Pasqua in Sardegna con il camper

La Sardegna è già una regione mistica e misteriosa, ancor di più nella Settimana Santa. La forte influenza spagnola caratterizza i riti pasquali dell’isola, piuttosto diversi da altre parti d'Italia. Il carattere e l'anima delle genti sarde li rendono ancora più suggestivi, fino a diventare delle vere e proprie opere d'arte.

Pasqua significa anche vacanze scolastiche e quindi non avere impegni per qualche giorno. Approfittando di questa opportunità e del fatto che la Pasqua 2019 cade il 21 di aprile, quando oramai il tempo si è messo al bello e consente di effettuare qualche viaggetto, la Sardegna potrebbe essere la meta giusta per il periodo. Questo non solamente per la bellezza intrinseca dell'isola, ma anche perché le celebrazioni pasquali sarde sono esperienze emozionanti, in quanto hanno saputo amalgamare con le giuste proporzioni le usanze mistico-religiose locali con la tradizione secolare spagnola, importata sull'isola ai tempi della dominazione. Il risultato si condensa in momenti di grande impatto espressivo e toccanti riti dalle radici medievali e di inizio seicento che sanno coinvolgere con la loro emotività anche gli scettici. 

Partiamo da Alghero

Questo viaggio pasquale inizia da Alghero, cittadina che conserva intatta la sua identità catalana. I riti della Settimana Santa, che vedono coinvolte numerose confraternite, sia italiane che catalane, sono organizzati dalla Confraternita della Misericordia, detta anche dei Germans Blancs. 

Il primo atto delle celebrazioni avviene il Martedì Santo con la “Processò dels Misteris” che ha inizio dalla chiesa di San Francesco e si dirige verso la cattedrale di Santa Maria, accompagnando sei statue, rappresentanti i momenti più significativi della Passione di Cristo e coincidenti con i misteri dolorosi del rosario: Gesù nell'orto degli ulivi, la flagellazione, l'incoronazione di spine, Gesù che porta la croce, il Cristo crocifisso e Maria Addolorata.

Anche il Giovedì Santo vede svolgersi due cerimonie: Las Cerques e l'Arborament. La prima inizia dalla chiesa della Misericordia, sede appunto della confraternita omonima e si muove portando in processione la statua di Nostra Signora dei Sette Dolori alla disperata ricerca del figlio. Ovviamente la ricerca non ha esito, per cui la statua ritorna mestamente alla chiesa di partenza. Il suo ritorno segna tuttavia l'avvio del corteo che accompagna il Santcristus verso la cattedrale. Qui giunto, avviene l'innalzamento sulla croce, l'Arborament appunto, per opera dei confratelli della Misericordia. 

Il via alle celebrazioni del Venerdì Santo viene dato nel tardo pomeriggio con la Processione dell'Addolorata, durante la quale il simulacro della Vergine dei Sette Dolori, illuminato dalla luce delle fiaccole denominate farols, partendo dalla chiesa di San Francesco, viene portato per le vie del centro storico.

Verso le 20, dopo l'adorazione della Croce, popolarmente detta Missa Fugi Fugi, che ha avuto luogo nella cattedrale, un corteo lascia la chiesa della Misericordia diretto a quella di Santa Maria, transitando per le viuzze del centro storico. Oltre alle tenaglie ed al martello che servono per togliere i chiodi a Gesù, i partecipanti al corteo portano anche le scale che serviranno a due dei quattro barons per effettuare l'opera di schiodamento. I due barons scelti impersonano Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea. 

Tuttavia, il momento più toccante di tutta la Settimana Santa è il cosiddetto desclavament, rito in cui viene rivissuta la deposizione. L'inizio avviene non appena la processione entra nella cattedrale ed ogni personaggio della rappresentazione prende posto, si legge il sermone e il pathos aumenta gradualmente sino a raggiungere il suo apice con la deposizione. Successivamente ha luogo un'altra processione durante la quale il simulacro viene portato, assieme a tutti i simboli della Passione, lungo le vie della città illuminate dai “farols”.

La fase conclusiva delle celebrazioni avviene la domenica di Pasqua, quando ha luogo l'incontro tra la statua del Cristo Risorto e quella della Madonna Gloriosa. Nello stesso tempo, con partenza dalle chiese di San Francesco e della Misericordia, due diverse processioni accompagnano la Vergine ed il Cristo Trionfante che si incontrano tra la folla festante, con spari a salve dei fucili, lo scoppio dei mortaretti ed il suono delle campane.

