Milano, misteriosa e segreta

Prima di iniziare il nostro viaggio è opportuno dare un significato al termine esoterismo: in ambito filosofico e religioso indica l’insieme delle dottrine e degli insegnamenti segreti che non devono essere divulgati perché destinati a pochi eletti. Infatti, come si scoprirà nel corso dell’itinerario, ci sono luoghi, edifici, statue e simboli che al profano non dicono niente, ma a quanti possiedono la giusta chiave di lettura svelano un mondo diverso e parallelo, dove i non iniziati non sono ammessi. Fatta la necessaria precisazione, partiamo alla scoperta dei segreti della città meneghina.

Già il toponimo Milano è un mistero ed infatti esistono due versioni sul nome latino Mediolanum da cui deriva quello attuale: una leggendaria ed una più scientifica e quindi anche più probabile. Tuttavia, visto lo spirito dell’articolo, iniziamo da quella più romanzata. Il re gallo Belloveso, nella sua discesa in armi nella pianura padana, fu attratto dalla bellezza dei luoghi e chiese ai suoi druidi di interpellare gli dei per conoscere il luogo più opportuno per edificarvi una città. Gli dei risposero di individuare un luogo in cui pascolasse una scrofa con il dorso coperto a metà di lanugine: trovato l’animale, così fecero e diedero il nome Mediolanum al villaggio, in “medio lanae“ appunto. Oggi la scrofa semilanuta si può ammirare in alcune vie cittadine, su uno dei capitelli del Palazzo della Regione, nello stemma di Palazzo Marino o in Piazza Mercanti. La versione invece più scientifica e anche la più accreditata dagli studiosi vuole che il toponimo derivi dal celtico Medhelan, che significa luogo sacro, ove medhe sta per “centro” e lanon per “santuario”. In altre parole la località in cui sorge Milano era un santuario, posto al centro di una serie di coordinate terrestri ed astrali in cui la popolazione si riuniva per particolari celebrazioni. Anche se più scientifica, anche quest’ultima versione possiede comunque un’aura di mistero.

Anche l’origine del simbolo della città, ovverosia il biscione, si presta a diverse ipotesi. È certo, comunque, che fosse anche il simbolo della casata dei Visconti. Ad ogni modo quella che più ci intriga riguarda il drago Tarantasio, un mostro che si nutriva di bambini e viveva nelle acque di un lago cittadino. Fu Umberto Visconti ad affrontarlo ed a ucciderlo, salvando così la vita a tanti bambini: da allora il drago compare sullo stemma della casata e della città. Tracce di questa bestia mitologica si possono trovare in un bassorilievo presente in basso a destra intorno al portone principale del Duomo di Milano 

Restiamo in ambito Duomo per scoprire alcune curiosità dell’edificio che, oltre ad essere la chiesa gotica più grande d’Europa, è anche quella che possiede il maggior numero di statue al mondo: se ne contano ben 3.500 a cui si aggiungono 135 gargoyle. La stranezza di queste statue consiste nel fatto che non sono tutte legate alla religione: infatti, salendo sul tetto, in mezzo alle guglie, si possono trovare quelle di Mussolini, di Napoleone, di Primo Carnera, un ritratto di Arturo Toscanini ed uno che unisce i volti del duce e di re Vittorio Emanuele; ma ancora non basta, perché sono presenti anche altri oggetti come un elmo romano, un fez, fasci littori, un paio di racchette da tennis con palline, una palla ovale da rugby e gli attrezzi per la montagna. Secondo Massimo Polidoro, autore del libro “Milano insolita e segreta” si tratta di un modo come un altro per enfatizzare come il Duomo rappresenti l’Universo e, quindi, riproponga tutta la varietà che esso contiene. Un classico esempio di come si debba essere iniziati per comprenderne il significato. Sulla facciata del Duomo c’è poi una statua che ricorda molto da vicino quella della libertà di New York:illo Pacetti che non si tratta di una copia, però, visto che quella di Milano fu realizzata nel 1810, ben settant’anni prima dell’omologa che accoglie i visitatori della Grande Mela, dallo scultore Camla chiamò “La Legge Nuova”; fu senza dubbio alcuno tra le fonti di ispirazione per Auguste Bartholdi, autore dell’opera newyorchese.

