20 anni dopo: come ci vedevano Michael Elmgreen e Ingar Dragset

Michael Elmgreen e Ingar DragsetSono passati vent'anni da quando l'installazione pubblica di Michael Elmgreen e Ingar Dragset fece capolino dalla pavimentazione di Galleria Vittorio Emanuele a Milano. Ai tempi fece scalpore, al punto da generare dispute infinite presso la giunta comunale dei tempi! Oggi forse meno.

Per un qualche motivo questo anniversario (era il 7 maggio 2003) è tornato agli onori della cronaca proprio quest'anno (sono vent'anni tondi tondi) e ci è parsa un'opportunità divertente, visto il soggetto, per andare a recuperare ciò che su di essa scrivono sul sito della Fondazione Nicola Trussardi.

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Con l’installazione di un’automobile bianca che traina una roulotte, che spuntano al centro dell’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele dopo un lungo viaggio immaginario al centro della terra, Michael Elmgreen & Ingar Dragset disegnano un’incursione unica nella vita quotidiana di Milano e nella sua storia, rileggendo uno dei simboli della città.

Michael Elmgreen e Ingar DragsetGli interventi temporanei dei due artisti, discreti o spettacolari, sono sempre esercizi di illusionismo che trasformano lo spazio urbano in strutture elastiche e flessibili. Le loro opere sono una sintesi tra antico e moderno, monumentale ed effimero, statico e dinamico: gallerie d’arte sospese a palloni aerostatici, trampolini cromati per salti nell’immaginazione, pavimenti instabili e stanze rovesciate, casse che esplodono, scalinate impossibili e porte che nascondono labirinti sconosciuti. Ingegneri del possibile, Michael Elmgreen & Ingar Dragset scavano passaggi segreti per sfuggire all’ossessione contemporanea per l’ordine, la pulizia e il bianco.

Michael Elmgreen e Ingar DragsetMetafora del turismo globale ma anche simbolo della precarietà del mondo di oggi, l’installazione Short Cut [Scorciatoia], 2003, racconta un universo in movimento che si sposta lungo rotte imprevedibili e destinazioni fantastiche. Per il loro primo progetto pubblico in Italia i due artisti scelgono di confrontarsi anche con gli stereotipi locali: la macchina è una comune Fiat Uno bianca targata Napoli mentre sul cruscotto si vede una mappa di Rimini – la casa automobilistica torinese, che proprio nelle settimane della mostra attraversa una grave crisi, e la località balneare sulla riviera adriatica sono entrambe immagini classiche della cultura italiana più pop. Per i passanti la prima sensazione è di essere incappati in un incidente: la pavimentazione è frantumata e le ruote dell’auto si incastrano tra i frammenti del mosaico dell’Ottagono. Short Cut suscita reazioni e dibattito in tutta la città: si formano capannelli animati intorno all’installazione e la stampa nazionale e internazionale pubblica alcuni reportage con le foto dell’opera. La mattina dell’inaugurazione i vigili municipali multano l’automobile per parcheggio in un’area non autorizzata mentre due consiglieri comunali ne chiedono la rimozione: per dimostrare la loro disapprovazione all’intervento protestano in Galleria Vittorio Emanuele mangiando una pizza accanto all’opera.

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Redazione Camperlife