Marche per il camper, Un borgo tira l'altro

Un itinerario nell’entroterra della provincia di Fermo fra vedute panoramiche e piccoli borghi ricchi di storia e di tradizioni, che in parte ancora portano i segni del terremoto. Gli sforzi delle comunità locali per far ripartire il turismo sono un motivo in più per visitare questi luoghi.

Questo viaggio ci porta dalla costa antistante la città di Fermo fino ad arrivare in vista dei Monti Sibillini, risalendo la vallata del fiume Tenna. Cammin facendo si incontrano tanti piccoli borghi, arroccati su collinette, la cui grazia è stata gravemente ferita dal terremoto del 2016. I danni arrecati da queste scosse sono in parte ancora visibili – le crepe, i divieti di accesso, le impalcature di rinforzo, le botteghe chiuse - ma ancor di più è evidente il desiderio di rinascita delle comunità locali, speranza che aggiunge valore a questo itinerario nelle Marche, in provincia di Fermo. Il ricco entroterra marchigiano è costellato di riconoscimenti prestigiosi, come i Borghi più belli d’Italia, le Bandiere Arancioni, i Borghi Autentici e le Bandiere Verdi. Sono luoghi di storia e tradizione, con uno spazio a misura d’uomo e un tempo rallentato. È un territorio ondulato, un mare di dolci colline a perdita d’occhio, incoronate dal rosso del mattone antico degli innumerevoli borghi che si fronteggiano e si rimandano. Si sale e si scende in continuazione su e giù per i colli per visitare i borghi, seguendo strade lente che si arrotolano come collane. Ogni volta, contemplando gli orizzonti, la visita anticipa la seguente nelle vedute panoramiche. Siamo qua, sull’alto di una torre merlata, e vorremmo già essere là entro quelle mura lontane per scoprire cosa vi si nasconde. Lasciata la costa di Fermo, si inizia la visita con una terna di deliziosi piccoli borghi: Torre San Patrizio, Magliano di Tenna e Rapagnano. Attraversato il fiume Tenna e raggiunto il versante orografico di destra, si sale verso i blasonati centri storici di Moresco e Monterubbiano. Si prosegue quindi per Servigliano, antico insediamento romano, e infine si arriva ad Amandola, un meraviglioso balcone sui vicini Monti Sibillini.

TRE PERLE DEFILATE

Il primo incontro con uno dei tanti e affascinanti borghi marchigiani è a Torre San Patrizio, alle spalle del mare. Il minuto borgo conserva l’impronta del periodo medievale e resti delle fortificazioni tre-quattrocentesche. Intatta è la Porta del Sole, con arco gotico, anticamente l’unico accesso all’abitato. Una via principale e brevi vie acciottolate attraversano il borgo dalla forma affusolata. Quando le alte case a schiera si aprono in un varco, si ammira un vasto panorama sul mare, sulla campagna tutto intorno e sugli Appennini. Le grandiose vedute saranno una costante di tutto questo viaggio. Lasciato Torre San Patrizio, dopo pochi chilometri ci attende Rapagnano. Il nucleo storico ha forma ovoidale e le caratteristiche di castello medievale sono evidenti nei resti delle mura fortificate, nei torrioni merlati e nelle porte d’accesso. Cuore del borgo è piazza Sicconi, su cui si affacciano il Palazzo Comunale, la Chiesa di S. Antonio e la Chiesa del Suffragio. Sul fondo della piazza si erge a sentinella il bianco Monumento ai Caduti. Continuando a scendere verso la strada di fondovalle, ecco Magliano di Tenna. Secondo una leggenda, fu un capitano di ventura di nome Malleano/Mayano a fondare il castello intorno l’anno 1000. Anticamente, la struttura fortificata vantava sei torri, ora ne restano due, di cui una esagonale, inglobate nella cerchia delle case. L’impianto è circolare e le mura trecentesche, le viuzze e le piazzette danno al borgo un’inconfondibile atmosfera medievale.

