GERMANIA E BELGIO 2008
Di Nunzio e Laura Suppa
Equipaggio: Laura (36) e Nunzio (44)
Mezzo: Miller Alabama su Ducato 2.8 jtd del 2006
Navigatore Mio 269 plus e Tom Tom 6 su Nokia N83
Niente di originale, per carità, figuriamoci… la Germania, la Renania anzi, un po’ di Mosella e poi le quattro classiche città del Belgio. Ci siamo dotati delle Guide Routard di Germania e Belgio e ripescato la Lonely Planet della Francia Settentrionale utilizzata lo scorso anno oltre alle Touring di
Germania Belgio Lussemburgo e Svizzera e delle carte Michelin di Germania e Benelux 1:400.000. In realtà abbiamo utilizzato un filo conduttore, quello dei siti UNESCO in Germania, noi che veniamo da un sito UNESCO in Italia, conditi da qualche altra località non ancora visitata sinora, ricordando i selvaggi paesaggi francesi dello scorso anno e sognando il viaggio più bello
di tutti che è sempre quello da fare il prossimo anno.
13 Settembre 2008 Marina di Ragusa - Catania traghetto per Napoli
Diversamente dal passato abbiamo scelto di utilizzare il traghetto per superare le forche caudine dell’autostrada A3. Mi sono incaponito per anni a voler percorrere la Salerno - Reggio Calabria e negli ultimi tre ci hanno puntualmente dirottato per ampi tratti sulla Statale, come in un corteo di dannati tra altri dannati (gli abitanti). Con poco più di 300 euro, beninteso in bassa stagione e con gli sconti riservati alle associazioni (nel mio caso il Touring Club) e alla nostra residenza in Sicilia, abbiamo risparmiato la stessa somma che avremmo speso in gasolio, molte ore di viaggio sotto il sole, cantieri, deviazioni, carreggiate a doppio senso di circolazione e circa 1600 km di guida, utilizzando la linea marittima della TTT Lines che da Catania, in una notte tuttavia di caldo feroce, ci ha fatto svegliare a Napoli dove siamo sbarcati intorno alle 10,30 di domenica 14 Settembre, con grande complessiva soddisfazione.
14 Settembre 2008 Napoli - Bellinzona
La prima vera giornata di viaggio in camper serve a percorrere l’altra metà dell’Italia, senza particolari problemi di traffico e buona parte della Svizzera, fino a Bellinzona. Qui, intorno alle 21, troviamo quasi involontariamente un discreto campeggio a 46°12’41” e 09°02’18” chiamato Bosco di Molinazzo per € 27,35 (37,50 Franchi Svizzeri), disteso tra un fiume e la strada che esce dalla città e va verso il Tunnel del San Bernardino, incorniciato dalle Alpi maestose e spruzzate di neve sulle cime. Stiamo attraversando perpendicolarmente la Svizzera lungo la A13 per arrivare al Lago di Costanza dove c’è il primo luogo che intendiamo visitare, l’Isola Monastica di Reichenau, Sito Patrimonio UNESCO, appena oltre il confine che taglia quasi orizzontalmente il lago in due fette.
15 Settembre 2008 Bellinzona - Reichenau - Sciaffusa - Friburgo
L’arrivo a Reichenau ci coglie decisamente di sorpresa, tanto è uniforme il paesaggio superate le Alpi. In realtà c’è un’avvisaglia che è la sottile striscia di terra che fa dell’isola una penisola. È una lunga striscia alberata che quasi non ti fa accorgere della presenza del lago a destra e a sinistra; poi la statua del vescovo Pirmino che fondò il monastero sull’ isola e … che dà il benvenuto a chi si appresta a entrare; l’isola è così piccola che in breve arriviamo alla sua estremità e iniziamo pertanto a visitarla dal fondo procedendo poi a ritroso verso la terraferma. Troviamo un comodo parcheggio (complice anche la stagione che volge all’autunno) vicino alla chiesa da visitare nel villaggio di Niederzell previo inserimento di 50cent nel parchimetro. Si tratta della chiesa dei SS Pietro e Paolo dalla bella abside affrescata che spicca sul bianco abbagliante del resto delle pareti interne, arricchite da candidi stucchi che donano un aspetto barocco ad un impianto romanico. Gli affreschi sono il motivo della visita, coevi alla costruzione dell’edificio, prima del 1100, con un Cristo che sovrasta quelli che a me sembrano Padri della Chiesa. Da Niederzell ci muoviamo verso la città di mezzo dell’isola che è Mittelzell, dove si trova l’Abbazia di Santa Maria e San Marco, benedettina, il cui complesso accoglie anche una società di imbottigliamento di vino locale. Il parcheggio qui costa €1,00, si visita la chiesa e dopo un giro attorno all’edificio ci muoviamo verso il villaggio prossimo al ponte che è Oberzell. Posto che sono le 13,30 qui ci tocca un bel piatto di spaghetti, preparato nel vicino parcheggio e verso le 15 visitiamo la Chiesa di San Giorgio con i suoi affreschi antecedenti l’anno mille. La visita all’isola si chiude con l’ acquisto di una bella lattuga iceberg in un mercatino all’aperto affollato di indigeni e ben fornito di ortaggi del luogo e non, tra i quali spiccano i pomodorini di Pachino.
La prima tappa del viaggio non ci entusiasma allo spasimo, pur riconoscendo un certo fascino a questa Isola monastica, piatta e tranquilla.
Ci muoviamo verso ovest, torniamo in Svizzera e poco oltre Sciaffusa ci accomodiamo in un grande parcheggio a 47°40’28” e 8°36’30” Est situato sulla
riva destra del fiume. Da qui con una passeggiata di 10 minuti a risalire il Reno arriviamo alle celebri cascate, queste davvero imponenti e tumultuose. È uno spettacolo assistere alla caduta della massa d’acqua che turbina attorno a queste due rocce giganti che stanno proprio al centro del fiume. Su uno di essi si può salire, raggiungendolo con un battello che parte dalla riva dove siamo noi e che costa cinque euro, credo, noi non siamo andati. Poiché erano quasi le cinque di pomeriggio abbiamo scelto di passare sulla riva opposta, la sinistra, risalendo il fiume e attraversandolo utilizzando il ponte della ferrovia, che è pedonale a lato dei binari sui quali sono passati diversi treni nell’ora circa che stiamo stati li attorno. Oltre il ponte si sale al castello, dove ora si trova anche un Ostello della Gioventù, e dal castello si può ridiscendere verso la riva del fiume, proprio nella zona del salto, dove sono state ricavate delle grotte dalle quali l’acqua pare precipitarsi addosso ai visitatori. A mezza altezza, dalla roccia, sporge una passerella di cemento, d’aggetto, dalla quale la sensazione di trovarsi in mezzo alla massa d’acqua è ancora più viva. A pochi metri di distanza c’è una regolare fermata ferroviaria, di quei treni che provengono dalla stazione di Sciaffusa e che in pochi minuti sono qui alle cascate. Dopo le foto torniamo indietro e uno di questi bei treni ci passa accanto sul ponte che scavalca il fiume e dal quale, a ritroso, pian piano, torniamo verso la riva destra e da qui attraverso un boschetto al camper. Il parcheggio è quasi deserto, a parte un altro camper e attorno a questo, un gatto con collare che pare di casa. Sono le 18,30 ed è tempo di muoverci. Ci dirigiamo a Friburgo in Germania dove arriviamo al Camping Moslepark a 47°58’52” e 7°52’55” che è già buio e l’anziana proprietaria ha già abbandonato la reception a favore di locali più confortevoli come il ristorante all’interno del campeggio; per chi volesse: www.campingfreiburg.com, domani pagheremo €17,90 e rimarremo soddisfatti nel complesso; raccolta differenziata dei rifiuti.
16 Settembre 2008 Friburgo - Colmar - Riquewhir
Vi forniranno anche i biglietti per il tram alla reception la mattina ma tenete conto che per arrivare alla fermata c’è da fare una piacevole passeggiata di circa 10 minuti attraverso questa propaggine della Foresta Nera. Passerete accanto a un laghetto, attraverserete una linea ferroviaria facendo attenzione più alle biciclette che percorrono il vostro stessosentiero che al treno e infine arriverete a una bella fermata protetta da una pensilina bella e pulita. Con buona frequenza passa un tram che in pochissimi minuti conduce al cuore di Friburgo, scendete appena cominciate a vedere una strada stretta e delle facciate affrescate.
È probabile che vediate anche voi un uomo in abiti medievali che spiega a una scolaresca qualcosa, accanto a una fontana per strada. Di sicuro vi circonderà un ambiente molto accogliente, armonico nei colori e nelle forme, piuttosto tranquillo e tuttavia vitale, animato dai furgoncini che di mattina eseguono le consegne; e i cui addetti fanno attenzione ai piccoli canali (larghi solo una quarantina di centimetri e profondi ancor meno) che corrono affiancati ai palazzi, talora scavalcati da grate in ferro per permettere alle auto di raggiungere i garages, auto che miracolosamente parcheggiano a poche spanne dall’acqua. Questi canali sono la caratteristica di Friburgo, assieme alle facciate affrescate, al centro storico ben ricostruito sull’impianto medievale originario e alla Cattedrale con la sua piazza. Una bella passeggiata per il centro vi farà scoprire raffinati negozi e belle strade trafficate e affollate di gente indaffarata o intenta allo shopping, un bel palazzo del municipio con deliziose fontane, angoli silenziosi e ristoranti molto d’atmosfera. Ma la piazza della Cattedrale e la Cattedrale stessa saranno uno di quei luoghi che mi rimarranno impressi per l’armonia che esprimono. L’edificio appare di colore marrone da lontano ma sempre più tendente al rosa via via che ci si avvicina, ben piantato su una piazza acciottolata e circondata da basse abitazioni colorate tra il bianco, il beige e l’avana e dove lo sguardo può andare oltre gli edifici, la Foresta Nera come fondale di questa scena. Sull’acciottolato le bancarelle di unmercato di generi alimentari frequentato tutti i giorni dai friburghesi.
Frutta e ortaggi bellissimi accanto ad alcune bancarelle dove vengono preparate delle allegre salsicce appena alle 9,30 di mattina. Non riusciamo a sottrarci al profumo degli arrosti e del buon pane e ci concediamo un salsicciotto con cipolla, senape e ketchup. E così, passeggiando tra bellissime zucche e lamponi che paiono dipinti con il fuoco, ci avviamo all’ingresso della cattedrale che si trova ai piedi della torre campanaria, curioso cappello a cilindro allungato e traforato in cima. L’interno ha belle vetrate, un celebre trittico, forme gotiche abbastanza in penombra ….e lo stesso freddo che c’era fuori in piazza; pare venga dalla Foresta Nera e ci dà ragione della scelta di stamattina di indossare le giacche a vento. Finiamo la mattinata in giro per grandi magazzini e abbiamo un incontro ravvicinato con un paio di Geox rosse misura 37 il cui spettro ci accompagnerà per quasi tutto il resto del viaggio e che saranno a lungo evocate da Laura; che invece compra un bellissimo paio di occhiali da sole
Esprit prima di prendere il tram per il ritorno in campeggio dove ci aspetta un pranzo con sontuosa insalata acquistata sull’isola di Reichenau e pollo alla piastra condito con olio e origano di casa nostra. Soddisfatti di Friburgo e così come avevamo programmato nello stilare una bozza di itinerario nelle lunghe serate estive a Marina di Ragusa, siamo pronti ad andare ad ovest e a superare il confine verso la regione storicamente più contesa tra Germania e Francia nel corso dei secoli: in soli 40 km siamo in Alsazia, a Colmar dove miracolosamente e dopo qualche giro di perlustrazione riusciamo a posteggiare in Rue de la Truite a 48°4’27” e 7°21’42” Est, ai margini del centro storico, anzi a due passi dalla zona impegnativamente chiamata Petite Venice. È una Francia molto teutonica questa, con le case a graticcio, colori pastello, garofani ai balconi, tanto legname nelle abitazioni e i nomi delle strade scritti nelle due lingue. La passeggiata nel centro storico è deliziosa e soporifera: Quai de la Poissonerie, Rue des Tanneurs, Place de l’Ancienne Douane e poi Rue des Marchands con la bella Maison Pfister con balcone in legno e bovindo, la Rue de Tetes con la Maison des Tetes, una bella passeggiata sulle strade acciottolate per tornare al punto di partenza alla Petite Venice. Prima di tornare al camper facciamo capolino all’interno di un grande edificio dall’ aspetto vagamente Art Nouveau, presumibilmente adibito in passato a mercato coperto, oggi parcheggio per auto.
