Brisighella: spasso nei Parchi, per rocche e calanchi

Esiste una regione che soddisfa in pieno la voglia di camminare di tutti, poiché permette di scegliere qualsiasi tipologia di ambiente. È l’Emilia-Romagna, dal territorio vasto e ben diversificato che va dalle placide spiagge sabbiose alle miti colline ondulate per arrivare ai fitti boschi appenninici. Una terra dolce, in cui è facile abbinare gusto, cultura e trekking, e dove le distanze tra le mete dei percorsi non sono mai eccessive. Il tema di questo articolo è la geologia e proporremo due sentieri che consentono la scoperta di una morfologia particolare e appariscente, cominciando da sud, nella provincia di Ravenna dove Brisighella fa capo al Parco della Vena del Gesso Romagnola. Qui la dorsale, che spicca tra le verdi colline circostanti per il suo intenso colore grigio argenteo, è caratterizzata da calanchi, doline, valli cieche e grotte in cui risaltano gli elementi umani più caratteristici e storici come la Torre dell’Orologio, issata su una rocca che pare irraggiungibile, e la massiccia Rocca Manfrediana. Spostandosi a nord, poi, si arriva nella provincia di Modena ed ecco gli evocativi pinnacoli di arenaria del Parco dei Sassi di Roccamalatina, spuntoni rocciosi che puntano verso il cielo e che creano un incredibile contrasto con i sottostanti prati verdeggianti e di fitti boschi che le avvolgono. Due sentieri facili e alla portata di tutti che offrono, tra natura e storia, un modo alternativo per scoprire un territorio… tutto da gustare!

BRISIGHELLA: STORIA E NATURA ALLA VENA DEL GESSO ROMAGNOLA Dati totali: dislivello 250 metri - distanza 6 km - tempo di percorrenza 2h

Dall’area camper (90 m) si raggiunge facilmente e in poco più di mezzo chilometro, piazza Marconi (126 m), in pieno centro storico. Una piazza un po’ anomala, più simile ad una larga via, delimitata a sinistra da una fila di portici e da destra… fate caso alle aperture a mezzaluna e memorizzatele, tra poco scoprirete di cosa si tratta…

Arrivati di fronte al Municipio si deve entrare in un’apertura sulla sinistra, indicata da un cartello “antica via degli asini borgo” e “ingresso teatro”. Pochi gradini ed ecco un bivio: a destra troverete una sorta di portico sopraelevato, illuminato da quelle mezzelune viste prima; si tratta di un passaggio storico suggestivo che un tempo lontano era il camminamento di ronda dei bastioni. Persa la funzione difensiva, il passaggio venne coperto e inglobato nelle abitazioni dei “birrocciai” che trasportavano il gesso dalle cave: all’altezza degli archi si trovavano le stalle degli asini, al di sopra c’erano le abitazioni mentre al pian terreno si custodivano i carri. Un passaggio davvero emozionale, dove le travi del soffitto appaiono ridondanti di storia.

Tornati indietro, si continua in salita e superato il Teatro si sale lungo una scalinata che porta rapidamente (e ripidamente) alla Torre dell’Orologio (150 m) ricostruito nell’Ottocento sui resti di una più antica torre difensiva, e oggi punto privilegiato per un colpo d’occhio spettacolare su Brisighella, sulla Rocca Manfrediana che si erge di fronte su una collina boscosa da un lato e coltivata a viti e ulivi dall’altra e sulle colline che digradano in lontananza. Superata la torre, si raggiunge una placida strada bianca che con andamento graduale, bordata da cipressi, porta al parcheggio nei pressi della mole della Rocca. Per il momento la lasciamo da parte e la potremo scoprire meglio al ritorno dall’anello che andremo a percorrere.