VEDUTE AEREE DA MONTERUBBIANO

Attraversato il fiume Tenna si sale a Monterubbiano con qualche giravolta della strada. Il borgo si erge in posizione panoramica su una collina a 463 metri di altitudine sulla vallata disegnata dal fiume Aso. Si fregia del riconoscimento Bandiera Arancione del Touring. Monterubbiano è piccolo ma le vedute che l’abitato regala sono amplissime, enormi, spaziano dall’Adriatico ai Monti Sibillini. Quando queste prospettive aeree sono incorniciate da un arco in pietra o sottolineate da un parapetto in mattone consumato dal tempo, rimangono impresse nella mente in modo indelebile. Anche se il borgo ha perduto gran parte del sistema fortificato, a parte la torre del Cassero e alcuni tratti delle mura, ha ben conservato l’impianto medievale urbanistico. Sulla piazzetta Calzecchi – Onesti si affacciano i due maggiori edifici, la Collegiata di S. Maria dei Letterati, che conserva opere di Vincenzo Pagani, artista della prima metà del Cinquecento nato a Monterubbiano, e il Palazzo Comunale, dalle linee romanico-gotiche costruito nel XIV secolo. Da vedere anche il Teatro Pagani, l’antica pieve dei SS. Stefano e Vincenzo, la chiesa dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista, il Ghetto Ebraico e il Polo culturale S. Francesco, una struttura polivalente che ospita anche il Museo Archeologico. Il museo espone circa un migliaio di reperti provenienti in gran parte da necropoli della civiltà picena e di manufatti di età romana e altomedievale. I Piceni furono i primi ad insediarsi in questo territorio e l’annuale festa della “Sciò la Pica”, in occasione della Pentecoste, rievoca le antiche origini di Monterubbiano. A questo rito si sono aggiunte una parte religiosa ed una in costume, legata al Rinascimento. La manifestazione culmina con l’appassionante Giostra dell’Anello fra i cavalieri delle quattro corporazioni.

MORESCO, UNA NAVE ARENATA IN COLLINA

Neanche il tempo di ripartire e si è di nuovo fermi. Da Monterubbiano a Moresco si potrebbe quasi andare a piedi, infatti distano fra loro poco più di un chilometro. Ma la bella area camper posta ai piedi del borgo è un invito ad andare e a sostare. Il Castello di Moresco fa parte dell’associazione I Borghi più belli d’Italia e sorge sulla sommità di un colle a 405 metri di altitudine. E’ spettacolare e suggestivo, dalla particolarissima forma ovale e allungata. Due imponenti torri si ergono alle due estremità della cinta muraria, che circonda tutto l’abitato. La maggiore è la torre eptagonale, del XII secolo e alta 25 metri, che è sede di mostre ed eventi specie nel periodo estivo. Da lontano pare la prua di una nave in mattoni, incagliatasi fra le colline. L’altra torre, detta dell’orologio e risalente al 300, sovrasta la vecchia porta di accesso al castello. Varcata la porta si apre la piazza del paese, nella quale convergono le poche vie. La piazza è minuta e raccolta come un cortile, intorno alla quale sono disposte le case, il Palazzo Comunale e un elegante portico, una volta navata sinistra e unica testimonianza della chiesa entro le mura di Santa Maria in Castro. Nel Palazzo Comunale sono conservate varie opere provenienti da chiese e collezioni private, una piccola pinacoteca che merita una visita. La posizione strategica e aerea del borgo anche qui regala viste amplissime. Da una parte si vede il mare, se ne sente l’odore e la brezza, dall’altra lo sguardo si allunga fino alle cime innevate degli Appennini. Ai piedi del borgo si estende la verde campagna della Valle dell’Aso, rinomata per le sue coltivazioni ortofrutticole. Un paesaggio quieto e grandioso.

