Montechiarugolo (PR) 22-24 novembre 2013
Il raduno si svolgerà nei comuni della Val d’Enza, tra le province di Parma e Reggio Emilia.
La Grancontessa Matilde di Canossa o Mathilde o Matilde di Toscana (Mantova marzo 1046–San Benedetto Po 24 luglio 1115), fu contessa, duchessa, marchesa e regina medievale. Matilde fu una potente feudataria ed ardente sostenitrice del Papato nella lotta per le investiture; donna di assoluto primo piano, per quanto all'epoca le donne fossero considerate di rango inferiore, arrivò a dominare tutti i territori italici a nord degli Stati della Chiesa.
Nel 1076 entrò in possesso di un vasto territorio che comprendeva la Lombardia, l’Emilia, la Romagna e la Toscana, e che aveva il suo centro a Canossa, nell'Appennino Reggiano.
Al culmine della lotta per le investiture nel 1076 Papa Gregorio VII decise di scomunicare l'imperatore Enrico IV che da questa iniziativa papale subì un doppio danno, vedendosi estraniato dai riti religiosi e trovandosi con sudditi non più sottomessi. La scomunica indusse Enrico IV a venire a patti col Papa. L'imperatore scese in Italia per parlare personalmente col pontefice. Gregorio VII lo ricevette nel gennaio 1077 mentre era ospite di Matilde nel castello. In quell'occasione l'imperatore, per ottenere la revoca della scomunica da parte del Papa, fu costretto ad attendere davanti al portale d'ingresso del castello per tre giorni e tre notti inginocchiato col capo cosparso di cenere. Il faccia a faccia (28 gennaio 1077) si risolse con un compromesso: Gregorio revocò la scomunica a Enrico, ma non la dichiarazione di decadenza dal trono.
In seguito a questo fatto storico fu coniato il detto "andare a Canossa" per chiedere perdono.
Alla fine del 1400 Montechiarugolo fu donata dai Visconti di Milano al loro condottiero Guido Torelli in forma di Contea autonoma. I Torelli ressero il feudo sino al 1612. Della famiglia deve essere ricordato in particolar modo Pomponio (1545-1608), letterato manierista di epoca Farnesiana. A questo periodo può essere ascritto il momento di maggior splendore del territorio.
Il 4 ottobre 1796 un fatto d'armi fra le milizie della Repubblica Reggiana, assieme a soldati francesi, contro un manipolo di Austriaci, che qui avevano trovato rifugio, ebbe un'enorme risonanza, in quanto fu la prima battaglia tra un corpo militare italiano e un esercito straniero, che preludeva alle future guerre per l'indipendenza. Lo stesso Napoleone lodò l'impresa, commemorando i due volontari reggiani che erano morti durante la battaglia come "i primi che avevano versato il loro sangue per la libertà". Non è da escludere che il tricolore, poco tempo dopo bandiera della Confederazione Cispadana (7 gennaio 1797), abbia ricevuto in tale occasione il battesimo del fuoco (vedasi la targa apposta sul muro interno del convento).
Acetaia Picci
Il primo scritto che si occupa dell’aceto balsamico risale all’anno 1046, quando l’allora Imperatore di Germania Enrico II chiese a Bonifacio di Toscana, padre di Matilde, di omaggiargli uno speciale aceto che "aveva udito farsi colà perfettissimo" (all’interno del castello di Canossa). Dopo l’imprimatur imperiale, per i secoli successivi e per tutto il rinascimento l’aceto, elisir e balsamo, compare spessissimo nelle tavole di Re e Duchi, in particolare alla mensa dei Duchi d’Este che gli diedero un impulso determinante. Nei secoli successivi tra le province di Modena e Reggio Emilia nacquero vere e proprie consorterie di fabbricanti di aceto balsamico che tennero gelosamente custodito il segreto della pregiata produzione. Le testimonianze sull’aceto balsamico si infittiscono nell’ottocento. All’epoca era buona norma arricchire la dote della nobildonna che si maritava con vaselli di aceto balsamico pregiato e batterie di botticini del contenuto prezioso. Il resto è storia dei nostri giorni.
Museo Cervi
La storia della famiglia Cervi non può essere disgiunta da quella del novecento italiano e della propria terra, la provincia rurale emiliana. In particolare a Reggio Emilia, a cavallo tra ottocento e novecento, si sviluppa una fitta rete di associazionismo e solidarietà, guidata dall’esperienza politica socialista. Nelle campagne, dove è più forte il messaggio religioso, sono le parrocchie e le organizzazioni confessionali a costituire la trama sociale di riferimento per i contadini.
E proprio da qui si sviluppa la scelta consapevole dei Cervi: con "il cervello e la volontà", il loro impegno per la giustizia si trasferirà dal lavoro alla politica, dalla stalla alla piazza.
