Continua il viaggio dei nostri amici Simone e Lucia, giunti in Bolivia dopo aver attraversato il Pantanal Brasiliano: qui ad attenderli paesaggi mozzafiato e un deserto "magico".
Dopo aver visitato la regione del Pantanal Brasiliano siamo pronti nuovamente per un cambio di panorami di cultura e di lingua. Eccoci infatti alle porte di uno dei paesi che da sempre ha stimolato i nostri sogni da “viaggiatori”, la Bolivia. Sapevamo a priori che la biodiversità e i vari ambienti di questo paese lo rendono una vera e propria mecca per gli amanti della Natura; senza dimenticare i famosissimi Salar de Uyuni, Laguna Colorada e deserto di Atacama che da soli varrebbero un viaggio in questa terra. Da qualche settimana stavamo pregustando il nostro ingresso in questo paese, anche perché iniziando la stagione più calda il nostro fisico comincia a mal sopportare le alte temperature della foresta brasiliana. Avendo quindi gli altipiani Boliviani come meta ecco che approcciamo la frontiera di questo paese, quello che sulla carta pare essere il più autentico dei mondi che l’immaginario collettivo ci ha dato del Sudamerica.
Ma partiamo da Caceres in Brasile, dove riempiamo per bene i nostri serbatoi perché sappiamo che per un po’ non avremo la possibilità di rifornirci. La frontiera tra Brasile e Bolivia che vogliamo attraversare non è molto trafficata, a tutti gli effetti il valico si trova a cento chilometri dall’ultima città Brasiliana, ma siccome non esistono località abitate nei dintorni i controlli di polizia vengono fatti “sulla fiducia” proprio a Caceres.
Così la sera prima di lasciare la cittadina ci rechiamo alla polizia, dove ci viene timbrato il passaporto. In pratica siamo fuori dal paese, ma ancora per una notte ci fermeremo a dormire in una delle stazioni di servizio della città. La mattina successiva arriviamo al confine dove un militare ci guarda e ci fa cenno di passare, siamo in terra di nessuno, diretti a San Matias, prima e ultima città boliviana tra qui e i restanti quattrocento chilometri di pista sterrata immersa nella foresta. L’ingresso in Bolivia è ben delineato: proprio lì, dove finisce l’asfalto e inizia la pista! Ma il viaggio è fatto di imprevisti, di cose che non ti aspetti e che vorresti anche evitare se possibile.
Tuttavia abbiamo imparato da tempo che alcuni imprevisti diventano il sale del viaggio, le situazioni che si creano spesso danno luogo a nuove esperienze che meritano di essere vissute. Inutile fasciarsi la testa, disperarsi, credere che sia colpa della sfortuna. Stiamo viaggiano, spesso in luoghi remoti come questo dove le strade come siamo abituati a conoscerle non esistono, quindi le cose vanno prese così come sono. Ecco quindi che sorridiamo quando scopriamo che abbiamo forato di nuovo, e guarda caso anche questa volta nel bel mezzo del nulla, più o meno a metà dei quattrocento chilometri che ci separano dal primo paese. Ci sta! Risolti i problemi non ci metteremo poi molto a raggiungere Santa Cruz de La Sierra, città che abbiamo subito capito essere la vera capitale economica della Bolivia. Abbiamo raggiunto questa città prima di iniziare la nostra prima scalata alle Ande e qui abbiamo il piacere di fare un incontro davvero interessante con la Sig.ra Teresa, una donna di origine Italiana che si è trasferita qui parecchi anni fa con l’intento di fondare una scuola per bambini disabili. Ospitati nel giardino della scuola per circa due settimane abbiamo potuto scoprire meglio la realtà della Fondazione “Casa del Almendro”, struttura che assiste attualmente 150 bambini di cui circa un quarto con difficoltà psicofisiche.
