Ravenna, una storia sbagliata

Ravenna, una storia sbagliata! 

Scrivo questa lettera con le speranza che venga pubblicata per informare tutti i camperesti che entrano nel territorio del comune di Ravenna di porre molta attenzione nel non sostare di persona all'interno dei loro veicoli durante la sosta o il parcheggio, per dormire, mangiare o anche solo per leggere un libro. Infatti il sindaco ha emanato un'ordinanza che vieta queste attività! Evidentemente ai suoi occhi i camperisti sono dei pericolosi vagabondi, che non portano benessere alle attività commerciali dei luoghi che visitano. Ho tentato di parlargli, per invitarlo a fare un giro presso i negozianti ed i ristoratori, specie nella zona di Marina di Ravenna, dove soprattutto nella bassa stagione i turisti scarseggiano e ci sono solo i camperisti a portare un po' di vita (e soldi) in luoghi altrimenti abbandonati. Per tutta risposta, ha deciso di concedere per la sosta un parcheggio lontano dal centro storico, in un luogo isolato e forse anche un po' pericoloso. Purtroppo, alle recenti elezioni è stato riconfermato come sindaco e quindi non c'è da farsi troppe illusioni che qualcosa possa cambiare; e purtroppo è in buona compagnia, visto che anche altre amministrazioni locali della Romagna sembrano ostili alla nostra pratica di vacanza. Non hanno capito che invece quello in camper è il “nuovo“ turismo, soprattutto in epoca di pandemia, e che l'investimento in aree di sosta si traduce in immediata fonte di guadagno per le economie locali. Altro che divieti, ai camperisti bisognerebbe fare un monumento!

Lettera firmata Ravenna

Prendiamo spunto dal racconto del nostro lettore per fare il punto su quanto accade a Ravenna, situazione paradigmatica dei danni che un'amministrazione poco attenta può provocare ai territori che è chiamata ad amministrare. Al di là delle pur legittime considerazioni relative ad una forma discriminatoria verso il camper attuata a Ravenna, come ben testimoniano cronache recenti, alle proteste seguite ai noti provvedimenti censori verso i camper intrapresi dal sindaco della città romagnola è seguita l'inaugurazione di un'area camper a Marina di Ravenna, intesa come gesto distensivo da parte del Comune dopo la politica di “tolleranza zero“ nei confronti dei camperisti, colpevoli (agli occhi degli amministratori) di parcheggiare in aree non predisposte, non dotate di pozzetti di scarico, erogatori di acqua potabile, contenitori per la raccolta differenziata di rifiuti, servizi igienici attrezzati. Una lotta senza quartiere, con sanzioni a raffica da 150 euro e provvedimento di allontanamento dei multati per 48 ore. Solo che, come spesso accade, la fretta fa i gattini ciechi, ed il presunto rimedio si rivela peggiore del male che avrebbe voluto eliminare: era chiaro che l’area camper non potesse avere successo, lontana due chilometri dal molo pescherecci e circa uno e mezzo dalla spiaggia, distante anche dal centro del paese coi suoi servizi commerciali (ristoranti, supermercati, negozi), isolata ai confini dall’abitato, senza un servizio di sorveglianza, quindi con pitenziali problemi di sicurezza. Un luogo non certo a misura dei camperisti. E in effetti, pur aperta a metà agosto, è stata scarsamente utilizzata, ed anzi in molti giorni si presenta desolatamente vuota. Un vero fallimento. E non certo perché i camperisti abbiano abbandonato Marina di Ravenna, anzi; un gran numero di camper parcheggia altrove nel paese, proprio dove nei mesi scorsi sarebbero stati multati e allontanati. Ora non dando fastidio a nessuno, anzi essendo utili all’economia locale, sono lasciati in pace. Per fortuna, l'Italia non è solo Ravenna, anzi: ci sono Regioni e molti comuni che si aprono all'accoglienza verso i camperisti. Realizzare un'area attrezzata, costa poco: poca spesa, come si dice, ma tanta resa... Peccato che ci sia ancora qualcuno che proprio questo semplice concetto non riesce a ficcarselo in testa!

Dimmi tutto di te...

