Un viaggio attraverso alcuni dei borghi più caratteristici della provincia di Imperia alla scoperta di un circuito turistico in grado di fornire bontà e qualità ad ogni viaggiatore, così come richiesto dal Touring Club per l’assegnazione della bandiera arancione che i comuni che visiteremo hanno ampiamente meritato.
La bandiera arancione è un marchio di eccellenza dal punto di vista turistico e ambientale assegnato dal Touring Club ai piccoli comuni (max 15.000 abitanti) dell’entroterra italiano, con lo scopo di promuovere un turismo di qualità e di valorizzare quei borghi che sono fuori dalle rotte turistiche, ma che meritano di essere visitati. Poiché l’associazione è nata a Dolceacqua (IM) ci è sembrato corretto effettuare questo viaggio proprio dai comuni situati in quella provincia.
Il principato di Seborga
Seborga, o meglio, il Principato di Seborga, come alcuni membri della comunità amano chiamarlo poiché, secondo una teoria nata negli anni '50 del secolo scorso, non sarebbe valida l’annessione, avvenuta a suo tempo, al regno sardo piemontese. Anche se in realtà la Repubblica Italiana non riconosce il principato, i cittadini eleggono un principe, coadiuvato da un consiglio di 9 ministri, ovviamente con funzioni esclusivamente simboliche. Il principato conia una propria moneta, senza valore legale, chiamata Luigino, il cui valore corrisponde a 6 dollari statunitensi. Ha inoltre le proprie targhe automobilistiche, che però possono essere utilizzate solamente a latere di quelle italiane. Al di là degli aspetti giuridici, la presunta indipendenza di Seborga, unita alla bellezza intrinseca del borgo, esercita un forte richiamo su di un turismo raffinato. I monumenti di Seborga non sono moltissimi, ma quei pochi meritano senz’altro di essere visti. Come non ammirare la chiesa parrocchiale di San Martino di Tours, con la sua splendida facciata barocca affrescata. Origini più antiche ha l’oratorio di San Bernardo che si trova fuori dal centro storico, lungo la strada che porta a Negi. La sua costruzione risale molto probabilmente al XIV secolo, ma la struttura attuale è frutto di un rifacimento in stile barocco. Tra le opere pittoriche conservate all’interno, il dipinto cinquecentesco di San Bernardo è quella più pregiata. Il palazzo dei Monaci si trova proprio di fronte alla parrocchiale e costituisce l’antica dimora dei monaci di Lerino e sede della zecca del principato. Oggi l’edificio è di proprietà privata ed è utilizzato a scopo abitativo. Originalmente erano quattro le porte di accesso al nucleo abitato. Di quella a nord sono rimasti solamente i cardini, mentre sono ancora ben identificabili quella di San Martino, di San Sebastiano e del Sole. Tra le curiosita di questo bel borgo, vale la pena citare l’antica prigione, a Crota da nostra Scignura e il museo degli strumenti musicali antichi, con reperti che vanno dal 1744 al 1930.
