Le fortezze militari del Trentino

Un excursus sul Trentino alla scoperta delle fortezze austroungariche che caratterizzarono la Grande Guerra. Un patrimonio militare che non deve essere perso anche se i suoi scopi non erano propriamente nobili, e che tuttavia dovrebbe renderci coscienti delle efferatezze delle guerre, insegnandoci a non scatenarne altre.

Il Trentino, dopo la perdita del Lombardo Veneto, divenne terra di confine per l’impero Austroungarico che, per timore di un’invasione da parte italiana, decise di costruire una linea difensiva che servisse allo scopo. Fu tutto inutile perché alla fine l’impero dovette cedere il Trentino Alto Adige, con una perdita di vite umane enorme.

In questo articolo tratteremo ben dodici strutture militari, sparse un po’ ovunque nella provincia di Trento, tuttavia molte di loro sono poste in zone impervie, per cui non raggiungibili da tutti. Saranno i lettori a stabilire e a scegliere quali visitare in base alle loro esigenze e possibilità.

I forti di Nago 

Furono eretti tra il 1860 e il 1861 con lo scopo di costituire uno sbarramento atto a tagliare la direttrice Nago – Passo San Giovanni – Mori – Rovereto e, secondo gli strateghi austriaci, costituivano la migliore tecnologia dell’epoca: un forte sul tracciato stradale, appoggiato da un altro forte in posizione sovrastante il primo. Le due strutture furono costruite in pietra calcarea a vista, ottimamente lavorata a scalpello, tanto da dare l’impressione che non siano opere militari, almeno oggi.

Nel forte superiore erano sistemati gli alloggi della guarnigione, costituita da 5 ufficiali e 148 soldati di truppa. La dotazione degli armamenti consisteva in sei cannoni da 100 mm, quattro da 120 mm e un obice da 150 mm. Il forte inferiore, che fungeva da tagliata e da sbarramento alla strada, aveva un armamento consistente in due cannoni da 100 mm.

Tuttavia, allo scoppio della Grande Guerra, i due forti vennero considerati oramai sorpassati e disarmati, mentre la dotazione di artiglieria venne collocata in caverna, in posizione defilata. Le costruzioni sono situate nel territorio del comune di Nago – Torbole, in una magnifica posizione sul Lago di Garda.

www.comune.nago-torbole.tn.it 

Forte Pozzacchio foto Carlo Baroni
Forte Pozzacchio foto Carlo Baroni

Forte Pozzacchio 

Costruito a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento è l’ultima struttura militare realizzata dall’Impero Austroungarico al confine con il Regno d’Italia. Interamente scavata nella roccia, la fortezza costituiva, all’epoca, la più moderna costruzione militare dell’impero. Iniziato nel 1913 non venne mai completato in seguito all’entrata in guerra dell’Italia. Il progetto venne realizzato dal tenente Stephan Pilz che, per ragioni economiche e per far fronte agli effetti distruttivi dei mortai da 305 mm, lo ideò quasi totalmente in caverna. La spesa totale fu calcolata in 2,5 milioni di corone, corrispondenti a 12.750.000 euro attuali.

Il 3 giugno del 1915 venne occupato dalle forze italiane che però lo persero nell’offensiva del maggio 1916 da parte delle truppe austriache che lo tennero sino alla fine del conflitto.

Il forte si raggiunge con una camminata di circa 20 minuti, percorrendo la strada militare realizzata dal genio austriaco nel 1913, partendo dalla frazione Pozzacchio del comune di Trambileno, a pochi chilometri da Rovereto.

www.fortepozzacchio.it

Forte di Cadine foto L. Lorenzi
Forte di Cadine foto L. Lorenzi

Il forte di Cadine 

A pochi passi da Trento, questo forte fu progettato dal maggiore del genio militare Gustav Hermann e faceva parte del primo gruppo di fortificazioni permanenti a difesa dell’odierno capoluogo. 

Nelle intenzioni degli strateghi austriaci doveva servire, assieme alla Blockhaus Doss Sponde, a costituire lo sbarramento vallivo della strada Cadine – Trento.

