Tra i colli e rupi delle Terre Matildiche

Terre di Canossa, località che ancora oggi echeggiano di Medioevo, storia ed epica, scanditi da castelli e natura che si fondono creando un binomio indissolubile e dove diventa spontaneo rallentare i frenetici ritmi di oggi, per tornare al lento passo del pellegrino. Non per nulla sono terre attraversate dalla Via Matildica, percorso che porta da Mantova a Lucca, attraverso Reggio Emilia, in 285 chilometri e undici tappe, toccando i luoghi cari alla Duchessa Matilde di Canossa. Ma chi è costei, il cui nome è così legato a questi territori? Un personaggio fuori dagli schemi del suo tempo, decisamente! Nata forse a Mantova nel 1046, dopo un maschio e un’altra sorella, nel giro di un anno perse il padre e i due fratelli maggiori, divenendo di fatto unica erede di un vasto territorio che dal cuore centrale di Canossa e Quattro Castella si allargava su Emilia, Toscana, Lombardia tra il Lago d’Iseo e l’Adda, Maremma laziale, Umbria occidentale, Abruzzo e, al di fuori dell’Italia, la Lorena.

La Duchessa, com’era chiamata, dimostrò presto di non essere un mero soprammobile o trofeo per arditi cavalieri: al contrario, anzi, bensì seppe imporsi con decisione, intervenendo in prima persona nelle diatribe tra Papato e Impero, tanto che fu proprio a Canossa che si svolse “l’umiliazione”, con l’Imperatore Enrico IV che nel 1077 dovette attendere al freddo tre giorni e tre notti prima di ottenere la revoca della scomunica impostagli dal papa Gregorio VII. Del castello di Canossa oggi è rimasto poco; ma la passione delle guide è più che sufficiente per far scoprire e amare questo particolare personaggio, il cui ricordo echeggia anche nel castello di Rossena, più intatto, e in quello di Carpineti, entrambi visitabili.

Ma anche altri protagonisti storici hanno calcato queste terre: per esempio Dante Alighieri, che in viaggio nel 1306 da Padova alla Lunigiana, rimase così impressionato dalla Pietra di Bismantova da citarla nella sua opera suprema (“Montasi su in Bismantova in cacume / con esso i piè; ma qui convien ch’om voli” Purgatorio, IV canto, versi 26, 27). La Pietra, ad una trentina di chilometri a sud di Canossa, è un meraviglioso “castello” naturale, una rocca unica nel suo genere che si erge squadrata e alta, con una sagoma così particolare e inconfondibile da renderla facilmente riconoscibile già a distanza. Due località speciali che si possono facilmente scoprire a passo lento, come antichi pellegrini in viaggio tra queste terre così caratteristiche, che rimarranno facilmente per sempre nel cuore del viaggiatore.

CASTELLI DI ROSSENA E DI CANOSSA: A PIEDI NELLA STORIA

Dati sola andata: dislivello -160 metri +240 metri; distanza 5 km; tempo di per - correnza 1h30’; semi anello

Arrivare a piedi al castello di Canossa regala emozioni uniche, porta più facilmente ad immedesimarsi negli antichi viandanti che hanno calcato questi stessi sentieri e rende più ricca la visita che si può effettuare ai castelli. Ma va anche considerato che Canossa non è proprio il luogo ideale per chi possiede un camper di dimensioni appe - na superiori al normale, per via di una strada di accesso assai ridotta… Meglio partire da Rossena (440 m/slm), dunque, servita da strade più comode e ampie; due i possibili parcheggi, entrambi lungo la SP54: uno più piccolo, vicino l’area giochi (44°34’50.5”N 10°25’36”E), l’altro, più grande, nei pressi del cimitero (44°34’52”N 10°25’25”E). Proprio alle spalle del cimitero parte il sentiero che porta in pochi minuti alla base dell’isolata torre di Rossenella, da cui si apre la vista in direzione nord, verso il pos - sente castello di Rossena, mentre verso sud è tutto un susseguirsi di dolci colline verdeggianti. Poi, prima di incamminarsi per l’escursione che porterà al castello di Canossa, si con - siglia di vagare anche nel centro di Rossena, arrivando almeno alla terrazza prospi - ciente il castello, da cui lo sguardo plana verso la torre di Rossenella e le lontane colline.