A Castelsardo

I riti della Settimana Santa di Castelsardo si svolgono in tre fasi: Lunissanti, il lunedi successivo alla Domenica delle Palme, Prucissioni, il Giovedì Santo e Ilcravamentu, il Venerdì Santo. 

Protagonisti del Lunissanti sono i membri della Confraternita dell'Oratorio della Santa Croce che, ad ore antelucane, si portano nella chiesa di Santa Maria per la celebrazione dei riti religiosi. I membri formano due gruppi: gli Apostuli e li Cantori; i primi, chiamati Misteri, indossano una tunica bianca e sono incaricati di portare i simboli della passione, della crocifissione e della deposizione. Il secondo gruppo viene ulteriormente suddiviso in tre cori: Miserere, Stabat Mater e Jesus che, in alternanza ai Misteri, intonano canti di origine pregregoriana. Al termine della Messa inizia la processione verso la basilica di Nostra Signora di Tergu, dove i Misteri vengono presentati alla Madonna, mentre voci intonano l'Attitu, un canto funebre.

La cerimonia rituale continua al calar della notte con la processione nel centro storico di Castelsardo, illuminato esclusivamente da Li Fiaccoli rette da Li Fradeddi e Li Sureddi. Ad aprire la processione sono Li Appoltuli, vestiti con un abito bianco ed un cappuccio conico e sono circondati da Li Sureddi ed accompagnati da tre Cori e dieci Misteri.

Al calare dell'imbrunire del Giovedi Santo inizia La Prucissioni con Lu Crucifissu e Maria di Lu Pientu. Il rito, di origine medievale, rievoca l'incontro tra la Madonna ed il Cristo in agonia, il cui simulacro risale al '300. Ad accompagnare la processione due cori della Confraternita di Santa Croce: il Miserere e lo Stabat Mater.

I riti pasquali di Castelsardo si concludono il Venerdì Santo con Lu Ilcravamentu che non è altro che la rievocazione in forma laica della deposizione dalla croce. E' una cerimonia di origine medievale a tinte abbastanza forti. La processione inizia dalla chiesa di Santa Maria e accompagna in cattedrale la Madonna Addolorata, dove al Cristo vengono tolti la corona di spine ed i chiodi che, successivamente, vengono presentati al popolo ed offerti alla Madonna. La cerimonia si conclude nella chiesa di Santa Maria con l'assalto ai fiori, benedetti dal contatto con il Corpo di Cristo.

Orosei

La peculiarità della Settimana Santa di Orosei riguarda le sue chiese, infatti esse vengono decorate con fiori, palme, rami d'ulivo e i caratteristici nenneros, germogli di chicchi di grano o di legumi e rimangono aperte per consentirne la visita alla popolazione e ai corfajos, i membri delle Confraternite della Santa Croce, delle Anime e del Rosario. I Confratelli, con indosso le tuniche bianche danno vita a due processioni: il Venerdì Santo ha luogo il Su Brossolu, imperniato sulle figure della Vergine Dolente ed il Cristo Deposto dalla Croce, mentre alla domenica mattina avviene il S'Incontru tra Gesù risorto e Maria. Questo rito conclude le celebrazioni pasquali di Orosei e si conclude tra le manifestazioni di esultanza della folla e l'esecuzione del Magnificat per opera del coro polifonico locale chiamato Su Concordo.

Oliena

Il clou dei riti pasquali di Oliena è il S'Incontru che trae le sue origini dalla tradizione spagnola. Fu infatti introdotto dagli spagnoli nel 1400 e, come quello che abbiamo visto ad Orosei, vuole rappresentare l'incontro tra Gesù risorto e la Madonna. Il rito, curato dalle Confraternite di Santa Maria, di Santa Croce e di San Francesco, avviene nella mattinata del giorno di Pasqua, quando, per le vie del paese, prendono forma diverse processioni che accompagnano la statua della Madonna, vestita a lutto, alla ricerca del figlio. Il simulacro di Maria, ricoperto di ex voto in oro, esce dalla chiesa di San Francesco da Paola, mentre quello del Cristo, il cui stendardo è pieno di monili, si muove dalla chiesa di Santa Croce. Ambedue sono accompagnati da fedeli vestiti con gli abiti tradizionali: le donne con vestiti ricchi di seta e di fili d'oro e d'argento e gli uomini portano sa berrita e su carcione, il tipico gonnellino di orbace nero indossato sui calzoni di tela bianca. L'incontro tra le due statue, che giungono da lati opposti, avviene davanti alla chiesa di Santa Maria, ma prima dell'incontro, la gente si colloca ai lati del corteo e dai balconi si spara a salve in segno di festa. Poco prima dell'incontro tra i due cortei, cala un silenzio assoluto; il parroco resta in attesa al centro della piazza e attende i portatori delle statue che, come da tradizione eseguono tre genuflessioni, sos indrinucones; se le genuflessioni avvengono contemporaneamente per i due gruppi, significherà che il raccolto sarà abbondante.