Un borgo medievale
Le origini di Dolceacqua si perdono nalla notte dei tempi, anche se le testimonianze tangibili della presenza di insediamenti nella zona sono date dai castellari dell’età del ferro. Le scoperte archeologiche confermano che queste costruzioni difensive furono presidiate ininterrottamente dagli Intemeli, popolazione ligure di ponente, a partire dal V secolo a.C. e fino al VI secolo d.C. Tuttavia, il primo documento ufficiale che cita Dolceacqua risale al 1151 ed è anche nel XII secolo che i conti di Ventimiglia iniziarono la costruzione del primo nucleo del castello che, posto su di uno sperone roccioso, è la costruzione che balza di più agli occhi del visitatore nel suo avvicinamento al borgo. Importanti interventi conservativi hanno consentito una fruzione quasi completa dell’antico castello dei Doria che, tramite moderne tecnologie audiovisive, rivela ai visitatori la sua storia e quella del borgo da esso protetto. Un percorso panoramico, coadiuvato da binocoli sapientemente disposti, consente di avere una vista strepitosa sull’abitato, sul ponte vecchio e sull’intera valle, dal mare sino alle vigne da cui si ricava il vino Rossese, alle coltivazioni di ulivi e alle montagne Azzurre. Entriamo ora nel centro storico, con i suoi stretti vicoli e i passaggi sotto le abitazioni che, intersecandosi, danno l’impressione di trovarsi in un labirinto. Molto apprezzata dai visitatori è la piazza centrale, recentemente ristrutturata, in cui campeggia il monumento al frantoio. Proseguendo ulteriormente nella visita del centro, si incontrano alcuni edifici religiosi e civili. Tra i primi segnaliamo la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio abate del XV secolo, la chiesa di San Giorgio, nei pressi del cimitero, il cui primo impianto risale al X secolo e nel cui interno conserva le tombe di Stefano e Giulio Doria. Sempre nel centro, ma nel quartiere Borgo, sorge l’oratorio di San Sebastiano del XVII secolo, mentre fuori dal centro abitato si ergono la cappella di San Bernardo, il santuario dell’Addolorata e le rovine del convento degli Agostiniani. Le architetture a carattere civile sono invece rappresentate dal palazzo Doria o della Camminata, dal palazzo Doria Garoscio e dal ponte romanico del XV secolo, sul cui lato sinistro trova collocazione la cappella di San Filippo Neri del 1714. Il ponte è stato anche il soggetto di alcuni dipinti di Claude Monet che, all’inizio del 1884, visitò la riviera di ponente, tra cui anche Dolceacqua.
Una visita culturale
Airole è situato nella bassa val Roia, vicino alle sponde del fiume che dà il nome alla vallata. La sua prima menzione ufficiale avvenne il 25 gennaio 1273, anche se un’antica testimonianza ne parla già nel 954. Oltre ad un caratteristico centro storico, abbarbicato sul pendio della montagna, i visitatori possono contare su di un discreto patrimonio architettonico. La piazza principale è anche lo spazio che catalizza le opere architettoniche più importanti, come la parrocchiale dei santi Filippo e Giacomo, più volte ampliata e rimaneggiata slno a trasformarla in stile barocco, con il quale si presenta ora, e databile agli anni tra il 1757 e 1759. Nei pressi della parrocchiale si trova l’ex oratorio di San Giovanni Battista, costruito tra il 1655 e il 1657. Sconsacrato, è stato adibito in sala parrocchiale. Ad accrescere il fascino della piazza principale è stata posta una fontana chiamata “la Pila”. Non è certamente antica e quindi priva di valore storico, ma fa comunque la sua degna figura, anche grazie al contesto che la circonda. Fuori dall’enclave storico si possono ancora trovare il santuario di Nostra Signora delle Grazie, la parrocchiale di San Clemente e la chiesetta dell’Immacolata Concezione, ambedue nella frazione di Collabassa. Nei pressi è presente l’antico ponte in pietra, ad una sola arcata, che fino alla metà del XX secolo era l’unico collegamento con Airole. Sul territorio comunale sono ancora presenti alcune torri d’avvistamento: la torre Olivè, quella del Vio e quella delle Garbae. Non si conosce l’epoca esatta della loro costruzione, ma si presuppone che sia avvenuta dopo il XVI secolo. Oramai inglobata tra le abitazioni della parte storica, vi è ancora una quarta torre, denominata di Airole, con datazione posteriore al XVI secolo.