Attraversato il parcheggio e scesi sulla provinciale si va a destra in salita e al primo incrocio ci si tiene dritti in salita verso il Santuario di Monticino. Anche questo lo lasciamo per dopo: prima di raggiungerlo va preso il sentiero a sinistra indicato dai cartelli del nordic walking 2 rosso (195 m). Il sentiero si snoda attraverso un bosco a predominanza di querce e cartelli didattici ci insegnano cosa è il gesso che caratterizza queste colline, e la fauna e flora ad esso collegato. Se fate caso al percorso, potrete trovare piccole schegge di questo materiale: mettetene una contro sole e… osservate. Sono quasi trasparenti! Tra gli alberi, appare la prossima meta: le pareti verticali della ex cava di gesso Monticino, che si possono vedere meglio da un punto panoramico indicato sulla destra. Il percorso principale termina ad una sterrata che si segue a sinistra fino ad un bivio. Andando a destra si segue la parete della ex cava, delimitata da un mancorrente e con pannelli che narrano la storia partendo dai tempi più antichi, così antichi che si è trovato nel gesso un dente di squalo mako! Per questo sono stati posizionati diorami con animali preistorici che hanno popolato queste terre.

Al termine della sterrata (234 m, panchina) si deve tornare indietro fino al bivio precedente e proseguire a destra e poi di nuovo a destra, superando la sbarra e seguendo la sterrata in salita, mentre lo sguardo vaga in direzione della Torre dell’Orologio. Occhi aperti, però: appena prima di un edificio va abbandonata la sterrata per imboccare un sentiero a destra, in forte salita tra le roverelle. Un paio di bivi con il 2 rosso mandano sempre a destra in salita finché il sentiero si fa graduale (310 m) prima di riprendere a scendere arrivando ad un punto di vista strepitoso, questa volta sopra le ripide parete della ex cava. Si percorre la cresta seguendo la linea delle pareti verticali, poi ci si allontana, superando una sorta di terrazza cintata panoramica e arrivando ad un bivio nei pressi della strada asfaltata. Deviando lungo questa per pochi metri si trova un’area picnic dove soffermarsi per riprendere fiato prima di chiudere il cerchio. Merita arrivare fin qui poiché il panorama ora si apre sia a sud verso Brisighella, ma soprattutto a nord, verso le ondulazioni che caratterizzano il Parco della Vena del Gesso.

L’escursione prosegue ora in discesa, sempre indicato dal cartello n. 2 rosso e “Brisighella”; una discesa abbastanza ripida tra le ginestre, con la Rocca e la Torre dell’Orologio di fronte che si avvicinano. Giunti ad una radura, osservate le rocce: una piccola esposizione del Sentiero Geologico con descrizioni interessanti, e se si fa caso ecco piccole conchiglie incastonate dal tempo. Si ignora la sterrata a destra per entrare nel parcheggio e prendere la scalinata a destra che porta al Santuario del Monticino, struttura del XVIII secolo, ed alla sua panoramica terrazza.

Tornati al parcheggio, si prosegue lungo la strada asfaltata in discesa passando davanti al sentiero imboccato all’andata e proseguendo sulla via già fatta, così da tornare verso la Rocca del XV secolo. Questa volta ignoriamo il parcheggio per salire alla porta di accesso e imboccare la scalinata che costeggiando l’imponente muro di cinta porta ad una terrazza panoramica verso la Torre dell’Orologio e all’ingresso vero e proprio. Oltre alla Rocca, con ambienti ricostruiti, ospita il Museo l’Uomo e il Gesso con reperti ritrovati in zona e video, oltre ad un’installazione multimediale.

Dopo aver ripercorso con lo sguardo parte della via fatta all’andata, si prosegue in discesa lungo la scalinata toccando un terrazzino ancora più panoramico, per poi scendere fino all’acciottolata via Porta Bonfante. La si percorre, ancora in discesa, passando accanto ad un teatro all’aperto e raggiungere in pochi passi il Municipio, dove terminare l’anello.

PARCO DEI SASSI DI ROCCAMALATINA: BOSCHI, PASCOLI E GUGLIE EVOCATIVE Dati totali: dislivello 330 metri - distanza 7,5 km - tempo di percorrenza 2h30

I Sassi di Roccamalatina appaiono già da subito nella loro peculiarità, una sorta di castello naturale che si erge imponente al di sopra dei verdi prati e fitti boschetti. A circa 250 metri a nord del parcheggio sorge l’antica pieve romanica che dà il nome alla località, ma il nostro percorso si dirige dalla parte opposta, lungo la vicina via del Partigiano, sterrata e indicata dai cartelli numero 3 “Borgo dei Sassi” (454 m). Ed è proprio in direzione dei Sassi che ci si avvia, in salita graduale e attraverso un iniziale bosco di querce e castagni. Prestate attenzione, però: si passa accanto ad una azienda agricola che da qualche anno propone una sistema di vendita che abbiamo visto solo nella algida Norvegia. Ceste e cassette espongono i prodotti freschissimi, e in una ciotola si versano i soldi, senza l’intervento del produttore che, garantisce, non ha mai dovuto rimpiangere tale scelta. Una storia che ci può riappacificare col mondo!

