Estate 2019: inizia un’altra spedizione targata Vagabond and Kitchen, alla scoperta dei sapori e dell’immenso patrimonio culturale della Mitteleuropa.
Salisburgo
Punto di partenza è l’azzurro del più azzurro degli scenografici laghi di Salisburgo, il Salzkammergut: sono innumerevoli, tra piccoli e grandi, e pare se ne sia perso il conto. Bella mattinata di sole, clima perfetto per una passeggiata e trascorrere alcune ore al parco giochi. Questi luoghi rivestono un ruolo importante nel nostro viaggio: Edoardo ha da poco festeggiato i tre anni, l’età del continuo interrogarsi sul mondo, e sul versante settentrionale delle Alpi sono così esagerati rispetto a noi nel proporre occasione di divertimento e gioco! Strutture tutte in legno, con attrazioni sempre diverse: il piccoletto impazzisce di felicità.
Ma Edoardo non è l’unico ad apprezzare: anche noi adulti ci facciamo grandi risate coi giochi d’acqua del Castello di Hellbrun, voluto dal principe-arcivescovo Markus Sittikus come oasi di piacere per la sua residenza estiva e progettato dall’'architetto italiano Santino Solari.I giochi d'acqua del giardino sono un vero capolavoro: dal teatro idraulico con ben centocinquanta statue in movimento e le sedute che bagnano gli ospiti quando meno se l’aspettano, fino a una corona che danza - simbolicamente - su un getto d'acqua. Tutto perfettamente funzionante come quattrocento anni fa!
L’acqua è elemento fondante anche della vicina Salisburgo, città natale di Mozart, tagliata in due dal fiume Salzach: sulla riva destra ci sono i ristoranti della Linzergasse e l’affascinante stretta Steingasse dove Edoardo improvvisa una partita di calcio coi passanti; sulla riva sinistra, ecco il centro storico Patrimonio Unesco dell’Umanità, con l’antico quartiere Kaiviertel ed il Monte della Fortezza.
Noi ci divertiamo a gironzolare senza meta, accompagnati dalle note delle prove generali di un concerto all’aperto. Ci resta nel cuore la vista dalla terrazza del Museo di arte contemporanea Mönchsberg.
St. Leonhard
Passiamo la notte nella romantica St. Leonhard, frazione di Grödig, ai piedi dell’imponente Untersberg, montagna ricca di leggende e sentieri spettacolari. Da St. Leonhard parte una funicolare che in soli otto minuti e mezzo risale 1.320 metri, portandoci in men che non si dica alla stazione di Geiereck, a quasi quota 1.800 slm, per spaziare con lo sguardo.
Linz
Altra città altro fiume: siamo a Linz, sul Danubio. La sua anima contemporanea si respira proprio sulle rive: lungo le banchine del porto si snoda un itinerario fatto di murales sgargianti (il museo all’aperto cosiddetto “mural harbor”) che testimonia la vivacità underground del posto. Si può percorrere a piedi o ammirarlo comodamente da uno dei molti battelli che solcanbo il Danubio. Sul fiume si affacciano poi, uno di fronte all’altro, due musei che, ciascuno con le proprie specificità, indagano il contemporaneo e il prossimo futuro. Si tratta di due chicche imperdibili, dall’architettura avveniristica: l’Ars Electronica Center e il Museo d’arte Lentos, dedicati a nuove tecnologie e creazione artistica.
Praga
Giungiamo a Praga. Ancora una città scolpita dalla Moldava: stupendi i ponti sul fiume; su tutti, trionfa il Ponte Carlo, incorniciato da torri gotiche e decorato con statue di santi. La leggenda - una delle innumerevoli che vanta questa capitale magica - vuole che la notte esse prendano vita e si animino. Probabilmente si tratta di un effetto cui contribuiscono, al crepuscolo, l’accavallarsi delle onde e il rifrangersi della luce dei lampioni sulla Moldava.
Il ponte, eretto a metà del trecento per volere dell’imperatore Carlo IV, collega i quartieri di commercianti ed artigiani al castello, il cui complesso ospita palazzi, chiese, giardini e una delle piazze più belle d’Europa.