Si tratta di una costruzione in pietra calcarea di colore rosa ben lavorata, a forma di ponte le cui estremità poggiano sulla roccia della forra del torrente Vela. Tutto il complesso è formato da casematte per l’artiglieria, gallerie per la fucileria e postazioni in barbetta. Il corpo di guardia principale è invece costituito da tre locali per l’artiglieria pesante e due per le fucilerie. Un cortile esterno indirizza verso la cucina e all’alloggio del comandante, mentre una poterna collega la fortificazione alla Blockhaus Doss Sponde.

L’armamento previsto per il forte consisteva di tre cannoni da 90 mm e due da 80 mm in barbetta e la guarnigione era formata da un ufficiale e da 55 uomini di truppa. 

Nel 1915 il forte fu disarmato e le artiglierie poste nelle vicinanze. Dal 1915 al 1948 fu utilizzato come polveriera dall’Esercito Italiano. Occupato dai tedeschi durante la II Guerra Mondiale, subì, nel 1945, un tentativo di conquista, peraltro fallito, da parte della Resistenza. Il complesso si trova nelle vicinanze del paese di Cadine.

Forte Larino foto Carlo Baroni
Forte Larino foto Carlo Baroni

Forte Larino 

Forte Larino è un’altra opera di sbarramento assieme ai forti Reveglér e Danzolino, che erano posti a difesa della Valle del Chiese da un eventuale attacco da parte dell’esercito italiano. Sebbene le fortificazioni, costruite tra il 1860 ed il 1862, distassero circa venti chilometri dalla linea di confine di allora, godevano di una posizione predominante con forte Reveglér a cavallo della strada, con la sovrastante struttura del Larino e del Danzolino sul lato opposto, a servire da appoggio. Questa soluzione era ritenuta, all’epoca, una delle più efficienti.

Forte Larino, situato sul versante settentrionale del rio Reveglér, a 700 metri di quota, è piuttosto ampio, con forma ad “L” e con i lati verso Sud e verso valle ad un solo piano. Sul lato meridionale trovano collocazione i fori per le cannoniere e sul resto del perimetro, le feritoie per le fucilerie. Un fossato circonda l’intera struttura.

Esteticamente si presenta come un ottimo esempio di architettura fortificata, costruita in blocchi di granito ben squadrati a scalpello. La copertura è invece rivestita di manto erboso raso il cui scopo era di attutire l’energia dei colpi di cannone avversari.

Durante il periodo in cui fu in attività, la guarnigione era costituita da tre ufficiali e 122 uomini di truppa. 

Nel 1879 il forte fu sottoposto ad interventi di modernizzazione, ma, allo scoppio della Grande Guerra, ritenuto oramai obsoleto, fu disarmato ed utilizzato come magazzino.

La struttura si raggiunge utilizzando la strada che poco dopo Lardaro, in direzione Storo si stacca sulla destra.

 

Forte Corno foto Carlo Baroni
Forte Corno foto Carlo Baroni

Forte Corno

Costruito tra il 1883 ed il 1890 sul versante destro della valle del Chiese a 1069 metri di quota, forte Corno fu pensato per integrare lo sbarramento di Lardaro di cui abbiamo parlato precedentemente.

Costruito su progetto del capitano Adolf Kroneiser che fu anche direttore dei lavori, venne edificato secondo i criteri della tecnica “Vogl”, vale a dire con cupole girevoli di acciaio e corazze per i cannoni. Il forte, perfettamente integrato nel saliente della montagna, è disposto su quattro livelli di quota di cui il più alto ospitava magazzini, dormitori e altri locali di servizio.

L’armamento era invece situato nella parte inferiore ed era costituito da sei cannoni da 120 mm. Il forte era collegato a quello di Larino con un percorso attrezzato lungo la parete rocciosa del Doss dei Morti, disseminato di postazioni in caverna. Nel 1909 – 1910 l’opera fu rimodernata e fu dotata di tre obici da 100 mm in cupola corazzata girevole e di due osservatori anch’essi in cupola.

