Penso che la strofa della "Canzona di Bacco" che abbiamo scelto per dare il titolo a questo articolo sia molto indicata: l'autore, Lorenzo il Magnifico, la compose infatti per essere eseguita durante le manifestazioni carnevalesche dell'epoca. Manifestazioni che si sono perpetuate sino ai giorni nostri e che nel periodo antecedente la Quaresima richiamano migliaia di persone.
Quest'anno abbiamo scelto di parlare degli eventi carnevaleschi dell'Emilia Romagna, scegliendo tra quelle località i cui carnevali sono meno conosciuti, almeno per coloro che abitano fuori di quella regione, ma che comunque meritano di essere apprezzati tanto quanto quelli più famosi. Iniziamo quindi il tour carnevalesco seguendo un tragitto la cui logica si basa sulla necessità di ottimizzare al massimo gli spostamenti, sia per coloro che provengono dal nord e sia per coloro che provengono dal sud, i quali dovranno invertire l'ordine di visita.
E' certo che chi viene a Bobbio (PC) non ci viene esclusivamente per il carnevale, anche se questo è in grado di regalare una mezza giornata di divertimento, con la sua sfilata di carri, sia ai grandi che ai piccini. Chi viene a Bobbio ci viene prevalentemente per visitare questo splendido comune, classificato tra i più bei borghi d'Italia.
Sebbene la zona sia stata abitata sin dalla preistoria, diventa un centro importante solamente con la conquista romana, epoca in cui venne edificato il famoso ponte gobbo. Nell'alto medioevo il monaco irlandese Colombano fonda a Bobbio un monastero, trasformando la località in uno dei centri più importanti del monachesimo occidentale. Ben presto, il monastero si dota di una biblioteca, reputata tra le più importanti della cristianità e che ancora oggi conserva alcuni manoscritti latini tra i più antichi e pregiati.
Tra i monumenti più conosciuti di Bobbio, oltre naturalmente all'abbazia di San Colombano, vi è il lungo Ponte del Diavolo, anche chiamato il ponte gobbo in virtù delle undici arcate irregolari che gli donano un aspetto ondulatorio.
Il monastero, fondato nel 614, è un insieme di edifici su cui spicca la facciata della basilica, affiancata dal portico abbaziale dove trovano collocazione il museo e l'ancor celebre “scriptorium”.
Altri due edifici importanti sono il Duomo, ottimo esempio di architettura emiliana del '400 e il castello Malaspina, costruito nel corso del XIV secolo e divenuto la roccaforte dei Guelfi durante la lotta contro i Ghibellini di Piacenza. La sua possente torre domina su tutta la zona circostante ed offre degli scorci magnifici sul borgo, sugli Appennini e sulla valle Trebbia.
Percorrendo le viuzze del centro storico, s'incontrano diversi palazzi nobiliari che, con le loro architetture, evidenziano le ricchezze delle antiche famiglie bobbiesi che decorarono le facciate delle loro abitazioni, in una gara di ostentazione delle loro possibilità economiche. Tuttavia, non è solamente ciò che abbiamo citato che rende bello Bobbio, poichè tutta la parte medievale contribuisce a renderlo attraente. È sufficiente passeggiare nelle sue stradine o salire al quartiere alto Castellaro per rendersi conto di quanto sia armoniosa la parte storica e quale attrattiva abbia sul visitatore.
Il Carnevale di Castelnovo di Sotto (RE) sembra che sia stato celebrato per le prima volta nel 1562 su concessione del podestà Benedetto Rinaldi. A parte questa informazione, nient'altro si sa sulle antiche manifestazioni carnevalesche e, per avere notizie reali, bisogna attendere sino all'ottocento, quando il carnevale era considerato dedicato “per antica costumanza, all'alleggrezza”. Le “mascherate” dell'epoca erano costituite da sette – dieci persone che, sino alla metà del secolo XIX, erano rigorosamente interpretate dai soli uomini e anche le parti femminili erano retaggio di persone di sesso maschile opportunamente travestite. Ogni “mascherata” aveva una Guida e un Direttore, ossia colui che si inventava l'argomento da trattare e componeva le rime; il primo, invece, guidava materialmente le maschere e recitava le rime. Il corteo, che si ingrossava man mano che procedeva e veniva accompagnato dai suonatori, visitava casa per casa sino a raggiungere l'ultima, ove aveva luogo il ballo che concludeva le manifestazioni.