Il nostro camper si è trovato nel bel mezzo di tante ricreazioni, momento in cui è stato costantemente accerchiato da decine di bambini incuriositi da un oggetto che appariva evidentemente fuori luogo. La curiosità ha creato tanti momenti di interazione, e parlare con bambini, i genitori e gli Insegnanti, riguardo il nostro viaggio intorno al mondo è stato curioso e divertente, nonché istruttivo e di grande ispirazione. Queste persone e questo luogo rimarranno a lungo nel nostro cuore, sia per il messaggio di solidarietà che ci hanno trasmesso che per l’energia con cui quotidianamente portano avanti il loro difficile lavoro.
Energia che anche noi vogliamo incamerare per proseguire con la nostra esperienza. E così facciamo, partendo per la nostra visita all’altipiano, che ci vede diretti prima di tutto verso il Salar de Uyuni, un luogo nascosto tra le altezze inimmaginabili della Bolivia, un posto che seduce qualsiasi viaggiatore. Il Salar è conosciuto per essere la più grande distesa salata della terra, infatti è coperto da ben 10 miliardi di tonnellate di sale, un deserto immenso, grande come una regione italiana, un luogo magico che con il suo candore disorienta e confonde. Secondo alcune leggende Inca, nel Salar de Uyuni vi sarebbero i cosiddetti Ojos del Salar, ovvero delle pozze invisibili all’occhio nudo a causa del forte riflesso, che inghiottivano intere carovane.
Noi per fortuna li abbiamo evitati, così possiamo continuare a raccontarvi la nostra esperienza in questo luogo magico che si trova più o meno a 4.000 metri sul livello del mare. Da qui il nostro viaggio prosegue verso la regione delle lagune, un percorso transitabile solo con veicoli 4x4 ben equipaggiati visto che ciò che ci aspetta sono diversi giorni a 4.600 metri d’altitudine in piena solitudine. Dopo aver lavato per bene il nostro camper a Uyuni, in modo da rimuovere il sale che incrosta il telaio, prendiamo la direzione sud per raggiungere la Laguna Colorada. Impiegheremo circa tre giorni di viaggio per percorrere quattrocento chilometri di pista semi-distrutta e lungo il tragitto, che arriva anche a 5.000 metri, le temperature caleranno vertiginosamente facendoci toccare i 17 gradi sotto zero. Sapevamo di questa eventualità e ciò che ci preoccupava di più era il possibile congelamento del diesel che alimenta il motore del nostro camper. Qui non esistono additivi, né tantomeno il diesel è pronto a queste temperature così rigide, questo perché dovete sapere che in Bolivia la maggior parte dei veicoli è alimentato da benzina. Essendo il nostro un camper privo di elettronica ci preoccupiamo quindi di miscelare un po’ di benzina al diesel evitando il congelamento notturno.
Quando raggiungiamo la Laguna Colorada, completamente tinta di rosso profondo con macchie di bianco sale e striature dal blu al giallo ci dimentichiamo della fatica fatta per raggiungerla. Semplicemente ci limitiamo a rimanere a bocca aperta nel luogo dove trascorreremo la notte, un’altura che offre un balcone privilegiato per uno spettacolo unico al mondo. Passiamo un paio d’ore a passeggiare lungo la laguna anche se il fiato scarseggia quando dobbiamo camminare in salita. Ci godiamo la lenta e composta camminata dei Lama che si radunano su un isolotto per mangiare, mentre i fenicotteri iniziano a svegliarsi dopo una notte passata uno vicino all’altro per trovare sollievo dal freddo. Lungo la strada ci rendiamo conto che uscire dalla cabina è difficoltoso, il vento sembra voler portare via ogni forma di vita che si trovi nel raggio di decine di chilometri, ma naturalmente non ci facciamo scappare l’occasione di fare qualche scatto nel bel mezzo di un panorama così suggestivo per i nostri occhi. Il nostro primo passaggio in Bolivia sta per terminare, la rotta che abbiamo preso è senza via d’uscita e ci porta verso il Cile. Ma le bellezze di questa regione non sono finite, mentre ci dirigiamo a Sud raggiungiamo i Gayser che si trovano a 4.900 metri di altitudine, uno spettacolo della natura che assolutamente non potevamo perderci.