Nonostante i lavori di ammodernamento, il forte fu ritenuto obsoleto e di conseguenza disarmato e il suo armamento fu collocato in postazioni in caverna predisposti nelle vicinanze. Le cupole invece furono poste nel lager Peschera, un forte ipogeo interamente scavato nella roccia. La costruzione si raggiunge da Praso, percorrendo una strada carrozzabile attraverso la frazione di Sevror.

 

Forte Col delle Benne foto L. Lorenzi

Forte Colle delle Benne

Il forte Colle delle Benne, altrimenti detto forte San Biagio, assieme a quello di Tenna, situato proprio di fronte, chiudeva a tenaglia la Valsugana, all’altezza della cittadina di Levico. La costruzione si trova a una quota di 660 metri, sulla cima del colle omonimo, in posizione dominante il lago. Costruito come il suo gemello forte Tenna, tra il 1884 ed il 1890 in blocchi di porfido e di granito, si presenta con una pianta poligonale che si sviluppa su quattro piani, con fossato, contrafforte e corpo esterno corazzato. Era circondato da ampie fasce di reticolati e da un intricato sistema di trincee, di cui una linea saliva sino alla Busa Grande, posta a 1500 metri di altitudine.

L’armamento era costituito da quattro cannoni da 120 mm, posti in casamatta corazzata e da due obici da 100 mm, in cupola blindata. Fu disarmato nella primavera del 1915; i cannoni furono posti nelle immediate vicinanze e gli obici vennero sistemati in caverna, sulla Busa Grande.

Lo si raggiunge percorrendo la strada sterrata che porta al Colle delle Benne e di qui si prosegue a piedi, con una camminata di circa mezz’ora.

 

Forte Campo Luserna foto L. Lorenzi
Forte Campo Luserna foto L. Lorenzi

Forte Campo Luserna 

È posto, come il precedente, sulla catena del Lagorai e fa parte di una serie di sette fortezze costruite a partire dal 1907 allo scopo di garantire una base di partenza per le truppe destinate all'offensiva verso la pianura veneta. In effetti queste fortezze, tra maggio ed agosto 1915, impedirono i tentativi italiani di sfondamento e, nel maggio dell'anno successivo, consentirono l'offensiva austriaca che causò l'arretramento della linea di difesa italiana sull'altipiano di Asiago.

Forte Campo era uno dei forti più potenti e meglio attrezzati dell'intero fronte, tanto è vero che i soldati italiani lo soprannominarono "Padreterno".

A costruirlo a 1549 metri di quota fu il capitano Eduard Lakom che lo munì di quattro obici da 100 mm, due cannoni a tiro rapido da 60 mm.

La struttura è di forma trapezoidale, con la roccia a servire da corazzamento e circondata da un fossato è composta da una casamatta di 60 metri di lunghezza che ospitava alloggi, depositi e officine e da un altro corpo di fabbrica in cui erano situati i locali per il combattimento ravvicinato.

Nell'estate del 1915 il forte venne pesantemente bombardato dall'artiglieria italiana, tanto che il comandante boemo Emanuel Nebesar, credendo in una decisiva offensiva italiana, fece issare la bandiera bianca. Tuttavia, rendendosi conto della situazione, le batterie dei forti Verle e Belvedere intervennero prontamente per disperdere l'eventuale assalto della fanteria italiana, ripristinando così la situazione prima del bombardamento italiano. Il comandante Nebesar venne quindi destituito ed arrestato.

Vi sono due vie di accesso al forte: la prima, partendo da Luserna, si seguono le indicazioni per il Rifugio Malga Campo e di lì si raggiunge l'avamposto Oberwiesen e successivamente il caposaldo. La seconda inizia a due chilometri dal centro di Luserna con la strada che collega il paese a passo Vezzena. Giunti alla malga Millegrobbe, si lascia il mezzo e si prosegue a piedi per circa due chilometri.