Entrambi gli edifici sono intatti ed è possibile esplorarne l’interno con visite guidate. Ci s’incammina poi lungo la provinciale, in direzione del Castello di Canossa, percorrendola per circa cinquecento metri fino ad una strada sterrata che si stacca a sinistra, in discesa (cartelli bianco/rossi Canossa). La via agricola porta in discesa costante tra campi coltivati e boschetti, arrivando ad un tavolino posto ad un incrocio. Come indicato dai cartelli, vi sono due vie per arrivare alla meta: quindi l’ideale è effettuare un anello, proseguendo a destra per il sentiero natura, per poi fare ritorno dalla strada frontale. Si gira dunque a destra costeggiando un vigneto in pendenza graduale, per poi inoltrarsi lungo una zona un poco più paludosa densa di canneti. Una volta oltre, ci si addentra nel fitto del bosco con andamento altalenante che si avvicina ed allontana ad un piccolo rio.

Seguendo i segni bianco/rossi si giunge su una sterrata e la si segue verso destra, ora in salita più decisa, costeggiando un campo coltivato per poi attraversare un ulteriore bosco che porta infine ad un panoramico passaggio tra i calanchi dominati dalla sagoma del castello di Canossa. Quando il sentiero si allontana dalla cresta, si segue la curva di un campo coltivato, per poi inoltrarsi ancora nel bosco ed infine arrivare ad una strada sterrata (se le coltivazioni lo permettono, anziché seguire il sentiero che entra nel bosco si può attraversare direttamente il campo per raggiungere direttamente la sterrata). Si prosegue su questa verso destra, in direzione dell’abitato di Canossa (517 m/slm), seguendo la via che diventa selciata e porta all’ingresso del castello.

Di questo maniero è rimasto ben poco, ma quel poco viene narrato con tale entusiasmo che la visita è caldamente raccomandata! Senza contare che dalla terrazza del castello è possibile osservare la via percorsa e quella che si farà al ritorno. Ritorno che inizialmente ripercorre i passi fatti e dunque segue la selciata alla base del castello per diventare poi sterrata. Non si prende però il sentiero da cui siamo sbucati, ma si prosegue fino ad un incrocio dove si devia a sinistra in discesa su asfalto (cartello Riverzana e segni bianco/rossi). Giunti ad una sbarra, si devia a destra su sterrata, ancora in discesa che si inoltra in un fitto bosco. Una volta fuori si prende a destra e subito dopo a sinistra, in direzione di un piccolo laghetto che appare in basso. Si oltrepassa lo stagno tenendolo alla propria sinistra e al bivio seguente si va a destra, per poi deviare quasi subito a sinistra (cartelli e segni bianco/rossi) lungo una stradina che tra bosco e vigneto porta al tavolino già incontrato all’andata. Da questo punto, si ripercorre semplicemente la via già fatta, tornando in salita a Rossena e al punto di partenza.

DAL CASTELLO DI CARPINETI ALLA PIEVE DI SAN VITALE: DAL PROFANO AL SACRO

Dati totali: dislivello 150 metri; distanza 4 km; tempo di percorrenza 1h30’; anello

Una delle tappe della Via Matildica porta proprio da Canossa a Carpineti, dove si trova un iconico castello arroccato, costruito nel X secolo da un avo di Matilde di Canossa. Non è necessario affrontare i chilometri della tappa dal castello, che nel 1077 ospitò Papa Gregorio VII, durante “l’umiliazione dell’Imperatore Enrico IV”, parte un facile percorso adatto a tutti che porta alla scoperta di una suggestiva pieve. La partenza è dal parcheggio del castello, lungo la SP67 (44°26’54.5”N 10°31’47”E), e proprio sulla parte esterna della curva della provinciale si trova un pannello didattico che cita la Via Matildica e dove inizia il nostro percorso (750 m/slm): un inizio in cemento ripidissimo ma, per fortuna, abbastanza breve che diventa presto una graduale pista sabbiosa. Pochi passi ed ecco un evidente bivio che va tenuto a mente: a sinistra un cartello indica “Mandra” ma si deve andare a destra, seguendo il cartello più piccolo “San Vitale”, mentre da sinistra si tornerà alla chiusura dell’anello che si andrà a percorrere. Il tracciato si allunga ora piacevole, alternando brevi strappetti ripidi a tratti pianeggianti, seguendo quello che è chiamato anche Sentiero Dorato, con il panorama verso destra che si allarga verso dolci colline dell’alta valle solcata dal fiume Secchia ed il castello di Carpineti che veglia le nostre spalle, mentre a sinistra il suggestivo bosco di querce e carpini è fitto ed intricato.

