L’anima del commercio

Dove andremmo, senza televisione? Ma non è questa dipendenza che voglio parlare in tale sede, quanto piuttosto di una perniciosa situazione che ormai si palesa in modo indissolubile ogni qual volta premiamo il tasto On del telecomando. Un assioma, vecchio come il mondo, indica la pubblicità come l’anima del commercio. Verissimo, in quanto un prodotto, qualunque esso sia, per essere venduto occorre mostrarlo al pubblico e magnificarne le qualità. Tuttavia, per non ottenere l’effetto contrario, quella televisiva non deve essere troppo martellante e soprattutto deve essere servita al pubblico negli orari giusti, elementi che le nostre bravi emittenti televisive dimenticano facilmente, con il risultato che nell’orario del pranzo e della cena ci vengono ammanniti inserti pubblicitari che molto spesso ci fanno andare i cibi per traverso.

È vero che si potrebbe evitare di guardare la tv quando si è a tavola, ma visto che c’è il libero arbitrio, una persona dovrebbe anche poter assumere i pasti guardando i suoi programmi preferiti. Ecco quindi che proprio mentre ci si accinge a gustare un buon piatto di spaghetti, sullo schermo compare una bella ragazza che, in modo molto naturale, ci informa di essere afflitta da micosi vaginale e passa poi a spiegare nei minimi dettagli come combatterla; e siamo solo al primo boccone degli amati spaghetti! Al secondo invece, il testimone della staffetta pubblicitaria passa ad una gentile signora che, presa da convulsioni di riso, ci confessa candidamente che… non può trattenerla, letteralmente. Per fortuna che l’etere, oltre alle immagini, non trasmette anche gli effluvi, altrimenti potremmo approfittarne per fare una seduta di aromaterapia. Passiamo ora ai secondi ed è proprio in questo frangente che le emittenti televisive danno il meglio di se, servendoci spot imperniati su dentiere che ballano e lavabi sporchi di sangue perché la proprietaria soffre di sanguinamenti gengivali. Il massimo del godimento è però rappresentato dalla solerte mogliettina che, con piglio professionale, esegue un’introspezione nella bocca del marito, facendoci assistere, con abbondanza di dettagli, a varie fuoriuscite di liquido rosso delle gengive. Non soddisfatte delle lezioni di anatomia orale, le gloriose emittenti ci danno altri preziosi consigli: è la volta sull’orecchio, con un’amorosa mogliettina - sempre amorose le mogli degli spot televisivi, vero? - vedendo che il marito sta scavando un tunnel nel proprio canale uditivo, gli consiglia di abbandonare i metodi da cavernicoli e di usare invece il prezioso liquido che in un attimo scioglie il cerume che il barbaro consorte produce in quantitativi industriali. A conferma dell’efficacia del prodotto, lo spot ci mostra una colata fuoriuscire dall’organo uditivo che fa impallidire per portata le cascate del Niagara.

Con il dessert arriva il gran finale: come tutti gli spettacoli circensi che si rispettano, è costituito da una fantasmagoria di numeri sensazionali, ad iniziare si comincia dalla lavatrice che puzza e dalla quale il tecnico chiamato dalla casalinga disperata estrae un quantitativo industriale di una non ben identificata massa nera, che neanche i film horror sono stati in grado di eguagliare. Non è che la solerte casalinga sciolga le camicie del marito con l’acido, anziché lavarle? Fossi al posto del consorte, comincerei a preoccuparmi per la mia incolumità. Dalla camicia al corpo umano, infatti, il passo è breve: meglio avere sempre a portata di mano un decalcificante, che risolve i problemi.

Altro numero che caratterizza il momento clou vede come protagonista la lavastoviglie che, secondo quanto ci fa vedere il regista di cotanto spot, somiglia di più alla cloaca massima che non alle tubazioni di una lavapiatti. Per fortuna all’ultimo istante arriva il supereroe, il cura lavastoviglie che salva l’umanità dal mangiare in piatti in cui si satollano e si divertono miliardi di germi. Con il cura lavastoviglie concludo questa mia carrellata sugli spot televisivi rovina pranzo e cena. Credo di aver creato in chi legge abbastanza disgusto, e quindi prego davvero i lettori di perdonarmi se, oltre ai miei pasti, sono riuscito a rovinare anche i loro: ma questa è la realtà televisiva, alla quale mi sono limitato ad aggiungere quel tanto che basta d’ironia e di sarcasmo.

Roberto Serassio