Forse non tutti sanno che anche il Duomo di Milano ha il suo bravo fantasma, anzi la sua brava fantasma perché si tratta di una donna, chiamata Carlina. Originaria di una località presso Como, convolò a nozze con un certo Renzino, indossando un abito di seta nera. Durante il viaggio di nozze a Milano, Carlina si perse misteriosamente tra le guglie del Duomo, sparendo per sempre alla vista del suo sposo. Vi furono diverse opinioni al riguardo: alcune optavano per una sparizione volontaria, altre invece asserivano che fosse caduta, anche se alla fine il suo corpo non fu mai ritrovato. Oggi sembra che appaia spesso sulle foto degli sposi che celebrano il matrimonio in Duomo. La sua presenza però non disturba affatto, visto che la leggenda vuole che Carlina porti fortuna ai novelli sposi.

La Colonna del Diavolo è una colonna romana in piazza Sant’Ambrogio, nei pressi della chiesa omonima. Si tratta di un manufatto in marmo cipollino, sormontato da un capitello corinzio. Secondo gli studiosi apparteneva al palazzo imperiale romano di Milano, costruito dall’imperatore Massimiliano. Tuttavia, non vogliamo annoiarvi con notizie storiche riguardo ad essa, ma piuttosto raccontare la leggenda alla quale si lega. La colonna fu al centro di una lotta tra il patrono milanese ed il diavolo: il santo infatti, spazientito dalle insistenze del maligno che lo stava tentando, gli diede un bel calcione nel sedere che lo mandò ad infiggere le corna nella colonna, provocando i due buchi visibili oggi. Il diavolo ne rimase prigioniero per un giorno intero, salvo poi utilizzare i due fori per ritornare all’inferno. Ancora oggi, appoggiandovi il naso, si sente odore di zolfo mentre con l’orecchio si può udire gorgogliare lo Stige, uno dei cinque fiumi presenti nel regno degli Inferi.

Secondo una cronaca del IV secolo, le reliquie dei tre Re Magi furono prelevate dalla chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli, dove erano state collocate alcuni anni prima da Sant’Elena che le aveva trovate durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa, e portate a Milano, più precisamente nella chiesa di Sant’Eustorgio. La tradizione vuole che i loro corpi, trattati con balsami e spezie, fossero praticamente intatti e mostrassero età differenti: quindici, trenta e sessant’anni. Tuttavia, nel 1162 Federico Barbarossa s’impossessò delle reliquie e le fece trasferire nel duomo di Colonia, dove sono tutt’ora. Milano però, grazie al Cardinal Ferrari, arcivescovo di Milano e all’arcivescovo di Colonia Fischer, il 3 gennaio 1904 riuscì a rientrare in possesso di due fibule, una tibia ed una vertebra, oggi sono poste in un’urna di bronzo accanto alla primitiva arca che ospitò le reliquie sino al 1162.

Uno dei luoghi più inquietanti di Milano è senza dubbio la Stazione Centrale, non solo per le leggende legate al suo sottosuolo, ma anche perchè racchiude una brutta verità. Andiamo però con ordine e cominciamo ad occuparci delle leggende. I sotterranei della stazione sono stati da sempre il rifugio preferito dai senzatetto: e dai disperati suoi abitanti sono nate una miriade di storie piuttosto inquietanti sui misteri racchiusi negli oscuri cunicoli. Si narra, infatti, che al piano inferiore, invaso dall’acqua, vivano essere mostruosi, metà uomini e metà serpenti. Ma non è tutto: molti clochard affermarono di aver visto un vampiro, un giovane molto magro e molto pallido, un tipo solitario ed inavvicinabile, che avrebbe più volte aggredito numerosi senzatetto, mordendoli sul collo. Essendo questa storia nata in ambito di persone disperate, molte delle quali erano dedite all’alcol, non vi fu dato molto peso; pur tuttavia, alcuni membri del personale della stazione cominciarono a portare crocifissi al collo e teste d’aglio in tasca, armi infallibili per scacciare i vampiri; oggi pare che negli uffici continui a sentirsi una gran puzza di aglio. Dopo qualche anno si persero le tracce di quest’individuo demoniaco e che fine abbia fatto nessuno lo sa: l’ipotesi più accreditata è che sia salito per sbaglio sul treno che partiva dal Binario 21, la cui destinazione era i campi di sterminio tedeschi.

