Come moderni cantastorie | Le interviste di CamperLife

Davide e Francesca hanno donato al loro insolito veicolo itinerante uno scopo sociale. Viaggiano per il mondo regalando attimi di svago a chi non può permettersi di sorridere. E cercando, lungo la via, la magia dello scambio e dell’incontro

Ci sono le gite del fine settimana e le vacanze estive e invernali. Ma ci sono anche itinerari infiniti verso i posti più remoti del pianeta. Luoghi che non compaiono nelle guide turistiche e spesso neanche nelle mappe dei viaggiatori meno tradizionali. Sono mete “sfortunate” camper rivista camper camperlife intervistaperché circondate dal deserto o, peggio,  dalle guerre. Anche in queste località vivono comunità più o meno grandi ed è proprio a loro che si rivolge il progetto Cinema Du Desert. L’obiettivo è quello di portare il cinema a bambini e adulti che non sanno neanche cosa sia. Perché? Lo scopriamo con i diretti interessati: Davide e Francesca.

Parliamo della vostra realtà
Siamo Davide e Francesca, due giovani viaggiatori un po’ particolari. Ci hanno spinto a lasciare le comodità di casa una serie di fattori: curiosità, voglia di scambio e intrecci culturali, passione per i viaggi via terra e bisogno di vedere in faccia diverse realtà. Abbiamo capito che la nostra natura stava nel movimento e così abbiamo scelto una casa su ruote, non tanto per vivere “a basso costo” ma soprattutto per essere liberi di muoverci. Per cui da qualche anno siamo camperisti full timer. Da questa esperienza nel 2009 nasce Cinema Du Desert, un cinema solare itinerante.

Cos’è in concreto?
Come dicevo, nel 2009 abbiamo deciso di partire per l’Africa. Abbiamo contattato l’OnG Bambini nel Deserto per avere consigli su documenti necessari, qualità delle piste e itinerari consigliati. Abbiamo caricato nei veicoli in partenza insieme a noi materiale umanitario da consegnare a progetti di solidarietà e cooperazione che avremmo incontrato lungo il tragitto. E durante una di queste consegne, a Korienze, un piccolo villaggio del Mali, per ricambiare l’ospitalità abbiamo deciso di issare un telo bianco al lato del camion e accendere il proiettore. È stata subito magia. Abbiamo proiettato un cartone animato, un documentario e mostriamo la neve a chi vive nel deserto. È nato così Cinema Du Desert.

Qual è il suo scopo?
Ci sentiamo dei messaggeri che raccontano storie utilizzando le immagini in movimento. Viaggiamo via terra scoprendo la magia dello scambio e dell’incontro, creando ponti tra le culture e, tramite il potere comunicativo delle immagini, superando le barriere linguistiche. È un modo di viaggiare che ci consente di meravigliarci e di capire quante cose diamo per scontate. Ma soprattutto ci consente di fornire un libero accesso alla cultura come base per la dignità umana e di regalare momenti di svago e felicità. Crediamo fortemente che il benessere passi anche dalla libertà di poter sorridere ed essere, anche solo per alcune ore, spensierati.

Quanti km avete percorso a oggi?
Più di 90.000 km su strade africane e poi in Asia raggiungendo dall’Italia la Mongolia. Abbiamo anche girato in lungo e in largo l’Italia e l’Europa.

Avete un obiettivo da raggiungere?
Come Cinema Du Desert riceviamo inviti da ogni parte del mondo e ci piacerebbe rispondere a ogni chiamata. In tanti di questi luoghi non mancano le emergenze e le situazioni di isolamento e il nostro arrivo potrebbe aiutare a creare un diversivo.

Perché con questo progetto non siete partiti dalla madrepatria?
Cinema Du Desert è nato in Africa per caso, senza premeditazione e pianificazione. Visto quello che ci ha regalato la prima esperienza, abbiamo deciso di girare il mondo cercando di raggiungere chi per motivi geografici, culturali ed economici vive in condizione di isolamento. Inizialmente pensavamo che non avesse senso promuovere un progetto simile in Italia, dove il cinema è a portata di mano e dove le manifestazioni a livello burocratico vanno pianificate con molto anticipo. Invece abbiamo constatato che anche da noi c’è bisogno di condivisione e di poter accedere a eventi low cost. Così ultimamente le nostre strade si sono incrociate con quelle di associazioni italiane insieme alle quali abbiamo realizzato piccoli tour nel nostro Paese.

