Questo mese parliamo dell’olio extra vergine di oliva, di quanto sia importante per la nostra alimentazione e di quanto sia grande il suo mercato.
Cominciamo col dire che l’Italia è il secondo produttore al mondo di olio extra vergine di oliva: siamo stati battuti da qualche anno dalla Spagna che ci ha soffiato il primo posto in termini di produzione dal punto di vista quantitativo. Però, se parliamo di qualità, le cose cambiano. In Italia sono presenti più di 500 cultivar (varietà di olive coltivate), le più impiegate sono circa 90 a fronte delle 20 con cui la Spagna ottiene il 70% della sua produzione. Negli ultimi anni molte cultivar che erano state abbandonate sono state riprese e riportate in auge, con grande soddisfazione per gli appassionati del settore e della qualità della produzione. La pianta dell’olivo, che ama le latitudini tra il 30° e il 45°, trova il suo habitat perfetto nella nostra penisola, soprattutto nel centro sud (a parte una bella zona vicino al Lago di Garda dove cresce rigogliosa grazie al clima mitigato dal lago stesso).
Quanti ettari ci sono in Italia piantati ad ulivo?
Sono tantissimi, più di 1.100.000, il 30% dei quali si trova in Puglia.
Quanto può vivere una pianta di ulivo?
Un'eternità: l’ulivo più antico al mondo si trova proprio in Italia, ha la bellezza di 2600 anni e ancora produce olive. Terminiamo di snocciolare numeri con i dati relativi alla salute. Sappiamo infatti che l’olio extra vergine di oliva fa bene.
Ma quanto?
A partire dal 1960 è stata condotta un'imponete indagine epidemiologica in 7 Paesi (Italia inclusa), sono state analizzate le abitudini alimentari di 13.000 persone di età compresa tra i 40 e i 59 anni. I grandi consumatori di grassi animali (burro in primis) risultarono da 10 a 20 volte più esposti ai rischi di disturbi cardiovascolari (ci stiamo riferendo agli abitanti del centro-nord Europa e degli Stati Uniti d’America). Questo perché l’olio extra vergine di oliva ha quantità elevatissima di antiossidanti, tra i suoi 200 componenti attivi ce ne sono tantissimi che si preoccupano di proteggere le nostre cellule accrescendo le difese nei confronti dei famosi “radicali liberi”.
Questi antiossidanti fanno sì che durante la frittura l’operazione dell’idrolisi venga ritardata, diminuendo quindi i danni che l’olio combusto (tutti i tipi, anche quello di semi) provocano al nostro organismo. In sostanza, vi invito a pensare all’utilizzo di questo fantastico prodotto che la natura ci ha donato dal punto di vista geografico e che l’uomo ha saputo coltivare e trasformare sin dai tempi degli antichi greci.
Comprate solo olio extra vergine di oliva: altre tipologie di olio non sono garantite come questa e potreste incappare in prodotti raffinati chimicamente risultati da scarti di lavorazioni di altri oli, organoletticamente modificati per renderli appetitosi ma di fatto privi delle qualità benefiche di cui vi ho parlato.