evento. Terminata la Vestizione de su Componidori (il capo della corsa) da parte del presidente del Gremio, si forma il corteo dei cavalieri che si dirige verso la via della Cattedrale dove si svolgerà la Corsa alla Stella. Apre la corsa Su Componidori, che si cimenta in una discesa sfrenata al galoppo cercando di cogliere la stella con una spada, poi è la volta degli altri cavalieri scelti. Solo a Su Componidori e ai suoi aiutanti è riservata una seconda discesa con su Stoccu, una lancia di legno. Concluse le discese, Su Componidori si porta verso la Piazza Manno da dove si lancia a gran galoppo riverso all’indietro sul cavallo e benedice la folla: è questa Sa Remada, massima prova di abilità. Si chiude così la corsa in Cattedrale: il corteo si trasferisce nella via Mazzini, dove le pariglie si cimenteranno in veloci e spericolate acrobazie. Apre la corsa la pariglia de Su Componidori, la quale percorre a gran galoppo la strada senza particolari evoluzioni. Seguono quindi via via tutte le pariglie, le cui partenze sono segnalate da squilli di tromba e rulli di tamburo. Chiude la corsa Su Componidori che, al galoppo, accompagnato dai suoi aiutanti, ripercorre la strada riverso sul cavallo benedicendo la folla con Sa Pippia de Maiu. Finita la corsa il corteo si dirige verso la sede del Gremio dove avverrà la Svestizione.
Abiti, maschere e lance
A rendere unica la Sartiglia sono anche i costumi e le maschere, che richiamano tradizioni e usi medievali e trascinano il visitatore in un vortice di colori. I cavalieri indossano una maschera in resina e abiti colorati e suggestivi. I cavalli, fedeli compagni d’avventura, non sono da meno, bardati con drappi e coccarde. Sono 120 i cavalieri impegnati nella discesa alla conquista delle stelle, scelti dopo una lunga selezione: sono sempre più le richieste di iscrizione e la popolarità dell’evento. I cavalieri della Sartiglia corrono per i due gremi che partecipano al Carnevale di Oristano: quello dei Contadini di San Giovanni Battista e quello dei Falegnami di San Giuseppe. La religiosità si unisce alla festa: più stelle si catturano, maggiore sarà l'auspicio positivo per il lavoro delle due categorie. Nonostante col tempo siano cambiati gli usi e i costumi, il senso di appartenenza al gremio dei Contadini e al gremio dei Falegnami è fortissimo. Tutti i cavalieri appartengono all'Associazione Sportiva Dilettantistica "Cavalieri Sa Sartiglia". È tramite l’associazione che si può partecipare alla Sartiglia, così come gli allenamenti - che durano un anno intero - sono sottoposti al vigile e attento controllo dei membri dell’associazione. "Cavalieri Sa Sartiglia" nasce nel 1980, con lo scopo di coordinamento e scelta dei migliori cavalieri e cavalli che correranno nella domenica e nel martedì che precedono il mercoledì delle ceneri.
Visitare Oristano
Come abbiamo detto, Oristano ha giocato un ruolo da protagonista nella storia della Sardegna: dall’XI secolo il centro città ha iniziato ad abbellirsi di palazzi, fortificazioni, torri ed edifici sacri. Camminando per il centro storico si incontrano la maestosa Torre di San Cristoforo – conosciuta anche come Torre di Mariano – e il monumento della Giudessa Eleonora, promotrice della Carta de Logu, uno dei primi codici di leggi scritte in Europa. Da non perdere anche il museo Antiquarium Arborense, nel complesso del Palazzo Parpaglia, dove sono esposti i reperti provenienti dagli scavi di Tharros, e le chiese di San Francesco, in stile neoclassico, di Santa Chiara, raro esempio di stile gotico in Sardegna, e di Santa Maria Assunta. Anche in inverno non ci si può esimere da una passeggiata su una delle splendide spiagge di Oristano: Torre Grande, la più famosa, vi attende con la sua sabbia fine e l’acqua limpida.
Specialità culinarie
Finiamo in bellezza con un assaggio delle prelibatezze locali. La cucina locale è dominata dall’influenza della collina e del mare: accompagnati da vini come Vernaccia, Cannonau e Vermentino, i piatti tipici della regione centro-occidentale della Sardegna sono apprezzati ed esportati in tutto il mondo. Il muggine è un pesce che troverete spesso nei menù dei ristoranti oristanesi, mentre Sa Merca è uno dei piatti più conosciuti: lessato e avvolto nella zibba, una pianta che si trova sul bordo degli stagni, il muggine viene poi asciugato e salato, conservandosi per diversi giorni. Presidio Slow Food è invece la carne del bue rosso del Montiferru, nato da un incrocio fra i buoi sardi e quelli siciliani: viene allevato allo stato brado e dona una carne dal sapore pieno e gustoso. Nella cucina oristanese si trova arrostita allo spiedo, bollita e servita con erbe selvatiche o fritta in polpette. Altre specialità da non perdere sono la bottarga, uova di pesce sottoposte a un procedimento tradizionale di salatura ed essicazione, e le anguille. Quest’ultime, durante la festa della Madonna del Rimedio, vengono cotte sulla griglia e condite con le foglie d’alloro. Per concludere, gli immancabili dessert: i mostaccioli e i pabassini la fanno da padroni nella categoria.
Di Francesca Canelli