Quando Fido ha paura dell’uomo…

donna cane

 

Cosa fare per aiutare i nostri amici a quattro zampe per vivere meglio in mezzo a noi

Numerose ricerche di studiosi ed etologi hanno dimostrato che una eccessiva diffidenza dei cani, verso chiunque gli si avvicini, è riconducibile a una mancanza di socializzazione con le persone quando erano cuccioli, ossia durante il cosiddetto “periodo sensibile”. Si tratta di una fascia temporale, che parte dalla nascita e dura fino alla dodicesima/sedicesima settimana di vita.

Questo accade quando il cucciolo non interagisce, oppure non riesce a instaurare un rapporto con persone diverse da coloro che lo hanno allevato. Quando il cucciolo lascia l’ambiente in cui è sempre vissuto, si trova spaesato, impaurito, perché non ha più il contatto con i suoi compagni di cucciolata; all’improvviso si ritrova inserito nella famiglia che lo ha adottato, circondato da rumori, odori e volti che per lui sono “alieni”.

Il cucciolo che non viene stimolato e socializzato nel modo corretto, vivrà questa situazione certamente come un trauma. Però se l’inserimento nella nuova famiglia del cucciolo si rivela ricco di esperienze positive, ci saranno buone probabilità che le lacune del periodo sensibile vengano colmate e che il cucciolo possa superare il timore verso i membri della propria famiglia. Non ci sono certezze invece che la diffidenza non venga più manifestata nei confronti degli sconosciuti e delle persone che in generale incontrerà nell’arco della sua vita. Il proprietario di un cane intimorito dall’uomo, vive in un costante stato di allarme, e ciò può succedere perché Fido si trova in un ambiente urbanizzato a stretto contatto con gli umani.

È molto difficile gestire correttamente un cane diffidente verso l’uomo, anche per motivi pratici strettamente correlati alla razza e alla taglia del cane stesso. 

Differenze di taglie

Avere il controllo di un carlino è ben diverso dall’avere al guinzaglio, o in casa, un cane di media/grande taglia di trenta chili o più, che magari si sente minacciato. Il più delle volte sono le persone stesse che non rispettano i segnali che manda il cane, e insistono nell’avvicinarsi perché vorrebbero solamente toccarlo o accarezzarlo. Il cane però non legge le intenzioni, bensì le nostre posture e i nostri gesti.

Allungare un braccio per voler accarezzare un cane, che tutto sta comunicando tranne di voler essere toccato da noi, potrebbe rivelarsi molto pericoloso: una chiusura degli spazi o un tono di voce alto, sono infatti per il cane segnali di sfida e dominanza, che magari il nostro amico a quattro zampe ha vissuto in passato. Fido inoltre può manifestare comportamenti insoliti anche a causa di altri tipi di traumi subiti nella fase giovanile, legati sempre alla presenza umana: i cani di una certa mole, per esempio, spesso non vengono trattati come cuccioli, nonostante lo siano.

E per colpa della loro fisicità, erroneamente si crede che siano adulti, dimenticando che invece vivono con le stesse paure dei loro coetanei di piccola taglia.

Un cane maremmano di sei mesi quando corre incontro a un cagnolino per giocare, può essere frainteso dal proprietario di quest’ultimo che magari reagisce in modo violento pur di difendere il suo cucciolo. In questo caso il maremmano, soltanto perché grosso, subisce dei rimproveri dolorosi da parte di un estraneo, e ciò lo segnerà in modo indelebile.

Queste esperienze traumatiche avranno purtroppo gravi conseguenze, intaccando e modificando l’approccio futuro del cane nei confronti dell’uomo. I canili accolgono e recuperano, in molti casi, cani reduci da maltrattamenti e violenze, ritrovandosi quest’ultimi non solo a vivere in una gabbia ma anche isolati, perché non si lasciano avvicinare dalle persone. 

Far superare certe paure è difficile ma non impossibile 

La chiave del successo è avere tanta pazienza e abituare gradualmente il cane. Quando gli siamo accanto, cominciamo facendoci vedere a distanza, per poi passare, sempre con molta calma, ai gesti lenti e alla voce bassa.

L’utilizzo del cibo, o di qualcosa di estremamente ghiotto per il cane, aiuta molto a vincere sulla sua diffidenza. Il tempo e la gravità delle esperienze negative vissute dal cane sono fondamentali. Dice l’esperto cinofilo comportamentista che la comprensione di questi episodi è importante per pianificare un percorso di recupero, e quindi permettere che la paura gradatamente lasci spazio alla curiosità e alla ricerca del contatto con l’uomo.

Mai forzare i tempi o comunicare con gesti improvvisi, al contrario si dovrà aspettare che sia il cane a dimostrare interesse nel voler cercare un piccolo contatto.

Nel contesto casalingo, l’approccio verrà gestito in collaborazione con il proprietario che dovrà scrupolosamente seguire le direttive consigliate dall’educatore, perché è solo dopo aver superato i timori all’interno della casa e verso le persone con cui il cane vive, che si potrà decontestualizzare il lavoro, proponendo al cane di approcciarsi a un numero sempre maggiore di persone diverse.

Se il cane è vittima di gravi traumi fisici, il recupero sarà di certo più lungo e difficile da estirpare, perché le paure hanno radici profonde che risalgono alla salvaguardia della specie. Moltissimi animali, incluso il cane, sono dotati di un’innata capacità di legare un avvenimento a una sensazione: è ciò che viene definita come un’associazione causa-effetto, ossia quando un evento scaturisce qualcosa di piacevole o spiacevole. Il cane somma tutte le esperienze positive e negative, le immagazzina nella mente e le cataloga. Questo processo gli consentirà di essere in grado di affrontare le situazioni future simili a quelle vissute con lo scopo di preservare il suo benessere.

Ci sono razze, e cani, particolarmente sensibili che, oltre a compiere l’associazione causa-effetto, tendono a generalizzare comparando la situazione originaria che ha scatenato il dolore e la paura, a molte altre che le somigliano. In questo modo il cane è soggetto a provare quasi perennemente una sensazione di terrore, che se non viene curata diventa per lui insopportabile sia a livello psicologico che fisico.

In questi casi la tempestività d’intervento è fondamentale, bisognerà cercare di reindirizzare le energie del cane in attività dinamiche con cui possa scaricare lo stress. L’amore, la pazienza e la costanza, sono gli ingredienti che non dovranno mai mancare ai nostri amici a quattro zampe, per aiutarli a riacquistare la fiducia nell’uomo e tornare a guardarci con occhi nuovi non più colmi di paura e di terrore, ma di complicità e gratitudine. 

Sara Ortolani