Una città "nobile"
Apricale sembrerebbe avere origine nell’età del bronzo, almeno così ci dicono i tumuli sepolcrali ritrovati in località Pian del Re, tuttavia, secondo dati uffciali, la sua fondazione risale al X secolo per opera dei conti provenienti da Ventimiglia, i quali fecero anche edificare il Castello della Lucertola. Il punto di partenza per la visita del borgo è la mulattiera che inizia dal vecchio ponte levatoio, nei cui pressi venivano installate le forche. Il primo edificio che s’incontra nella marcia verso il paese è la chiesa fortezza della Madonna degli Angeli, risalente al XI secolo e trasformata in luogo di culto nel ‘400. Il suo interno è completamente affrescato, con cicli che vanno dal ‘400 al ‘700. Proseguendo ulteriormente su quella che è stata per secoli l’unica via di accesso ad Apricale, s’incontra un edifico coevo della chiesa, chiamato “casa del boia”. Infatti, sul lato est della costruzione, si nota un poggiatesta in tufo su cui venivano decapitati i cadaveri degli impiccati. La testa veniva esposta per giorni a mo’ di monito a chi transitava. Raggiungendo la piazza principale, s’incontra la chiesa parrocchiale della Purificazione di Maria Vergine, eretta nel XII secolo. Più volte rimaneggiata e ingrandita, fu trasformata nello stile barocco che vediamo ora nel 1760, mentre la facciata neoromanica è un’opera del 1935. L’edificio ospita al suo interno un pavimento a mosaico di pregevole fattura e si serve dell’antica torre quadrata del castello come campanile. La piazza accoglie anche l’oratorio di San Bartolomeo dentro il quale è custodito un importante polittico del ‘500. Il castello, già appartenuto ai conti di Ventimiglia e successivamente ai marchesi Doria, è oggi proprietà comunale.
Tracce romane a Pigna
La Signora Daniela Simonetti, Sindaca di Pigna, in occasione di uno scambio di mail con la redazione, ci ha detto testualmente: “Non basterebbero mille fotografie per identificare il mio comune, bisogna venire per assaporare e gustare questi luoghi”. Non abbiamo vergogna di dire che, ascoltandola, ci siamo commossi. Nella nostra attività abbiamo incontrato parecchi amministratori comunali, ma nessuno mai aveva parlato del proprio comune in modo così semplice, ma appassionato. Con una simile presentazione sarebbe stato impossibile non parlare di questo bel borgo, confinante con la Francia. Ed è proprio la Nazione transalpina che si è impossessata di 1300 ettari di territorio comunale, in virtù del trattato di pace del 10 febbraio 1947. La storia di Pigna è molto antica e rinvenimenti di tracce di primitivi insediamenti umani, la fanno risalire alla preistoria. Anche i romani hanno lasciato tracce del loro passaggio e nel sito in cui sorge la chiesa benedettina di San Tommaso fu scoperto un loro insediamento. Tuttavia, per avere notizie ufficiali del borgo, bisogna attendere sino a secoli XII – XIII, quando i conti di Ventimiglia vi fecero erigere un castello. Data la sua vicinanza alla Francia e al Piemonte, subì un’alternanza di annessioni da parte della Nazione transalpina, della regione piemontese e della repubblica di Genova finché, dopo il congresso di Vienna del 1814, passò definitivamente allo stato sabaudo e successivamente al regno d’Italia. Nel 1944, durante il periodo della resistenza, in occasione della II Guerra Mondiale, fu proclamata “Libera Repubblica di Pigna in Val Nervia”. La sua vita fu di breve durata (dal 29 agosto all’8 ottobre) poiché le formazioni partigiane che la difendevano capitolarono dopo aspri combattimenti. Per visitare il borgo, anche negli angoli più reconditi, bisogna sopportare un po’ di fatica, data la sua posizione aggrappata alla collina che non rende agevole la percorrenza delle sue strette stradine, pavimentate a pietra, che s’intersecano con scale ripide, sormontate da archi sui quali si appoggiano le case. Va però detto che l’effetto di tutto questo è straordinario e ripaga il visitatore da qualsiasi fatica. Oltre alla bellezza intrinseca, il centro storico custodisce anche un paio di edifici antichi che si integrano perfettamente nel contesto urbano, un esempio ne è la chiesa di San Michele Arcangelo, edificata nel XIII secolo, ma ampliata nel XVI, conservandone lo stile gotico originale. È definita tra le opere più significative del medioevo ligure, anche grazie al famoso polittico, alto quattro metri e mezzo, del pittore cinquecentesco Giovanni Canavesio. Altro esempio calzante è l’oratorio di Sant’Antonio Abate, con facciata è in stile barocco e con un’antica fontana, detta “dei Canui”, posta proprio al di sotto dell’edificio sacro. Altri edifici sacri si trovano al di fuori del centro abitato e nella frazione di Buggio. Giunti alla sommità del borgo, s’incontra la quattrocentesca loggia della Piazza Vecchia da cui si gode un magnifico panorama sulla verdissima vallata. L’edificio è stato ricostruito nel dopoguerra, conservandone tuttavia lo stile originale.