Sono ormai le 17,30 e ci tocca cercare un campeggio nella zona della Route du Vin d’Alsace www.vinsalsace.com che vogliamo visitare domattina. Lo troviamo quasi subito, è un bel campeggio comunale e tuttavia, nonostante l’aspetto mite, si rivela quasi subito inaspettatamente ostile: intanto nel sistemarci sull’erba umida le ruote motrici del camper cominciano a slittare insidiosamente e sembra un incantesimo ma non riesco quasi a venire fuori da un posto in leggera salita e ogni tentativo ci avvicina sempre di più al tronco di un albero maestoso. Poi, dopo una notte apparentemente tranquilla si consumava il dramma a lungo covato. Bisogna sapere che per essere preparato ad ogni avversa evenienza, oltre a una ben munita cassetta degli attrezzi, avevo portato una bomboletta di svitol e una di grasso spray. E le avevo sistemate nel vano della Truma dove evidentemente stavano al calduccio, soprattutto la mattina quando con il timer la stufa si accendeva intorno alle 7,30 per riscaldare un ambiente reso gelido dalla notte alsaziana. Sicché la mattina del 17 settembre (sarà un caso?) verso le 8 meno cinque nell’avvicinarmi alla cucina per preparare un ricco caffé italiano in terra francese, nel pieno del vigore dell’attività della stufa c’è stata una esplosione degna di un vile attentato. Non vi dico del parapiglia che ne è seguito, intanto per individuare il luogo dell’esplosione e poi per arrestare lo zampillio d’acqua bollente che fuoriusciva dalla stufa-scaldabagno finché ho coordinato i pochi neuroni in funzione nel mio cervello a quell’ora e ho ordinato seccamente a Laura di spegnere la
pompa dell’acqua. Per farla breve come previsto in quelle avvertenze stampate sulle bombolette spray, per via dell’alta temperatura del vano stufa, si è letteralmente aperta a metà quella del grasso, fortunatamente quasi vuota ma letale per un raccordo di plastica dei tubi d’acqua della stufa, tranciato di netto. Non dico nient’altro se non che alla cupa disperazione nel considerare l’eventualità di un mesto e prematuro ritorno a casa in un camper privo di acqua si è gradualmente sostituita la certezza di poter continuare il viaggio per una miracolosa riparazione con mezzi da bricoleur, del raccordo. Per chi fosse interessato tuttavia (scherzo): Camping Intercommunal de Riquewihr a 48°09’44” e 7°19’02” Est
e www.camping-alsace.com/riquewihr , € 15,50 per la notte.
17 Settembre 2008 Riquewihr - Strasburgo
Riquewihr è uno dei paesini situati lungo la Route du Vin insieme a Hunawihr, Ribeauvillé, Haut Koenigsbourg, Bergheim, Obernai e ancora altri che compongono le tappe della visita turistica della strada dei vini. Sono paesini visitati anche in inverno per i loro mercatini di Natale. Noi finiremo per visitare solo il primo, ritenendo di esserci fatta una chiara idea dei luoghi. Diciamo subito che il flusso turistico è molto sostenuto e anche in Settembre inoltrato troviamo occupati i pochi posti riservati ai camper nei 3 posteggi della cittadina. Fortunatamente ci sono pochi pullman e un enorme parcheggio destinato ad essi è invece vuoto così ci sistemiamo in un angolino dove è già presente un camper di un collega francese. Il parcheggio è attiguo al centro del paese che si compone essenzialmente di una via in salita con un corollario di esercizi delle classiche tipologie, presenti a ciascun numero civico: souvenir, eno-gastronomia, ristoranti. Il selciato è composto da piccoli conci e le case sono quasi tutte a graticcio. Belle balconate in legno, belle fioriere in ogni dove, intagli in legno negli spigoli delle case, affreschi che richiamano l’arte cara a Bacco. Compriamo del foie gras e del vino, un Riesling e un Silvaner oltre a due Pinot. Il foie gras non arriverà a Ragusa, anzi manco a Maulbronn mentre il vino resisterà fino al rientro perché eravamo partiti da casa muniti di un corposo Cabernet delle parti di Vittoria. Belle le fughe delle vie laterali con il colpo d’occhio delle colline assalite dai vigneti sullo sfondo e molto caratteristiche le tante cantine con degustazione, a destra e a sinistra. In cima alla salita, niente, sicché siamo ridiscesi tra torme di settantenni francesi che si piegano ma non si spezzano e dopo aver ammirato la sede dell’Hotel de Ville ricavata all’interno della torre che sormonta la porta d’ingresso alla salita, siamo tornati al camper. Il Camping a Strasburgo (la Montagne Verte) è un grande prato verdissimo con rada alberatura www.camping-montagne-verte-strasbourg.com . Siamo qui alle 13,30 e la bella giornata, ancorché fredda, ci convince a tirare fuori il Liberty per raggiungere il centro. Il percorrere con lo scooter le strade delle città straniere oltre a razionalizzare i tempi della giornata che sarebbero altrimenti frustrati dalle attese imposte dai mezzi pubblici, dona una sensazione di libertà che va a integrare quella già grande dell’abitare viaggiando, sempre che……. non piova. E se non piove, allora è bellissimo poter raggiungere il centro, visitare e ripartire a piacimento ma soprattutto è bellissimo non avere problemi di parcheggio; ho notato che sia in Germania che in Francia gli scooter sono assimilati alle bici e ne percorrono anche le piste riservate, con discrezione e ne utilizzano i parcheggi. E così scrivo “Place du Chateau” sul navigatore e in breve tempo arriviamo dietro la Cattedrale di Notre Dame, questo gioiello gotico, rosa come il Duomo di Friburgo a testimonianza della profonda omogeneità della zona al di qua e al di là del confine. La Cattedrale è splendida sia fuori,
nonostante la presenza di una sola delle due torri campanarie, che dentro, con il celebre orologio astronomico con le figure danzanti in legno. Da qui iniziamo una bella passeggiata nella città vecchia attraverso il quartiere
della Grand Ile, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, piazza Gutenberg con una grande giostra con i cavalli e un delizioso mercatino di libri usati. Andando in circolo torniamo verso il posteggio dello scooter percorrendo il lungofiume dove si possono fare escursioni in battello e decidiamo di visitare il Palais Rohan. E qui avviene quello che non ti aspetti: una coppia che sta uscendo ci offre dei biglietti omaggio che hanno utilizzato per entrare e che non gli hanno trattenuto all’ingresso. C’è un museo di arti decorative all’interno, niente di che, ma a caval donato……; ci spostiamo a Place Kleber, grande e ariosa con una bellissima fontana musicale e danzante e tanti bei negozi tra cui due o tre di calzature dove Laura torna all’attacco per trovare le famose scarpette rosse. Niente da fare e intanto decidiamo di entrare in contatto con le Istituzioni Europee:
ebbene si, parecchio in periferia raggiungiamo il palazzo del Parlamento che è rigidamente guardato a vista da guardie armate e che possiamo ammirare solo da lontano. Quest’anno è il cinquantenario dell’istituzione e infatti un’enorme scritta colorata “58-08” campeggia sui vetri del Palazzo convesso che si specchia sul fiume Ill. Qui le sedute sono solo una volta al mese circa e oggi non è giornata. Ci avviciniamo di più invece al Palazzo dei Diritti dell’Uomo che un vialone separa da un grande parco dove in tanti fanno jogging; anche qui non ci sono udienze e il posto non è visitabile. L’impressione che ricaviamo è che anche la collocazione periferica in spazi vastissimi contribuisce a rendere le Istituzioni Europee molto distanti dalla realtà. Sarà una impressione, ma sembrano collocate in un posto poco accessibile anziché no e avulse dalla città, dal momento che qui ci sono solo questi burocratici palazzi. Torniamo quindi volentieri al centro, sfidando l’aria che è diventata fredda anche per i nostri piumini e alla ricerca di un posto confortevole. È l’ultima cosa che visiteremo di Strasburgo ed è molto carina, la Petite France con le sue viuzze, la case a graticcio molto “tedesche” affacciate sui canali del fiume Ill i davanzali pieni di fiori, le chiuse che governano le acque, i ponti coperti, in realtà scoperti dal ‘700 e interrotti (o uniti) dalle grandi torri di guardia trecentesche. A pochi passi dai ponti, la grande chiusa, fatta costruire da Vauban a fine Seicento: è un quadro spettacolare per armonia e bellezza, completata dai locali di cui Petite France è piena e che ora che sono circa le 18 si vanno popolando. In uno di questi prendiamo una bella cioccolata calda che ci riconcilia definitivamente con Strasburgo la “città delle strade”.
18 Settembre 2008 Maulbronn - Spira - Rudesheim
Seguendo il filo che lega i Siti UNESCO in Germania, di buon mattino lasciamo il campeggio di Strasburgo, costo € 17,90, e, scavalcato nuovamente il confine, siamo in Germania a Maulbronn a visitare l’Abbazia Cistercense. Fornito di un parcheggio molto vasto, il posto è perlomeno originale, non tanto perché complesso abbaziale composto da diversi edifici con le varie funzioni come abbiamo visto l’anno scorso per esempio a Fontenay in Borgogna, quanto per il fatto che uno di questi edifici ospita oggi il municipio, il Rathaus ricavato dalle antiche stalle. Prendiamo l’audioguida che non è neppure tanto noiosa nel descrivere i vari ambienti e la visita si svolge in circa un’ora per un biglietto d’ingresso di 5 € a testa, con buona soddisfazione perché il tutto, come sempre in Germania, è molto ben tenuto tanto che viene definito il complesso abbaziale meglio conservato a nord delle Alpi. Notevole la Chiesa, il Capitolo e i due Refettori, ma bello anche il chiostro, il cortile con tutti gli edifici di servizio e di supporto al monastero, la fontana dalla quale proviene il nome del luogo: un tuffo nel passato e nella serenità della vita monastica medievale. Intanto cominciamo anche a prendere confidenza con i nomi dei Lander (delle Regioni) Tedeschi: siamo stati sinora nel Baden Wurttemberg e adesso ci spostiamo nella Renania-Palatinato, regione confinante per visitare Spira o Speyer che dir si voglia.