Sede del potere prima dei re di Boemia, poi del Sacro Romano Impero, quindi dell’impero asburgico, il castello data le proprie origini prima del Mille. Nel Trecento assume la funzione di residenza reale e nel Settecento viene reinterpretato in chiave barocca. Annovera al proprio interno la meravigliosa cattedrale gotica di San Vito, tripudio di torrette, guglie e vetrate.
Dal borgo del castello (Hradčany) ci tuffiamo nelle viuzze del pittoresco quartiere di Mala Strana, la cui fisionomia attuale risale al Cinquecento, quando diviene il quartiere residenziale della nobiltà. Da qui ci dirigiamo verso il curioso museo delle miniature (www.muzeumminiatur.cz), dove le collezioni sono visionabili solo con il supporto di microscopi o lenti di ingrandimento: vi scoviamo una mosca coi ferri di cavallo alle zampe e cammelli in procinto di attraversare la famosa cruna di biblica memoria!
Anche Praga ci sembra una magnifica miniatura vista dalla vicina collina di Petřín, un’area boscosa meta di ogni cuore romantico. Non foss’altro che per i suoi giardini: stupendi quello delle rose o il giardino del seminario, con oltre duemila alberi da frutta.
Attraversiamo ora la Moldava, diretti alla Città Vecchia (Staré Město), che già nel Medioevo rappresenta il centro nevralgico degli scambi di Praga. La sua piazza, una delle più scenografiche d’Europa, è contornata da chiese, palazzi e monumenti che testimoniano tutti i periodi della storia boema. Le sontuose chiese barocche, come quella di San Nicola, immortalano la vittoria della Chiesa cattolica sulla Riforma protestante. Vittoria marcata anche dalla Madonna in oro che risplende sul gotico Tempio di Tyn, dove predicavano i riformatori.
Come tutti i frequentatori della piazza, attendiamo lo scoccare dell’ora per vedere in funzione il meccanismo geniale dell’orologio astronomico, apposto nel 1410 sulla torre del municipio. Ammiriamo la processione di Cristo e dei suoi apostoli, mentre intorno ai due quadranti dell’orologio - rispettivamente con la Terra e i pianeti l’uno ed i mesi e i segni dello Zodiaco l’altro - compaiono figure allegoriche che simboleggiano vizi e paure, umano e divino.
Passeggiamo fino alla piazza del mercato della frutta, dove ha sede la parte più antica dell’università, fondata nel 1348 da Carlo IV: il Karolinum. Kafka la frequentò agli inizi del Novecento; vi hanno studiato anche Rainer Maria Rilke e Milan Kundera, mentre Albert Einstein vi insegnò dal 1911 al 1912.
Proseguiamo fino al Klementinum, il più vasto complesso architettonico di Praga dopo il castello. Originariamente monastero, quindi sede universitaria (qui la torre dell’osservatorio dove nel 1600 studia Keplero), da oltre due secoli ospita la Biblioteca Nazionale, una delle più belle al mondo. Ritorniamo al lungo fiume, fino a uno dei monumenti più imponenti delle sponde praghesi, il Teatro nazionale. Praga è costellata di teatri: non a caso, è qui che nel Settecento si tenne la prima assoluta del Don Giovanni di Mozart.
Continuiamo a zigzagare tra i quartieri di Praga. Il suo fascino plurale si deve infatti al suo essere la fusione di quattro insediamenti originari - Staré Město, Nové Mesto, la collina di Hradčany e Lesser - ciascuno con la propria configurazione, le proprie mura e la propria piazza. Solo nel 1784 si fondono nell’attuale capitale ceca; nel 1850 si aggiunge Josefov, il quartiere ebraico, e nel 1883 Vyšehrad.
Ma torniamo alle nostre peregrinazioni. Non può mancare Piazza Venceslao, nella Città Nuova (Nové Mesto), cornice di tutte le principali manifestazioni politiche del Novecento: è qui che la folla acclama il drammaturgo e poeta Václav Havel presidente della Cecoslovacchia, sancendo la fine del periodo comunista. A Piazza Venceslao ha sede anche il Museo nazionale, con le sue collezioni artistiche e naturalistiche; qui si concentrano ristoranti, cinema e caffè.