I primi carri nacquero nel 1842 in occasione delle nozze tra il futuro Francesco V e Aldegonda di Baviera e la loro successiva visita a Reggio Emilia. Per i festeggiamenti fu stabilito che Castelnovo avrebbe partecipato con due carri raffiguranti rispettivamente un tempio gotico e l'apoteosi di Virgilio.
Attraverso varie fasi, il carnevale giunse agli anni novanta del secolo scorso, quando, con l'intenzione di valorizzare e di recuperare le tradizioni e venne creata la maschera al “Castlein”, ovvero l'abitante del castello, inteso come lchi abitasse entro le mura del paese. La maschera si presenta vestita da contadino, con parlata dialettale, ma ricercata, ed è questa che dà inizio e fine alle manifestazioni, con proclami e sproloqui, cercando tuttavia di interpretare al meglio le speranze e le aspettative dell'intera comunità di Castelnovo.
Oltre che dalla maschera del “Castlein”, il carnevale è caratterizzato dalla sfilata dei carri allegorici, la cui preparazione, rigorosamente in segreto, dura un anno completo e, com'è tradizione, rappresentano le vicende ed i personaggi più di spicco del quotidiano italiano.
Castelnovo non si può definire una località ricca di monumenti storici, anche se il comune nel suo insieme non è affatto disprezzabile. Due sono gli edifici di spicco: la rocca, edificata attorno all'anno mille, ma più volte ampliata e rimaneggiata e la chiesa di Sant'Andrea Apostolo del X secolo, ma interamente ricostruita agli inzi del XV secolo in seguito ad un incendio e ancora ristrutturata nel 1712.
www.comune.castelnovo-di-sotto.re.it
Sandrone è la maschera tradizionale modenese e rappresenta un contadino rozzo, ma scaltro, eternamente affamato e continuamente in cerca di stratagemmi per vivere; la moglie si chiama Pulonia ed il figlio Sgorghiguelo e tutti assieme formano la famiglia Pavironica. Il Giovedì Grasso, la famiglia al completo esce dalla stazione ferroviaria, preceduta da una fanfara carnevalesca e seguita da altre maschere tipiche. Le maschere sfilano quindi per le vie cittadine su di una carrozza ottocentesca, scortate da due cocchieri e due vallette in abiti del '700. Terminate le visite ufficiali alle autorità religiose, civili e militari, Sandrone e famiglia appaiono sul balcone del municipio, dal quale il capofamiglia inizia il suo sproloquio in dialetto modenese sugli avvenimenti più importanti accaduti in città.
Naturalmente, questo è solamente il clou del Carnevale di Modena, in quanto per tutta la durata del periodo carnevalesco hanno luogo sfilate di carri allegorici, concerti, mostre ed eventi vari. Tutte attività che serviranno a far divertire coloro che vi parteciperanno.
Forse non tutti sanno che la cattedrale, la torre civica e la piazza grande di Modena sono state dichiarate Patrimonio dell'Umanità, pertanto è d'obbligo, approfittando del carnevale, fermarsi qualche tempo in più per visitare la ricca parte monumentale che, oltre a quanto già citato, comprende 21 edifici a carattere religioso la cui datazione va dal secolo XI al XVII e diverse costruzioni a scopo civile, tra cui il palazzo ducale, oggi sede della prestigiosa Accademia Militare di Modena.