Anche Spira è un sito UNESCO e anche qui troviamo uno sterminato parcheggio (a pagamento) a supporto della visita della città dove l’attrattiva di spicco è la cattedrale. Subito un indigeno rubizzo ci dà un benvenuto molto gradito, offrendoci un biglietto per il parcheggio valido per parecchie ore di sosta ancora. La cosa ci mette di buon umore e ci predispone favorevolmente per la visita della città. Usciamo dallo sterrato del parcheggio e saliamo attraverso un boschetto verso la cattedrale che già si scorge oltre le cime degli alberi. In pochi minuti siamo subito sotto il Kaiserdom come qui chiamano la Cattedrale e ci rendiamo conto che si tratta di un edificio di dimensioni straordinarie. Fatto in pietra rosa più che rossa e con le quattro torri campanarie ricoperte in cima di rame dal caratteristico colore verde per l’ossido, si estende ben oltre la lunghezza di un campo di calcio, un edificio romanico di proporzioni inusuali. L’interno è a tre navate, molto semplice sebbene maestoso per l’altezza e
caratterizzato dai tipici spazi “pieni” dello stile in cui è costruito. Al centro del transetto incombe una corona sospesa che pende dal soffitto proprio dove, sotto, sta la cripta. Sobrio e bello l’interno ma ancora più bella la facciata a tre ordini e a fasce bicolori che vediamo nell’uscire, poiché eravamo entrati da un accesso laterale. Di fronte al Kaiserdom parte Maximilianstrasse una larga via pedonale lunga credo almeno un miglio con un negozio a ciascun numero civico, dove dominano le tinte pastello, bassi edifici ordinatissimi e una ancora più ordinata piccola folla che sciama da un negozio all’altro. L’effetto che fa questa strada è quello di un set cinematografico, forse per i bassi marciapiedi, l’assenza di auto, la presenza di tante persone che sembrano comparse, dentro e fuori gli edifici, diversi furgoncini che curano la consegna della merce. Stranamente molti sono negozi di calzature e allora ricomincia la corvèe volta alla ricerca delle scarpe rosse della Geox. Un negozio dopo l’altro arriviamo alla fine del miglio dove ci si para davanti la torre dell’Altporte vestigia delle antiche mura, che è un invito troppo succulento per me: €1,00 e pian piano sono in cima a godere della vista del Kaiserdom, delle altre chiese di Spira che spiccano fra i tanti edifici bassi. Più lontano si vede anche un aereo della Luftansa a terra, deve essere l’aeroporto e piccola piccola qua sotto c’è Laura che non è particolarmente attratta dagli edifici da scalare! In compenso visitiamo insieme e con profitto un piccolo supermercato dove compriamo una bella lattuga, il pane e una Sprite ghiacciata.
La guida Routard ci segnala gli Judenbad, i Bagni Ebraici. È sostanzialmente quello che rimane del quartiere ebraico distrutto da un incendio oltre trecento anni fa. Della sinagoga rimangono solo tracce mentre è intatta questa sorta di cisterna posta oltre un vestibolo in fondo a una scalinata, dove gli ebrei si purificavano immergendosi nell’acqua. Il tutto non mi è sembrato particolarmente meritevole di menzione, forse anche in rapporto al prezzo del biglietto d’ingresso, fatto sta che mi è rimasto un retrogusto poco esaltante. Intanto per arrivare qui abbiamo fatto un percorso circolare che ci ha riportano nei pressi del parcheggio. Riattraversiamo il boschetto salutiamo il Kaiserdom e siamo nel camper. Un bellissimo caffè a bordo suggella la visita a Spira e a questo punto il personalissimo itinerario che ho imbastito prima di partire dice che dobbiamo spostarci un poco ad ovest per visitare Heidelberg, sulla quale ho trovato un articolo invitante su Bell’Europa. Fatto sta che gira che ti rigira non siamo riusciti a trovare un posto per parcheggiare. La città si sviluppa a destra e a sinistra del fiume Neckar, i parcheggi sono coperti, le vie strette a parte i lungofiume e qui la sosta è vietata o regolamentata. È pomeriggio, con il senno di poi avremmo potuto recarci in campeggio, tornare in città con lo scooter visitare e pernottare qui ma sul momento mi sembrava che la visita non potesse durare così a lungo. Così decidiamo di soprassedere e ripassare a Heidelberg al ritorno dal Belgio, sulla via di casa, non senza aver rilevato alcune coordinate utili per parcheggiare fuori città, quando torneremo.
Il progetto adesso è di visitare la “Media Valle del Reno” seguendo il filo dei Siti Mondiali dell’UNESCO in Germania: si tratta di un tratto del famoso fiume che va da Magonza a Coblenza, in larga parte incassato tra i monti e ritenuto meritevole di salvaguardia per le sue caratteristiche paesaggistiche. Viaggiamo per quel che resta del pomeriggio lungo le strade statali tedesche e infine alle sette di sera nei pressi di Bingen il navigatore ci indirizza decisamente verso il fiume là dove non c’è nessun ponte. Abbiamo deciso di percorrere il tratto destro della Media Valle, dobbiamo raggiungere il campeggio a Rudesheim che si trova sull’altra sponda e il navigatore sa che qui c’è l’attracco per il traghetto diretto di fronte; così nella penombra della sera arriva la grossa chiatta che ci porterà dall’altro lato insieme ad altri automobilisti al modico prezzo di € 7,50. Troveremo il campeggio quasi immediatamente, è il Campingplatz amRhein, sul web www.campingplatz-ruedesheim.de che nel 2009 sarà aperto fino al 4 ottobre. Serata e nottata molto fredda, rimandiamo le docce a domattina.
19 Settembre 2008 Rudesheim - Loreley - Marksburg (Media Valle del Reno) -Coblenza
La notte con elettricità sarà € 23,60. Il campeggio è di livello elevato con una quantità di inservienti già in azione di mattina presto e i bagni impeccabili e riscaldati. Settembre è freschetto in Germania e le operazioni di carico e scarico acqua mi aiutano a riscaldarmi. Ci spostiamo verso un parcheggio a ridosso della cittadina di Rudesheim e, avvertiti dalla Routard su ciò che andremo a trovare, ci avviamo verso il centro. Accanto al Reno ncorre la linea ferrata (come accade peraltro sulla sponda opposta) e in prossimità della Adlerturm che definirei una torre di carico, ci sono i diversi attracchi dei battelli per le tratte verso Colonia e Dusseldorf. Il centro si risolve poi in una teoria continua di ristoranti, cantine, locali di degustazione del vino cha appare il filo conduttore di tutta l’attività cittadina, tanto da ospitare anche un Museo.
E’ il trionfo del pasto- souvenir innaffiato di riesling che dicono di buon pregio e non oso dubitare. Nei negozi di souvenir campeggia un certo furetto meccanico che insegue e mai riesce a bloccare una pallina all’interno di una cassetta
quadrata mentre dai locali già in fermento per accogliere i turisti del mezzogiorno arriva certa musica che evoca danze e calici e boccali e baffoni e trecce bionde. Ce ne andiamo ammirando i filari di viti sulle colline attorno al paese, rivolti a sud come tanti spettatori sulla tribuna di un campo di calcio.
Il tragitto verso Coblenza è l’essenza stessa della visita. Seguiamo il corso del Reno e di tanto in tanto accostiamo il camper dove c’è la possibilità di parcheggio per ammirare ora una antica stazione di pedaggio posta in mezzo al fiume, ora un castello diroccato sulle colline, ora i filari di viti abbarbicati sulle colline che fanno da “telaio” al fiume, ora il fiume stesso. Di tanto in tanto il treno ci corre accanto e ci supera, si infila nella roccia e ne fuoriesce dopo un poco ed esso stesso contribuisce a conferire fascino al percorso. Procediamo verso nord-est e arriviamo con facilità alla località detta della Loreley. Si tratta della protagonista di una leggenda che vuole che la sirena Loreley distraesse con il suo fascino i battellieri che proprio in questo tratto del fiume particolarmente pericoloso per effetto di una doppia “s” nel tragitto, portavano le imbarcazioni a schiantarsi con una certa frequenza sulle rive. Più prosaicamente altri ricordano che nell’antico tedesco “lure” vuol dire perfida e “lei” vuol dire roccia; di certo c’è questa roccia che domina la doppia ansa del fiume, sulla quale si sale passando dal villaggio di Sankt-Goarshausen e dopo molte curve si arriva in cima. Il posteggio è quello di un ristorante, a pagamento, ed è proprio sulla cima della roccia e domina le due anse dentro le quali il fiume si incunea con un tranquillo impeto. Tutto attorno ci sono boschetti e sentieri che salgono dalla riva del Reno (pergli appassionati delle passeggiate poco agevoli). Il panorama vale la salita (in camper o a piedi) e si potrebbe stare ore a guardare il Reno che riflette i raggi del sole sulla sua superficie e le chiatte colme di carbone o rocce ferrose che affrontano l’impegnativo tratto. Pranziamo in camper e subito dopo cominciamo la discesa verso la riva; per chi fosse interessato segnalo che qui in cima esiste un campeggio, ci sono passato accanto e mi è sembrato ben ruspante, sito www.loreley-camping.de .
Proseguendo verso nord ci sono poi i castelli del Gatto, del Topo, e, non è uno scherzo, dei Fratelli Nemici e poi di Marksburg. Abbiamo visitato quest’ultimo che è un bel castellozzo ben restaurato con la bandiera azzurra dell’UNESCO che sventola sulla torre e gli ambienti medievali ben ricreati sui quali domina per grandezza la cucina. La costruzione ha nel complesso le caratteristiche degli edifici medievali, un insieme cioè di aggiunte e rimaneggiamenti talora incoerenti e in questo ha decisamente il suo fascino.
La vista poi è mozzafiato, sul Reno e i villaggi adagiati sulle due rive, con le immancabili chiatte che navigano il corso d’acqua nelle due direzioni.
Alle 15,30 circa raggiungiamo Coblenza, anzi il campeggio Rhein-Mosel www.camping-rhein-mosel.de che a dispetto della maleducazione dei gestori è in una posizione privilegiatissima e suggestiva: di fronte all’Angolo Tedesco, il Deutsches Eck, separata da questo dalla Mosella che confluisce nel Reno. L’ingresso si trova a 50°21’57” e 7°36’13” E e più o meno lì si trova l’attracco di una barchetta a motore che con € 2,00 a testa ci porta al centro di Coblenza, in quella parte di territorio cioè che si trova ricompresa tra il Reno e la Mosella. Il centro storico ci è apparso elegante, pieno di bei negozi e lo abbiamo trovato chiassosamente invaso da una qualche festa locale tanto che in ogni slargo c’erano stand gastronomici, persone in abiti d’epoca, bande militari che eseguivano musica pop e naturalmente birra per tutti quanti. L’ordine e la pulizia oltre che l’alto tenore di manutenzione delle case e delle strade spiccava come
d’altra parte quasi dappertutto in Germania. La parte più bella della serata è stata la visita all’Angolo Tedesco, luogo suggestivo dove i due fiumi si fondono. C’è una statua bronzea gigantesca dell’Imperatore tedesco GuglielmoI Re di Prussia posta su un mausoleo altrettanto considerevole, in cima al quale al crepuscolo, il colpo d’occhio del Reno e della Mosella e del campeggio con il nostro camper sono davvero suggestivi. La parte più fastidiosa della serata è stata l’aver perso l’ultima barchetta per tornare al campeggio (ho fatto una libera interpretazione degli orari) e per colpa mia abbiamo dovuto fare una scarpinata di mezz’ora per raggiungere il ponte più vicino e dirigerci al campeggio. Stanchi morti in breve abbiamo preso sonno.
20 Settembre 2008 Burg Eltz - Colonia
Alle 8 sono già fuori a fotografare i fiumi dai quali pare salga una nebbiolina fine verso la statua equestre lì di fronte. In lontananza si scorge la fortezza di Ehrenbreitstein abbarbicata sul lato della collina dietro la quale sta per spuntare il sole. Il campeggio è costato € 19, carichiamo l’acqua e prendiamo la direzione di Burg Eltz, un castello che ci era stato segnalato dal nostro amico e collega Felice e il cui consiglio abbiamo fatto benissimo a seguire. Da Coblenza bisogna risalire il corso della Mosella lungo una strada locale e alla fine lasciare il camper dove finisce la strada e pagare € 3,00. Segnate 20°12’17” e 7°20’11” E sul navigatore per il castello, dovrete fermarvi prima per il parcheggio e da qui, dopo un bel caffè perché fuori la temperatura di metà settembre è frizzante, cominciate a scendere lungo la stradina asfaltata e dopo poche curve vi si aprirà un panorama mozzafiato. La strada esce da un bosco e poi perde quota con dei tornanti dirigendosi verso il maniero che si trova in mezzo alla vallata boschiva e tuttavia sopra uno sperone di roccia a guardia di un fiumiciattolo. Dopo circa un quarto d’ora di discesa (e di tremebondo pensiero alla strada del ritorno), si arriva all’entrata del castello, aperto fino alle 17,30 tranne il lunedì. Il biglietto d’ingresso è stato € 8,00 pro capite e la visita soddisfacente, complice la bella giornata di luce, nonostante la guida parlasse inglese (sempre meglio che tedesco). Il castello non è mai stato distrutto lungo i suoi 850 anni di storia e mantiene begli arredi originali anche per via del fatto che la proprietà è rimasta del casato originario. Alla fine della visita ci è arriso il fast food ospitato nel corpo di guardia e al fresco della mattinata tedesca ci siamo rifocillati con panino e wurstel e patatine fritte, alla faccia del Prof. Calabrese di Uno Mattina. All’uscita altre foto del panorama spettacolare e la felice scoperta che quel pulmino Volkswagen amaranto che avevamo visto scendere era il servizio gentilmente messo a disposizione dei turisti poco atletici che con € 3,00 euro ha portato su entrambi.