Ogni quanto tornate in Italia?
Il nostro massimo periodo di permanenza all’estero è stato di 9 mesi. Al termine di ogni lunga spedizione torniamo in Italia soprattutto per lavorare e raccogliere i fondi per la spedizione seguente. Prima di partire programmiamo con precisione quanto staremo via ma è capitato che arrivassimo “corti”. Una volta, rientrando dalla Mongolia, siamo arrivati a Berlino con 20 euro e 60 litri di gasolio. Abbiamo lavorato presso un mercatino di Natale raccimolando i soldi necessari quantomeno per tornare in Patria! Oltre che per lavorare, rientriamo anche per fare un check-up al veicolo e organizzare in tranquillità nuove partenze. Sicuramente poi torniamo per “scaldarci il cuore” con gli affetti che lasciamo qui. E per fare rifornimento di pizza, lasagne, prosciutto, formaggi e caffè!

Come riuscite a finanziare i viaggi?
Cinema Du Desert è un progetto low cost: siamo obbligati e motivati a tenerlo in vita anche con budget ristrettissimi. Possiamo però contare sull’OnG Bambini nel Deserto che ci accompagna fin dall’inizio. Sotto il suo ombrello partecipiamo a bandi e richieste di finanziamento e ricerchiamo piccoli e grandi sponsor tecnici. La raccolta fondi resta sempre la nostra più grande difficoltà: non è semplice vendere un’idea e chiedere denaro per realizzarla. Ci affidiamo a campagne di crowdfunding e tutti possono contribuire, così come possono aiutarci seguendo le istruzioni che trovano nella sezione support us del nostro sito. Oggi ci aiutano anche alcuni importanti e indispensabili sponsor come GNV-Grandi Navi Veloci, Motul Corazon, Yokohama, Screenline.

Quali feedback raccogliete oggi?
Le parole non sono sufficienti per descrivere la meraviglia e lo stupore negli occhi degli spettatori che incontriamo lungo il viaggio. Ricordiamo 3 donne sulla sessantina in un villaggio in Burkina Faso. Alle 3 di notte, dopo ore di proiezioni, si sono avvicinate ridacchiando, felici di aver scoperto alla loro età qualcosa di nuovo. Ci hanno raccontato che avevano sentito parlare di televisione ma non avevano mai visto un’immagine in movimento. In Mali invece un pescatore di un piccolo villaggio non è riuscito a dormire dopo avere visto un documentario e al mattino ci ha portato la colazione dicendoci che gli era parso di essere seduto sulla sua piroga sul fiume e di osservare il mondo scorrere. Lo stupore è destato anche dalla nostra casa sulle ruote. Una volta, dopo aver fatto scorrere l’acqua dal rubinetto, una signora continuava a domandarci dove fosse il pozzo.

A proposito, parliamo del camion camperizzato che utilizzate.
Diversi sono i veicoli utilizzati in questi 7 anni di spedizioni. Tutto è partito a bordo di “Nautilus”, uno Scania 93M lungo 10 metri. Con non pochi sacrifici economici l’abbiamo acquistato, camperizzato e modificato ad hoc in base alle nostre esigenze. Abbiamo fatto personalmente alcuni lavori mentre per altri ci siamo rivolti a professionisti. Ad esempio un artigiano ha rialzato l’altezza a 4,20 metri, così abbiamo avuto un secondo piano per la zona notte. Il camper rivista camper camperlife intervistamezzo aveva tante caratteristiche positive, una tra tutte l’essere una casa viaggiante grande e perfetta per viverci in comodità tutto l’anno, ma anche con degli aspetti negativi, come la poca agilità nei piccoli centri e soprattutto sulla sabbia e sulle piste tortuose. Da due anni viaggiamo a bordo di “Maggie”, un Magirus Deutz dei pompieri tedeschi. È un camion 4x4 di 42 anni ed è stato camperizzato interamente da noi. Davide fin da adolescente è appassionato di fai-da-te nella camperizzazione dei veicoli, quindi ha progettato e realizzato materialmente tutte le modifiche.