Il carnevale storico di San Giovanni in Persiceto (BO) è famoso per lo Spillo, “al spell”, che in dialetto significa zampillo, ma, nel caso specifico del carnevale, trasformazione: infatti, meccanismi sapientemente occultati trasformano d'incanto i carri allegorici in una diversa allegoria e il carro diventa un palcoscenico per le maschere ed altri personaggi vestiti con costumi variopinti.
Solamente gli inziati sanno quale sarà l'allegoria che verrà svelata dallo Spillo e, non appena questo è terminato, dai carri zampillano caramelle, palloncini colorati e coriandoli.
Le origini del carnevale persicetano sono antichissime, ma ciò che si vede oggi risale alla fine dell'ottocento, quando nacque la Società del Bertoldo, che fece di questo personaggio la maschera principale della manifestazione. Ogni anno, Bertoldo (Bartôld), la moglie Marcolfa (La Marcòulfa), il figlio Bertoldino (Bartuldéin) e la loro corte precedono i carri che sfilano per le vie del centro.
Il carnevale si svolge in due domeniche, nella prima ogni carro effettua lo Spillo, mentre nella seconda avviene la premiazione del carro vincitore.
L'edificio più significativo di San Giovanni in Persiceto è la chiesa Collegiata di San Giovanni Battista, iniziata nel 1671. Al suo interno conserva pregevoli opere di pittori bolognesi, tra i quali Guercino, Francesco Albani, Ubaldo Gandolfi e Alessandro Guardassoni.
La maschera di San Pietro in Casale (BO), Re Sandròn Spaviròn, l'abbiamo già vista a Modena in occasione del carnevale di quella città. Ed è proprio la lettura del suo testamento l'evento principale del carnevale che richiama ancora oggi una vera e propria folla nella piazza del mercato. Come a Modena, il Sandròn richiama in chiave satirica, durante la lettura, le persone del paese che si sono distinte, sia nel bene che nel male. Alla fine della dissacrante lettura, viene dato alle fiamme il fantoccio che simboleggia il carnevale.
Anche se la lettura del testamento rappresenta il momento clou delle manifestazioni, è protagonista di una serie di eventi, come la sfilata dei carri, delle maschere ed il “magnifico ballo popolare”.
San Pietro in Casale non può definirsi località monumentale, per cui la sua visita aldilà degli eventi carnevaleschi si esaurisce in poco tempo. Va però ricordato che il comune si trova al centro di un territorio in cui sono disseminati piccoli gioielli e tesori d'arte che non attendono altro che essere scoperti: Bentivoglio, con il castello del XV secolo, il mulino Pizzardi la cui tradizione risale alla metà del 1300, il palazzo rosso, edificato nel 1887 e il Museo della Civiltà Contadina; Pieve di Cento, che da San Pietro dista una decina di chilometri, con gli innumerevoli musei che si riassumono in Museo della Musica, della Storia di Pieve, della Canapa, la Pinacoteca Civica ed il Museo Magi '900.
Insomma, la scampagnata nata per assistere al carnevale può trasformarsi in una vera e propria escursione culturale.
www.comune.san-pietro-in-casale.bo.it
Già nel XIV secolo la corte degli Estensi usava celebrare il carnevale ed è proprio per rievocare le atmosfere di quell'epoca che ogni anno a Ferrara si dà vita al carnevale degli Este. Non vi sono carri allegorici a sfilare per le vie cittadine, ma figuranti in costumi medievali che, tra balli e danze, catalizzano i visitatori nelle zone più rappresentative del Rinascimento ferrarese.
Maschere d'epoca, balli, spettacoli con sbandieratori e giocolieri daranno vita nelle vie del centro storico alla rievocazione del gaio carnevale rinascimentale.