Molto particolari sono alcune formazioni rocciose, alcune simili a grosse uova pietrificate, altre disposte in fila quasi come la dorsale di un coccodrillo preistorico. L’unico punto dubbio è nei pressi di una parete rocciosa: il sentiero più evidente va a destra e ne costeggia la base ma si devono invece seguire i bolli blu che fanno andare a sinistra, arrivando all’edificio bianco di un acquedotto (panchina). Subito dopo si segue il piccolo sentiero a destra, ancora in salita, che porta attraverso la fitta vegetazione fino alla cima del Monte San Vitale, riconoscibile da una croce (863 m/slm, panchine). Ora comincia la discesa; tenendo la sinistra, ecco l’edificio della meta: la Pieve di San Vitale adagiata in un verde e rilassante prato. Girandovi attorno sono ben visibili i resti dell’abside e un superbo portale romanico, mentre all’interno è custodito un lapidario, piccolo museo di reperti storici. Poco distante due edifici di cui uno, l’ex canonica, ospita oggi un’osteria che presenta sul fianco tre eleganti archetti di pietra che delimitano una trifora. Tutto attorno, prati verdi quasi pettinati invogliano a soffermarsi in rilassante ozio, ritardando il ritorno.

La Pieve risale ad un periodo compreso tra il VII e il IX secolo, anche se già in precedenza l’altura era luogo sacro; ma fu con Matilde di Canossa che la Pieve conobbe il suo periodo di fulgore e al 1105 risalgono lavori di ripristino e arricchimento. Si deve arrivare alla metà del Seicento per cominciare a vedere il declino del luogo sacro, con la perdita delle funzioni religiose e la trasformazione della vicina canonica in palazzo signorile. Dall’osteria si allunga una dolce valletta in discesa, al cui centro si può vedere una lieve traccia nell’erba. Per completare l’anello di ritorno si deve seguire questa pista, così da passare al di sotto del parcheggio (riconoscibile dal mancorrente di legno) ed entrando in un fitto bosco di castagni, tema dominante di questo tratto di sentiero che si allarga fino a diventare una sterrata. Ad un primo bivio si va a destra, seguendo poi sempre la via più ampia ed evidente fino a che la strada confluisce ad un incrocio. Si prende a sinistra costeggiando un bel castagneto (severamente vietato raccogliere le castagne!) e su pista si raggiunge un isolato edificio dell’acquedotto dove si prosegue in salita, arrivando in breve al primo bivio incontrato alla partenza, da cui si ripercorre la strada fatta all’andata.

PIETRA DI BISMANTOVA: SUL CASTELLO DI PIETRA

Dati totali: dislivello 150 metri; distanza 3,5 km; tempo di percorrenza 1h30’; anello

Una rocca che si innalza verso il cielo, squadrata come un castello: eppure è così facile raggiungerne la cima! Il punto di partenza è il parcheggio (a pagamento ma accessibile ai vr), che non per niente porta il nome del Sommo Poeta, posto proprio sotto la sovrastante, impressionante, parete rocciosa. Una scalinata porta in salita al tornante della strada asfaltata, nei pressi di pannelli metallici che indicano le cime visibili all’orizzonte. La strada, in salita, introduce rapidamente al suggestivo eremo di Bismantova, piccolo edificio addossato alla roccia e protetto davanti da un grandioso acero. Si prosegue poi lungo la stradina selciata a sinistra, sempre in salita e che in maniera graduale consente di aggirare la base della Pietra fino a raggiungere una suggestiva radura erbosa. Non sembra, ma ci si trova diametralmente opposti all’eremo. Si prende il sentiero a destra in salita, ne dubitavate?, che si incunea letteralmente tra la roccia, Tranquilli, nessuna difficoltà alpinistica, solo è un tratto un po’ ripido ma suggestivo che porta agevolmente all’ampio pianoro che caratterizza la sommità. Ci si trova infatti su una cima che è in realtà una sorta di tavoliere, piatto ampio e verdeggiante!

