Chiare, grigie o nere, le acque di un camper devono essere ben controllate, così come i serbatoi, soprattutto nei periodi dell’anno in cui il caldo potrebbe amplificare tutti i potenziali problemi
La gestione delle acque a bordo di un camper è uno degli aspetti più importanti da conoscere tra le incombenze necessarie per un corretto uso del veicolo, sia dal punto di vista quotidiano, sia per evitare il possibile insorgere di problemi che, per fortuna davvero raramente, possono diventare gravi e dannosi per la salute. In ogni caso, con gli strumenti giusti e qualche buon prodotto, il tutto si limita alle normali operazioni di routine senza creare particolari inconvenienti.
Negli amati veicoli ricreazionali, come ha imparato facilmente chi si è cimentato nel noleggio di un camper, bisogna gestire bene le acque poiché anche in sole 48 ore, se fa caldo e nella migliore delle ipotesi, i cattivi odori cominciano a invadere la cellula. Una delle prove iniziatiche fra le più sgradevoli per i novizi, in genere appannaggio dell’uomo di bordo, è lo svuotamento della cassetta delle acque nere di un veicolo, che spesso è stato noleggiato per la prima volta da appena uno o due giorni! Come accennavamo, la gestione delle acque e dei relativi serbatoi sul camper non è una questione da sottovalutare, anche se, con un po’ di buon senso e le giuste informazioni, non è affatto insormontabile.
Innanzitutto, dividiamo il problema nei tre capitoli fondamentali: acque chiare (o potabili), acque grigie (scarichi di lavandini e doccia), acque nere (scarico del water). Ripetiamo poi una premessa fondamentale: qualsiasi problema legato alla qualità dell’acqua aumenta in maniera esponenziale all’aumentare della temperatura, a partire dalla formazione di alghe, muffe e batteri, per degenerare nell’imputridimento delle acque degli scarichi. Per cui, proprio in questi mesi di gran caldo, l’attenzione e il controllo devono raddoppiare.
Acque chiare
Le acque chiare del camper sono contenute in uno o più serbatoi, generalmente posizionati nelle panche della dinette, talvolta anche nel gavone per i serbatoi ausiliari, dove si carica l’acqua potabile che alimenta bagno e lavandini. Dovrebbero essere acque potabili, per evitare il pesante fardello di casse di acqua minerale che aumentano il carico e richiedono poi lo smaltimento della tanta plastica di rifiuto che si crea (oggi sta diventando veramente difficile gettare i rifiuti essendo quasi del tutto scomparsi i cassonetti stradali), ma la diffidenza ad utilizzare l’acqua del serbatoio come potabile è ancora – giustamente – alta e l’acqua in bottiglia è sempre presente nei gavoni.
Il discorso delle potabilità dell’acqua che carichiamo a bordo è molto delicato: a partire dalla qualità della fonte da cui attingiamo, probabilmente di acquedotto e quindi pulita nelle aree di sosta o campeggi di Italia e Europa, purtroppo non sappiamo se questa sia altrettanto pura quando ci troviamo più lontano o quando ci abbeveriamo ad una fontana stradale che non sia cittadina. Va poi considerata la rapida decadenza della purezza batteriologica dell’acqua, che in genere si mantiene per soli 2/4 giorni, a seconda della temperatura ambientale. Da non scordare che tutto ciò vale per serbatoi perfettamente puliti, cosa che, specie nei camper con qualche anno di servizio, è tutta da verificare. Verso l’acqua, spesso l’atteggiamento è volto alla noncuranza che include la sommaria e classica sciacquata del serbatoio con un po’ di candeggina per sentirsi tranquilli: a casa, siamo abituati ad avere acqua sempre buona e fruibile dal rubinetto, perciò sottovalutiamo i pericolosi aspetti relativi al camper, almeno fino a quando non succede qualcosa.