Però questa non è leggenda, ma tragica verità: si tratta infatti di un binario fantasma, in quanto nascosto sotto la stazione. Tra il 1943 ed il 1945, partirono dal Binario 21 quindici carri bestiame stipati di migliaia di deportati politici e di ebrei destinati alle camere a gas tedesche. In particolare il 30 gennaio del 1944 partì un convoglio con 605 esseri umani, diretti ad Auschwitz. L’area di via Ferrante Aporti, posta a livello stradale sotto i binari che si vedono passando in via Pergolesi, era adibita al carico e allo scarico della posta. Funzionava così: il carro-vagone posto su un carrello tra slatore veniva messo su un ascensore montavagoni e sollevato fino a raggiungere il binario all’aria aperta, situato tra la banchina 18 e 19 dove i carri venivano agganciati ad un locomotore. Nessuno avrebbe mai pensato che quel montacarichi ideato per le Poste sarebbe stato usato per trasportare uomini, donne e bambini al riparo da occhi indiscreti. A ricordare quella tragedia c’è un memoriale, voluto da una delle persone deportate e fortunatamente sopravvissuta: Liliana Segre.

Piazza Vetra, una delle più famose di Milano, era teatro un tempo delle esecuzioni, in particolare di eretici, di donne accusate di stregoneria: tra il 1595 ed il 1631 ne furono bruciate sul rogo ben nove. A stabilirlo è un testo "Compendium Maledicarum" redatto dall'esorcista di fiducia del cardinale ed arcivescovo Federico Borromeo. Il tema della stregoneria era molto frequente ai tempi e molti ne furono vittime innocenti. I registri dei processi erano colmi delle più disperate confessioni, quasi sempre estorte con la tortura, come quelle di Sibilia Zanni e Pierina de Bugatis che ammisero di essere coinvolte nel "Gioco di Diana" che loro chiamavano “Herodiade”. C'è poi il caso di Guglielmina Boema, morta e sepolta come santa, ma dissepolta e bruciata come eretica insieme alla sua seguace Manfreda. Piazza Vetra all’epoca un luogo mefitico, a causa delle acque paludose e maleodoranti, è sempre stata il cuore di un’area popolare densamente abitata, bagnata da canali, rogge e acque putride. Solamente i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale hanno cancellato questo conglomerato di case e casupole tra le chiese di San Lorenzo e di Sant’Eustorgio, rendendolo la piazza bella così come ci appare oggi. È rimasta tuttavia la statua di San Lazzaro, il santo deputato all’assistenza dei sofferenti. Si ringrazia Riccardo Pilu del Tourism Marketing Unit della città di Milano 

IL SABBA DELLE STREGHE

Nell'articolo si è parlato del "Gioco di Diana", ma cos'è in realtà? È ill Sabba delle Streghe e a condurlo è la "Signora del Gioco" o "Domina Ludi". Nel folclore italiano questo personaggio è descritto come un fantasma, ovvero uno spirito che si manifesta sotto le sembianze di una bellissima ragazza dai lunghi capelli che appare nei boschi e nei luoghi più isolati ed impervi ed ha il potere di ammaliare con il suo sguardo. La Signora del Gioco per eccellenza è Diana; ma, a seconda dei luoghi, viene associata ad altre antiche divinità femminili o alla misteriosa Erodiade. Ecco perché le due streghe citate nell'articolo chiamavano Herodiade il Gioco di Diana. Oggi il Sabba è interpretato con occhi diversi è non è più considerato una cerimonia satanica ma piuttosto una radicata presenza di elementi sciamanici; e quel che nel Medioevo era considerato un volo notturno verso convegni diabolici, per gli studiosi di oggi non era altro che una forma resistente di antichi culti precristiani.

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Roberto Serassio