 

Forte Belvedere foto Carlo Baroni
Forte Belvedere foto Carlo Baroni

Forte Belvedere

Il forte Belvedere di Lavarone, anche conosciuto come Werk Gschwent, venne progettato dal capitano Rudolf Schneider e costruito tra il 1908 ed il 1912 a una quota di 1177 metri, nelle vicinanze dell'abitato di Oseli. La fortezza si compone di diverse strutture scavate nella montagna: la casamatta principale in cui erano posti gli alloggiamenti, i magazzini e i servizi logistici, un blocco batterie, in posizione avanzata, un’opera di controscarpa nel fossato e tre avamposti corazzati. Per sopportare i bombardamenti più pesanti, anche per più giorni consecutivi, ha una copertura di calcestruzzo di due metri di spessore nella quale venne inserito un triplo strato di putrelle di acciaio da 400 millimetri.

Il forte poteva resistere in assoluta autonomia e infatti disponeva di grossi depositi, di un acquedotto con potabilizzatore, una centrale elettrica interna, un posto di pronto soccorso, una centrale telefonica e una postazione di telegrafia ottica.

La guarnigione, comandata dal capitano Anton Perschitz, era composta da 160 Landsschützen e da 60 territoriali. L'armamento invece era composto da tre obici da 100 mm situati in cupole corazzate e da ventidue postazioni di mitragliatrici.

Nel primo anno di guerra subì pesanti bombardamenti con numerose perdite, ma non fu mai oggetto dei cannoneggiamenti che dovette sopportare il forte di Campo Luserna e grazie alla sua posizione dominante non venne mai sottoposto ad attacchi diretti da parte della fanteria italiana.

Il forte si raggiunge dall'abitato di Oseli, con una camminata di dieci minuti

www.fortebelvedere.org 

Corno di Cavento

L'esistenza della galleria realizzata dagli austriaci sul Corno di Cavento era nota sia agli storici che agli alpinisti, tuttavia essa venne riscoperta solamente nell'estate del 2003. Questo perché, dopo la fine del conflitto, non essendo più utilizzata, si riempi di ghiaccio e neve, tanto da impedirne l'entrata. Fu grazie all'estate assai torrida del 2003 che vi fu un parziale scioglimento del ghiaccio e della neve, da permetterne così l'entrata.

Tra il 2007 ed il 2010 la galleria è stata sottoposta a un progetto di recupero

Scioltisi i ghiacci, si trovarono importanti reperti, esattamente com'erano stati lasciati novant'anni prima al momento della discesa a valle da parte dei soldati italiani che la occupavano. A partire dal 2011 la galleria è stata resa accessibile alle visite guidate, per cui chi lo desidera può rivolgersi alla Società degli Alpinisti Tridentini al seguente indirizzo mail: sat@sat.tn.it.

La costruzione della galleria avvenne tra marzo e maggio del 1917 e doveva servire, oltre che per offrire riparo in caso di bombardamento, a rinforzare al massimo le difese del Corno di Cavento. Infatti fu armata con due cannoni da 75 mm, tre bombarde ed alcune mitragliatrici. Gli alpini italiani la occuparono il 15 giugno del 1917, dopo un violentissimo bombardamento, ma la persero esattamente un anno dopo. La rioccupazione durò solamente un mese poiché il 19 luglio 1918 il presidio austriaco venne annientato da un poderoso attacco italiano.

Grigno

Contrariamente alle opere che abbiamo visto precedentemente, il trincerone di Grigno fu costruito dagli italiani poiché gli austriaci non erano stati in grado di costruire delle opere di difesa efficienti, per cui arretrarono le loro posizioni non appena l'Italia entrò in guerra. Fu quindi compito dell'esercito italiano, dopo la conquista di Grigno, provvedere alle strutture di difesa di quella che diventò la linea di confine.

Lo sbarramento di Grigno è considerato dagli esperti come una sorta di linea Maginot, con due fasce di difesa: una prima linea a cielo aperto, rinforzata con sacchi di sabbia e legname e una seconda, costituita dal trincerone vero e proprio.

Quest'ultimo è una lunga postazione coperta in cemento armato, con accessi posteriori protetti da muri di terra e sacchi di sabbia. 