L’atmosfera multiculturale e mitteleuropea di Praga deve molto alla presenza di una prospera comunità ebraica fin dal IX secolo. E’ a Josefov, il quartiere ebraico e uno dei più antichi ghetti d’Europa, che nasce la leggenda del Golem, spirito sovrumano che libera il popolo ebraico oppresso, fino a diventare mostro. La sinagoga vecchio-nuova è la più antica del continente e il cimitero ebraico vanta ben dodici strati di tombe sovrapposte, incastonate nella suggestiva boscaglia.
E’ invece al nuovo cimitero ebraico del quartiere Žižkov che riposa lo scrittore Franz Kafka, il cui spirito aleggia ancora sulla città vecchia, dove trascorse la maggior parte della sua vita.
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MAGGIORI INFORMAZIONI
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Richard Rossi è chef per vocazione: «Cucinare per me è curiosare tra i profumi, intuire accostamenti inediti, gustare i sapori tradizionali dei territori e poi tradurre tutto questo in pura magia, arte che restituisce piacere. Il tutto, divertendomi».
Richard, dopo esser riuscito a conquistare le cucine di alcuni ristoranti stellati di Firenze e Lucca, decide di prendersi del tempo per la nuova famiglia e dal 2018 diventa forse il primo “Chef in camper“, dando vita al progetto #VagabondAndKitchen. Grazie ad alcuni sponsor, in particolare Carado, trasforma il viaggio in un momento creativo, insieme alla compagna e blogger Sabrina e al piccolo Edoardo.
«Mai avuta una cucina così emozionante».
Ricetta: Passeggiata nel Bosco
Questo piatto è un omaggio al paesaggio “selvatico” della Repubblica Ceca, alla sua incontaminata natura. Scegliamo del cervo allevato in modo biologico, libero di scorazzare nella foresta dentro enormi recinti. Immancabile il contorno di patate, impreziosito dai mirtilli dei boschi. Un suggerimento: iniziate a preparare questo piatto al mattino presto, ci vorranno solo pochi minuti, quindi godetevi la giornata all’aperto, per poi cucinarlo rapidamente la sera, una volta che gli ingredienti avranno assorbito la loro marinatura.
Ingredienti per due persone: 500 gr di carne di cervo - 250 gr di mirtilli - 2 patate - 150 gr di salsa al cren - 4 cucchiai di preparato per tisana a base di menta ed erbe di campo - sale, pepe, olio extravergione d’oliva
Preparazione
Lavare le patate e tagliarle a rondelle sottili di due mm circa, mantenendo la loro buccia; ridurre in poltiglia i mirtilli con una forchetta, aggiungere due cucchiai di acqua e ricoprire con questo composto le rondelle di patate, quindi riporle in frigo.
Ripulire il cervo selvatico e ricoprirlo con un composto ottenuto amalgamando bene la salsa al cren con il preparato per tisana, quindi lasciar marinare in frigo per almeno sei ore (o più tempo se si predilige un sapore più deciso).
Trascorse le sei ore, estrarre gli ingredienti dal frigo e procedere ad asciugare le patate, che avranno assunto un bel colore viola, con della carta assorbente, conservando la purea di mirtilli; nel frattempo, ripulite la carne dalla marinatura.
Spadellate le rondelle di patate in olio extravergione fino a farle dorare e salarle; in un’altra padella, fate scottare il cervo da entrambi i lati con un po’ d’olio, quindi farlo cuocere a vostro gusto e a tre quarti di cottura aggiungere la purea di mirtilli prima usata per le patate. Ultimata la cottura, salate e pepate il cervo, quindi scaloppartelo e impiattartelo al centro di una cornice di patate, bagnandolo con la sala e decorando il tutto con qualche mirtillo fresco e dei fiori di campo.
Buon appetito!
© Richard Rossi [QrCode www.vagabondandkitchen.com]