Questo è il mio idioma......E guai a chi me lo toglie. Siamo in un periodo di tendenza nazionalistica ma, al di là degli aspetti politici che non sono l’oggetto di questa rivista, la tendenza, se troppo spinta, potrebbe arrivare a danneggiare il mondo del turismo che invece è d’interesse nostro e dei nostri lettori. Vediamo come
Ultimamente sono stato in Catalogna e ho notato che, anno dopo anno, sta sparendo completamente la lingua spagnola (il castigliano) scritta; quella parlata continua ad esserci e viene utilizzata anche dai catalani quando discorrono tra di loro.
Se da una parte è un bene che si conservi la lingua, dall’altra può creare dei problemi agli stranieri che si recano in quel determinato Paese. Nel caso specifico della Catalogna, difficilmente uno straniero cercherà di imparare il catalano, ma piuttosto lo spagnolo castigliano che è la lingua ufficiale della Nazione iberica. Ragion per cui, arrivando in quella regione, avrà difficoltà a comprendere le segnalazioni e tutto quanto gli può essere utile per effettuare un viaggio tranquillo. Normalmente, le segnalazioni, almeno quelle stradali, dovrebbero servire a chi non è pratico del posto oltre che ai residenti. Questo non è però prerogativa della Catalogna e anche nella mia regione qualche benpensante ha avuto l’idea di affiancare ai cartelli stradali indicanti le località, la traduzione in piemontese e in occitano. Io so come si chiama il mio comune in tutti e tre gli idiomi e non ho bisogno di vedermelo scritto su di un cartello e, a chi non è del posto, non credo possa interessare più di tanto la denominazione nel dialetto locale.
Nel cuneese vi è un comune chiamato Coumboscuro, dove esiste un’associazione denominata “Centro Internazionale di Cultura Edizione Spettacolo” il cui scopo è la salvaguardia e la valorizzazione della cultura, della letteratura, della storia delle tradizioni europee - con particolare riferimento alla lingua ed alla cultura provenzale. È un’iniziativa senz’altro lodevole; chi di noi non vorrebbe salvaguardate le proprie origini, il proprio idioma e la propria cultura? Oltretutto, queste iniziative portano anche turismo, per cui vanno incoraggiate. Bisogna però verificare che non diventino dei centri di potere e che il turista che visita questi luoghi non venga strumentalizzato per secondi fini.
Anche il recente incidente mortale avvenuto sulle nevi dell’Alto Adige è una conseguenza di un nazionalismo linguistico troppo esasperato. È indubbiamente vero che, nel caso specifico, l’inesperienza dell’utenza ha giocato un ruolo primario nella sua dinamica, ma è altrettanto vero che una località turistica, frequentata da persone di diversa nazionalità, non può limitare il convogliamento di informazioni basilari per la sicurezza ad una sola lingua.
Viviamo in un’epoca altamente tecnologica, dove le comunicazioni sono diventate estremamente facili e veloci, è logico vanificare questi vantaggi mettendo la barriera delle lingue?
Buon viaggio a tutti!