L'opera non fu mai sottoposta al battesimo del fuoco, ma cadde comunque in mano austriaca in seguito alla disfatta di Caporetto. 

www.trentinograndeguerra.it

Forte Dossaccio

Insieme a forte Buso che vedremo in seguito, Forte Dossaccio costituisce lo sbarramento delle valli Fiemme e Fassa. Costruito a cavallo del 1886 e 1900 a 1838 metri di quota, è una casamatta a pianta pentagonale in blocchi di porfido accuratamente squadrati e in calcestruzzo. Lungo tutto il perimetro della fortificazione correva un fossato di sei metri di profondità e fasce di reticolati larghe dodici metri. 

Il fossato frontale era inoltre protetto da una copertura di cemento armato che accoglieva nidi di mitragliatrici. Una galleria collegava un’opera avanzata e la torre su cui erano posti tre riflettori alimentati da un gruppo elettrogeno.

La struttura era dotata di tre osservatori corazzati, quattro cannoni da 120 mm in casematte di pietra con scudo corazzato e dodici mitragliatrici, mentre la guarnigione poteva arrivare sino a duecento soldati.

Era autosufficiente, con magazzini, depositi, alloggi e condotti di areazione che permettevano il ricambio dell’aria. Era inoltre dotato di una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana e di un collegamento ottico – telegrafico e telefonico. Sebbene ammodernato nel 1912, fu disarmato nel 1915 perché ritenuto sorpassato. Quanto spreco di denaro pubblico.  Il forte è visitabile solamente all’esterno e si raggiunge con la strada forestale che sale da Paneveggio.

Forte Buso

Lo scopo di forte Buso che, come abbiamo visto, costituisce con il precedente lo sbarramento alle valli Fiemme e Fassa, era di ostacolare il transito verso Bellamonte e Predazzo. Realizzato tra il 1895 e il 1896 su uno sperone roccioso sovrastante la gola del Travignolo, è a pianta pentagonale in pietra porfirica. È articolato su due piani e circondato da fossati. 

L'armamento consisteva in quattro cannoni da 120 mm, mentre la guarnigione del tempo di guerra era formata quattro ufficiali e da 134 soldati che però veniva ridotta a tre ufficiali e 57 soldati in tempo di pace. 

Il forte è visibile solamente dall'esterno e la vista migliore si ha dalla strada che corre lungo il lago di Paneveggio.

Dove sostare

Forte Nago

Camperstop Torbole, Via al Cor 2A, Torbole, 

GPS: Lat: 45.87260 – Long: 10.87279

Forte Pozzacchio

Area Comunale, Via Giovanni Pierluigi Palestrina, 

Rovereto, GPS: Lat: 45.90247 – Long: 11.03665 

Forte di Cadine

Area comunale, Via Fersina, Trento, 

GPS: Lat: 46.0481700 – Long: 11.119748

Forte Larino

Al canal 1 - Fraz. Cavrasto, Bleggio Superiore, 

GPS: Lat: 46.013720 – Long:   10.821580  

Forte Corno

Al canal 1 - Fraz. Cavrasto, Bleggio Superiore, 

GPS: Lat: 46.013720 – Long:   10.821580  

Forte Colle delle Benne

Parking, Via Lungo Lago, Caldonazzo, 

GPS: Lat:  46.00541 – Long: 11.26279 

Forte Campo Luserna

Parking, SP9, Luserna, 

GPS: Lat: 45.93553 – Long: 11.31819 

Forte Belvedere

Area Pra Grando, Via Padova, Lavarone, 

GPS: Lat: 45.93609 – Long: 11.27090 

Galleria di Cavento

Diga di Malga Bissina, SP27 , Daone, 

GPS: Lat: 46.053154 – Long: 10.513654 

Trincerone di Grigno

Area Comunale, Via Tommaso Temanza, Borgo Valsugana, GPS: Lat: 46.05446 – Long:c 11.46328 

Forte Dossaccio/Forte Buso

Parcheggio camper Lagi di Forte Buso – Paneveggio, SS 50, Parco di Paneveggio, GPS: Lat: 46.199175 – Long: 11.868417

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Si ringrazia Marco Benedetti di Visit Trentino - Le immagini sono state gentilmente concesse dalla Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. 

Gli autori sono citati nelle immagini corrispondenti.

Roberto Serassio