Non stupisce dunque l’iniziativa della famiglia per l’istituzione di una biblioteca popolare, allo scopo di diffondere liberamente libri e riviste di ogni tipo. Aldo e la sua famiglia sono consapevoli che lo studio e la circolazione delle idee sono il primo antidoto contro la propaganda e l’arroganza della dittatura: come amavano dire, "Studiate, se volete capire la nuova idea!".
E’ il 25 novembre 1943 quando la "banda Cervi" viene arrestata presso la propria cascina e tradotta al carcere di Reggio Emilia.
I sette fratelli Cervi rimangono in carcere a Reggio sino al 28 dicembre, quando i fascisti decidono la loro fucilazione come rappresaglia ad un attentato dei partigiani. Nei ricordi di papà Cervi, anch’egli imprigionato e ignaro della sorte dei figli, vi sono le ultime commoventi frasi di commiato di Gelindo e di Ettore, il più giovane dei sette.
L’estremo sacrificio dei sette fratelli Cervi e del loro compagno Quarto Camurri, viene consumato all’alba del 28 dicembre 1943 al poligono di Reggio Emilia.
Il 25 ottobre 1945 davanti alla folla silenziosa che si raduna a Campegine, per l’ultimo saluto ai fratelli Cervi, Alcide ha la forza di prendere la parola, per dire con commossa ma lucida saggezza "Non chiedo vendetta, ma giustizia ... Dopo un raccolto ne viene un altro. Andiamo avanti". Una coraggiosa dichiarazione d’intenti, che già apriva il futuro scenario del Museo Cervi come luogo di memoria e di studio.
PROGRAMMA
Dalle ore 15.00 Accoglienza, registrazione e sistemazione degli equipaggi nell’area cortiliva della Scuola Salesiana Don Lazzero a Montechiarugolo (Parma) in Via Parma n. 4.
Ore 20.30 Brindisi di benvenuto ai partecipanti, composizione dei gruppi per gli spostamenti del giorno successivo e presentazione capigruppo, gara di carte.
Sabato 23 Novembre
Ore 08.30 Partenza con i camper, suddivisi in gruppi, per le successive destinazioni, con pranzo in itinere:
- visita guidata al Castello di Montechiarugolo;
- visita guidata al Castello di Canossa;
- visita guidata all’Acetaia Picci a Cavriago;
- visita alla collezione privata di moto da corsa del Signor Mario Guidetti ad Albinea.
Ore 20.15 Cena di Natale.
Domenica 24 Novembre
Ore 09.00 Assemblea dei Soci di Arance di Natale O.n.l.u.s., presso la sede del raduno.
Al termine dell'Assemblea Brindisi di commiato.
Ore 14.30 Trasferimento in camper e visita al Museo Cervi a Gattatico.
Prossimo appuntamento a Riva del Garda (TN) dal 21 al 23 marzo 2014
NOTE ORGANIZZATIVE
Numero massimo di posti disponibili per la cena 150 persone.
La scheda di iscrizione all'incontro (qui), opportunamente compilata in tutte le sue parti, dev'essere inviata ad uno dei recapiti indicati nella successiva sezione "CONTATTI". Schede prive anche di uno solo dei dati richiesti non saranno accettate.
In seguito sarà inviata una conferma dell'avvenuta iscrizione alla manifestazione.
Ai partecipanti sarà consegnato, al momento del loro registrazione: materiale illustrativo delle varie visite e l’organizzazione dettagliata dei percorsi per la giornata di Sabato.
Tutti gli spostamenti per le visite si effettueranno in camper.
Possibilità di approvvigionamento idrico, scarico cassette WC e acque grigie nell’area del raduno presso la scuola Don Lazzero.
COSTI
2) Costo del raduno (specificare l'opzione nella scheda iscrizione):
- opzione A) tutto il programma euro 36,00 a persona;
- opzione tutto il programma, esclusa visita al Museo Cervi, euro 33,00 a persona.
L'importo dell'opzione A) comprende: parcheggio in area recintata, brindisi di benvenuto e commiato, gara di carte venerdì sera, visite guidate ed ingressi come da programma, cena del sabato sera.
L'importo non comprende tutto quello che non è esplicitamente indicato.
L'importo sopra indicato dovrà essere versato al momento dell'arrivo alla sede del raduno.
Menu della cena:
tortelli di zucca e di erbette;
spalla cotta e torta fritta;
cipolline in agrodolce e insalate;
torte tipiche della zona: crostate, sbrisolona ed altre;
acqua, lambrusco, caffè ed ammazza caffè.
NOTA BENE
L’associazione non si assume alcuna responsabilità per contrattempi, imprevisti, ritardi, variazioni di orari e/o date, insufficiente o mancata prestazione di servizi da parte di persone, collaboratori e agenzie esterne non direttamente dipendenti dall'organizzazione tecnica e logistica dell'incontro.
L'accettazione del programma da parte del capo equipaggio, per sé e per tutti i componenti del suo equipaggio, esonera espressamente l'organizzatore e l’associazione da ogni responsabilità in caso di incidenti, danni e furti che si dovessero eventualmente verificare durante lo svolgimento del raduno.
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