L’uso comune della candeggina, seppur tecnicamente valido per prevenire la formazione di ospiti indesiderati nei serbatoi, inficia la bevibilità e (se ne usiamo in dosi eccessive) la potabilità dell’acqua, cui si aggiunge l’effetto collaterale dello sgradevole odore di cloro sulla pelle quando facciamo la doccia. L’aggiunta di candeggina nei serbatoi deve essere compiuta fra l’altro con molta cautela, dato che a lungo andare l’ipoclorito di sodio (il principio attivo della candeggina), se usato in quantità esagerate, può seccare le guarnizioni, rovinandole. Diciamo che l’uso di questo metodo, fai da te e un po' grossolano, specie quando le quantità sono gestite “ad occhio” (quanta ne mettiamo? Troppa o troppo poca? Non basta sentirne l’odore per avere la sicurezza della sanificazione). La procedura dovrebbe essere riservata solo al momento del lavaggio del serbatoio, da effettuare periodicamente e specialmente dopo lunghi periodi di fermo, per poi procedere ad un accurato lavaggio con acqua corrente.
Esistono in commercio vari prodotti e sistemi per la disinfezione dell’acqua che non usano ipoclorito di sodio e sfruttano principi diversi, mediante microfiltrazione meccanica oppure tramite l’abbattimento dei batteri con lampade a raggi UV-C. Questi ultimi sistemi garantiscono un’efficiente inattivazione dei batteri e dei virus nelle acque potabili, insieme ad un’azione germicida contro muffe e lieviti, mantenendo anche le caratteristiche chimiche dell’acqua, evitando la formazione di odori e sapori sgradevoli; c’è però da dire che sono dispositivi piuttosto complessi e devono avere caratteristiche molto precise per funzionare correttamente, per cui il loro uso non è frequente.
Capitolo a parte è quello della filtrazione ai carboni attivi, pratica consigliata da molti e al contempo sconsigliata da alcuni esperti; in genere è suggerita nel caso di filtri montati a valle del serbatoio, lo scopo è quello di non togliere prima del carico dell’acqua il prezioso cloro dell’acquedotto (calibrato perfettamente), prima barriera attiva per almeno 24 ore contro la proliferazione dei batteri.
Altro discorso dibattuto sui forum è quello degli ioni dei sali d’argento usati per la disinfezione dell’acqua (che restano mentre il cloro tende ad evaporare), contenuti spesso nei filtri a carbone attivo, che, seppur non nocivi nelle quantità che vengono indicate dal Ministero della Salute, a lungo andare tendono ad accumularsi nei serbatoi e talvolta superano le quantità ritenute tollerabili di 0,05 mg per kg di alimento.
Sempre a base di argento, metallo usato già nell’antichità per questi scopi, esistono delle sfere che vengono inerite nei serbatoi o nei filtri per inibire la crescita batteriostatica e mantenere la purezza dell’acqua; non uccidono i batteri, ma ne evitano la proliferazione.
Esistono poi vari prodotti chimici a base di cloro da addizionare all’acqua dei serbatoi per assicurarsi della purezza batteriologica. Sono venduti in genere in confezioni in bottiglia, per cui non è sempre agevole calcolarne la quantità da immettere senza eccedere. La Aquatravel, azienda specializzata in questo settore, ha ideato delle pratiche bustine monodose (Biochlor), già pronte e tarate per 100 lt di acqua, così da renderne estremamente facile il dosaggio, oltre che un sanificante igienizzante che non contiene cloro, sempre in bustine monodose, per la sanificazione dell’intero impianto, da utilizzare una o, meglio, due volte l’anno.