La via prosegue, sempre ben segnalata dai cartelli numero 3, e ci si trova quasi d’incanto alla Rocca di Sotto (470 m) che ci domina dall’alto. La strada diventa ora un placido sentiero immerso nel bosco e a tratti si passa di fronte a cartelli riportanti frasi di personaggi celebri e riguardanti la natura ed il rapporto che l’uomo ha con essa. Una distrazione che rende il passo più lieve e fa raggiungere veloce Rocca di Sopra (513 m), frazione formata da una chiesa ed una manciata di case, ovviamente di pietra. Alzando lo sguardo svetta una croce issata sulla cima del Sasso della Croce (567 m). Sembra impossibile poterla raggiungere ma con un biglietto d’ingresso si sale prima lungo ripidi scalini intagliati nella roccia e quindi si affronta una piccola ferrata, per avere una vista a 360°.

Ma il sentiero invita a proseguire: voltandosi all’indietro appaiono le rocche in tutta la loro maestosità. Dopo una leggera salita si comincia a scendere in maniera costante ed il panorama si affaccia sul versante opposto del vallone boscoso, dominato dalla medioevale torre (oggi campanile) di Castellino delle Formiche. Alcuni tavolini anticipano un’interessante carbonaia didattica (450 m) e i cartelli n. 3 “S. Apollonia” fanno deviare decisamente a destra lungo una discesa più netta, scandita da sassi a volte un po’ insidiosi, e portando ad un bivio. Si va a destra ma volendo, con una deviazione a sinistra, si raggiunge con un centinaio di metri la Sorgente della Riva, località un po’ umida dalla grande suggestione. La discesa diventa blanda, portando dolcemente ad un’ombrosa area picnic vicina al rio e al Mulino della Riva (382 m), punto assai rilassante dove soffermarsi per uno spuntino o anche solo per ascoltare il silenzio del bosco.

Superato con un ponte il rio, il sentiero numero 3 riprende a salire ed ecco che quasi di colpo si esce dal bosco e dai prati si apre la vista di nuovo sui protagonisti di questa escursione: i Sassi, che fanno capolino al di sopra della cima degli alberi. Superate le abitazioni della frazione Il Rio, il sentiero si fa sterrato per poi raggiungere l’asfalto in località S. Apollonia (445 m), con una vista grandiosa. Si prosegue un breve tratto su asfalto per abbandonarlo al primo bivio a destra, seguendo il cartello n. 3 “Pieve di Trebbio-solo pedoni” che in discesa sembra portare dritti ad una casa privata. Niente paura: si devia prima su una pista erbosa a sinistra che dolcemente porta sulla bianca strada sterrata. Ampie e dolci curve in discesa fan perdere quota alternando tratti boscosi a radure aperte, sempre con le rocche a far compagnia, ogni volta con un punto di vista diverso poiché ormai si è quasi completato il giro tutto attorno.

Prima di superare un ponte, il cartello del sentiero n. 3 fa fare una deviazione a destra e in circa 200 metri si risale il rio Vallecchie per raggiungere una sorgente sulfurea dall’inconfondibile odore: il percorso per arrivare alla piccola fonte è molto suggestivo e senz’altro merita questa piccola deviazione dal tragitto principale. Superato il ponte, ci si trova ora su asfalto ma per poco: al primo bivio si sale a destra per un sentiero abbastanza ripido (solo pedoni), inizialmente sabbioso ma poi di nuovo nel bosco. Si passa al di sotto della strada asfaltata per poi raggiungerla e fare ritorno, andando a sinistra, a Pieve di Trebbio