L’INSEDIAMENTO ROMANO DI SERVIGLIANO, ANZI NO

Ritornati sulla strada di fondovalle che costeggia il Tenna, si arriva in breve a Servigliano, incluso nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia. Il nucleo storico è molto particolare, serrato in un severo quadrato cinto da mura, tagliato da due strade principali fra loro perpendicolari e tre porte d’accesso, senza fronzoli. A prima vista sembrerebbe l’impianto di un castro romano, accampamento militare segnato dagli assi viari del Cardo e del Decumano. In teoria lo è, ma in pratica no. Ciò che oggi si può ammirare è una ricostruzione risalente alla fine del 1700. In principio, in effetti, un insediamento romano c’è stato, però in posizione più elevata e distante rispetto all’attuale posizione. Sul finire del 1700 la collina su cui sorgeva l’abitato originario cominciò a franare e si decise quindi di ricostruirlo in piano, dove si trova ora, nei pressi del Convento dei Frati Minori Osservanti. In onore di Papa Clemente XIV, che permise la ricostruzione, assunse il nome di Castel Clementino ma poi, con l’unità d’Italia, riprese il nome di Servigliano. L’impianto urbanistico è quindi quadrangolare, compatto e armonico secondo canoni neoclassici, con la riproposizione del sistema viario romano di cardi e decumani. Nel 1915 fu costruito a Servigliano un grande campo di prigionia, tristemente utilizzato sia nella Prima sia nella Seconda guerra mondiale. Per questo sono nati il Parco della Pace e la Casa della Memoria (www.lacasadellamemoria.com), ospitata nella vecchia stazione ferroviaria. Da non dimenticare anche il tradizionale appuntamento dell’Infiorata del Corpus Domini, a giugno, uno splendido percorso floreale nel quadrato del centro storico che colora e profuma le schiette vie del borgo.

AI PIEDI DEI SIBILLINI

Continuando a seguire la bella strada che costeggia il Tenna, si arriva infine ad Amandola, adagiata sulla sinistra orografica del fiume a 550 metri di altitudine. Qui gli effetti del terremoto sono ancor oggi evidenti. Emblematico è il campanile della chiesa di San Francesco, una volta affilato e aguzzo, che solleticava le nuvole. Il sisma ha decapitato la sua punta più alta, è mozzo ma ancora si eleva verso il cielo. Il centro storico è tuttavia gradevole, segnato dagli eventi ma, specie nelle giornate cristalline, piacevole da percorre soprattutto per le incredibili vedute verso i vicini Monti Sibillini. Amandola è infatti un balcone panoramico privilegiato e assolato, aperto sul versante orientale dei monti. É considerata la porta est di accesso al Parco Nazionale dei Monti Sibillini (info www.sibillini.net), area protetta fra Marche e Umbria. Istituito nel 1993, il Parco conta oltre venti cime che superano i duemila metri, fino a raggiungere i 2.476 metri del Monte Vettore. Un territorio magico, ricco di leggende e personaggi misteriosi, come la mitica Sibilla che ha dato il nome a una delle vette più elevate – il Monte Sibilla, 2.173 metri - e a tutto il Parco. Ad Amandola molte offerte turistiche ruotano attorno alla bellezza naturale e paesaggistica del Parco, come anche quella gastronomica. Tutti gli anni ad inizi novembre si svolge la manifestazione “Diamanti a tavola”, festival del tartufo bianco pregiato e dei prodotti tipici dei Monti Sibillini. Il salotto buono del paese è piazza Risorgimento, su cui si affacciano alcune botteghe dove far rifornimento di specialità enogastronomiche. Da un lato della piazza, una scala monumentale scende verso la chiesa del Beato Antonio, dall’altro lato si eleva la bella porta d’ingresso al centro, Porta San Giacomo. Sulla sua sommità un orologio continua a rintoccare le ore, e sembra intenzionato a continuare a farlo ancora a lungo. 

Arianna Mantovani