Da non sottovalutare, specie se le nostre mete sono più avventurose, l’acquisto di speciali filtri a cartuccia (a sedimenti) che si posizionano a monte della bocchetta di carico, in genere sulla parte finale del tubo che utilizziamo per il carico, questi consentono una filtrazione di tipo meccanico già in entrata dell’acqua, trattenendo impurità fino a 5 micron. Sul mercato si trovano anche i filtri in ceramica, da mettere a valle della pompa con una risoluzione di filtraggio molto superiore, ben 0,1 micron (0, 0001 millimetri), degli agenti batterici quando abbiamo una ragionevole certezza che l’acqua che carichiamo possa essere inquinata: attenzione però, la ceramica e le fibre cave di questi filtri agiscono solo sulla carica batterica e non tolgono gli inquinanti, oltre alle problematiche della ceramica che si intasa facilmente e, se lasciata a secco, si ostruisce totalmente con il calcare. Altro problema grave che può affliggere le acque chiare è il batterio della Legionella, un problema da non sottovalutare e per il quale esiste un apposito filtro messo a punto dalla Acquatravel, che lavora su base meccanica, quindi con la sola filtrazione e senza uso di sostanze chimiche.
Tutte le soluzioni esposte in questo paragrafo assicurano la purezza batteriologica dell’acqua, ma non la potabilità certa, per cui raccomandiamo sempre di porre molta cautela ai fini della bevibilità dell’acqua contenuta nei serbatoi.
Acque grigie
Trattandosi di acque di raccolta degli scarichi di doccia e lavandini è molto importante il loro stato per evitare il formarsi di cattivi odori che risalgono dai sifoni nel nostro camper. L’acqua stagnante diventa rapidamente preda di alghe e muffe con il passare delle ore, e tutto va peggio con le temperature elevate e quando questa contiene residui alimentari del lavaggio dei piatti, dei saponi e i residui delle nostre abluzioni; in questi casi il processo di imputridimento con i conseguenti odori sgradevoli è molto più veloce. I serbatoi delle acque grigie vengono generalmente scaricati quotidianamente, ma è facile che, stante la conformazione delle tubazioni o dei serbatoi stessi, molti residui restino lì a marcire, attaccati alle pareti o sul fondo come succede nel lavandino di casa. In questo caso sarà opportuno, con frequenza periodica che deve essere più ravvicinata con il caldo, versare un po’ di freshner (ce ne sono di tutti i marchi specializzati, tra i più quotati e conosciuti quelli della Thethford, della Dometic e della CNA) nei lavandini, per una efficace azione di pulizia (disgregazione di residui grassi e formazioni di calcare) e per prevenzione. Sempre la Acquatravel ha recentemente lanciato un prodotto in polvere per le emergenze olfattive gravi, il nome è “Smell Stop”, da dosare con delle bustine che occupano pochissimo spazio e praticamente zero peso; si tratta di un concentrato granulare da sciogliere in una bottiglia d’acqua da un litro e mezzo. Elimina, disgregandole, le formazioni di mucillagine, le piccole incrostazioni e il biofilm, e sanifica ed igienizza tutto il serbatoio, senza controindicazioni per le plastiche, gli o-ring e le guarnizioni.
Acque nere
Considerate vere “bombe” batteriologiche, tuttavia sono quelle che in genere creano minori problemi, se l’operazione viene effettuata quotidianamente (ma anche più volte al giorno se siamo in tanti sul camper): è necessaria perciò la rimozione della cassetta delle acque nere e il conseguente risciacquo, pratica peraltro facilitata dal peso contenuto e dalla facile rimovibilità dalla sede, nella maggior parte degli autocaravan più recenti. Come ben noto, nelle cassette delle acque nere si usano speciali liquidi che disgregano i liquami ed evitano il formarsi di cattivi odori: sono quasi sempre in forma liquida, da addizionare come base dopo lo svuotamento del serbatoio, ma sempre più spesso si usano prodotti in forma di sacchetti idrosolubili contenenti lo stesso principio attivo in versione disidratata, per risparmiare spazio e peso. Tra i marchi leader sicuramente da annoverare Thetford, Dometic, CNA. Anche per le cassette di scarico del wc è sempre consigliabile prevedere una bella rinfrescata periodica, soprattutto e con maggior frequenza nella stagione calda, tramite appositi prodotti. In caso di sistemi fissi (meglio noti come “nautici”, un tempo frequenti, ora quasi scomparsi dai camper) o in casi di quelli dotati di maceratore (che invia ad un secondo serbatoio più grande ancorato sotto al camper, più difficile da pulire a fondo data la posizione), sarà opportuno provvedere ad un profondo risciacquo con abbondante acqua corrente, magari sfruttando la piazzola di un buon service dove lasciare correre acqua della pompa, dopo aver posizionato il camper sulla griglia di scarico; bisogna poi immettere periodicamente un liquido pulitore apposito oppure lasciar agire un po’ di disgregante classico solo con acqua per un po’ di chilometri, in modo che gli scuotimenti meccanici del camper durante la crociera contribuiscano ad un’energica pulizia interna.