GASTRONOMIA

Caratteristico è il “Borlengo di Guiglia”, che si fregia del marchio “Tradizioni e Sapori di Modena“. Si tratta di una cialda a base di acqua e farina (e oggi anche uovo), simile alla più nota piadina ma ben più sottile. Nata nel Medioevo, sembra durante un assedio, pare che il nome derivi proprio da “burla” poiché era una sorta di pane… con troppa acqua a causa della carenza della farina, un accorgimento che permise di resistere, “burlando” gli assedianti che credevano di averla vinta in poco tempo. Cotta su una larga padella di rame stagnato, solitamente viene servita calda, ripiegata e condita con la “cunza” (lardo o pancetta, aglio, rosmarino e parmigiano). A fianco troviamo anche la “Crescentina”, o ”Tigella del Modenese”, una sorta di focaccia sempre a base di farina e acqua. Inserita in un disco di terra refrattaria e cotta sul fuoco, ricorda la Piada di Forlì o i Testaroli della Lunigiana, ma è assi più piccola; da tradizione è accompagnata ad un pesto di lardo, aglio, rosmarino e parmigiano, ma oggi viene abbinata anche a salumi, formaggi, sughi di carne e addirittura come dolce.

Per info: www.tradizionesaporimodena.it

PER LA SOSTA

Area Camper Brisighella: a dieci minuti dal centro storico e dai servizi, dispone di diciotto posti; fondo su asfalto, illuminazione notturna, colonnine per gli allacciamenti elettrici a moneta, camper service Indirizzo: piazza Donatori di Sangue, Brisighella

Info: tel. 0546.81166 - www.brisighella.org GPS: 44°13’18”N 11°46’45”E

Area Pieve di Trebbio: sosta gratuita consentita nel parcheggio di partenza dell’itinerario, nessun servizio Indirizzo: via Pieve di Trebbio angolo via Sassi GPS: 44°23’52”N 10°57’04”E

IL GUSTO

Parco della Vena del Gesso

Fin dai tempi dei Romani la conformazione geografica di questa zona, protetta a nord dalle alture gessose, ha reso possibile la coltivazione dell’ulivo, con la varietà “Nostrana di Brisighella” a farla da padrona, da cui si ottiene un olio extravergine di qualità Dop (90% minimo di olive Nostrane).

Ma il meglio della produzione confluisce nel “Brisighello” (100% delle olive nostrane), e ancora più limitato il “Nobil Drupa”, ottenuto dalla molitura a freddo della varietà “Ghiacciola”. Un olio nobile da assaporare a crudo, magari con il “Carciofo Moretto”, che cresce sui terreni assolati dei calanchi gessosi, abbinandolo al formaggio conciato e stagionato nelle grotte di gesso, a salumi e carni delle razze autoctone di suino Mora Romagnola e di Bovina Romagnola, annaffiati da Sangiovese DOC o Albana di Romagna DOCG, magari nella forma di passito. Tra i primi, suggeriamo senz’altro di assaggiare la “Spoja Lorda”, pasta all’uovo di forma quadrata il cui ripieno, a base di ricotta, uova, parmigiano e sale, viene messo in piccole quantità, giusto per “sporcare” la sfoglia (da cui il nome), per esser poi servito in brodo di carne. Per chiudere in gloria, oltre ai tipici “frutti dimenticati” (azzeruole, giuggiole, nespole, sorbe e cotogno, di solito utilizzati per marmellate), ecco la Pera Volpina, in genere cotta con vino rosso e zucchero.

INFORMAZIONI UTILI

Sito ufficiale di informazione turistica Regione Emilia-Romagna: www.emiliaromagnaturismo.it

Circuito dei Cammini dell'Emilia-Romagna: www.camminiemiliaromagna.it

Ente gestione per i Parchi e la biodiversità: www.parchiromagna.it/parco.vena.gesso.romagnola/ www.parks.it/parco.vena.gesso.romagnola www.parchiemiliacentrale.it/parco.sassi.roccamalatina www.parks.it/parco.sassi.roccamalatina

Pro Loco di Brisighella: www.brisighella.org Comune di Guiglia: www.comuneguiglia.it

Annalisa Porporato, Franco Voglino