Il paese delle streghe
Triora è un comune medievale della Val Argentina ed è conosciuto come il paese delle streghe, in virtù del processo che vi si celebrò tra il 1587 ed il 1589, conclusosi con alcune sentenze di condanna a morte. L’aspetto del borgo è quello tipico dei comuni dell’entroterra ligure, con viuzze strette e ripide, scale, archi e case pittoresche. Il centro storico ha il suo salotto buono nella piazza Beato T. Reggio, su cui si affaccia la chiesa della Collegiata che si pensa sorgere su di un tempio pagano. Tra il 1770 e il 1775 la disposizione interna originaria venne sostituita da un’unica navata e nel 1887 la facciata fu convertita nello stile neoclassico con il quale si presenta oggi agli occhi del visitatore. All’nterno conserva un dipinto del 1397 che ha come soggetto il Battesimo di Cristo il cui autore è Taddeo Di Bartolo e rappresenta uno dei più antichi quadri del ponente ligure. Altri edifici religiosi che s’incontrano passaggiando nei vicoletti di Triora sono la chiesa di San Bernardino del XV secolo, posta leggermente fuori del centro abitato, la chiesa di Sant’Antonio Abate, la chiesa di San Dalmazio, già conosciuta nel 1261, la chiesa della Madonna delle Grazie del XII secolo, la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, eretta nel XIV secolo, ma oggi in stato di abbandono, la chiesa di Sant’Agostino del 1614 ed infine, l’oratorio di San Giovanni Battista del 1632. Il castello, costruito a cavallo tra il XII ed il XIII secolo è oggi ridotto in rovina, ma dà ancora l’idea del possente baluardo che era all’epoca della sua costruzione. Tra le opere di modernariato, citiamo il ponte di Loreto che unisce Triora con la frazione Cetta, è costruito in un’unica campata di 119 metri ed è alto 112 metri.
Per la sosta
Seborga: AA, Pian di Poma, Sanremo, GPS: N 43° 48' 11.012'' E 7° 44' 45.337'', Tel. 0184/510001, Parcheggio su sterrato, assolato, spazio per 300 camper con servizi ridotti al minimo, aperta tutto l’anno salvo presenza di luna park (a cavallo delle feste di fine anno). Si trova in direzione Ventimiglia a 3 km dalla città.
Dolceacqua, Apricale, Pigna: Camperpark Nervia, Via Primo Maggio, Camporosso, GPS: N 43° 47' 27.146'' E 7° 37' 52.139'', Tel:. 328/0386624, info@camperparknervia.com, www.camperparknervia.com
Airole: Agriturismo La Casa di Remo, Via Serro, 5, Olivetta San Michele, GPS: N 43° 52' 46.445'' E 7° 31' 0.742'', Tel.: 01842/0257, remolidays@gmail.com, www.remolidays.it/remolipark, L’Agriturismo La casa di Remodispone di 8 piazzole per camper, tra gli ulivi. Apertura annuale. Videosorveglianza 24h/24. La struttura offre uno sconto ai soci CamperLife, vedi le convenzioni.
Triora: P.S., Via Regione Ortai, Badalucco, GPS: N 43° 54' 48.841'' E 7° 50' 44.768'', Punto sosta nel parcheggio antistante il campo sportivo, pubblico, con auto in sosta.