La sindrome di Wanderlust, termine tedesco che significa desiderio di vagabondare, è una patologia che obbliga chi ne è affetto a soffrire di una continua necessità di partire e di viaggiare.
Questa frenesia, secondo una ricerca pubblicata dalla rivista Evolution and Human Behaviour, dipende dal gene recettore della Dopamina D4 (DRD4 7r) che svolge un ruolo fondamentale nella regolazione dell’umore delle persone, l’entusiasmo e l’emozione che proviamo preparando i nostri itinerari dipendono infatti da questo gene. Non è quindi sbagliato affermare che molti di noi camperisti hanno il viaggio nel DNA.
Solamente il 20% della popolazione mondiale possiede il DRD4 7r nel suo patrimonio genetico e sembra che i possessori siano localizzati in quelle parti del mondo in cui gli spostamenti non sono mai stati ostacolati. Anzi, secondo lo studioso Chaunsheng Chen dell’Università della California, è più probabile che il gene si trovi in quei popoli che nel passato sono stati soggetti al fenomeno delle migrazioni, per cui il DNA si è evoluto grazie a questi spostamenti epocali.
Nel 2011, un altro studio condotto da David Dobbs, del National Geographic, ha confermato la teoria di Chaunsheng Chen e ha ulteriormente affermato che DRD4 7r è presente nelle persone disposte a prendere rischi, esplorare posti nuovi, assaggiare nuovi cibi ed allacciare nuove relazioni, insomma, l’archetipo del viaggiatore in libertà. Inoltre, facendo un opportuno confronto tra i geni delle popolazioni più sedentarie e di quelle migratorie, Dobbs ha scoperto che questi geni aumentano nelle popolazioni i cui antenati avevano percorso lunghe distanze, partendo addirittura dall’Africa.
Tuttavia, questo fenomeno è apprezzabile anche da coloro che non sono dei ricercatori, infatti nella stessa piccola Europa, vi sono dei popoli che non hanno difficoltà a trasferirsi, per ragioni lavorative, anche di migliaia di chilometri, abbandonando i luoghi di origine e le relazioni affettive e di amicizia, mentre ve ne sono altri che si sentono smarriti se devono spostarsi di pochi chilometri.
Se da una parte la sindrome di Wanderlust è un vantaggio perché aiuta molto a vivere nuove esperienze, conoscere luoghi e persone nuove, tutte cose che aprono la mente, dall’altra può portare degli svantaggi, almeno secondo un modo convenzionale di concepire la vita. Irrequietezza, rischio di bruciare troppo in fretta le tappe che si visitano, frenetica ricerca di informazioni quando si viene attratti da una certa località, spasmodico bisogno di fornire informazioni e consigli di viaggio, ossessiva ricerca di souvenir quali foto, monete, brochures ed altri oggetti insignificanti, mancanza di amicizie durature e insoddisfazione del proprio luogo di origine, sono alcuni dei sintomi negativi della sindrome. Non sono certamente indicazioni gravi, anche perché la cura è una medicina estremamente piacevole, tuttavia, siccome nella vita va mantenuto un certo equilibrio, è bene tenere il Wandelust sotto controllo, anche in funzione dei costi del viaggiare e del tempo a disposizione.
Buon viaggio a tutti