l’Italia è passata dai 5.100 camper immatricolati nel 2017 ai 6.163 registrati nel 2018 con una crescita del 20,6%.
“Fin che la barca va, lasciala andare...” è il motivetto degli anni Settanta che verrebbe voglia di fischiettare anche in questi giorni leggendo i numeri dei veicoli del nostro comparto produttivo immatricolati nel 2018 in Italia e nel resto d’Europa. L’economia del caravanning continua infatti a veleggiare col vento in poppa. Così bene che pochi altri settori riescono a starle al passo nelle percentuali del venduto, nonostante le rotte sbagliate della grande economia italiana, lo sconfortante calo del Pil per due trimestri consecutivi e la conseguente recessione tecnica. Ma anche all’estero non sono tutte rose e fiori, visto che l’intera area euro ha risentito del peggioramento del quadro economico internazionale. Prendiamo ad esempio il settore dell’auto. Nel 2018 in Italia le vetture immatricolate sono diminuite del 3,1%, mentre in Germania sono calate dello 0,1%. Fuori dal coro resta il dato in controtendenza della crescita esponenziale dei camper. Continuando nel confronto Italia-Germania e spostandoci quindi nel nostro settore, l’Italia è passata dai 5.100 camper immatricolati nel 2017 ai 6.163 registrati nel 2018, con una crescita del 20,6%. Con ben altri numeri la Germania lo scorso anno ha toccato il tetto dei 46.859 autocaravan immatricolati (+15,5% rispetto al 2017) e 24.327 caravan (+7,2%). Ma torniamo in Italia dove le 746 caravan immatricolate nel 2018 riconfermano un dato che, con uno scarto di poche unità, resta irrimediabilmente invariato da un triennio. Ben più vivace il settore dei furgonati che con 1.410 mezzi venduti si aggiudica il 23% dell’immatricolato italiano (+ 28,5% rispetto al 2017). Per capire quanto interesse sia oggi riservato ai camper “puri”, basta tornare indietro nel tempo di cinque anni, quando il mercato Italia dei van era di soli 394 unità. La considerazione più ovvia è “Si, i veicoli ricreazionali piacciono ancora e alcuni più di sempre”. Piacciono ovviamente a chi li compra: ai tanti visitatori che proprio in questi giorni si riverseranno nelle concessionarie per le immancabili giornate dedicate ai vari “Porte aperte”, con grande soddisfazione anche dei produttori.
A tal proposito, Simone Niccolai, Presidente APC-Associazione Produttori Caravan e Camper, in occasione della seconda edizione del salone parmense “Travel Outdoor Fest 2019” appena conclusosi, ha ricordato che: “...il turismo in libertà è una vera forza trainante della nostra economia, grazie agli ottimi risultati della produzione, delle immatricolazioni e dell’export”. Ci sono però un paio di riflessioni che meritano di essere fatte su questo andamento positivo del settore. La prima è complimentarsi per i successi ottenuti con i dirigenti e le maestranze delle imprese italiane che, a dire il vero, sono nostrali solo di nome. La totalità dei marchi italiani, salvo quelli delle aziende semi artigianali, sono passati di mano e pur salvaguardando il carattere che distingue il made in Italy, il loro capitale ora viene dall’estero. Fa sorridere allora chi grida “non passa lo straniero”, fantasticando forse una nazione autarchica con le frontiere sbarrate all’invasore, quando invece la realtà è un’economia globale che ha annullato il pensiero locale. Rassegniamoci perciò all’evidenza, consolandoci magari che la stessa Fiat, anche se oggi come FCA è un’azienda italo-statunitense con sede legale ad Amsterdam e domicilio fiscale a Londra, nell’immaginario resta pur sempre un marchio dall’anima profondamente italiana. E dovranno fare buon viso a cattivo gioco anche i nazionalisti tedeschi - almeno quelli sostenitori dei molti marchi del gruppo Erwin Hymer - visto che i primi di febbraio l’americana Thor Industries Inc. ha comunicato di aver completato l’acquisizione di Erwin Hymer Group (EHG), preannunciata a settembre 2018, creando di fatto la multinazionale leader globale nel mercato dei veicoli ricreazionali.