Soddisfatti di questa deviazione sulla splendida Mosella siamo tornati sui nostri passi per riprendere il percorso lungo il Reno e giungere a Colonia.
Impostiamo sul navigatore le coordinate del Camping Berger www.camping-berger-koeln.de/ che si trova a 50°53’27” e 7°1’23” dove arriviamo durante la pausa pranzo, quando il camping….. è chiuso. Sembra impossibile e invece è vero, il camping è chiuso nell’intervallo e l’impiegato alla reception arriverà alle 14,30. Ne approfittiamo allora per tirare fuori il Liberty nel presupposto di recarci al centro, che dista 7 km, e trascorrere lì l’intero pomeriggio. Il Camping è in una posizione invidiabile, adiacente al fiume in una zona densa di prati che decliviano verso la riva, piena di piste ciclabili e sentieri per passeggiate. Ci affidiamo al navigatore, partiamo verso Colonia e…. cominciano i problemi. C’è una manifestazione anti-razzista ma al tempo stesso c’è una contromanifestazione anti-islamica e l’intero centro e le vie d’avvicinamento sono presidiate dalla Polizei che spinge il flusso veicolare lontano dal fiume. Ogni volta che veniamo deviati cerchiamo di nuovo di convergere appena possibile verso il fiume, avvicinandoci al centro, finché dopo tutto questo zig-zag, eccoci posteggiare in una trafficata piazza, ai margini della zona pedonale pienissima di bei negozi, grandi magazzini e marche di grido. Inutile dire che il percorso verso il Duomo occupa buona parte del pomeriggio per la gioia di Laura sempre più protesa alla ricerca delle Geox Rosse. Infine siamo davanti al Duomo, maestoso e sporco di fuliggine tanto da apparire nero, una delle chiese più grandi che abbia mai visto, vertiginosamente ascendente con le torri campanarie che si ergono ben oltre i 150 mt nello splendore del gotico. All’interno è in corso la messa e come avviene in questi casi non fanno entrare i turisti. Inutile provare a spacciarsi per fedeli: alla prima frase in tedesco sfido chiunque a rispondere a tono e riuscire a superare lo sbarramento del serioso custode in livrea rossa!! Ma tutto questo avviene ormai all’interno e quindi almeno una occhiata d’insieme alla navata centrale si può dare. L’interno mantiene ciò che l’esterno promette: navate altissime, selve di pilastri e infilate di archi, altissime volte a crociera.
Torniamo pian piano verso lo scooter e così riattraversiamo la zona pedonale con grande piacere per gli occhi. Arriviamo allo scooter alle 19,30 e il grande caos della folla a passeggio sta ormai scemando. Non diminuisce il numero di poliziotti, invece, presente in grande numero ancora dappertutto sempre allo scopo di controllare le due manifestazioni. Si tratta ora di andare a cena e ci affidiamo incondizionatamente alla Routard che conosce bene i nostri gusti e…….le possibilità delle nostre tasche e soprattutto non ci ha mai tradito (tranne una volta forse, a Salamanca). Il ristorante è in Siegesstrasse 18 nel quartiere di Deutz, ovvero oltre il Reno, quasi di fronte alle spalle del Duomo. Si chiama Gaststatte Lommerzheim e basterebbe attraversare l’Hohenzollernbrucke et voilà saremmo pressoché arrivati, ma ahimé le forze di polizia ancora presidiano i ponti, deviano il traffico, costringono a giri assurdi che se non fosse per il navigatore… Alla fine arriviamo in questo tranquillo quartiere, lontano dai clamori del centro, dentro la vera Colonia abitata dai Coloniesi?, Coloniali?, Coloni? massì, Kolsch. Il locale è in una anonima strada, di fronte ad un Ostello della Gioventù e fuori non sembra affatto sabato. Saranno le 20, apriamo la porta e come una vampa ci investe. L’atmosfera è ben surriscaldata, si sta dentro in maniche corte, noi siamo venuti con i piumini e nell’aria c’è un profumo di arrosto, di patate e di birra che da solo vale tutti i giri avanti e dietro per i tre ponti del centro, l’Hohenzollern, il Deutzer e il Sevenringsbrucke che abbiamo fatto per arrivare. Dentro non c’è un angolo libero e allora ci sistemiamo nel cortile negli ultimi due posti di una tavolata. Per Laura c’è il vantaggio che si può fumare essendo all’aperto, la compagnia è allegra e variegata. Subito i compagni di tavolo ci assistono per decifrare il menù, Laura ordina salsiccia e io il celebre stinco entrambi con le patate arrosto. Cominciano a viaggiare i bicchieri di birra, che il cameriere segna sul sottobicchiere di cartone e quando arriva a cinque tacche, traccia una barra trasversale, come le tacche sulla fusoliera dei caccia che contano gli aerei avversari abbattuti.
Dopo quasi due ore e parecchie birre lasciamo il locale per il rientro al campeggio immaginando che le strade siano finalmente libere: ma quando mai!! Ancora Polizia, ancora deviazioni assurde e dopo un po’ finiamo nel cuore del quartiere di Severin dove si sta svolgendo una festa in piena regola con tanto di negozi aperti, grigliate per strada, aria densa di profumo di arrosto, grande partecipazione popolare, bancarelle e naturalmente…. birra!
Posteggiamo il Liberty e ci mischiamo agli indigeni per vivere questo pezzetto di Colonia inaspettato. Verso mezzanotte siamo al Campeggio nel nostro amato Miller.
21 Settembre 2008 Colonia Anversa
Paghiamo € 19,50 al Camping Berger per una nottata tranquillissima ai bordi del Reno sul quale è uno spettacolo il via vai di chiatte colme di carbone.
Alle 9,30 circa, come sempre, siamo pronti e dopo aver comprato il pane alla reception decidiamo di puntare direttamente verso il Belgio, saltando Aquisgrana che visiteremo lungo la strada del ritorno. Il percorso sarà: Anversa, Gand, Bruges, Bruxelles. E nella città della Schelda arriviamo intorno alle 12,30 direttamente da Colonia attraverso la A4, la A2 e la A13 e grazie al navigatore puntiamo subito ad una zona adiacente al centro, in Oude Leeuwenrui a 51°13’37” e 4°24’32” in un vialone con i parcheggi al centro sotto gli alberi, conveniente per posteggiare il camper e iniziare la visita. Oggi è domenica ma la città mostra una certa vivacità per via di una sorta di festa della bici. Il centro quindi è chiuso al traffico e le vie principali presidiate dalla polizia che impedisce l’accesso. C’è tante gente fuori e vengono date gratuitamente le biciclette in prestito, cartine per orientarsi e palloncini mentre quì e là sono organizzate delle oasi con l’ erba sintetica per i pic-nic. Passiamo davanti alla Corporazione dei Macellai, edificio ormai adibito a sala mostre e in breve raggiungiamo la piazza principale, il Grote Markt. Qui è una vera festa, piena di gente, con i caffé all’aperto con tutti i tavolini occupati sotto le austere facciate che hanno reso celebre la piazza. Al centro accanto alla statua del soldato romano Brabo che lancia via la mano del gigante c’è un tappeto di fiori in una composizione coloratissima, frutto di una iniziativa di Amnesty International volta a raccogliere fondi: il contributo in denaro dà il diritto a partecipare alla sistemazione di alcuni petali e noi non ci sottraiamo. Accanto c’è una dimostrazione della Polizia Stradale sugli effetti della velocità: una auto vera bullonata a una pedana mobile che viene fatta capovolgere con all’interno coloro che vogliono provare l’effetto che fa. Il colpo d’occhio sulla piazza è davvero magnifico in una giornata piena di luce, con il cielo terso e tanta gente festante, anche la facciata austera, scura e rinascimentale del Municipio pare più allegra con tutta questa gente. Pian pianino scendiamo verso la Cattedrale e di qui fino a Groenplaats, una bella piazza che oggi è assediata da stand correlati alla esplorazione cittadina in bici, bande musicali, bancarelle di piante e fiori, una meraviglia insomma. C’è anche McDonald’s e dato che sono quasi le due facciamo uno spuntino e alla fine torniamo indietro verso la Cattedrale, di nuovo su Grote Markt e da qui fino al fiume. La festa è anche qui, anzi, forse qui soprattutto; accanto al castello è stata montata una roccia finta per il free climbing: gli ardimentosi vengono imbragati a scanso di rovinose cadute. Entriamo nel castello per una breve visita e poi saliamo su una passeggiata sopraelevata che corre tra la Schelda e una serie di capannoni paralleli alle banchine. Da qui si gode un bellissimo panorama sul fiume e sulla città mentre all’interno dei capannoni gli organizzatori hanno distribuito gli spazi riservandoli a diversi sport: calcetto, judo, tiro con l’arco, pugilato e via di seguito. Alle 16 partiamo per un giro in battello sulla Schelda. Anche sull’imbarcazione è in corso una animazione ad opera di due ragazze seminude che imitano delle sirene (credo) ma debbo dire che il giro in barca sarà una delusione: Anversa non ha canali da esplorare, qui il fiume è larghissimo e le sponde assolutamente prive di attrattiva, dopo un andirivieni nello specchio d’acqua antistante la città il giro si esaurisce senza sussulti ma con molta noia. L’unica cosa degna di nota è l’esistenza di un amplissimo parcheggio a 51°12’54” e 4°23’36” che ho notato dalla barca e che potrebbe tornare utile a chi legge.
Ci riteniamo soddisfatti della visita della città e pian pianino torniamo verso il camper. Un rapido caffé e via verso Gand dove arriviamo in serata direttamente in un campeggio che si trova nella periferia della città immerso in un parco attrezzato con strutture sportive: Camping Blaarmeesen a 51°02’48” e 3°41’05” e www.gent.be/blaarmeersen . Il campeggio è servito dagli autobus 38 e 39 per il centro, frequentissimi con l’ultima corsa intorno all’una di notte.