Si può divagare a piacere con lo sguardo, cercando i punti di vista più spettacolari sulle dolci colline all’orizzonte punteggiate da boschetti, radure e paesini; oppure affacciarsi sulle ripide falesie della Bismantova, camminando attraverso spazi erbosi o piccoli boschetti. Sul punto più alto si trova una sorta di altare di pietra e se si prosegue oltre, seguendo il sentiero, si comincia a scendere tra la vegetazione. Un’ampia pista erbosa sulla sinistra porta ad una strada sterrata: percorrendola si cammina su di un lato meno panoramico ma più fresco e boscoso; la stradina si trasforma in una piacevole pista erbosa, ed eccoci arrivare alla radura incontrata in precedenza. A questo punto si può scegliere se salire di nuovo alla spettacolare cima della Pietra di Bismantova, per aspettare il tramonto, o ripercorrere la strada fatta all’andata e tornare al punto di partenza.

PER LA SOSTA

Per Canossa: Area attrezzata Ciano d’Enza: in periferia, dispone di due posti camper con corrente elettrica, carico scarico, gratuita Indirizzo: località Ciano d’Enza via Vico, Canossa Info: tel. 0522 248411; 0522 248450 GPS: 44°35'60"N 10°24'54E

Per Bismantova: Area sosta Bismantova: area non attrezzata a pagamento con parchimetro tutti i giorni dal 1° maggio al 30 settembre, nei soli weekend il resto dell’anno Indirizzo: piazzale Dante - Castelnovo ne’ Monti (RE) Info: tel. 0522 810947; 0522 610111 GPS: 44°25’03N 10°24’42”E

Area Castelnovo ne’ Monti: area sosta gratuita, attrezzata con carico/scarico, vicina al centro e ai suoi servizi Indirizzo: via dei Partigiani - Castelnovo ne’ Monti (RE) Info: tel. 0522 810947; 0522 610111 GPS: 44°25’43”N 10°23’58”E

Area attrezzata Carpineti: tre postazioni per i camper con corrente elettrica, carico e scarico, sosta gratuita Indirizzo: Piazza della Fiera - Carpineti (RE) Info: tel. 0522 718014 GPS: 44°27’20.5”N 10°30’58.5”E

IL GUSTO

Siamo in Emilia-Romagna, patria del gusto ma, per un volta, niente piadina parmigiano o aceto balsamico: parliamo piuttosto dell’erbazzone, torta salata a base di spinaci e, in alcune varianti, con riso, servita per lo più come antipasto. Seguono poi i tortelli ripieni di patate oppure verdi con biete o ortiche; a seguire ecco l’arrosto ripieno alla reggiana, rotolo di vitello ripieno con frittata pancetta e spinaci. Il dolce non può che essere la torta in cantina, antesignana del tiramisù formata da strati di pan di spagna e crema al liquore Sassolino, gusti che si lasciano amalgamare per qualche giorno al fresco (ecco il perché della cantina nel nome). In autunno non si può mancare un assaggio della castagna, prodotto tipico di Marola, vicina al castello di Carpineti e protagonista di una festa a ottobre.

INFORMAZIONI UTILI

Sito ufficiale del turismo Emilia-Romagna www.emiliaromagnaturismo.it

Comune di Canossa www.comune.canossa.re.it

Castello di Canossa www.castellodicanossa.it/contatti/

Castello di Rossena https://castelliemiliaromagna.it/it/s/canossa/6058-castello_di_rossena

Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano www.arcoappennino.it

Castello di Carpineti www.castellodicarpineti.it

Pieve di San Vitale www.pievedisanvitale.eu

Via Matildica www.viamatildica.it

Annalisa Porporato, Franco Voglino