Con una canna portata in processione, viene tolto il velo nero alla Madonna, esponendo così l'abito azzurro, simbolo della gioia per la Resurrezione. Ad incontro avvenuto, riprendono gli spari e contemporaneamente si mettono a suonare le campane di tutte le chiese, compresa quella della chiesa di Santa Maria, silenziosa per tutto il resto dell'anno. I due cortei si uniscono ed assieme si dirigono verso la chiesa di Sant'Ignazio, dove viene celebrata la Messa, al cui termine si eseguono i caratteristici balli e vengono offerti vino e dolci.

Iglesias

Ciò che avviene durante la Settimana Santa ad Iglesias è di chiara cultura ed influenza spagnola e si svolge nei giorni di martedì, giovedi, venerdì e domenica. Organizzatrice dei riti è l'Arciconfraternita del Santo Monte che si occupa anche dell'assistenza ai bisognosi. I confratelli, chiamati anche Germani, dallo spagnolo hermanos, quando sfilano, indossano una tunica bianca inamidata, ornata di fiocchi neri ed un cappuccio chiamato sa visiera.

I riti del Martedì Santo sono costituiti dalla processione dei Misteri, con i sette simulacri che rappresentano la Passione del Cristo, ovverossia: Gesù che prega nell'orto, la cattura, la flagellazione, l'Ecce Homo, la Salita al Calvario, la crocifissione e la Vergine Addolorata. Essi sono portati in spalla dai cosiddetti “is Baballottis”, persone di tutte le età, vestiti con una tunica bianca ed il capo coperto da sa visiera.

Alla sera del Giovedì Santo è la Madonna Addolorata, alla ricerca del figlio in tutte le chiese cittadine, che viene accompagnata dai Baballottis e il corteo si snoda al suono dei tamburi e delle matraccas, antichi strumenti musicali in legno. Ovviamente tutte le chiese sono addobbate e, tra i tanti addobbi, si trovano anche i Su Nenniri, già visti a Orosei, ma con una leggera differenza nella denominazione.

Com'è logico aspettarsi, la parte più drammatica delle celebrazioni avviene il Venerdì Santo con S'Iscravamentu, la deposizione. Nella mattinata, nel quartiere Sa Costera, ha luogo la processione al Monte per ricordare l'ascesa al Calvario e nella chiesa di San Michele si svolge un rito privato a cui assistono i confratelli, nel caso specifico chiamati Obrieri del Descenso, durante il quale si compie lo S'Iscravamentu e la statua di Gesù viene èposta su di una lettiga, sa lettera, colorata di blu notte, con incisioni in oro. In serata inizia la processione del Descenso, la rappresentazione del funerale del Cristo. Is Vexillas, gli stendardi, aprono il corteo e sono accompagnati da San Giovanni e dalla Maddalena, impersonati da due bambini, da tradizione maschi, ambedue indossanti abiti di foggia orientale. Seguono Is Varonis, gli uomini, impersonanti Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo; sono addobbati con ampi mantelli di velluto marrone e recano in mano tenaglie e martelli. La statua del Cristo morto giace sotto il baldacchino bianco, sulla sa lettera, e al fondo del corteo sfilano i confratelli dell'Arciconfraternita del Monte con la statua dell'Addolorata. Il sabato notte, accompagnato dal canto del Gloria, entra in cattedrale il Cristo Risorto e vi rimane sino alla Domenica di Pasqua, quando due processioni, ad opera della confraternita di San Giuseppe e di cui una, con inizio dalla chiesa di San Giuseppe, porta il simulacro della Madonna, assieme ai due ragazzi che impersonano la Maddalena e San Giovanni, mentre l'altra parte dalla cattedrale con il Gesù Risorto. I due cortei seguono ovviamente itinerari diversi sino a congiungersi quando avviene il Su Incontru. I due gruppi si inchinano tre volte man mano che si avvicinano e, quando sono finalmente uniti, si avviano in una processione unica verso la cattedrale per la messa. 

Roberto Serassio