Intanto era mia intenzione ringraziare - anche se tardivamente - la redazione per aver risposto diversi mesi fa ad una mia precedente lettera, soprattutto riguardo alcuni consigli che mi sono stati forniti e che in occasione dell'acquisto effettuato si sono rivelati davvero preziosi. Ho continuato a seguire le uscite del mensile e penso anche che, per comodità di consultazione nel tempo, mi abbonerò alla versione digitale. Ma veniamo al motivo di questa mia seconda missiva: in preparazione di un futuro da pensionati fulltimer (ormai non manca molto) ho iniziato a documentarmi sui siti dei diversi produttori ed ormai ho capito che spesso i cataloghi non sono generosi nel fornire indicazioni sulle diverse opzioni disponibili, come ad esempio sul riscaldamento a gasolio in luogo di quelli a gas, come pure dalle piantine riportate riesce molto difficile capire se vi siano porte divisorie tra zona notte e quella giorno, tanto per citare alcune criticità. In compenso ho notato altro che dovrebbe fare riflettere. Infatti, neanche la metà dei siti consultati (per la precisione 15 su 33) consentono di scaricare il catalogo in modo semplice, diretto, mentre per i rimanenti diciotto vengono richiesti una montagna di dati personali, per evidenti finalità di marketing e contatti vendita. In pratica, anche solo per consultare un catalogo online o riceverlo in pdf per email, sembra non esiste altra senza alternativa o possibilità che esprimere un consenso libero al conferimento dei dati, con tutto quel che ne consegue. Stesso discorso vale per i cookies: una loro selezione chiara, presente sulla homepage, con possibilità di selezionare solo quelli tecnici/necessari esiste solo per il sito web di quattordici produttori; nessuna informativa o solo cookies tutti obbligatori per altre dieci pagine web e, per sette, è anche da cercare in quanto ben occultata; solo due siti, che ovviamente non menziono anche se lo meriterebbero, usano invece solo cookies tecnici e, correttamente lo indicano. Non ho volutamente indicato quali sono i bravi e i cattivi in questione perché lascio ai lettori il ripetere la mia esperienza e valutare, se vorranno, in prima persona. La normativa in materia è prima UE e poi nazionale, ma sembra subisca interpretazioni e attenzioni diverse a seconda di chi gestisce i siti. Eppure parliamo di grosse aziende, con uffici legali che, immagino, abbiano conoscenza adeguata della normativa, quindi riesce difficile pensare a distrazione o faciloneria. Ma codici e regole a parte credo sia, prima di tutto, una questione di correttezza e rispetto per l'intelligenza del prossimo e dei consumatori... a meno che non si voglia considerare tutti come dei dodicenni e nemmeno troppo intelligenti, come diceva qualcuno. Forse sarebbe meglio che chi produce veicoli ricreazionali tenesse in maggior considerazione i consumatori, i potenziali acquirenti ed i loro dati, magari dedicando più attenzione e risorse al servizio clienti per dare informazioni, oppure alla redazione di cataloghi che non cerchino solo l'aggancio emozionale, che spinga all'acquisto ma anche, appunto e soprattutto, le informazioni tecniche di cui parlavo poco sopra.

Claudio

Nel tempo della comunicazione digitale, senza contatto diretto tra le persone ma come sola interfaccia i cristalli liquidi dello schermo di computer, capita ai singoli utenti sempre più spesso di provare la sensazione di essere in una condizione di inferiorità rispetto alle corporation con cui si relazionano. La richiesta di informazioni personali, quando non addirittura la cessione di notizie che violano il campo della privacy, è una tendenza in atto che pare inarrestabile: dall'altra parte dello schermo, vogliono sapere tutto (o quasi) di noi, per una voracità informativa che trova spiegazione solo nella ricerca ad ogni costo di potenziali consumatori ed acquirenti paganti. Quel che il nostro lettore descrive accade in ogni campo e per ogni genere di prodotto; non perché sia mal comune mezzo gaudio, ma almeno non siamo soli a subire. E poi abbiamo una fortuna: con i nostri camper possiamo alleggerire la presa, prendere e partire per andare lontano, e volendo anche spegnere computer, cellulari e device vari per goderci un tramonto in riva al mare o una falce di luna che illumina il cielo davanti ad un lago di montagna. In questo mondo siamo tutti connessi, ed è illusorio pensare di non essere avvolti dalla ragnatela di contatti sotto forma di bit che circonda ciascuno di noi. Ed anche se non è un rifugio antiatomico, il nostro camper può sempre proteggerci e offrirci un'ancora di salvezza.