22 Settembre 2008 Gand e Bruges
Abbiamo pagato € 14,50 ed effettuato tutte le operazioni di carico e di scarico acque. Siccome alla reception erano state (le due donne che abbiamo trovato) molto decise nel dirci che dovevamo lasciare il campeggio prima di mezzogiorno per non pagare un’altra giornata, siamo andati a parcheggiare all’esterno in un grosso parcheggio all’interno del parco, estratto il Liberty e avviati verso il centro. Alle dieci avevamo già posteggiato nei pressi della cattedrale di San Bavone. Notiamo subito che la città è piena di gradinate prefabbricate, spalti montati con tubi d’acciaio che sono lì per accogliere il pubblico di alcuni spettacoli in costume medievale e uno di questi è proprio a fianco della Cattedrale. La chiesa è famosa per il pulpito in legno e marmo, per “La Conversione di San Bavone” di Rubens nella Cappella di San Pietro e Paolo ma soprattutto per “l’Agnello Mistico” di Van Eyck, una grande pala in legno con 12 pannelli conservata vicino all’uscita nel senso che dopo che avrete visitato tutta la chiesa vi troverete nei pressi di quella che fu la cappella battesimale e al modico prezzo di €3,00 a cranio potrete vedere da vicino (mica tanto perché è sotto vetro) il polittico in tutto il suo splendore. L’opera è magnifica, dai colori sin troppo vivi come se fosse stata appena dipinta. Se volete un consiglio, tralasciate. Non perché l’opera non meriti, ma perché in una delle cappelle di destra, dove la pala si trovava un tempo, hanno sistemato una riproduzione identica, che potrete quasi toccare, da rimirare per tutto il tempo che vorrete e…. gratis. All’uscita si apre la bella Piazza di San Bavone, in leggera discesa alla fine della quale svetta il Belfort e il Mercato della Lana; alle 10.30 circa di mattina devo dire che c’è una pace e una tranquillità che fa godere dell’aria frizzantina di Settembre che dove non fa capolino il sole rende piacevolissimo indossare la giacca a vento. Al centro della piazza una installazione moderna: una fontana rettangolare dai bordi in alabastro. Entriamo nel Mercato della Lana e rubiamo una foto salendo su uno sgabello perché la sala non è visitabile. Poi la salita sul Belfort, €3 pro capite, in ascensore, ai diversi piani, con una esposizione dei dragoni segnavento arrugginiti e in pensione, delle campane anch’esse in pensione e infine, in cima, il meccanismo del carillon che accompagna lo scoccare delle ore. Uscire all’esterno è come sempre una meraviglia per la vista della quale si gode dall’alto: l’intera piazza con la Cattedrale di San Bavone, la chiesa di San Nicola dal lato opposto, l’enorme mole del Municipio, tutti i tetti di Gand. Torniamo al suolo e continuiamo la passeggiata verso il ponte di San Michele. Prima di imboccare il ponte sulla destra è bella la mole del vecchio palazzo delle Poste ora occupato da un negozio d’abbigliamento, per la verità molto spoglio. Dal ponte il colpo d’occhio è davvero suggestivo: in basso si distende il fiume Leie con le banchine a destra e a sinistra che sembrano un set cinematografico di un film del ‘600 con il Castello dei Conti in fondo; volgendosi al tragitto già fatto si vedono allineate le torri del palazzo della Posta, la torre campanaria della Chiesa di San Nicola, la torre del Belfort, il campanile di San Bavone, insomma un insieme di guglie schiacciate una sull’altra dalla prospettiva in maniera fantastica. Scendiamo sulla Banchina delle Erbe e ci immergiamo nel film!! Le facciate dei palazzi un tempo appartenuti alle corporazioni sono molto suggestive, tutte ben restaurate, bellissime.
Percorriamo la Banchina delle Erbe, con dirimpetto la Banchina del Grano e immaginiamo quanto doveva essere frenetico il luogo quando era in piena attività, quale porto di Gand; alla fine saliamo degli scalini e ci appare il Castello dei Conti, il Gravensteen, solo che prima di entrare a visitarlo cediamo alla tentazione dei dolci esposti nelle bancarelle del quartiere: waffel per Laura e torta di mele per me e ci riconciliamo con Gand e la bella scarpinata che ci siamo fatti sin qui. La visita al castello, €8 a testa, non è niente di che, il maniero è molto spoglio ma pulito e ordinato. Pure è un tuffo nel medioevo il visitare le stanze, camminare accanto ai merli, scendere fino alle cisterne, osservare attraverso i fori circolari dove andavano a cadere i bisognini dei castellani, giù in giardino. Molto più bello tuttavia godersi Gand passeggiando per i canali, la cittadina è molto accogliente e fotogenica nel suo centro storico con le case (nonpalazzi) in mattoni rossi che sembrano spuntare dall’acqua verde.
Dopo uno spuntino da McDonald’s prendiamo il Liberty e proviamo a raggiungere il Vecchio Beghinaggio di Santa Elisabetta. Non siamo sicuri di essere arrivati nel posto giusto. Ovvero, ci siamo arrivati ma l’impressione ricevuta è che tutto si risolvesse il una piazza tranquilla ma ordinaria e
in un isolato di mattoni rossi. Alle 16 eravamo in camper e alle 18 a Bruges, in centro con il motorino per una prima visita pomeridiana.
Avevamo raggiunto il campeggio che è situato appena fuori dall’ovale della pianta di Bruges nella tranquilla parallela di una strada ad alta concentrazione commerciale con stazioni di servizio, supermercati, officine e via di seguito vero le 17 a 51°12’26” e 3°15’47”. È un appezzamento di terreno molto ampio con i servizi essenziali, un tabellone da pallacanestro e alla reception che è aperta solo di mattina, delle strane e divertenti mappe di diverse città europee, gratuite; maggiori informazioni su www.campingmemling.be.
Grazie allo scooter possiamo decidere di provare ad arrivare al centro e in effetti in dieci minuti, con l’aiuto del navigatore, siamo al Markt. È una sera di inizio autunno e la cittadina, di suo poco frenetica come sperimenteremo domattina, sembra una foresta di pietra incantata. Poca gente per le strade, molte biciclette, solo noi in motorino, che abbiamo deciso, ai fini del parcheggio, di assimilare alle bici.
E così facciamo una bella passeggiata per il centro, i luoghi da visitare sono chiusi così ci limitiamo a guardare il Markt, il Belfort, lo Stadhuis (ilMunicipio), il Burg, la chiesa di Nostra Signora, un paio di Maisons Dieu dafuori e ammirare i canali dove si specchiano le case dalle facciate color mattone, dai mattoni ricamate. Questa prima occhiata serale ci conferma le aspettative sulla città per quanto letto e quanto riferitoci a casa, prima di partire: un intero merletto, nelle vetrine e nell’architettura. Verso le 20 ci affidiamo alla Routard. Nel senso che scegliamo di andare a cenare in uno dei locali segnalati dalla guida in Dweersstraat 26 al Gran Kaffee De Passage www.passagebruges.com . Troviamo posto a fatica nonostante sia solo un lunedì nel locale ben accogliente illuminato dalle candele e dalle luci soffuse. Pagheremo €42 per due piatti unici di carne cucinata nella birra scura e guarnita con salsa marrone, Leffe in buona quantità, caffè. Io non fumo più ma certo, alla fine di una bella serata come questa ci sarebbe stata bene una bella sigaretta.
23 Settembre 2008 Bruges - Bruxelles
Alle 9 e mezzo siamo belli e pronti, il campeggio ci costa €22,50. Presso la reception dove c’è un giovane solo di mattina rimediamo una cartina spiritosa di Bruxelles piena zeppa di suggerimenti e dritte. Il Liberty ha dormito fuori dal camper stanotte e il sedile è come sempre coperto di rugiada; in qualche minuto arriviamo al centro e andiamo a parcheggiare al Burg, piazza organicamente “arredata” dai suoi splendidi edifici tra i quali emerge la presenza importante del Municipio (lo Stadhuis). Splendido palazzo gotico in pietra bianca e non in mattonacci come tutto il resto a Bruges, si lascia visitare per la bellissima sala gotica che presumiamo utilizzata per il consiglio comunale. Oggi è appannaggio di un matrimonio di una coppia molto avanti negli anni che anima con gli invitati l’austero ambiente, tutto affreschi e boiserie sul soffitto a cassettoni. L’audioguida, compresa nei €2,50 del biglietto d’entrata, ci illustra anche la storia dei dipinti compreso un aneddoto che riguarda quello del sindaco con Napoleone. Lo stesso biglietto vi permetterà l’ingresso all’edificio accanto, la Cancelleria del Franc, in stile rinascimentale; qui vi è lo stupefacente camino monumentale di Carlo V (che nacque a Gand) cinquecentesco in marmo e rovere con statue che effigiano il sovrano e la corte con i personaggi maschili dalle forme virili a dir la verità, imbarazzanti. Bruges appare molto bella nella luce del giorno: tanto romantica era ieri sera al crepuscolo con le strade deserte e i canali vuoti quanto vivace stamattina con tutti i colori accesi e la folla di cittadini e di turisti che popolano le vie.
Una stradina collega la piazza del Burg con il Markt, dove eravamo arrivati ieri sera e dove letteralmente troneggia il Belfort, la torre campanaria, sormontato da quel bizzarro cilindro di pietra. Ospita un grande carillon di 47 campane, ascoltare suonare le quali pare essere uno dei passatempi preferiti dagli abitanti di Bruges. Fino alle 16,15 si può salire ma occorre essere più sportivi di noi perché i gradini sono 366 ma la vista certamente ripaga dello sforzo. Su un altro lato della piazza vi è il meno imponente Palazzo della Provincia in stile neogotico.
La bellezza della città va colta tra le viuzze e i canali. La moto è rimasta di fatto posteggiata e abbiamo percorso con piacere il centro storico; il motivo dominante è il colore del mattone rosso laddove la pietra dura scarseggia (sorrido soddisfatto pensando al Barocco della mia città) e quindi gli edifici vengono caratterizzati dal movimento creato dalle sfumature di colore del mattonaccio che sembra un ricamo che attraversa le facciate anche grazie ai giochi di sporgenze. Dello stesso materiale è la Chiesa di Nostra Signora, dalla torre vertiginosamente alta 122 mt e che visitiamo perché la fida Routard ci dice contenere una Madonna col Bambino di Michelangelo, inizialmente destinata ad una famiglia danarosa di Siena (i Piccolomini), rivelatasi meno danarosa del previsto al contrario di un mercante fiammingo che la comprò e donò alla chiesa. Motivo certamente meno forte per visitare chiesa è lo splendido mausoleo funebre di Maria di Borgogna e del padre Carlo il Temerario. Dalle parti della chiesa c’è una bel corso pieno di negozi e ci tocca dare un’occhiata a scarpe soprabiti e borse oltre che un morso a un formidabile panino con pomodoro e prosciutto dato che intanto ci siamo avvicinati all’una.
Di fronte alla chiesa di Nostra Signora diamo uno sguardo all’Ospedale di San Giovanni, un complesso nato come ricovero notturno dei poveri. Bello alle spalle della costruzione il cortile che dà su un canale condiviso con un bar raffinato che ieri sera era sede di un party con tanto di gruppo di tamburi che stava facendo tremare l’intera corte di mattoni rossi.
Le ultime due visite sono per il Beghinaggio e il Birrificio. Il primo, a differenza di quello di Gand è di una bellezza struggente. Il vecchio luogo di pie donne dedite ai lavori manuali e alla carità ora è occupato da Suore Benedettine dai tradizionali sai neri. Separato dalla strada (dove si raggruppano tutte le carrozze e i cavalli del Regno del Belgio e vi lascio immaginare cosa lasciano cadere sul selciato) da un canale e unito ad essa da un ponticello di pietra, si ha accesso al Beghinaggio attraverso un portone che chiude alle 18 e dà adito a una corte costituita da un immenso prato con alti pioppi circondata da una teoria circolare di casette basse e bianche. Una è adibita a museo e chiude alle 17. Il senso di pace stordisce, i rumori dell’esterno vengono annullati, le suorine camminano svelte da una casetta all’altra e animano questo Sito Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. I raggi del sole sono modulati dal bianco e dal verde in tutte le sue tonalità. Vano è il tentativo di indovinare l’interno delle casette, protetto com’è dagli sguardi, con i merletti di……. Bruges alle finestre.
Tornare all’esterno ci espone ancora al clamore delle carrozze piene di visitatori e al rumore degli zoccoli dei cavalli. Il canale è attraversato da una barca con turisti, a noi basta girare un angolo e ci troviamo in una concentrazione di persone ancora più densa: siamo al Birrificio Staffe Hendrik. Per €5 a testa visitiamo la fabbrica di birra con una spiritosissima guida che parla inglese ma impartisce ordini come una tedesca e che non mancherà di rimproverarmi per come scenderò una scaletta. La visita conduce alle decine di meandri della fabbrica che raggruppa diverse case dello stesso isolato e infine sul tetto, dal quale la vista del Belfort e della Chiesa di Nostra Signora è splendida. Nel prezzo è compreso un boccale di birra (bianca e densa) che debbo dire è squisita e che gustiamo con la giusta calma nella taverna del birrificio. Usciamo e torniamo pian pianino al Liberty e con questo prima di tornare al camper ci concediamo una bella spesa presso un supermercato Delhaize, che è sempre una occasione di contatto con il territorio. C’è sempre qualche prodotto del paese che visitiamo che ci sorprende, riusciamo a procurarci la verdura fresca e qualche confezione di pane a lunga conservazione, non si sa mai, e poi cediamo alla gola scegliendo confezioni di caramelle mai viste, bibite nuove, formaggi e salumi del luogo e approfittiamo per munire la cambusa di acqua minerale, di Coca Cola, di birra e vi assicuro che qui in Belgio la birra è davvero squisita. Tornati al camper non ci resta che sistemare la spesa, caricare lo scooter e avviarci verso Bruxelles. Istruiamo il navigatore sull’indirizzo da raggiungere che è quello del Camping Beersel che si trova in Steenweg op Ukkel 75 del quale non esiste un sito e perciò non ve lo suggerisco, ma le cui coordinate sono 50°46’11” e 4°18’40”.