Da sapere
Sulle acque circolano leggende metropolitane o luoghi comuni, più o meno supportati da evidenze scientifiche. Va sottolineato però che possono essere vari i problemi reali che hanno a che vedere con l’acqua stagnante nei serbatoi (come in qualsiasi altra cisterna, piscina o tanica), in particolare ovviamente con l’aumentare delle temperature estive.
Ad esempio anche se non beviamo l’acqua del serbatoio perché in dubbio sulla sua purezza batteriologica, non è escluso con totale certezza di non contrarre qualche infezione anche semplicemente lavandosi i denti con quell’acqua. Specie in quei Paesi dove il clima è caldo e le acque sono di dubbia qualità, la possibilità di infezioni che causano malattie più o meno gravi, dalla semplice dissenteria alla più grave legionellosi, è molto alta per noi europei, abituati all’uso di acque batteriologicamente pure provenienti da acquedotti controllatissimi. Sia chiaro, non c’è bisogno di preoccuparsi eccessivamente, le difese immunitarie di un corpo sano sono alte e funzionano bene, ma la diarrea del viaggiatore è cosa frequente nei Paesi extra-europei e viene veicolata dall’acqua o dagli alimenti non sottoposti a cottura, in particolare frutta e verdura.
Inoltre, altro aspetto che è facile dimenticare, usando l’acqua del serbatoio per cucinare in genere si confida nella bollitura (che deve rispettare determinati tempi per essere valida e completa, dai 10 ai 15 minuti), che annienta certamente la carica batterica, rischiosa per la salute, ma le sostanze chimiche eventualmente disciolte o i sedimenti presenti restano, impossibili da verificare ad occhio nudo, anzi, spesso si concentrano maggiormente proprio a causa della lunga bollitura.
Altro problema importante è quello del trattamento con sostanze chimiche (in genere tutte derivate dall’ipoclorito di sodio) per la disinfezione dell’acqua: sbagliare, anche di molto, le quantità è facile, perché sappiamo quanta acqua ci sia nei serbatoi solo in maniera abbastanza approssimativa, e la differenza rispetto a quella giusta può essere notevole. La percentuale di cloro aggiunta al serbatoio deve essere precisa: se si eccede diventa dannosa, o quantomeno fastidiosa per l’odore acre, addizionando invece una percentuale minore di quella corretta è come se non si trattasse per niente l’acqua. A proposito di disinfettanti per l’acqua e per l’igiene in generale, ricordiamo che, nella quasi totalità dei casi, si tratta di composti in soluzione acquosa contenenti ipoclorito di sodio, in percentuale variabile; le denominazioni commerciali spesso hanno a che fare più con motivazioni di marketing che con la loro efficacia; sicuramente si tratta di prodotti più controllati e profumati rispetto alla rude candeggina del supermercati, però leggete bene la concentrazione di ipoclorito di sodio nella composizione prima di acquistare costose bottiglie di acqua all’1% di ipoclorito!