Ecce homo, la Pasqua siciliana

Guardiamoli insieme questi confrati incappucciati che sorreggono in spalla i fercoli di Gesù risorto, e gli altri con le mani inguantate di seta sull’effigie della Madonna liberata dal lutto. Ascoltiamo le marce antiche della banda con i suoi ottoni luccicanti. E’ la Pasqua ennese. 

Ed eccoli i fedeli che si affacciano dai balconi barocchi, i pellegrini commossi che gremiscono le piazze ventose di quella che fu la romana Castrogiovanni prima che, negli anni Trenta, si rimpossessasse del suo antico nome Enna. 

Enna: città del mito della libertà dello schiavo Euno, luogo sacro del culto pagano di Cerere, e del suo storico cimitero che spinge sulla città, invadendola, quasi a volersi mimetizzare fra i vivi con i suoi magnifici simulacri monumentali. 

Oggi, così tacito, lontano dal mondo moderno e fermo ad una tradizione religiosa cristiana che si spinge quasi al limite del radicale, questo paese incantato racchiude ancora intatte, con tanta armonia, quelle tradizioni arabe della casba africana, le fortificazioni normanne della torre di Federico II, il castello medioevale di Lombardia, e quel barocco, che la fa continuamente da cornice permeando peraltro l’urbe intero dell’isola Trinacria. 

Così la Sicilia di Enna c’invita alla celebrazione della Settimana Santa. Sì, perché Enna custodisce tanto gelosamente e con orgoglio, questa tradizione secolare di origine spagnola, un rito austero, nella storia regolamentato anche dal Vaticano, che si ripete ogni anno inscenando magistralmente, un po’ come lo si fa con l’arte vivente di strada, la Passione del Cristo. 

La coreografia è tanto spettacolare quanto rigorosa: i dettagli delle tuniche, gli argenti nelle fibbie dei calzari, l’oro zecchino sui fercoli finemente scolpiti, le mantelle candide dei confrati. Tutto, come una macchina del tempo, ci riporta ai quei giorni di duemila anni fa quando il Cristo risorse. 

Sul palco cittadino delle strade e nei rioni, di Enna umile capoluogo che con i suoi 992 metri di altitudine vanta il primato di essere il più alto d’Europa, il giorno del Venerdì Santo, durante questo teatro religioso, troveremo circa 2,500 confrati pronti a farci rivivere quelle scene del Vangelo, della Crocifissione, e del duro e celebre “Ecce Homo”, quello pronunciato da Pilato

Guardiamoli insieme questi confrati incappucciati che sorreggono in spalla i fercoli di Gesù risorto, e gli altri con le mani inguantate di seta sull’effigie della Madonna liberata dal lutto. Ascoltiamo le marce antiche della banda con i suoi ottoni luccicanti. E’ la Pasqua ennese. 

Ed eccoli i fedeli che si affacciano dai balconi barocchi, i pellegrini commossi che gremiscono le piazze ventose di quella che fu la romana Castrogiovanni prima che, negli anni Trenta, si rimpossessasse del suo antico nome Enna. 

Enna: città del mito della libertà dello schiavo Euno, luogo sacro del culto pagano di Cerere, e del suo storico cimitero che spinge sulla città, invadendola, quasi a volersi mimetizzare fra i vivi con i suoi magnifici simulacri monumentali. 

Oggi, così tacito, lontano dal mondo moderno e fermo ad una tradizione religiosa cristiana che si spinge quasi al limite del radicale, questo paese incantato racchiude ancora intatte, con tanta armonia, quelle tradizioni arabe della casba africana, le fortificazioni normanne della torre di Federico II, il castello medioevale di Lombardia, e quel barocco, che la fa continuamente da cornice permeando peraltro l’urbe intero dell’isola Trinacria. 

Così la Sicilia di Enna c’invita alla celebrazione della Settimana Santa. Sì, perché Enna custodisce tanto gelosamente e con orgoglio, questa tradizione secolare di origine spagnola, un rito austero, nella storia regolamentato anche dal Vaticano, che si ripete ogni anno inscenando magistralmente, un po’ come lo si fa con l’arte vivente di strada, la Passione del Cristo. 

La coreografia è tanto spettacolare quanto rigorosa: i dettagli delle tuniche, gli argenti nelle fibbie dei calzari, l’oro zecchino sui fercoli finemente scolpiti, le mantelle candide dei confrati. Tutto, come una macchina del tempo, ci riporta ai quei giorni di duemila anni fa quando il Cristo risorse. 

Sul palco cittadino delle strade e nei rioni, di Enna umile capoluogo che con i suoi 992 metri di altitudine vanta il primato di essere il più alto d’Europa, il giorno del Venerdì Santo, durante questo teatro religioso, troveremo circa 2,500 confrati pronti a farci rivivere quelle scene del Vangelo, della Crocifissione, e del duro e celebre “Ecce Homo”, quello pronunciato da Pilato.

Info: www.settimanasantaenna.it

Sosta: Baglio Pollicarini a circa 30 minuti di camper dal centro di Enna. 

GPS: 37.511896454, 14.32183742

Per le foto si ringrazia: 

settimanasantaenna.it

Info: www.settimanasantaenna.it

Sosta: Baglio Pollicarini a circa 30 minuti di camper dal centro di Enna. 

GPS: 37.511896454, 14.32183742

Per le foto si ringrazia: 

settimanasantaenna.it

Andrea G. Cammarata