Un intenso programma, fatto di mostre, laboratori per bambini, spettacoli musicali e concerti a tema rinascimentale verrà allestito durante tutta la durata del periodo del carnevale. Naturalmente, non mancherà l'occasione per poter degustare la cucina tradizionale e per vistare i luoghi più significativi della città.Ferrara non ha certamente bisogno di presentazioni: la nostra stessa rivista ne ha parlato diffusamente in più occasioni, per cui sarebbe pleonastico ripetere l'elenco dei suoi monumenti. Basti sapere che nel 1995 ottenne dall'Unesco il riconoscimento di Patrimonio dell'Umanità come Città del Rinascimento e nel 1999 ne ottenne un secondo per il delta del Po e per le sue delizie estensi. È quindi d'uopo non andare a Ferrara esclusivamente per il carnevale, ma anche per fare una full immersion nella sua storia.
Il Carnevale di Ravalle (FE) non ha certamente le antiche origine della blasonata Ferrara, anche se è una sua frazione. Nacque infatti nel 1971 su impulso del parroco Don Mario Dalla Costa, che vide nella manifestazione un modo per riunire i ragazzi del paese e per dare un contributo economico all'asilo parrocchiale. Dal primo timido carro, intitolato ” Un missile sbilenco”, le cose sono andate via via evolvendosi sino a che, nel 1976, nasce il Comitato di Carnevale, che ha il compito di organizzare le sfilate e, se necessario, di autofinanziarsi. Alla fine degli anni Settanta il parroco viene sostituito, ma il percorso del Carnevale di Ravalle prosegue imperterrito, tant'è vero che nel 1999 viene fondata l'associazione “Gli Amici del Carnevale”, che ancora oggi si occupa dell'organizzazione delle manifestazioni caratterizzanti questo periodo. Dal lontano 1971 ad oggi, i passi sono stati tanti e Ravalle è ora in grado di offrire ai visitatori una sfilata di carri con la esse maiuscola, resa ancor più consona alla tradizione carnevalesca grazie alla creazione della maschera simbolo del carnevale ravallese, un pagliaccio con una bombetta calata su di una folta chioma di capelli rossi e con pantaloni a tubo che cadono su enormi scarpe.
È certo che in fatto di patrimonio monumentale Ravalle non può competere con la vicina Ferrara, pur tuttavia, la chiesa dedicata a San Giacomo e San Filippo, costruita nel 1432, ma completamente ricostruita nel 1784, merita una visita al termine della sfilata e, se dopo l'edificio sacro, c'è ancora del tempo, beh, non rimane che percorrere i quindici chilometri che separano Ravalle da Ferrara e dedicarsi a quest'ultima.
Il Carnevale di Gambettola (FC) ha luogo quando le luci delle altre manifestazioni carnevalesche si sono ormai spente. Per tradizione, infatti, si festeggia il lunedì di Pasqua e la domenica successiva e questo sin dal lontano 1886. Com'è d'obbligo, il programma prevede la sfilata dei carri, dei gruppi mascherati ed il lancio di dolciumi. In più, a partire dal giorno di Pasqua e per tutta la settimana successiva, in piazza Pertini trova collocazione il “Villaggio di Carnevale” nel quale si tengono spettacoli ed animazioni per tutti. Nel corso degli innumerevoli anni, la tecnica di costruzione dei carri si è costantemente affinata, così come la loro complessità, che li rende delle vere e proprie opere d'arte la cui costruzione inizia mesi prima della sfilata. I “carristi” sono tutti volontari che si ritrovano nei capannoni, sacrificando il loro tempo libero per dar vita a delle macchine perfette.
La maggior parte degli edifici di Gambettola risale al secolo scorso e come tali non si possono definire di pregio. L'unica costruzione datata è la parrocchiale di Sant'Egidio Abate del XVI secolo, ma completamente stravolta nel 1700.
Se gli amanti delle località monumentali non hanno trovato qui soddisfazione, possono trasferirsi a Savignano sul Rubicone, distante sette chilometri, dove troveranno pane per i loro denti. La cittadina è infatti ricca di edifici civili e religiosi che vanno dall'epoca romana al 1900, tra cui la villa che fu abitazione di Secondo Casadei, autore di “Romagna mia” e cultore della tradizione del liscio romagnolo.
Di Roberto Serassio