Allora: potremmo dire che Bruxelles non ha un campeggio e perciò conviene posteggiare nell’amplissimo parcheggio dell’Atomium a 50°53’43” e 4°20’28” circa e da qui andare comodamente in centro con la metro. Oppure potremmo dire che a Bruxelles un campeggio c’è e si trova nel quartiere di Beersel, a circa 10 km dal centro dove si arriva prendendo l’autobus 152 e al capolinea il tram 52 fermandosi a “La Borse”. Noi abbiamo pensato che il campeggio esistesse, e alla fine se il nostro scopo era visitare la città senza il pensiero di aver lasciato il camper in un luogo incustodito e se il nostro scopo era di passare due notti in un luogo deputato a farci dormire sereni, allora abbiamo fatto la cosa giusta scegliendo il campeggio.
Giunti alle porte della capitale e seguendo il percorso suggerito dal navigatore siamo arrivati in tempo per fare una sosta al Castello di Berseel, proprio un paio di chilometri prima del campeggio e dieci minuti prima dell’orario di chiusura. Si tratta di una possente costruzione in laterizi che ha sicuramente visto tempi migliori e che abbiamo trovato in fase di restauro. Di certo la capitale non punta su questa attrazione dei primi del ‘500 per attrarre turisti, ma la visita, costata complessivamente € 5,00 ha avuto un suo fascino.
A pochi chilometri, come dicevamo, il campeggio. In un primo momento non ci siamo resi conto di essere arrivati perché nulla di quello che vedevamo somigliava ad un campeggio eppure il navigatore non aveva avuto esitazioni. Attraverso una comune strada cittadina ci siamo infilati tra due edifici e siamo arrivati in un cortile e da qui ad un piccolo parcheggio. Appena fermi ho notato delle voliere e avvicinandomi ho avuto la conferma che si trattava proprio di grosse gabbie per colombi. Da un lato del parcheggio c’era una sorta di basso caseggiato, dall’altro un bellissimo prato verde, con erba bella alta e con delle baracche in basso. Poiché un paio di camper e qualche roulotte stavano sparsi proprio sul prato, ci siamo convinti che il posto era quello. Senza esitazione allora abbiamo scelto un luogo dove sistemarci e nel giro di qualche istante sono arrivati ben tre camper occupati da altrettante coppie di campeggiatori, presumibilmente pensionati, che dopo qualche evoluzione si sono allineati nei pressi di una baracca. Nel mentre, spunta un signore sui quaranta che in un francese farcito di termini inglesi ci fa capire che è dispiaciuto, ma il martedì il bar è chiuso.
La situazione comincia perciò a diventare surreale: le voliere, il prato, nessuna reception, le baracche, le scuse perché il bar il martedì è chiuso. Poi, a ben vedere ci accorgiamo che il basso edificio in cima a tutto non è altro che il retro di un pubblico esercizio che dà sulla strada principale e che in effetti, almeno dall’entrata principale, sembra proprio un pub.
Le baracche scopriremo poi che sono quelle cose che nelle guide dei campeggi vengono chiamate “blocchi sanitari”, le voliere invece rimarranno un mistero.
Il resto della serata passa tra carne alla piastra e un buon Cabernet di Vittoria previdentemente portato in giusta quantità con noi fin qui in Belgio.
24 Settembre 2008 Bruxelles
Stamattina il bar è aperto e ce ne accorgiamo perché la morfologia del luogo è cambiata del tutto. Vi si può accedere dalla parte del campeggio perché tutta una serie di saracinesche ora sono aperte e alle 9 di mattina è vuoto e c’è solo il signore di ieri con il televisore gigante a schermo piatto acceso su un canale di Sky. Capiamo subito che in questo locale le leggi sul divieto di fumo sono applicate in maniera flessibile e accanto ad un anziano che sorbisce il suo cognac mattutino, compriamo i biglietti per l’autobus n.152 che ci porterà fino al capolinea del tram 52. La fermata è poco fuori il locale, di fronte a una bella panetteria e l’autobus urbano è molto nuovo. In breve siamo al capolinea del tram e di lì alla fermata “Bourse” come avevamo letto e come ci avevano suggerito. Abbiamo speso € 3,60 a testa perché al bar avevano solo i biglietti singoli. Troviamo conveniente comperare quelli giornalieri che sono €4,50 a testa perché useremo tram e metropolitana diverse volte nel corso della giornata. Da Piazza della Borsa ci dirigiamo verso la Grand Place e sulla via visitiamo la chiesa di Saint -Nicolas con la sua bizzarra forma curva all’interno, la pallottola conficcata in una colonna e i negozi attaccati all’esterno come dei parassiti. Da qui alla Grand Place sono pochi passi e all’improvviso, attraversata una stretta via, si apre la più famosa piazza belga: è un rettangolo abbastanza regolare delimitato da bei palazzi alti e signorili, ciascuno con la propria storia e con i propri aneddoti ma sui quali spicca senza dubbio il Municipio e il Palazzo del Re. Il primo è una splendida costruzione gotica con una alta ed elegante torre pieno di statue sul prospetto e con un portico che corre alla base.
Ci sono delle bancarelle piene di piante e fiori, altre colme di libri ed altre ancora coperte di disegni e stampe. Vuoti i tavolini all’aperto dei bar mentre degli operai stanno smontando un palco dove presumibilmente si è svolto la sera prima uno spettacolo musicale. Il colpo d’occhio della piazza è senz’altro affascinante, e la giornata discretamente luminosa fa il resto accendendo tutti i colori. È quasi mezzogiorno e una certa fame ci suggerisce di comprare due begli sfilatini imbottiti e con questi continuiamo la passeggiata: Place de Espagne con lo scenografico bronzo del sindaco Charles Brul, Galeries Saint-Hubert con i suoi negozi di pipe, di merletti, di cioccolata, sale da thè, birrerie eleganti e c’è anche il cinema del primo film dei Lùmiere; all’uscita dopo una discreta salita, la cattedrale, grande edificio di pietra bianca, ancor più bianco all’interno ma in verità spoglio. Torniamo passeggiando verso la Grand Place e da una traversa della Rue des Bouchers, rutilante strada dei ristoranti, si raggiunge il teatro delle marionette di cui vediamo solo l’entrata sull’Impasse Ste Petronille www.toone.be per chi ne volesse sapere di più.
A questo punto decidiamo che è il momento di andare a visitare quello che non può mancare nel carnet di ogni turista, nei viaggi organizzati o nei viaggi fai-da-te, che attribuisce l’aura di aver visitato la vera essenza delle città: il Mercato delle Pulci! Il viaggio non può dirsi soddisfacente se non si visita il mercato delle pulci, tanto se parliamo di Berlino, quanto se parliamo di Londra quanto di Bruxelles. Si deve andare al mercato delle pulci.
E allora dritti dritti con la metro (che questa sì mi affascina), verso Place du Jeu de Balle. La cosa maggiormente degna di nota è una facciata intera di un palazzo contiguo alla Piazza interamente affrescato con una scolorita pubblicità della Martini, si, proprio quella del famoso vermouth italiano. La piazza è invasa da una quantità di tappeti stirati a terra, a loro volta colmi di cianfrusaglie, veri e propri “sfratt’ ‘e case” come dicono ad Avellino dalle parti di mio padre: lampadari, occhiali da vista usati, portacenere, orologi (fermi), statuine di peltro, paralumi, televisori anni ’80 e chi più ne ha più ne metta in un tourbillon di cose poco utili, molte delle quali vengono date via per nulla, regalate. In questa fiera delle stupidaggini compaiono, nei palazzi della piazza, un paio di belle “pareti a fumetti” per le quali Bruxelles è nota: una illustra una 2CV Citroen nelle sue avventure in Belgio e forse questa, insieme alla pubblicità della Martini vale da sola il viaggio fin qui, altrimenti….. ma anche noi siamo stati al mercato delle pulci! Riguadagniamo la metro per spingerci fino al quartiere delle Istituzioni Europee. Sappiate che il Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Europea, ovvero il Governo dell’Europa Comunitaria, alla fermata della metro “Schuman” non si può visitare. Se ne può ammirare l’esterno ricco di infinite vetrate incorniciate d’acciaio, potrete entrare nell’androne e arrivare sino ai controlli di sicurezza ma oltre, dove opera Barroso con i Commissari e dove operò Romano Prodi e dove mai opererà quell’ometto con i tacchi alti e i capelli trapiantati, lì, non potrete entrare. Questo palazzo a forma di X del quale all’esterno si intuisce solo una iperbole, rimane inaccessibile e identico a quello che si vede spesso al telegiornale quando si parla dell’attività della Commissione. Riprendete invece la metro e fermatevi alla successiva stazione ”Maelbeek” e poi con una discreta scarpinata sarete al Parlamento Europeo, in rue Wiertz 47. Alle 10 e alle 15 si entra e si assiste gratis alle sedute del Parlamento, basta il solo documento d’identità. Si viene dotati di cuffia con traduzione simultanea se è in corso una seduta. Noi siamo entrati di pomeriggio, e abbiamo ascoltato Schultz (quello apostrofato con l’appellativo di kapò dal nostro glorioso nano con i tacchi davanti alle espressioni di incredulità di Fini) e Almunia che rispondeva sulla crisi finanziaria subito dopo il ricorso al Chapter 11 da parte di Lehman Brothers. Abbiamo fatto un paio di foto di nascosto, subito redarguiti da una hostess (non una escort, quelle sono a Palazzo Grazioli) e dopo un quarto d’ora di esperimenti con le cuffie provando a sentire le varie traduzioni, ce ne siamo andati soddisfatti di essere entrati nel cuore del Parlamento Europeo.
Seguendo le indicazioni contenute nella spiritosissima mappa di Bruxelles trovata in campeggio a Bruges e resi edotti dalla nostra Routard, siamo andati a cercare la casa di Victor Horta, in rue Americaine 25, questo importante architetto Belga che realizzò la sua casa in maniera tanto originale da divenire oggi essa stessa un museo e un esempio di arte applicata alla funzionalità quotidiana degli oggetti. Siamo giunti qui in tram dopo aver aver fatto un tratto con la metro, presa alla fermata Maelbeek nei pressi del Parlamento Europeo e la visita è stata molto piacevole e per certi versi ci ha ricordato Casa Battlò di Gaudì a Barcellona, mutata mutandis. Corrimani delle scale che si trasformano in sedili, gabinetti a scomparsa nella stanza da letto, boiserie che celano ambienti e una deliziosa serra integrata nella casa che si protende nel giardino alle spalle dell’edificio. Dopo quasi un’ora di visita siamo di nuovo fuori e decidiamo di terminare la visita dalle parti della Grand Place: ancora in tram con il nostro biglietto giornaliero e in breve siamo nella piazzetta del celebre Mannequin Piss, caratteristica attrazione di Bruxelles riportata con la Grand Place e l’Atomium pressoché su ogni souvenir. Nulla aggiunge alla visita, è chiaro ma volete mettere, andare a Bruxelles e non dare un’occhiata alla statuina del bimbetto di bronzo con il pisellino di fuori che fa pipì?...........
Sta di fatto che la piazzetta è piena di giapponesi intenti a riprendere quella che sembra un’autentica star a giudicare dall’interesse e dalla calca.
Tutti i negozi nei pressi sono stracolmi di varie realizzazioni del celebre bimbo riprodotto in tutte le salse e sono pieni anche, fortunatamente, di cioccolata anch’essa nelle più diverse confezioni.