Raccontateci com’è fatto.
Presenta un’ampia zona carico per la strumentazione necessaria al cinema, per il materiale da consegnare e per affrontare i lunghi periodi di vita in viaggio in più persone. Il garage, una volta che il cinema è montato, diventa la regia del proiezionista. La zona abitativa può ospitare fino a 5 persone anche di notte, c’e’ una comoda cucina e spazio per oggetti personali e cambusa. D’obbligo mantenere tutto in costante e impeccabile ordine soprattutto quando si viaggia in tanti e si deve vivere e lavorare nello stesso spazio condiviso. Abbiamo una riserva d’acqua di 300 litri, 500 litri di gasolio e ottima autonomia energetica grazie all’impianto fotovoltaico che ci permette fino a 6 ore di proiezione.

Per questo è detto “cinema solare”?
Ci sta molto a cuore l’impatto dell’uomo sull’ambiente. Proiettiamo documentari su questo e sarebbe stato incoerente mettere benzina nel generatore per poter fare funzionare il proiettore. Così abbiamo installato a bordo un impianto fotovoltaico. Resta l’impatto causato dall’utilizzo di un veicolo a gasolio, per cui cerchiamo di compensare piantando alberi e sostenendo progetti di riqualificazione ambientale, contrasto alla desertificazione e diffusione di tecnologie alimentate con risorse rinnovabili.

Hai parlato di un equipaggio numeroso: da chi è composto?
Il nostro è un progetto collettivo. Con noi viaggiano amici e conoscenti, fotografi, tuttofare, video makers, maestri che mettono a disposizione il loro tempo e le loro competenze. Di volta in volta nuovi amici si uniscono alla carovana. Ci è capitato di incontrare on the road gente che chi ha chiesto un passaggio e poi, rimasta colpita dal progetto, ha deciso di fermarsi con noi per qualche giorno. C’è anche chi si unisce a noi con il suo veicolo, creando così una carovana. E poi c’è chi si appassiona dei nostri racconti e decide di raggiungerci in qualche dove.

Qual è il momento più bello vissuto a bordo del maxi-camper?
Il nostro veicolo è una rarità. Le nostre porte sono sempre aperte e tanti sono i curiosi che vengono a farci visita per capire cosa c’è dentro. E dentro ci sono ricordi nati dall’incontro con persone di tanti posti diversi. Questi sono gli aspetti più belli del nostro viaggiare, così come condividere pasti e serate di cinema sotto le stelle. Tra i momenti più indimenticabili ricordcamper rivista camper camperlife intervistao il 14 luglio 2015 quando, dopo non pochi imprevisti e più di 4 mesi di viaggio, abbiamo visto davanti a noi il confine con la Mongolia! E poi mi balza in testa la felicità condivisa quando dopo due giorni di tentativi siamo riusciti a uscire da un insabbiamento. E come dimenticare le sere passate in camper a chiacchierare con nuovi amici, raccontando e ascoltando storie.

Quale invece quello più brutto?
Portare avanti questo progetto non è semplice! Ci sono momenti di stanchezza, limitate risorse monetarie e infiniti imprevisti. Ricordo quando durante le prime settimane di viaggio, a causa del camion sovraccarico, abbiamo perso le ruote gemellate sinistre posteriori: facendo scintille il camion si è fermato accovacciato dopo una cinquantina di metri di derapata. Per fortuna non è successo niente di grave e tutto l’equipaggio era indenne. Ma eravamo nel bel mezzo del Sahara, lontanissimi dal primo villaggio. In questi momenti solo forza e positività scacciano paure e pentimenti.

Nei vostri progetti c’è anche un tour per l’Italia?
La scorsa estate siamo stati a spasso per il Trentino. Abbiamo organizzato, in collaborazione con l’associazione Nuovo Cineforum Rovereto, sette giornate nell’arco di un mese di giochi, musica e spettacoli seguiti da serate di cinema all’aria aperta. Anche per l’anno prossimo prevediamo di girare il Trentino ma speriamo di poter portare il cinema come momento di svago e di convivialità nelle zone terremotate.

Dove siete ora?
In viaggio! Dopo aver definito a fine anno gli ultimi dettagli sistemando il veicolo e la documentazione necessaria e dopo aver raccolto gli ultimi fondi tramite una campagna di crowdfunding, lo scorso 15 dicembre siamo partiti per la nostra quinta spedizione africana, in Burkina Faso, con rientro previsto a maggio 2017.

 

Redazione Camperlife