Ne approfittiamo per prendere qualche scatola come souvenir e dopo aver dato una ultima occhiata alla Grand Place, ormai in versione serale dato che sono quasi le sette di sera, torniamo alla fermata “La Bourse” del metro che ci porterà verso il camping di Beersel
Una bella giornata davvero con una impressione di Bruxelles molto positiva forse perché decisamente superiore alle aspettative. All’arrivo al camping il bar della Direzione è pieno di avventori con una buona birra in mano e intenti ad assistere a una partita di calcio nel grande schermo della televisione. Per noi la serata finisce con una buonissima cenetta a base di bistecca e di ottima birra belga.
25 Settembre 2008 Bruxelles -Aquisgrana
Il favoloso camping (ma siamo felici di esserci stati, dico la verità) ci sarà costato € 26 per le due notti. La capitale è l’ultima città da visitare in Belgio e così andiamo a recuperare le tappe in Germania, saltate a vario titolo all’andata. Ma p rima di andarcene facciamo rotta verso l’Atomium, altro simbolo di Bruxelles. Dico immediatamente di essere rimasto molto attratto da questo ricordo dell’Expo Universale del 1958, che doveva rimanere in piedi per la durata della manifestazione e come la Tour Eiffel è allegramente e fortunatamente arrivata sino ai nostri giorni. È una costruzione di 100 metri di altezza circa che riproduce un atomo del ferro con gli elettroni e i neutroni e i protoni. Si trova nel quartiere dell’ Heysel, luogo dagli ampi spazi dove arriviamo già alle 10. La visione del monumento è surreale, considerato che già esso è molto strano di suo, poi una spessa nebbia avvolge tutto e a malapena si scorgono le sfere che lo compongono. L’idea era di fare qualche foto e girarci attorno a piedi, ma alla fine decidiamo di seguire l’entusiasmo di una scolaresca (felicemente multietnica) e quello di un gruppo di ottuagenari e paghiamo il nostro bravo biglietto per salire in cima e dico subito che i €9,00 a testa che ci costa il biglietto saranno ben spesi per la soddisfazione che proverò nella visita. Il personale (multietnico) ci accompagna con l’ascensore al, diciamo così, primo piano cioè nella sfera centrale. Da qui saranno poi le scale mobili o normali scale a condurci nelle altre sfere. L’interno delle sfere è addobbato con poster e pannelli recanti foto dell’epoca dell’inaugurazione nel 1958 e tra i vari vip riconosciamo la nostra Lollobrigida. L’Atomium è fresco di restauro e par di sentire l’odore della vernice. Di fatto non c’è nulla di specifico all’interno, il mio piacere tuttavia sta nell’emozione di visitare questo simbolo del ventesimo secolo, costruito per celebrare il progresso dell’uomo in una delle prime occasioni festose dopo la tragedia della Seconda Guerra, quando sembrava che il progresso e la scienza dovessero essere in grado di risolvere qualunque problema dell’umanità.
Nella sfera più alta c’è un ristorante e un osservatorio che nelle giornate limpide (e oggi limpida non è) permette di lanciare lo sguardo a centinaia di chilometri di distanza - complice anche la piattezza del territorio belga. Noi a malapena riusciamo a scorgere il camper posteggiato là sotto per il nebbione che avvolge tutto. A fine visita saranno le 11 e mezza e ora sì, facciamo il giro attorno al monumento e alla fine riguadagniamo il camper per un ricco caffè ristoratore.
Finisce qui in nostro viaggio in Belgio e comincia pertanto il ritorno verso casa con il “recupero” di alcune località in Germania tralasciate all’andata ma delle quali avevamo previsto la visita. La prima di queste è Aquisgrana, celebre perché sede della corte di Carlo Magno e sede delle incoronazioni dei Franchi per sei secoli dal 900 al 1500. Altrettanto celebre per le acque termali che sono state costantemente motivo di richiamo sin dai tempi dei Romani. Ero partito preparato da casa scoprendo su Internet l’esistenza di un’area di sosta a pagamento, in tutto e per tutto simile a un campeggio, vicino al centro a 50°45’38” e 6°6’9” www.aachen-camping.de per chi ne volesse sapere di più. C’è la fermata dell’autobus fuori dall’area ma considerata la bella giornata decidiamo che è proprio il caso di tirare fuori il Liberty e arrivare al centro in moto. Ci fermiamo proprio a ridosso della zona pedonale e cominciamo una bella visita per i negozi. Laura fa delle compere in un bel grande magazzino mentre in una specie di tutto-mille-lire compriamo per otto euro una borsa da palestra che ci porterà stasera alle terme: oggi a pranzo Laura si è mostrata felicissima di andare a visitare le terme. Abbiamo rilevato dalla Routard indirizzo e orari delle www.carolus-thermen.de che bontà loro chiudono alle 23. Sicchè, procuratoci il borsone con otto euro, siamo a posto per la serata. La visita alla cattedrale è molto interessante, apprendiamo che si è andata ingrandendo nel corso del tempo con degli ampliamenti successivi che ne hanno stravolto la struttura originaria di cappella ottogonale.
Se volete fare delle foto mettete mano alla tasca, con €2 vi muniscono di un bollino giallo e potrete fare tutte le riprese che volete. In alto nella galleria c’è il trono di Carlo Magno, per arrivarci ci si deve unire a una visita guidata in tedesco: ci siamo accontentati di scorgerlo dall’altare maggiore qui in basso. Paghi del Duomo riprendiamo la passeggiata nella zona pedonale e arriviamo piacevolmente, visitando i negozi, al municipio che non è visitabile per via di alcune manifestazioni che lo riguardano. Ci accontentiamo di ammirare dall’esterno quello che ha preso il posto del palazzo di Carlo Magno, andato distrutto. Altro giro in centro e sono le 18 che è l’orario adatto per rientrare al Campeggio, cenare e prepararci per le Terme. Così in effetti facciamo, mettiamo nel borsone accappatoi, phon, costumi, e partiamo nella serata Renana con lo scooter verso le Terme. Attraversiamo la bella e ordinata Aquisgrana che è già calata la sera e tra un semaforo e l’altro arriviamo alle Carolus Thermen www.carolus-thermen.de che mostrano subito un lussuoso ingresso in Passstrasse 79 in un quartiere decentrato più o meno a 50°46’59” e 6°5’53”. Nei paesi civili tutto è fatto per agevolare l’utente e anche noi che non sappiamo né di terme né di tedesco, veniamo messi in condizione di metterci subito in carreggiata. Ci danno un bracciale e ci indicano le cassettiere dove lasciare gli oggetti di valore. Lascio ilportafogli e nel chiudere, la chiave, che è un gettone, va innesta nel bracciale di gomma. Gli spogliatoi sono ad emiciclo e con due porte. Entriamo ci mettiamo in costume e usciamo dall’altra porta dove si trovano cassettiere più grosse dove lasciare la borsa con i vestiti. Da qui, attraverso un breve corridoio si accede a un gran bella piscina ricca di marmi e di colonne, con diverse piscinette a corollario dove a rotazione viene azionato l’idromassaggio, il getto d’acqua e amenità del genere. La temperatura dell’acqua è estremamente confortevole, l’ambiente molto bello.
Tra i vari divertissement c’è la sauna, davvero torrida come temperatura e due piscine esterne, cioè fuori, sotto le stelle della nottata di Aquisgrana, delle quali una è con l’acqua calda come quella interna e l’altra invece con l’acqua fredda!!! All’inizio pensavo che non saremmo riusciti a rimanere per tutto il tempo che il biglietto d’ingresso di €10 ci concedeva e cioè due ore e mezza e invece alla fine non volevo andarmene più. Se vi capita di andarci, attenzione al piano superiore: è tutto un altro mondo, essenzialmente concepito per i nudisti, si entra facendo leggere il bracciale magnetico al tornello e il conto alla fine raddoppia ( e dovete lasciare il costume appeso al chiodo, perché dentro ciascuno circola….come mamma l’ha fatto!!!!!).
Alla fine il nostro fido Liberty, e l’ancor più fido navigatore Mio 269+, ci riportano al campeggio dove trascorriamo una notte tranquilla, belli stanchi.
26 settembre 2008 Lussemburo - Vianden - Treviri
Dobbiamo visitare il Lussemburgo. È una di quelle cose che a un certo momento della vita devi fare. È un paese della Comunità Europea, ha una tassazione molto favorevole e il gasolio costa poco. Non c’è molto altro, beninteso, ma intanto queste cose vanno fatte.
Avevo preparato degli appunti per cercare di parcheggiare in Boulevard de la Petrusse a Città del Lussemburgo ma, caso unico in tutto il viaggio, niente è andato come auspicato e dopo un paio di giri dentro un traffico caotico che nemmeno a Catania, in mezzo a una quantità di autobus mai vista, compreso uno svarione che ci ha condotto sotto il Pont Adolph, io e Laura ci siamo guardati in faccia e all’unisono abbiamo espresso in ragusano tutto la nostra intenzione di …. abbandonare la capitale senza por tempo in mezzo.
Non ci rimaneva altro allora che attuare il piano “B” e cioè raggiungere l’altra tappa che avevamo previsto in Lussemburgo, il castello di Vianden, per visitare almeno un pezzettino di questa nazione. Il navigatore ci guida docilmente fuori dall’autostrada e poi fuori anche dalla statale per farci scavalcare il fiume Our su un ponte di pietra. A questo punto comincia la salita verso il castello attraverso il paesino e in alcuni punti bisogna fare attenzione che la case sembra che si tocchino; in paese si può visitare la Cattedrale, il Palazzo Granducale, aperto però solo a Luglio e Agosto e un percorso sotterraneo abbastanza lungo che permetteva ai difensori nei tempi antichi di spostarsi da un luogo a l’altro del paese. Incontriamo un piazzale ad un certo punto dove c’è la stazione della funivia che, volendo, può essere usata per salire in cima alla montagna ma non (mi sembra) al castello, dal momento che poi vedremo la stazione superiore immersa nei boschi e lontana dalla fortezza. Noi continuiamo a seguire l’indicazione per il Castello e infine troviamo un parcheggio a moneta, € 1,10, molto vicino al maniero, anche se molto inclinato lateralmente a 49°56’08” e 6°12’00” .
Debbo dire che la visita è piacevole e la vista sul paese sottostante e sul fiume Our che lo attraversa, mozzafiato.
Solo negli anni settanta il castello è passato in mano pubblica e sono iniziati i restauri, ridotto com’era a poco più che un rudere per via di un incendio e del saccheggio dell’ultimo proprietario che l’ebbe dai duchi di Vianden, olandesi. Ora si presenta in buona forma e i 5,50 € a testa che paghiamo sembrano ben spesi. La visita dura circa un’ora e quando torniamo al camper non ci resta che cucinare due deliziosi spaghetti che ci ripagano dello sforzo e che ci fanno fare pace con le salite, le discese e gli sforzi fisici del turista.
Terminato il pranzo continuiamo con l’azione di recupero delle località tedesche tralasciate all’andata e infatti alle 17,30 siamo a Treviri (Trier) la città natale di Sant’Ambrogio e di Carlo Marx (quando si dice Don Camillo e Peppone), adagiata sulla Mosella. Con l’aiuto della mappa della guidaì Touring e del navigatore, centriamo un parcheggio vicinissimo al centro dove arriviamo dopo dieci minuti di passeggio, dritti dritti proprio sull’Hauptmarkt, la piazza del mercato. L’impressione che dà il centro di Treviri è deliziosa. Gli edifici sono tutti in eccellenti condizioni e pitturati in tinte pastello, rosa, azzurro, ocra, verde e così via. Anche McDonald’s non fa eccezione, alloggiato in un palazzo antico proprio sull’Hauptmarkt e perfettamente integrato con il resto. Da qui si diparte la Simeon Strasse, larga e ricca di bei negozi, chiusa al traffico, che finisce con la celeberrima Porta Nigra, vestigia delle fortificazioni che circondavano la città ai tempi dei Romani. È una porta d’accesso alla città, colossale e annerita dal tempo. I conci di pietra sono stati sovrapposti senza uso di malta ma legati da ramponi di metallo (ma io non ne ho visto neppure uno).
Proprio ai Romani risale la fondazione della città nel I secolo, ma c’era un depliand in campeggio che vantava alla città natali ancora più antichi diRoma…
Considerato l’orario ci dirigiamo subito verso il Duomo che contribuisce conl’Anfiteatro e le Terme antiche a meritare alla città il fregio di Sito UNESCO. Il Duomo è un bell’edificio in arenaria che si tinge di rosa ora che siamo al tramonto, massiccio ed elegante nel suo stile romanico. L’interno è stranamente bicefalo cioè ha due cori contrapposti, e l’abside circolare del coro del lato ovest è la prima cosa che si vede del Duomo all’esterno, tra le due torri campanarie appena ci si avvicina provenendo dall’Hauptmarkt.
L’interno è inconsueto per questa specularità che fa allocare confessionali, pulpito, altari, organi come alla rinfusa, ma con una pulizia architettonica che ancora oggi mi è rimasta impressa.
Non ci rimane altro tempo per visitare il resto della città, dopo le fatidiche 18 non c’è più nulla aperto. Ci dedichiamo allora a girar per negozi e alla fine, sulla via del ritorno verso il parcheggio del camper entriamo in una Galeria Kaufhof sempre ben fornita.
Il campeggio di Treviri è adagiato a fianco della Mosella in una zona ricca di archeologia industriale. Anche la proprietaria sembra un reperto archeologico, dietro le sbarre della reception che mi ricorda tanto la scena iniziale del film The Blues Brothers, quando Jake Blues (John Belushi) ritira la propria roba all’uscita del carcere. Forse è insospettita per la nostra presenza alle 8 di sera, stava per chiudere e andarsene a casa, ad ogni buon conto ci fa versare 10 euro di cauzione per la chiave del bagno (da detrarre domani dal conto finale, alla restituzione della preziosa chiave) i servizi sono buoni e riscaldati, il campeggio è molto alberato e pieno di erba bagnata (per l’umido di sera e per la rugiada la mattina) e domattina saranno € 21,40, a chi interessasse www.camping-treviris.de , si può anche vedere la signora Haag sul sito web.
27 Settembre 2008 Treviri - Heidelberg
Eseguiamo tutte le rituali operazioni di carico e scarico dei serbatoi familiari ai camperisti in una bella giornata di sole, come tutte le altre con una temperatura mite e confortevole. La signora Haag stamattina sembra un po’ più accondiscendente, forse perché è il momento di incassare. Ci rimettiamo sull’autostrada per continuare il nostro rientro a casa e verso l’ultima località che visiteremo nel nostro viaggio, tralasciata all’andata per l’impossibilità di trovare un parcheggio. Ma i tentativi effettuati all’andata non sono stati inutili perché Laura aveva preso nota delle coordinate di un luogo dove posteggiare a una decina di minuti di moto dal centro e al tempo stesso tranquillo e lungo il fiume Neckar. Con il senno di poi avremmo potuto far base al campeggio e da lì raggiungere il centro in moto, ma non avevamo previsto che la nostra visita sarebbe durata fino alla sera e che quindi saremmo rimasti a Heidelberg per la notte. Avevo letto diverse cose sulla città, sull’attrattiva esercitata da sempre su poeti e filosofi, sull’esistenza dell’Università da mille anni e quindi di un mondo studentesco attivo e interessante come i giovani sanno essere, sulla presenza incombente e romantica dell’antico castello sulla collina, sui tramonti accesi sul Neckar. All’andata avevamo rinunziato per l’assenza di parcheggi e per l’ora ormai tarda ma Laura aveva segnato 49°24’55” e 8°44’45” , coordinate che ci sono tornate utilissime al ritorno. In breve abbiamo tirato fuori il Liberty e in dieci minuti siamo arrivati in centro. Qui il posteggio con lo scooter è stato agevole e siamo capitati in mezzo alla Herbsfest e cioè la festa d’autunno con tanto di birra, improvvisati chioschi con arrosto di maiale e crauti, e mercatino delle pulci ovunque, cioè porta per porta, letteralmente ogni casa aveva messo su un mercatino sia davanti alla porta che dentro, nelle stanze del pianterreno. Nel lungofiume c’erano anche le bancarelle dei professionisti, di quelli cioè arrivati con i furgoncini e con le cassette piene di roba vecchia, meritevole e non di essere esposta in vendita. Lungo la Hauptstrasse, cioè la strada principale si camminava a fatica: un tappeto di persone e ciascuna porta aperta per un mercatino o per un normale negozio o per un bar con birra a volontà oppure per una brace più o meno improvvisata. Alla fine, tra pupazzi, vecchi orologi, altrettanto vecchie macchine fotografiche Agfa, portacenere e termometri che avevano visto tempi migliori, siamo arrivati al piazzale della funivia sotto il quale era stato realizzato una specie di ristorante all’aperto con decine di tavoli e panche e un palco con la musica ad alto volume. Abbiamo deciso di fare una pausa dalla festa e salire al castello; sono le tre meno un quarto di pomeriggio e compriamo i biglietti di sola andata per la funivia, €6,00 per tutt’e due. Esiste la strada per salire a piedi, che utilizzeremo poi per scendere, diciamo che abbiamo preferito vedere la città sospesi dentro la cabina della funivia. Il castello è piacevole da visitare, anche se si tratta fondamentalmente di un rudere con pochi ambienti interni se si eccettua una farmacia ricreata sullo stile antico e un altro luogo dove è custodita una botte gigantesca la Fassbau da 200.000 litri, dicono la più grande del mondo, a lato della quale fanno mostra di se, inquietanti, le insegne della massoneria. Per il resto è un bel passeggiare tra prati e vegetazione e vestigia di un palazzo edificato in successione in vari stili tra cui anche il Rinascimentale e un bel vedere della cittadina che si stende sotto di noi e si adagia a fianco del Neckar che scorre pigro a valle. Verso la 16,30 scendiamo in città e ci reimmergiamo nella festa. Qui decidiamo di partecipare alla “sbraciata” come direbbero a Roma, e ci facciamo servire porchetta e crauti in una vaschetta a sua volta…. commestibile (è di ostia come quella dei coni) insieme a un bel boccale di birra. Le vivande sono preparate da giovani in costume medievale ben armonizzati con gli spiedi e le patate arrosto. A seguire, il giro della cittadina finisce dalle parti di quello che sembra essere un pub annesso alla mensa dello studente e un prato adibito alla meditazione dei giovani discepoli tra gli edifici che avevano tutta l’aria di essere le camerate. Torniamo lungo il fiume quando il sole si sta ormai nascondendo dietro le colline e l’acqua del Neckar è tutta tinta del rosso del tramonto. Sull’altra sponda del fiume c’è il “Sentiero dei Filosofi”, attraversiamo sul Karl Theodor Brucke e cominciamo a fare la salita del Sentiero. Ci accontentiamo quando siamo appena a metà, quando vediamo la città dall’alto, da quest’altra parte della vallata e quando è ormai chiaro che il nostro viaggio in Germania volge alla fine: di fronte si staglia la mole massiccia del castello, sotto, la bellissima vegetazione che scende verso il fiume e a destra, verso occidente, il sole rosso fuoco che infiamma il fiume.
La ricerca del campeggio diventa un po’ più complessa del previsto, ma alla fine, con il buio e ormai intorno alla 21 arriviamo al Campingplatz an der Friedensbrucke circa sette km a est della città in posizione incantevole, direi a pelo d’acqua in una cornice di colline ricche di vegetazione che scende fino al fiume. Il gestore stava per ritirarsi nella sua roulotte, ma è felice di farci entrare. Ci assegna un posto, non ci da i gettoni per le docce, dice che è tardi, il furbo teutonico teme che ci facciamo la doccia e ce ne andiamo all’alba senza pagare… così invece, per fare la doccia dobbiamo aspettare che lui apra il chiosco domattina!!! D’altro canto, la Germania è o non è la patria di Einstein? Per la cronaca il conto sarà di €17.
28 Settembre 2008 Heidelberg - Sasso Marconi
Siamo proprio sulla via del ritorno: vogliamo arrivare a Bologna stasera per andare all’Ikea domattina. È una giornata di trasferimento durante la quale copriamo i quasi 800 km che ci occorrono per essere in serata al camping Piccolo Paradiso di Sasso Marconi, semideserto e discretamente caro, €26,50.
29 Settembre 2008 Bologna - Empoli
Sosta a Empoli dai cugini Anna e Luigi, come sempre molto gentili e ospitali. Ci portano a cena in una enoteca, tutto molto buono.
30 Settembre 2008 Empoli - Roma
Raggiungiamo Roma per la sosta da Andrea e Laura. Siamo al Camping Flaminio, migliorato negli ultimi anni, ma sempre molto caro, pagheremo €29,50. La sera Andrea ci porta alla Trattoria Orvieto nella via omonima: abbiamo mangiato benissimo e a prezzi ragionevoli.
01 Ottobre 2008 Roma - Avellino
Sosta da zia Gigina e zio Giulio e immersione nella terra di origine di mio papà: come sempre nocciole e latticini, peperoncini e pasta e fagioli. Una sorta di affettuoso buen retiro prima del definitivo rientro a Ragusa e quindi al lavoro.
02 Ottobre 2008 Avellino - Napoli - Traghetto per Catania
È il primo anno che non facciamo la Salerno Reggio Calabria e dobbiamo dire che la soluzione del traghetto Catania Napoli e ritorno della TTTLines è stata soddisfacente. Il prezzo è risultato equivalente al carburante che avremmo consumato perché con la formula del Camping on Board abbiamo speso (in bassa stagione) circa €300,00 e partiti alle 21 siamo stati a Catania alle 9,30 circa dell’indomani.
03 Ottobre 2008 Catania- Ragusa
L’ultimo tratto del viaggio è sempre il più pesante…. forse perché le ferie sono finite e si va incontro al lavoro… alla prossima, speriamo nel vicino Oriente!!!!
Considerazioni finali
L’idea di seguire il fil rouge dei siti UNESCO nell’ovest della Germania si è rivelata fruttuosa ed estremamente interessante. La visita si è sviluppata quasi del tutto lungo il corso del Reno perché l’intenzione era poi quella di visitare il Belgio dove non eravamo mai stati e che ci ha lasciato soddisfatti per bellezza e accoglienza; il Lussemburgo e la Svizzera sono stati appena toccati, ma Vianden e Sciaffusa si sono rivelate degne della visita.
L’abitar viaggiando è consuetudine ben accetta e agevolata in Germania e i prezzi dei campeggi sono risultati compresi tra € 12 e € 26, il servizio sempre di buon livello; le strutture sono risultate tutte ben tenute, pulite
e accoglienti, il personale gentile e disponibile, appena un po’ maleducato a Coblenza ma non troppo. A parte Bruxelles dove il calore del gestore ha compensato qualche deficienza del campeggio, nulla da dire sui campeggi belgi visitati, niente di faraonico ma sempre garantita l’efficienza e la
pulizia.
Buone tutte le strade e le autostrade nelle quali abbiamo incontrato aree di servizio pulite spaziose e gradevoli, e spiace dirlo, generalmente migliori di quelle cui siamo abituati in Italia soprattutto al Centro e al Sud.
Il costo dei beni e dei servizi largamente paragonabile a quello italiano.
Il gasolio decisamente più a buon mercato, da noi era circa 1,33, in
Germania mediamente 1,179, sempre fai da te.
Km percorsi: 5064
Km percorsi…. in mare in luogo del tratto Catania-Napoli-Catania: 1400 circa
Litri di gasolio consumati: 770,73
Costo complessivo del gasolio: €909,09
Costo del traghetto Catania-Napoli-Catania: €297
Il gasolio è quindi costato mediamente €1,179 mentre in Italia era €1,33 circa
Pernottamenti in campeggio: 16 su 20
Costo dei pernottamenti in campeggio: €308,75
Media del costo dei pernottamenti in campeggio: €19,30 (escluso Roma: €18,62)